mercoledì 29 dicembre 2021

Ultimi preparativi.


            <<L’idea iniziale, a dire il vero, è stata tutta di mio marito>>, spiega Sandra sorridendo al negoziante di quel piccolo emporio di quartiere, mentre con calma sta acquistando alcune cose che indubbiamente serviranno durante quel loro viaggio. <<Da tempo volevamo trascorrere una vacanza fuori stagione assieme a questi nostri amici di sempre, e mettendo insieme la spesa da sostenere per gli alberghi e per i ristoranti, abbiamo compreso subito che ci sarebbe sicuramente convenuto noleggiare un camper grande e ben accessoriato, divertendoci così a cucinare e a trascorrere le serate chiusi all’interno, anche perché c’è pure il cane Ettore che sicuramente è più contento di venire insieme a noi piuttosto che trascorrere un periodo in una pensione per animali>>. Mentre lei prosegue a parlare in questo modo, gli altri tre infatti, durante quello stesso pomeriggio, sono andati in periferia a ritirare il mezzo già prenotato ormai da qualche giorno, ed intanto Sandra è rimasta da sola ad accumulare poco alla volta tutte le cose che hanno messo in lista per quel loro viaggio, comprese le scorte alimentari che almeno nel corso del primo paio di giorni, gli permetteranno così di non fare troppe soste. <<Allora buona vacanza, signora Lenzi>>, dice il bottegaio mentre lei esce in strada e si avvia verso la propria abitazione, trascinando con sé il suo carrello per la spesa, praticamente colmo di acquisti di ogni genere.

            Sandra però, senza confessarlo a nessuno, prova una strana agitazione per l’esperienza che si troverà ad affrontare nelle prossime due settimane. Le cose con suo marito non stanno andando benissimo ultimamente, mostrando tra loro un certo nervosismo, e quella vacanza a suo parere potrebbe essere la giusta maniera per ritrovare un maggiore equilibrio ed una certa serenità, soprattutto per mezzo del confronto inevitabile con una coppia affiatata e solida come quella dei loro amici. La propria idea principale resta comunque quella, per quanto sia possibile, di starsene almeno in parte per proprio conto, leggendo qualcuno dei libri che si sta portando, e poi occupandosi soprattutto delle attività all’interno di quel loro autocaravan, anche se non intenderà certo mostrarsi con gli altri isolata ed asociale. Per dire tutta la verità, non sa neppure lei che cosa attendersi da quel viaggio, anche se si sente aperta ad affrontare le piccole sfide e le inevitabili difficoltà che magari potranno presentarsi. Tutto sommato si sente su di giri come gli altri per l’inizio della loro piccola avventura, e proprio per questo ha deciso di tenere aggiornato già da domani una specie di diario di bordo, descrivendo, sopra le pagine di un grosso quaderno, ogni propria sensazione, oltre ad annotare naturalmente tutti i luoghi da dove si troveranno a transitare.

            Infine tornano gli altri con il mezzo già noleggiato, e lo parcheggiano subito nel giardino dell'abitazione di Sandra e di Antonio, non senza una certa difficoltà di manovra, e poi iniziano immediatamente a sistemarlo e a prendere confidenza con le varie attrezzature di bordo, caricando dentro gli scomparti tutto ciò che hanno stabilito di portare. La partenza è prevista per la mattina seguente, ma considerato che tutti e quattro vogliono lasciarsi velocemente alle spalle le loro normali attività ordinarie, l’idea è quella di far subito una tappa molto lunga, ed almeno avvicinarsi il più possibile al confine con la Francia. <<Non so cosa aspettarmi da questo bel viaggio>>, ripete lei allora alla sua amica Lina, una volta rimaste un po' in disparte. <<Forse una specie di rivelazione per il prossimo futuro, non saprei>>. L'altra si mette subito a ridere, come non fosse da prendere proprio sul serio un'affermazione di quel genere. Ma poi, tornando ad essere un po’ meno ironica, le spiega in due parole che per lei, al contrario, quella vorrebbe essere soltanto una parentesi dalla monotonia dell'ultimo periodo, e che personalmente si propone di affrontare ogni momento di quella loro vacanza con il massimo possibile di leggerezza.

