venerdì 29 novembre 2019

Presa d'atto della realtà.

         

            Lei si sente preoccupata. Non per quello che potrà essere domani o tra qualche tempo; ma soltanto perché l'andamento generale delle sue recenti giornate la costringono sempre di più a pensare soltanto a se stessa, spesso anche per una sorta di autodifesa, invece di preoccuparsi soprattutto degli altri come avrebbe sempre voluto. Si guarda attorno e scopre quasi in ogni momento che tutti sono come rannicchiati in se stessi, qualcuno difendendo le proprie posizioni, altri giustificando le scelte, oppure motivando in qualche modo il loro personale passato, e in ogni caso prendendo in considerazione solamente chi adotta quel medesimo comportamento, costringendo chiunque ad accogliere addirittura lo stesso linguaggio che lascia esprimere le persone quasi esclusivamente in termini coniati soltanto al singolare.
            Sonja si ritrova ultimamente da sola a guardarsi dentro lo specchio, cosa che ha sempre fatto poco in tutto il resto della sua vita, per cercare di leggere la sua vera espressione, quella che forse vedono gli altri quando si lascia andare a qualche commento, e poi ad analizzare il suo sguardo, la sua faccia, le sue piccole rughe, addirittura i capelli, per comprendere meglio qualcosa di sé, un argomento che forse ha sempre un po’ tralasciato. Le dicono sempre più spesso che sono d’accordo con lei, oppure che non lo sono per niente, ma motivando ogni pensiero che hanno loro dentro la testa in dei termini esclusivamente individuali, il più delle volte addirittura sfuggendo in questo modo alla matrice vera che ha definito la maggior parte delle decisioni che lei si è sentita di prendere, nell’arco di tutto il periodo da quando ha fondato, insieme a tutti gli altri, il circolo culturale “Victor Jara”.  Secondo lei una qualsiasi cosa da dire, un’affermazione, sciocca o importante che sia, ha semplicemente valore in se stessa, non in funzione di chi la sta esprimendo; ma questa idea sembra ormai superata.
            Pare incredibile che oggi sia diventato quasi assente un punto di vista maggiormente collettivo, quello che aveva praticamente definito tutte le prime decisioni del circolo, ed in virtù del quale sembrava avere senso rivendicare uno spazio reale di oggettività, un bisogno di condivisione del presente con tutti coloro che avevano voluto aderire all’idea principale di fondo. I tempi sono cambiati, si è spesso azzardato a dire qualcuno in proposito, nonostante riflettendoci sopra sia parso impossibile poter perdere in questa maniera e rapidamente certi fondamentali ideali. Ma tant’è, si prendono in considerazione soltanto gli atteggiamenti maggiormente superficiali, e spesso si tralascia proprio l’analisi della concretezza dei fatti.  
            Sonja sa di sentirsi piuttosto sconfortata, quando si trova di fronte in maniera evidente queste semplici e fondamentali evidenze, eppure è disposta a dare battaglia ed a tentare di portare chiunque a migliori consigli, naturalmente con l’aiuto degli altri che pensano le sue stesse cose. Ma l’amarezza che prova le risulta difficile da condividere davvero con chi le sta accanto, perciò si sente sempre più sola, quasi isolata in una comunità che certe volte avverte distante, respingente, diversa, nonostante in questa fase, considerate tutte le condizioni in cui si trova ad operare, non possa far altro che prendere atto della realtà.


            Bruno Magnolfi    
        

       

martedì 26 novembre 2019

Strade da prendere.