            <<Ci saranno tante cose da fare>>, dice Sandra come per allinearsi e incoraggiare da subito le proprie attività. <<Però non voglio perdermi neppure un attimo delle giornate che da adesso abbiamo di fronte>>. Quindi entrano in casa per le ultime decisioni sull’abbigliamento necessario da portarsi dietro, mentre Antonio e Renato prendono confidenza con le sicurezze e le varie strumentazioni elettroniche a bordo di quel mezzo, compresi i fornelli per cucinare, il frigorifero, e la stufetta riscaldante, tutte alimentate tramite un contenitore posteriore di gas metano. Ogni apparecchio sembra comunque piuttosto intuitivo, ed il sopralluogo generale di ogni dettaglio li fa sentire subito più tranquilli, anche in considerazione del fatto che il mezzo che hanno avuto è praticamente nuovo, assolutamente in perfette condizioni.

 

            Bruno Magnolfi 

venerdì 24 dicembre 2021

Importanza del momento.


            Lei si muove lentamente dentro la sua stanza, circondata come sempre dalle proprie cose. Si è vestita con un abito piuttosto elegante poco fa, ed ha impiegato un po' di tempo per incorniciare con un trucco leggero, ma comunque abbastanza ricercato, i suoi occhi ed il suo sguardo. Adesso Franca però attende. Ci saranno dei collaboratori di suo padre più tardi nella loro casa, e lui gentilmente le ha chiesto, già un paio di giorni addietro, di prendere parte a questa che ha definito come una “cena informale”, e se ne avesse voglia, nel corso della serata, suonare qualcosa per gli ospiti, seduta davanti al pianoforte del loro salone al piano terra. Niente di nuovo, sono cose già viste nella villa dei Neri, anche se a lei non sono mai piaciuti molto i ricevimenti di quel genere. Poco prima si era affacciata per un attimo alla porta di cucina, tanto per curiosare sui preparativi, ed aveva intravisto Teresa e Caterina, le esperte cuoche a servizio della sua famiglia, che stavano già componendo sopra i vassoi la variegata cena fredda prevista, con delle tartine e dei crostini, e poi anche degli assaggi di ogni tipo, con carni, salse, verdure e formaggi, ed almeno per quanto riguarda il tipo di ricevimento previsto, si era sentita subito abbastanza sollevata. Una cena in piedi, durante la quale volendo poter starsene in disparte, cioè senza rispettare delle rigide etichette, magari lasciandosi un po’ andare, con un bicchiere in una mano, a delle argomentazioni leggere e inconcludenti di fronte a qualcuno sorridente e curioso, disposto a parlare e a confrontare i propri anni lontani del liceo, con quelli freschi e attuali della studentessa di casa.

            Qualcuno poi suona all’ingresso del giardino, la cameriera aziona dopo un attimo il cancello automatico, e quindi ci si immagina facilmente gli invitati mentre varcano il portone della casa, si scambiano gli ossequi, entrano a grappolo nell’ingresso elegante della grande abitazione illuminata. Ad attenderli naturalmente ci sono ambedue i genitori di Franca, accoglienti ed allegri come sanno essere sempre in queste circostanze. Lei però cerca di rallentare ancora la sua sortita, e quasi si fa attendere, ma non per un moto di superbia o di altezzosità, ma soltanto per quel filo immancabile di solita ordinaria timidezza. Immagina anche la sua mamma mentre volta già lo sguardo lungo la scala che porta alle camere del piano superiore, nel tentativo di cercare con gli occhi la sua presenza. E le cameriere, che a questo punto avranno di sicuro imbandito il lungo tavolo del salone con tutto quanto è stato preparato, e già si saranno aperte le prime bottiglie dei vini e degli aperitivi. Franca allora entra per un attimo nel bagno, non si sente a proprio agio, è riuscita ad avvertire già alcune espressioni in lontananza degli invitati di stasera, ma torna a riguardare nello specchio la sua faccia, la propria espressione, i capelli trattenuti sulla nuca in una coda semplice.