            Si presentano delle occasioni, certe rare volte, in cui qualcosa, non si sa neppure bene perché, pare muoversi sul serio. Un senso di urgenza, di necessità a partecipare, di voglia improvvisa del nuovo, un insieme di stimoli che portano i più sensibili a rispondere a questo forte richiamo, ed a spingersi avanti, senza provare né dubbi né perplessità. Una decisione quasi comune, un passaparola spontaneo, una voglia improvvisa di mostrare con la propria semplice presenza il fatto di aspirare a qualcosa, come se un improvviso salto di qualità nel vivere ordinario chiamasse a raccolta gli individui migliori, oppure più attenti, di un'intera comunità. Questa l'atmosfera che si respira nella cittadina di Sonja, alla vigilia della festa durante la quale sarà distribuita la prima copia del giornale di tutti, una rivista che aspira ad essere un punto di riferimento per gli abitanti del suo borgo cittadino.
            Mancano soltanto pochi giorni, lei si corica nel suo letto come sempre, tante cose sono rimaste incompiute se solo ci pensa, molte di più di quante ne avrebbe potuto prendere in esame fino adesso. Eppure c’è sempre un sogno tra gli altri, che forse per sua natura sembra in qualche maniera avverarsi riscattando improvvisamente tutto il resto. Così Sonja vive quest’ultima avventura, come fosse la principale tra tutte, quella che mostrerà sicuramente cosa è davvero possibile fare per gli altri, impegnandosi in un modo esemplare, fino ad annullare talvolta persino le proprie esigenze, lasciare se stessa in un angolo, fino quasi a scomparire del tutto, risucchiata dalle necessità generali, tra i bisogni evidenti della gente comune, anche di quella che proprio non sa di avere pure lei dei bisogni.
            Chiude gli occhi da sola per cercare la calma in mezzo a tutti i pensieri che le turbinano in questo momento dentro la testa, e per un attimo si scopre una piccola donna, piena di paure come fosse ancora bambina, quasi incapace di razionalizzare al meglio le sue riflessioni come fa sempre durante ogni giorno quando sta in mezzo alla gente. E’ questo il momento in cui tutto sembra andarsene come per proprio conto, cercando quasi soluzioni surreali a quanto si è ancora annodato a margine delle preoccupazioni che restano ferme, a formare delle piccole angosce, quei tanti malesseri capaci di sciogliersi soltanto dando compimento al più presto ad ogni ulteriore riflessione esauriente e concreta.
            Sonja sa bene cosa resti da fare, quale sia la strada imboccata, quali possibilità possono aprirsi adesso per lei e per coloro che hanno creduto alla loro voglia di spingersi avanti, ma forse non basta, perché è il resto della cittadinanza che in questo momento dovrà decretare un giudizio, quello sul suo collettivo, definendo una volta per tutte cosa ci sia davvero di importante là dentro, e che cosa questo rispecchi del pensiero di tutti. Lei riflette cercando la calma, anche se l’emozione la prende, la spinge a chiedersi come abbia fatto a ritrovarsi fino a quel punto, in bilico, in balia di una debolezza che non ha forse mai avuto fino ad oggi, la stessa che la fa tremare pensando a come sarà la sua amata cittadina fra poco, nel prossimo futuro, fra qualche anno: un paese qualsiasi, disimpegnato ed indifferente; oppure un posto vivo, attento alla realtà, capace di scegliere in ogni momento la strada da prendere.

            Bruno Magnolfi 

        

lunedì 25 novembre 2019

Davanti a chiunque.

          

            Uno dei ragazzi che prestano una mano ogni tanto al circolo culturale "Victor Jara", dice con voce bassa ma parole potenti, che senz’altro il momento è particolare, e che bisogna impegnarsi a fondo in quella loro cittadina, per non darla vinta ai tanti superficiali che vi abitano, ed anche alla massa dei menefreghisti. Qualcuno degli altri annuisce, forse con scarsa convinzione, ma quando si tratta di decidere su qualcosa del genere ognuno sa bene che è doveroso per chiunque fare ciò che è stato stabilito. Sempre difficile, si dice, tirar fuori dei pareri positivi dai propri concittadini, ma è questo l'impegno più forte, quello di valore maggiore. Si è pensato di fare un piccolo capannello nella piazza principale del paese, in occasione dell’uscita della nuova rivista del circolo, e di chiamare a gran voce la cittadinanza, magari intorno ad un tavolino presso cui dare delle informazioni e consegnare a tutti quel primo numero, ma qualcuno vorrebbe trovare una forma più particolare per attirare l’attenzione della gente.
            Una piccola manifestazione forse, un breve corteo in cui inserire una parola d’ordine, una semplice frase che riesca a dare la scossa, un motto che possa essere condiviso da molte persone. Qualcuno sorride, non è facile riconoscersi in un evento del genere, anche se c’è un bel po’ di entusiasmo a trascinare le cose. Infine qualcuno pensa ad un vero e proprio piccolo palco da installare nella piazza, ed invitare là sopra alcuni musicisti del luogo a suonare, in modo da proporre il segno di una festa, di una novità per cui rallegrarsi e sentirsi vicini.
            Si decide a maggioranza che questa proposta è accettabile, ed evitando di fare le cose in modo improvvisato si chiedono i relativi permessi alle autorità e si mette in atto rapidamente un piccolo volantinaggio per indicare la data e chiarire gli aspetti dell’occasione. Sonja improvvisamente sente nell’aria lo spirito giusto, le sembra davvero che tutto possa decollare proprio come lo ha immaginato all’inizio, ed in questa fase fa predisporre dai ragazzi tutti i documenti che servono, firmando qualsiasi cosa di cui è necessario prendersi la responsabilità.
            I suoi genitori, pur anziani come sono, una volta informati di tutto quello che è stato ormai predisposto, si mostrano contenti anche loro di quanto al momento sta per avvenire, proprio rendendosi conto che è possibile davvero riuscire a cambiare qualcosa nella testa di tutti i loro compaesani, e che la loro figlia si merita una grande gratitudine, capace come si sta dimostrando di pensare davvero al bene comune, organizzando benissimo le migliori idee che circolano in certi canali. Anche Carlo le telefona per darle il suo appoggio morale, spiegando che le cose da ora in avanti non potranno che migliorare per tutto quel loro centro abitato.
            La tipografia perciò ha già iniziato a stampare, e la prima copia impaginata è già nelle mani dei soci del circolo, per cui si valuta dentro le stanze del “Victor Jara” quale possa essere l’impatto finale di quel giornale sulla gente comune, ma nessuno trova da indicare lacune o porre eventuali perplessità. Si va avanti, la data ormai è stabilita nel prossimo sabato, i musicisti e tutto il resto praticamente è già pronto, il paese inizia persino a parlarne nell’attesa di toccare con mano quanto sono stati capaci di portare in piazza quelli del collettivo, davanti agli occhi di chiunque sarà presente. Basta adesso; resta soltanto da attendere.

            Bruno Magnolfi


          

      

domenica 24 novembre 2019

Imminenti possibilità.


           

            Oltre questi giorni segnati già dall’inquietudine, potrebbe esserci qualcosa di estremamente positivo, una rinascita incredibile, un cambiamento estremo naturalmente in meglio, capace di far addirittura ridere chiunque attorno alla scarsa fiducia che si avverte nel presente riguardo al prossimo futuro. Nel circolo intanto ci si tiene la testa con le mani, e tutti comprendono di essersi esposti persino troppo con il resto della cittadinanza, sbandierando con estrema sicurezza la fiducia negli immediati risultati di tutto il loro impegno, mostrando in questo modo soltanto una certa debolezza, ed una esagerata convinzione nelle proprie possibilità.
            La data di uscita del primo numero di “Victor” infine, è stata ormai decisa, e si lavora in questi ultimi giorni alla sua impaginazione, scegliendo con estrema cura le cose migliori e più d’impatto sul lettore, da evidenziare e mettere in risalto rispetto a quelle da usare come una sorta di ordinario riempimento. Sarà un numero zero, di pura prova, e le aspettative per alcuni sono ormai giunte ad un livello tale che immancabilmente potranno mostrare subito dopo soltanto delusione riguardo ai risultati. Sonja prosegue a guardare avanti, come sempre, e cerca di sganciarsi per come può dal progetto generale, ritornando frettolosamente ad interessarsi delle tradizionali attività del circolo, in modo da non puntare tutto quanto sul giornale, e tentando di lasciare per tutti i soci una qualche via di fuga, se qualcosa davvero andasse proprio male.
C'è una strana aria di attesa nel paese, e gli argomenti che si affrontano nei capannelli lungo il corso sono i soliti, generici, i medesimi di sempre. Si parla del paese, degli individui più particolari che in giro magari si vedono di rado; si dice che la stagione non si è certo rimessa, il vero inverno non è ancora arrivato, e qualcuno spiega di preferire il freddo piuttosto a questa pioggia continua e fastidiosa. Della coppia appena composta praticamente non si parla quasi più, anche perché Carlo e Sonja recentemente non si sono più fatti vedere insieme a spasso per le strade. Loro si sono comunque incontrati qualche altra volta, ma con minore assiduità, forse proprio per non bruciare troppo in fretta quell’entusiasmo che in un primo tempo avevano mostrato.
Così arriva Virginia, la bibliotecaria comunale, in un pomeriggio qualunque, entrando dentro al circolo culturale mentre Sonja sta china alla propria scrivania a sistemare le ultime cose della sua rivista. “Anche se il giornale sarà distribuito soltanto tramite dei volontari, devi imporre un prezzo da far pagare a chi vorrà averla ed anche leggerla”, dice lei con impeto. “In questo modo potremo tenerne qualche copia anche noi nella biblioteca, e magari potrai metterla in vendita anche presso qualche negozio maggiormente in vista, e proprio il pagamento di ogni copia mostrerà ad ognuno il suo valore”. L’altra la guarda per un attimo. “Non avevo riflettuto a questo aspetto”, dice la presidente del circolo culturale; “però ritengo ci sia del vero in ciò che dici. Avevamo pensato di donarla per farne circolare un numero maggiore di ogni numero in uscita, ma adesso che me lo fai notare in questo modo è come regalare carta straccia ai più, che appena voltato l’angolo infileranno i fogli dentro al primo cestino di immondizia”.
“Si potrebbe offrire gratuitamente il numero zero, e forse anche il primo vero numero, stampando comunque sulla copertina il suo prezzo reale, in modo da far comprendere a tutti che c’è del lavoro dietro ad una pubblicazione di questo genere, ed in seguito applicare a tutti coloro che si saranno affezionati alla rivista quella stessa tariffa, naturalmente da tenere piuttosto bassa, e chiedere casomai un’offerta per il sostegno della sua pubblicazione”. “Bene”, dice Virginia, "io ci credo molto in questo tuo progetto, perciò devi impegnarti al massimo per avere un valido risultato, in modo da non ritrovarti mai ad essere dispiaciuta per non aver tentato qualsiasi possibilità”.

Bruno Magnolfi

mercoledì 20 novembre 2019

Indifferenza ad oltranza.