            Infine, con un guizzo, decide che deve proprio andare; così, con la fermezza tipica di tutte le sue decisioni improvvise, scende la scala dal primo piano, e poi entra nel salone, riconoscendo con stupore che non sono presenti degli invitati sconosciuti. Al contrario, stanno lì, davanti a lei, i fantastici ragazzi del suo gruppo di jazz, tutti insieme, vestiti con eleganza, e che in un attimo voltano lo sguardo dalla sua parte, sollevando in sincronia ognuno il proprio bicchiere, per lanciare un brindisi architettato soltanto per lei, completamente inedito, proprio in suo onore. Franca è commossa, una bellissima sorpresa questa, perciò saluta i ragazzi con un filo di voce, poi guarda suo padre, quello che l’aveva quasi osteggiata fino a ieri nello studio del pianoforte, e che adesso mostra con evidenza di aver completamente cambiato la propria opinione. Anche la mamma le sorride, e per lei questa cornice è quanto di più bello si sarebbe mai immaginata, tanto da provare il desiderio profondo di abbracciare subito i propri genitori e ringraziarli con un solo gesto per quella fiducia accordata nei confronti dei suoi più forti desideri.

            Poi si siede al pianoforte, come mostrando di non avere sull’immediato le parole adatte per esprimersi, e tutti i ragazzi della formazione in un attimo si schierano attorno a lei e allo strumento, e Franca perciò inizia a suonare, anche se non sa bene neppure lei che cosa, perché forse l’importante adesso è soltanto far vibrare quelle corde metalliche, quel legno stagionato della cassa armonica, insieme a quelle meravigliose orecchie di tutti intorno a quei suoi suoni e a quegli accordi, perché non c’è altro di importante in un momento così; soltanto questo.

 

            Bruno Magnolfi

          

martedì 21 dicembre 2021

Massima sopportazione possibile.


             “C’è la necessità di un grande impegno, e di comprensione, di profondità”, si dice da più parti. Ma lui oggi cammina lentamente lungo il marciapiede, e la propria riflessione su come stiano variando anche gli stessi parametri che a suo parere si sono sempre dimostrati i più importanti nella lettura delle espressioni attuali, lo porta inevitabilmente verso considerazioni sempre più negative. Incontra molte persone, qualcuno del quartiere magari lo saluta, ma la totalità degli altri però si mostra completamente indifferente, impassibile persino davanti all’evidenza di un individuo anziano come lui, malfermo sulle gambe, però rispettabile, anche se pieno di dubbi qual è. L’esperienza che porta sulle spalle non ha quasi alcun peso, pensa; ed anche conoscendo quali siano stati, nella vita di un vecchio quale lui si dimostra, i punti fermi dell’attività impegnativa che ha sempre portato in avanti, probabilmente a nessuno interesserebbe saperne neanche qualcosa di più. “Se non c’è curiosità, non c’è neppure scavo interiore”, riflette. “E questo non può essere certo un bene per la stessa organizzazione sociale, in questi momenti”. Ma non è sempre possibile dire a se stessi soltanto: purtroppo, e poi magari anche vivere di nostalgie d’altri tempi; per questo il maestro Bottai cerca spesso di valutare soprattutto ciò che gli viene proposto come sviluppo, trasformazione, oppure anche come un normale svecchiamento.

            “La musica d’oggi, tragicamente, non si sa più verso dove sia diretta”, pensa spesso: e quindi è chiaro che anche per quelle persone, così come lui, che pensano le sue medesime cose, torna del tutto naturale rivolgersi, per questi semplici motivi, alle grandi sinfonie e ai grandi autori del nostro passato. Adesso poi si parla addirittura di musica liquida, cioè di qualcosa che non venga composto e registrato una volta per tutte, ma di un materiale sonoro che si mostra soggetto, grazie alla tecnologia, a continue e progressive variazioni. Dei brani capaci di sopportare infinite modifiche, magari in funzione del momento, o del temperamento degli autori, oppure addirittura di un algoritmo in grado di cambiare continuamente un primo prodotto messo in rete, semplicemente ad ogni nuovo collegamento. “Non so”, pensa lui mentre prosegue la sua passeggiata, “però mi sembra che abbiamo perduto del tutto il senso delle cose, e si cerchi solamente ciò che è proiettato al massimo possibile verso la nebulosa inestricabile del futuro”. Sulla soglia del suo negozio, il salumiere che lui conosce da tempo, gli fa subito un cenno amichevole, mostrando che c’è ancora qualcuno che forse sta in qualche maniera dalla sua parte. “Perché l’estrema proiezione dell’individuo verso il domani, qualsiasi esso possa essere, si impernia nell’inevitabile auto-isolamento”, riflette adesso il maestro quasi in risposta di quel saluto, come per interpretare positivamente anche il leggero sorriso che gli viene rivolto da quel negoziante.