      

            Che cosa importa essere coscienti o meno di quello che è possibile accada tra appena un momento, oppure chissà quando, o magari mai? Sdraiarsi per dormire, nel proprio letto, stanchi di tutto, ed immaginare subito un caleidoscopio di visioni che riescano tranquillamente ad essere il semplice compendio di quanto è stato riflettuto appena in tempi recenti, come un sommario piuttosto fantasioso di quello che capita, o che forse bisognerebbe capitasse. Ci si dibatte all’interno di un percorso che probabilmente non produce risultati, anche se l’impegno in questa maniera appaga facilmente lo sforzo, e si lascia che il succo di tutta la questione sia qualcosa di inafferrabile: importante, interessante, eppure ancora troppo volatile.
            “Voglio dei frutti reali, da questa mia dedizione a quanto ho creduto da sempre”, si mormora piano, con l’espressione di chi crede davvero a quanto desiderato, come se qualcosa evidentemente fosse rimasto addietro, e potesse davvero in questo momento affiancare in fretta tutto il resto, senza alcuno sforzo da parte di chi non ha mai nemmeno creduto nelle capacità di arrivare a dei veri risultati definiti. Si scredita tutto con grande facilità, senza però essere capaci di sostituire ciò che crolla con rimpiazzi efficienti, migliorativi, o almeno dello stesso tenore di quanto si è fatto gettare.
            Altri piccoli attacchi sono stati ideati: brutte scritte sui muri, alzate di spalle al semplice passaggio degli attori del circolo culturale, frasi infamanti nei loro confronti magari pronunciate sottovoce e con un mezzo sorriso, fino a far serpeggiare l’idea che qualcosa di immorale si annidasse tra le fila dei promotori del benedetto giornale “Victor”. Niente di nuovo, in considerazione del fatto che qualsiasi novità in quella cittadina di provincia è sempre stata vista con un certo sospetto, ma forse in questo caso qualcuno sembra impegnarsi di più nel denigrare chiunque prosegua a dare credito al progetto di dotare la cittadinanza di un mensile autogestito.  
            Carlo poco per volta si è quasi defilato dal circolo, con grande dispiacere; altri simpatizzanti iniziano a prendere le distanze, e Sonja stessa è giunta velocemente a chiedersi se sia stata una buona idea quella che ha voluto portare avanti fino adesso con tutta la determinazione che ha impiegato. In ogni caso ormai è tardi anche per un qualsiasi ripensamento, ed anche se tutto l'impegno che verrà adoperato dal circolo non sarà in qualche misura ripagato, le cose devono senz’altro procedere, ad ogni costo. Perché nessuno può permettersi di voltare la pagina ed archiviare l’idea, a patto di perdere la faccia ed anche qualsiasi credibilità.
            I suoi genitori non dicono niente, attendono come sempre le scelte che farà lei, e si sa già che accetteranno in ogni caso qualunque decisione. Virginia invece, la sua amica bibliotecaria, riesce a darle una vera spinta peraltro insperata. Una rubrica, quasi un inserto all’interno di “Victor”, propone lei; una pagina densa, in cui prendere in esame alcuni libri di cui suggerire la lettura agli utenti, sottolineando una motivazione oppure un’altra per farlo, e poi proporre delle semplici recensioni aperte alla discussione e al dibattito, invitando la cittadinanza interessata a chiedere in prestito da loro i relativi volumi. La sua istituzione ne può trarre grande vantaggio, e tutto questo può essere motivo esauriente per avere tra le mani le pagine di un giornale del genere.
            Tutto inizia insomma a prendere forma, in questa maniera, anche a dimostrazione della vitalità positiva di alcuni personaggi che vivono all’interno di quel semplice agglomerato cittadino; ed oramai l’uscita imminente del primo numero della rivista, riesce ad assumere sempre di più le connotazioni e i profili di una vera e propria sfida lanciata quasi di proposito a chi cerca di restare comunque sul piano del dissenso o dell’indifferenza.

            Bruno Magnolfi   

lunedì 18 novembre 2019

Risultati avversi.


           
            Il giornale si chiamerà “Victor”, hanno deciso all’unanimità i soci del circolo culturale, anche in funzione del fatto che il percorso per giungere alla sua pubblicazione, sta diventando per tutti loro una specie di vittoria. E’ un vantaggio per chiunque, si dice, la possibilità di avere a disposizione una rivista mensile, pur di poche pagine e con una grafica senz’altro discutibile, che tenta comunque di parlare a tutti quanti di tutta l’estesa cittadinanza, anche di quella costituita da chi non crede affatto in questo progetto, peraltro molto impegnativo, o di chi manifesta un evidente disinteresse. La collettività in seguito ne trarrà un sicuro vantaggio, si mormora nell’ambito del circolo, ed il fatto che stiano facendosi sentire da qualche parte delle decise avversità, non significa affatto che l’idea generale non sia assolutamente buona, forse la migliore da sempre per quanto riguarda il circolo. Non sono molte le cittadine di provincia a poter permettersi il lusso di una pubblicazione autogestita che riguardi tutto il territorio comunale, e se tutto questo riesce ad assumere una connotazione anche di tipo politico, ciò significa che coloro i quali animano il vivaio dove nascono iniziative di questo genere, stanno nel giusto, con indubbia e grande imparzialità, la stessa che da tempo risulta ormai assente in altri contesti.
            Carlo Cantoni è rimasto scioccato dagli ultimi fatti accaduti che lo riguardano. In molti gli hanno battuto una mano sopra una spalla, quasi a dargli una nuova spinta, anche se forse in molti non lo sentono ancora uno di loro, considerato che è venuto ad abitare in quel paese soltanto da poco tempo; ma a lui forse non è bastato, ha sentito incrinarsi qualcosa nel rapporto sincero cercato da sempre con tutti, ed adesso ha scelto di stare un passo più addietro, impegnarsi di meno e di concentrarsi maggiormente nella sua professione di insegnante, piuttosto che di attivista del circolo culturale "Victor Jara". Con Sonja di questa sua scelta fino adesso non ha neanche parlato, perché “sono questioni piuttosto personali” ha riflettuto, ed è difficile per lui spiegare come ci si sente quando si prendono decisioni di una certa importanza, “e poi comunque lei è assorbita in maniera globale dall’uscita imminente del primo numero della rivista”, e probabilmente, nella ricerca spasmodica di fungere da coordinatrice di tutte le idee e le iniziative che sembrano come prendere vita dal niente attorno a questa pubblicazione, non ha proprio più tempo per preoccuparsi di altro.
            Tutti comprendono perfettamente, nei confronti dell’ispiratrice di quel giornale, la sua bramosia di mettere finalmente in mano ai suoi concittadini una realtà di quel genere, di concretizzare quasi la possibilità di parlare con loro, di tentare tramite quel semplice strumento, il dialogo fondamentale all’interno di una semplice cittadina di provincia, quello tra chi ha compiuto da tempo una precisa scelta di campo, e tutti gli altri. Perché il giornale su cui in diversi ormai stanno già  lavorando, non può limitarsi a relazionare soltanto un definito elenco di notizie e di varie informazioni sull’abitato e su quel loro territorio; “ci vuole un'anima che sostenga la nostra pubblicazione”, dice adesso Sonja a voce alta a chi le chiede qualcosa, ed è per quella che lei si sta adoperando. Già, ci vuole qualcosa di inespugnabile, evidente ed indiscutibile: un elemento che dimostri che con impegno e con grande dedizione si possono ottenere dei risultati che in seguito siano utili proprio a tutti, persino a coloro che hanno avversato da subito l’idea, il progetto, la volontà che ci sta dietro; e che sono disposti anche a boicottare con superficialità tutto quanto, pur di contrastare il buon fine dell’impegno degli altri.

            Bruno Magnolfi

sabato 16 novembre 2019

Peggio di sempre.


         

            Un ragazzo passa correndo lungo la strada principale che attraversa quasi tutto il paese. Sembra giocare, come se quel semplice percorrere di fretta la parte più antica del centro abitato, fosse una specie di gara, uno scherzo da tirare a qualcuno ridendo, quasi una beffa nei confronti di chi tenta di dare del senso al passato, magari proprio per fornire più fiato al futuro. Corre davanti al caffè della piazza principale, in mezzo a diverse persone lì in piedi, che parlano con convinzione tra loro, e lascia che tutti lo notino in quel suo atteggiamento beffardo, che finge di scontare il desiderio di rendere migliori le cose forse proprio tramite quelle parole, riducendo purtroppo ogni volontà solo ad uno scherzo, una semplice superficialità, una stupidaggine qualsiasi, senza alcun significato. 
            Ci sono Carlo e Sonja tra quelle persone, e forse stanno prendendo assieme agli altri gli ultimi accordi per portare a compimento i loro progetti, le idee che hanno avuto ultimamente per rendere più aderente alla collettività il compito del loro circolo culturale. Si parla naturalmente della pubblicazione di questo benedetto giornale, una specie di rivista mensile in bianco e nero dove ospitare qualsiasi voce che nel paese abbia voglia di farsi sentire, ed il confronto per arrivare al primo numero da dare in tipografia naturalmente è serrato, pieno di entusiasmi ma anche di dubbi ed incertezze, tanto che si continua a cercare delle mediazioni tra tutti quanti.
            Il ragazzo passa quasi nel mezzo al gruppo di persone, si ferma soltanto un momento, guarda Carlo in faccia mentre distratto sta parlando con un’altra persona, e d’improvviso sputa verso di lui, come per dare una definizione precisa ai propri pensieri. Poi riprende a correre. Non è un estraneo, in molti sanno chi sia, e già in altri casi ha avuto dei comportamenti particolari; però quello di oggi è qualcosa che va ben oltre qualsiasi comprensione. Si dice subito sia stato mandato da altri, che il suo comportamento sia semplicemente il frutto di alcune malelingue ben note che non reputano positivamente le attività di quel circolo, e qualcuno ci vede proprio un interesse politico dietro a quel gesto, e senza comunque cercare di far pagare al ragazzo la sua sciocca bravata, ci si interroga subito su come scoprire cosa possa esserci nascosto nell’ombra.     
Si serrano le fila, si dice che non è il momento di fare polemiche ma neppure di indugiare troppo: è doveroso andare avanti superando qualsiasi ostacolo, ed il fatto che le attività del circolo culturale siano prese di mira, dimostra perfettamente che tutti loro sono nel giusto, che ciò che è stato pensato deve assolutamente essere portato a pieno compimento. Sonja si trattiene, è dispiaciuta per ciò che è accaduto, perciò apre immediatamente le porte del circolo ed invita tutti ad entrare là dentro, perché la strada e la piazza stanno diventando sempre più dei luoghi insicuri, dove la voglia di fare da parte di qualcuno viene già interpretata come una semplice provocazione. Bisogna cautelarsi, dice Sonja senza riferirsi a nessuno in particolare, guardarsi attorno, essere prudenti; insomma fare tutto quello che serve, ma preparandosi al peggio.