            Non esistendo più un vero compositore di musica che riesce a farsi carico dei dubbi, dei tormenti, delle angosce del proprio momento storico, non c’è più una vera analisi sensibile del vissuto, capace di trasformarsi in opera d’arte nel momento in cui viene tradotta in semplici note. Manca il passaggio all’interno dell’umana coscienza, che appare adesso soltanto come un freno stupido e deteriore nei confronti dell’attività contemporanea. “Per questo sono d’accordo con quanto viene tentato da qualcuno”, pensa il maestro. Il jazz, con tutti i suoi limiti, non è un tipo di musica definita una volta per tutte. Anzi, è capace di inglobare, all’interno di sé, tantissime correnti diverse tra loro, restando fedele soltanto al principio dello stimolo reciproco e della comunicazione strumentale dei musicisti tra loro. “Questo mi piace, in quella ragazza con il suo gruppo di jazz. Il cuore, il sentimento, la passione umana, che vengono inseriti all’interno di quella musica”.

            Dopo queste riflessioni, il signor Bottai decide di rientrare nel suo appartamento, e tornando con calma sui suoi passi, ritrova poco dopo il negoziante di prima, con il proprio grembiule indossato come una vera divisa, e l’espressione di chi ci sa stare da tempo in mezzo alla gente. <<La musica è l’arte più difficile al mondo>>, gli dice quello ridendo, quasi per una sorta di semplice omaggio alla carriera del maestro che si trova di fronte; però il Bottai adesso si ferma, lo osserva meglio, poi annuisce con convinzione. <<Ha detto qualcosa di saggio>>, gli dice poi di rimando. “Siamo circondati da musiche commerciali”, pensa da solo riavviandosi; “costretti e sottoposti al loro continuo bombardamento; e ci resta impossibile chiudere le orecchie persino quando si raggiunge il massimo della sopportazione possibile”.

 

            Bruno Magnolfi     

giovedì 16 dicembre 2021

Preparazione necessaria.


            Ci sono stati, specialmente negli ultimi decenni, moltissimi sassofonisti appassionati e veri cultori del jazz; e magari proprio loro, anche più di altri strumentisti, innalzandosi quasi a simbolo della musica afro-americana, hanno spesso trascinato negli anni le tante e variegate correnti di questa musica, molte volte riuscendo a rinnovare rapidamente gli stili, oppure anche trovando delle soluzioni diverse di suonare, più aderenti ogni volta al loro periodo. Emilio qualche volta sente su di sé tutto il peso di questa selva di importanti strumentisti, certe volte anche grandi precursori dei vari modi di suonare, che proprio come lui hanno soffiato, e ben prima di lui, dentro al canneggio di questo strumento metallico ad ancia semplice, ricavandone prima o dopo tutti i suoni possibili ed estremi. Così come, in certi altri casi, lui adesso quasi sente giungere proprio da loro un efficace sostegno morale, sapendo perfettamente che tutti i problemi tecnici che per ognuno è possibile incontrare mentre suona il suo sassofono tenore o soprano, sono già stati affrontati e risolti da questi grandi personaggi animatori di concerti e di serate memorabili, organizzate spesso nello sviluppo di tanti generi diversi. Ciò non deve incoraggiare, secondo la sua opinione, il tentativo di assomigliare a quello o a quell'altro, magari sforzandosi di rifare o ricreare i medesimi assoli che qualcuno è stato capace di improvvisare quella volta oppure quell’altra. Nel jazz c'è una matrice di libertà che non può mai essere disconosciuta: è quasi una trave portante di questo genere musicale, indipendentemente da qualsiasi sonorità si decida di affrontare. Ed è addirittura, secondo Emilio, il senso profondo e la vera anima di questa musica: un materiale in continua evoluzione.

            Nessuno, nel suo gruppo, ha mai posto dei limiti ai propri suoni, ed il fatto di avere sempre cercato di comporre dei brani che fossero adeguati alle loro esigenze come dei veri vestiti da indossare, ha fatto in modo che alla fine la musica che attualmente si trovano a suonare non assomigli mai troppo a nessun’altra: è la loro, quella che aderisce meglio alla propria sensibilità collettiva. “Franca in questo ha una personalità unica”, riflette ancora Emilio; “se agli inizi le si poteva chiedere semplicemente di aderire alla nostra proposta musicale, lei in breve tempo ha fatto molto di più, inserendosi con il suo piano come elemento di snodo e di cardine per tutti i nostri suoni”. In effetti qualcuno ha iniziato a notare questo gruppo senza troppe pretese di notorietà, ed alle loro prove nella sala acustica dove si riuniscono regolarmente, alcuni hanno iniziato a venirli a sentire, stando di là dal vetro, magari con la cuffia inserita nella loro amplificazione; e in diversi, tra quegli amici e quei conoscenti, hanno mostrato grande apprezzamento per i loro risultati.