Bruno Magnolfi

mercoledì 13 novembre 2019

Orizzonte di speranza.

         
            "Ecco", dicono gli attivisti politici maggiormente impegnati. "Tutto ha già preso la china del revisionismo, e d'ora in avanti non ci sarà più da aspettarsi niente di buono". Sonja lo sa che a volte in giro si dicono cose del genere, e forse vorrebbe convincere almeno qualcuno tra i più tosti iscritti anche al partito, che nonostante quello che sembra, tutte le attività tendono a restare comunque incanalate nello stesso alveo, ed anche se al circolo culturale “Victor Jara” ultimamente si parla sempre meno dei temi tradizionalmente più cari ad una associazione nata per scopi quasi politici, è ugualmente possibile portarne avanti le finalità impegnandosi in funzioni di supporto, ed anche poco specifiche. Chiara, che lavora nella biblioteca comunale, quando loro due affrontano quell’argomento, le dice che va bene così, che la cosa più importante è riuscire a coinvolgere il maggior numero di persone possibili nelle diverse attività; ma nonostante tutto, rimane comunque in lei una patina di amarezza per non riuscire ad affrontare con la cittadinanza anche i problemi più seri e più di fondo, quelli che riguardano la collettività.
            Sulla base di questo pensiero, ultimamente è maturata nella mente di Sonja la possibilità di creare una specie di giornale del circolo, un vero e proprio contenitore di idee e di istanze raccolte dalla bocca di chiunque abbia in testa qualcosa, da usare come una riserva di spunti ed un elenco di cose da fare, e anche come cerniera nei confronti della cittadinanza. Prendere nota di quanto avviene nel centro abitato, come anche nelle campagne circostanti; dare puntuale notizia delle novità più in evidenza, raccogliere commenti su qualsiasi tema, e quindi a turno, da parte dei soci che se la sentono, effettuare delle vere e proprie interviste alle persone qualsiasi, anche mediante l’uso di un registratore, in modo da mettere in seguito sopra la carta il pensiero vero di tutti quanti, senza alcun filtro, lasciando affrontare da chi ne abbia la voglia anche i temi più scomodi. Quando lei ha presentato il progetto, durante una riunione del circolo, qualcuno ha storto la bocca, ma nessuno tra tutti i presenti si è dichiarato del tutto in disaccordo.
            L'idea del giornale sembra buona, dice adesso qualcuno; probabilmente ci costerà molto dal punto di vista dell'impegno personale di ognuno di noi, e naturalmente servirà anche un discreto esborso di risorse che dovremo impiegare per la sua stampa e la capillare distribuzione; però si può provare, correggere gli iniziali inevitabili errori, e vedere poi quale risultato potremo in seguito raggiungere, anche in termini di apprezzamento cittadino. Alcuni pensano già a delle piccole rubriche fisse da portare avanti anche a livello del tutto personale, altri hanno in mente di ospitare su quel giornale anche le opinioni più scomode, quelle che nessuno normalmente avrebbe mai il coraggio di riferire, ed altri ancora pensano finalmente di inserire là dentro i temi più cari del circolo, quelli per cui il "Victor Jara" è nato, ormai parecchio tempo fa.
            Sonja in questi giorni avverte comunque nell'aria un nuovo entusiasmo, quasi un formicolio se non una febbre, che percorre i soci e gli affezionati del circolo. Era da tempo che non si provava qualcosa di questo genere: “perché sono questi i momenti migliori”, pensa adesso con grande sincerità; “quelli per cui tutto sembra d'improvviso risvegliarsi e mostrare in avanti la strada migliore, quella che concede a chiunque l’orizzonte della speranza.


            Bruno Magnolfi
           

       

lunedì 11 novembre 2019

Difficile equilibrio.

          

            La mamma, comunque sia senza alcuna insistenza, guarda con occhi molto attenti quest'uomo senza troppe caratteristiche, arrivato come d'improvviso a smuovere qualcosa di importante nelle giornate forse un po' troppo simili l'una all'altra in quella sua famiglia. "Un amico, e soprattutto un prezioso collaboratore del circolo", ha detto Sonja presentandolo con entusiasmo, ma anche in maniera un po’ frettolosa; ed a lei non sono certo sfuggiti dei particolari piccoli comportamenti tra loro due, dei quali naturalmente riesce adesso con facilità anche ad immaginarne il proseguo. "Comunque, non è certo una bambina lei", ha pensato subito, soprattutto per rassicurarsi; "sa bene quello che fa, ed io sono soltanto una povera donna che può solo stare a guardare quello che succede attorno a sé". Loro hanno cercato alcuni fogli, qualche documento, degli incartamenti di cui probabilmente avevano urgente bisogno, poi sono tornati ad uscire da casa, lui salutando con cortesia, lei con le sue maniere sempre un po’ sbadate. "Non c'è niente di male", ha spiegato più tardi con indifferenza l'anziana donna a suo marito, rientrato a casa dopo il suo solito giro a piedi, impossibilitata a non rivelargli la realtà di quella visita così particolare, in considerazione del sospetto che comunque lui, in qualche modo, lo avrebbe saputo senz’altro magari dalla voce di qualche vicino più curioso e ficcanaso di altri.
            "In fondo è vero che questa è la sua vita", ha pensato anche il padre di Sonja. "Noi non possiamo in nessun caso lamentarci di lei, anche se si è fatta trascinare un po' troppo da quel suo circolo culturale e da tutti gli impegni che si è assunta in tutti questi anni. Se poi decidesse improvvisamente di legarsi sentimentalmente a qualcuno, noi non possiamo che rallegrarci delle sue eventuali scelte". Marito e moglie certe volte si guardano anche per un solo attimo, e riescono a comprendere perfettamente quei loro semplici reciproci pensieri, senza nessun bisogno di spiegarsi con tanti discorsi. Poi lui ricomincia a leggere il loro quotidiano a voce alta, e lei lo ascolta, come fa ogni giorno, senza provare alcuna necessità di riaffrontare in qualche modo quell’argomento. “Sonja ed il suo collega sono persone navigate”, pensano ambedue con profonda convinzione: “sapranno scegliere perfettamente ciò che è meglio per loro, e probabilmente anche per tutti quanti”.
            Invece tutto precipita da qualche parte. Sonja si irrita certe volte, anche se non vorrebbe, quando Carlo le dice che deve andare a stare di nuovo con sua figlia, almeno per un giorno alla settimana. “Non posso perdere l’intimità con lei, quella vicinanza che riesco ancora a farle provare quando la porto in giro, le parlo delle cose del mondo, della maniera più adatta di osservare quanto abbiamo attorno, nell’attesa che lei si formi una sua idea, dei pareri propri, delle vere opinioni, e maturi dentro di sé una graduale conoscenza delle persone e anche di tutto il resto”. Lei lo sa che lui ha ragione, che è tutto perfettamente giusto, ma ugualmente non riesce ad accettare con facilità questa specie di doppia vita del suo Carlo. “Mi abituerò”, ha già pensato qualche volta. “E forse ho solamente bisogno di qualche tempo in più, prima di riuscire dentro di me a disporre le cose nella maniera più giusta e maggiormente equilibrata”.

            Bruno Magnolfi



          

     

mercoledì 6 novembre 2019

Determinata solidarietà.


           

            Qualcuno nel paese si sente addirittura infastidito quando le cose, esattamente come fanno i componenti di tutte le abitudini, invece di replicarsi perennemente con la solita stanchezza, senza così presentare mai alcuna variazione, sembrano al contrario cambiare con una certa rapidità, costringendo tutti o quasi a tenere conto di ogni nuovo elemento che sembra presentarsi, nonostante avvenga che in contemporanea, ed anche inaspettatamente nel giro di un periodo ragionevole, molti tra gli stessi spiriti critici sembrano con rapidità abituarsi a ciò che si è persino da poco presentato davanti ai loro occhi. Quasi contraddittoria questa metabolizzazione dei fatti e delle vicende in un luogo di provincia, laddove diversamente una qualsiasi persona in vista per il suo ruolo sociale o per la propria professione, se non è esattamente del posto o almeno di quella zona, è comunque guardata con un certo sospetto, e per un tempo anche discretamente lungo, prima che venga davvero accettata da tutti nella presente comunità.
            La reazione tipica perciò è quella di tenere a distanza qualsiasi nuovo arrivo, fingendo una ostinata e ferrea indifferenza, che si trasforma rapidamente in manifesta antipatia almeno nei discorsi tra gli amici e con i conoscenti, anche se motivata perlopiù in modo superficiale e spesso anche generico. Tutto ciò si incrina con rapidità nel momento in cui, esattamente chi ha mostrato con sdegno tali intolleranze, si trovi ad avere magari dei rapporti di una qualche collaborazione, oppure di neutrale scambio diretto di notizie in qualche modo rilevanti, proprio con i personaggi a loro invisi, scoprendo d’improvviso di avere di fronte a loro dei soggetti ben diversi da quanto immaginavano e che si erano aspettati. “Una vera scoperta”, dicono alcuni: “vedendola passare lungo la strada, quella persona che mi pareva così piena di sé, forse saccente, intrisa addirittura di alterigia, l’ho trovata completamente diversa”. Tutto perciò rientra, ed è sufficiente spesso un piccolo passo tra un tizio e l’altro per scoprire quasi un mondo nuovo, delle realtà fino a poco prima difficilmente immaginabili, una comunanza ed una solidarietà insospettabili fino allora.
            Carlo non si fa mai vedere insieme a Sonja senza che la loro vicinanza non abbia dei motivi più che fondati per evidenziarsi. Progettano, elaborano, mettono a punto delle strategie, ma evitano accuratamente per esempio di farsi una semplice passeggiata a due lungo il corso della cittadina dove abitano, almeno se questa non risulta giustificata da qualche impegno che vada ben oltre le loro persone. Però il loro impegno a favore della cittadinanza sembra già aprire molte porte, ed alcuni paesani che fino adesso si limitavano magari solo a salutarli incontrandoli, adesso volentieri decidono di fermarsi per chiedere loro quali novità ci siano nell’aria, cosa stia bollendo nella loro pentola, quale posizione magari ci sarà da prendere per tutti rispetto ad una campagna di sensibilizzazione oppure l’altra. Le cose si muovono, in qualche maniera, loro due ne sono gli artefici, ma sono anche coloro che riescono ad attrarre delle curiosità apparentemente negative, che in un attimo si rivelano un rapido passaggio di idee e di informazioni, molto migliore ed efficiente di qualsiasi scontato, retrivo e risaputo volantinaggio eseguito nella piazza principale.
            Sonja sorride molto in questo periodo, lo vedono tutti; ma solo alcuni trovano da fare delle facili ironie su ciò che riescono a leggere sulla sua espressione. Gli altri sono quasi tentati dal seguire le sue orme, e spingersi in avanti, scrollarsi di dosso quel provincialismo senza sbocchi, quelle abitudini deteriori, e magari impegnarsi almeno in una delle tante iniziative di solidarietà, attorno ad un problema oppure l’altro, che lei riesce a sfoderare adesso con grande determinazione.