            Forse non ci sarà mai un grande futuro per quel genere musicale che loro si ostinano a portare avanti, questo lo sanno perfettamente sia Emilio che tutti gli altri componenti della formazione; ma ciò non significa assolutamente niente, considerato che la musica, per essere libera, ha sempre la necessità di non essere condizionata da nulla, tantomeno dal successo economico determinato dal mercato. E poi ciascuno di loro ha sempre pensato che una passione per qualcosa come l’arte dei suoni, debba sempre volare al di sopra di qualsiasi utile che si potrebbe ricavarne in un modo o nell’altro. Perciò vanno avanti lungo la strada intrapresa, ed Emilio, pur sapendo che forse non sarà mai una vetta indiscussa del suo strumento, ciononostante comprende che il suo apporto alla qualità musicale finale del gruppo è determinata anche da quello che lui riesce a suonare, e da come e quanto sia in grado di fare la sua parte.

            “Oggigiorno registrare la musica che facciamo, vuol anche dire fissare una volta per tutte la traccia di qualcosa che sei stato capace di mettere insieme”, pensa ancora certe volte; “e già questo è un risultato importante, anche se le dinamiche fondamentali della nostra formazione si impostano soprattutto dal vivo, in presa diretta, quando ogni stimolo può essere immediatamente tradotto in semplice suono”. Poi Emilio termina di pulire e di lubrificare le chiavi del suo prezioso strumento, scegliendo le ance migliori e sistemandole di nuovo in buon ordine: perché è evidente che la voce che passa da quel suo strumento, è esattamente il prolungamento del suo corpo, della propria personalità: e quindi non è possibile affrontare un’attività importante e generosa come quella che sostiene lui con il suo gruppo, senza aver preparato degnamente qualsiasi cosa sia necessaria.

 

            Bruno Magnolfi         

martedì 14 dicembre 2021

Veloce cambiamento.


            Il dottor Carlo Neri stamani si muove nervosamente dietro la grande scrivania del suo ufficio. Le segretarie nelle altre stanze stanno lavorando sodo come sempre ai loro terminali, ed operano sulle linee telefoniche fornendo il solito filtro per tutte le chiamate in arrivo, anche se quelle doverose, che si vedono costrette a passargli, oggi appaiono per lui un vero e proprio fastidio: quasi un tormento dover parlare di azioni e questioni finanziarie con certe persone estranee a tutti i suoi pensieri, almeno quelli di certe giornate come questa. Naturalmente, non è trapelato niente di quanto è accaduto alla sua famiglia la settimana scorsa, e lui non ne ha certo parlato con anima viva, imponendo persino, soprattutto alla cameriera di casa presente quella sera, ma anche agli stessi poliziotti intervenuti per occuparsi del caso, di conservare la massima segretezza. Eppure non si sente del tutto a posto, qualcosa dentro di sé pare aver lasciato come uno strascico da cui stenta lentamente a liberarsi. E’ come se la sua vita, e naturalmente quella della sua famiglia, avessero mostrato d’improvviso una fragilità a cui non aveva mai dato alcuna importanza. Una sottile angoscia si è inserita adesso in mezzo ai suoi pensieri, e sembra proprio non volersene andare facilmente. Certo, adesso, ripensando a tutto, lui si è praticamente convinto: alla fine è stato soltanto uno stupido scherzo; però il fatto ha mostrato, pur non volendo, una verità profonda.