            Bruno Magnolfi   
           

martedì 5 novembre 2019

Indubbi vantaggi.



            Ci sono delle novità tra le strade e le case di questa cittadina. Qualcuno dice che la presidente del "Victor Jara" ed il nuovo professore del liceo stiano assieme. Lui è stato già sposato, sembra abbia anche una figlia che comunque vive con la madre lontano da questo piccolo paese; ma in ogni caso quei due sembra proprio facciano di tutto nella ricerca continua di non suscitare la curiosità della cittadinanza, prestandosi in questa maniera ancora di più ai pettegolezzi di chiunque. Lui ha istituito gratuitamente una specie di doposcuola, nei pomeriggi liberi, prendendosi cura di qualche ragazzo zoppicante nella sua materia, ed impartendo lezioni all’interno del circolo culturale, e lei invece prosegue a portare avanti le attività istituzionali della sua associazione, organizzate come sempre con grande determinazione, bisogna aggiungere. Si vede di lontano che si corteggiano, che cercano qualsiasi scusa per parlarsi, sfiorarsi, stare assieme. Sono persone che non passano mai del tutto inosservate, perciò è più che comprensibile parlare di loro da parte di chi in qualche modo sa chi siano. 
            Le attività del circolo peraltro vanno avanti con determinazione, e pare che nei tempi prossimi ci siano in cantiere diverse novità. Nuove aperture verso la cittadinanza, piccole nuove significative attività, interessi più allargati: in fondo la politica stretta ultimamente non va molto tra la gente, ed è bene lasciarla da una parte se questo vuol dire instillare la crescita dell'interesse di tutti verso dei temi paralleli. L'ecologia, ad esempio, di cui chiunque sembra voglia parlare a tutto tondo, ma che nella realtà non viene poi praticata da nessuno. Però ad esempio, invece di organizzare dei dibattiti e delle conferenze intorno a questa materia, è possibile mettere in piedi delle giornate in cui si adottano comportamenti pratici apprezzabili nei confronti dell'ambiente. Oppure l'aiuto per i deboli, spingendo i cittadini a prendersi carico degli anziani o degli sfortunati che magari vivono proprio vicino a loro, incoraggiando in varie maniere la solidarietà a stretto giro. Queste ed altre simili le nuove strategie del "Victor Jara", tralasciando sempre di più i soliti seminari e le serate intorno ai temi di rilettura politica degli atti storici.
            La mamma di Sonja si è poi sfogata con una vicina di casa: ha confessato sottovoce che non vedrebbe di buon occhio questa presunta relazione della figlia con il professore, ma ha subito affermato a voce più alta che la sua bambina naturalmente è anche libera di fare tutte le scelte che desidera, e che non saranno certo i suoi genitori ad intralciare il suo cammino. Lei e il professore intanto vanno avanti, e se anche non cercano sempre l’intimità fuori da tutto, proseguono comunque a promuovere e poi a partecipare con gli altri soci del “Victor Jara”, alle tante riunioni programmatiche che si tengono nel circolo, durante le quali proprio in questo periodo stanno affiorando molte nuove idee, sull’onda forse di un ritrovato contagioso entusiasmo. Qualcuno dice già che non potrà durare a lungo questo clima positivo, altri sorridono quando li vedono passare sempre insieme, indaffarati e perennemente carichi di borse, libri, zaini e cartelline varie;  in ogni caso tutte le loro attività sembrano procedere a vele spiegate, e tutta la cittadinanza non può far altro, per poco o molto risulti coinvolta, che ritenersene comunque avvantaggiata.

            Bruno Magnolfi