            Lui ha già telefonato a casa due volte questa mattina, adombrando qualche scusa messa su quasi ad arte, ma in fondo soltanto per sentire una volta di più la voce comprensiva di sua moglie, ed ottenere da lei le medesime rassicurazioni di sempre, fino a rendersi conto che tutto sta andando anche oggi nella maniera più normale possibile. La stessa parola “sofferenza” però, è come divenuta quella maggiormente da evitare dentro la sua testa, e se lui ne avesse il potere, da ora in avanti, metterebbe una vera e propria campana di protezione sopra di sé e sulle sue donne di casa. Poi il signor Neri pensa a sua figlia, e gli pare d’improvviso che non esista ragazza più in gamba di lei: lei che poco per volta sta costruendo un mondo proprio, senza tener dietro alle scelte fin troppo facili, a quelle indicazioni per lei forse persino troppo ordinarie. È il suo carattere che adesso gli piace, quella sua capacità di desiderare ed avere delle cose nuotando contro corrente, quasi con testardaggine. Se la faccenda del finto rapimento è finita bene e senza strascichi, in fondo è grazie a lei e alle sue qualità, e di questo Carlo ne è ormai più che sicuro.

            Per questo vorrebbe imbastire una piccola festa proprio in suo onore, ma se decidesse di parlarne con lei è già sicuro che Franca direbbe subito di no, che non le sembra proprio il caso. Così la maniera migliore magari potrebbe essere quella di farle una sorpresa, confidando nel fatto che al momento più opportuno a sua figlia non passerebbe neppure per la mente di tirarsi indietro. La cosa più adeguata sarebbe forse quella di invitare a cena tutti i componenti del gruppo jazz con cui lei suona negli ultimi tempi, anche per omaggiare le registrazioni a cui loro stanno lavorando, e che in seguito saranno addirittura pubblicate. Sua moglie ha già dato a questo piccolo progetto il suo parere favorevole, ed adesso non resta che fissare il giorno più adatto, e poi avvertire quei ragazzi. Nessuno di loro è coinvolto naturalmente in quella faccenda del rapimento, Franca lo ha già più volte spergiurato; anzi, non ne sono neppure a conoscenza, e quindi non si capisce perché non debbano adesso essere celebrati come meritano. E poi lui vuole conoscere adesso tutte le persone che frequentano sua figlia: anche se lei è grande e responsabile di sé, ugualmente non gli pare ci sia niente di male nel comprendere appieno la grande e profonda passione di Franca per la musica.

            Così Carlo Neri chiama sua moglie Rosa per una terza volta, ma lo fa soltanto per dirle che avrebbe alla fine individuato il giorno migliore in cui invitare a cena i musicisti di quel gruppo di jazz, e considerato che al momento lui ha il numero telefonico soltanto di uno di loro, che è anche un compagno di classe nel liceo di Franca, sarà necessario preoccuparsi di rintracciare anche i numeri degli altri. La signora Neri dice subito che di questo potrà occuparsene lei senza alcun particolare problema, e poi ancora che il giorno scelto per quella festicciola tutto sommato a lei pare abbastanza adatto. Poi sorridendo riaggancia, piuttosto soddisfatta e meravigliata di questi sviluppi, visto che tutto in suo marito pare stia proprio cambiando, e persino molto velocemente.

 

            Bruno Magnolfi

sabato 11 dicembre 2021

Formidabile saluto.


            A Lorenzo non è mai piaciuto troppo ritrovarsi con gli altri ragazzi del liceo su quelle consunte sedie di plastica della birreria vicino a scuola, tantomeno durante certi noiosi pomeriggi feriali, quando secondo lui si dovrebbe impiegare sicuramente meglio tutto quel tempo gettato via così. In ogni caso ha sempre riservato dentro di sé la possibilità di farsi vedere ogni tanto da quelle parti, magari di sfuggita, specialmente in quelle vuote giornate costituite da un senso di esagerata solitudine, tanto da affermare a volte, già all’uscita dalla scuola, che forse più tardi sarebbe proprio passato da lì. Adesso però è del tutto diversa la faccenda. Con Franca si sono trovati d’accordo per un appuntamento preciso, che forse poteva essere fissato in qualsiasi altro luogo, magari in un posto più intimo, ma che presso quel locale ha assunto subito, anche nelle poche parole che si sono scambiati alla fine dell’orario delle lezioni, una valenza superiore rispetto a qualsiasi altro possibile locale. Farsi vedere assieme a Franca da quelli della classe, per lui adesso è un vanto, ed aver raggiunto questo importante legame musicale di sensibilità e di intuizione che lo fa sentire così vicino e unito a lei, è qualcosa di cui prova assolutamente un grande orgoglio.

            Lei si trova bene con Lorenzo, le piace avere qualcuno con cui scambiare ogni tanto le proprie opinioni sulla musica, e poi, anche se ha imparato da sempre a tirare dritto da sola per la propria strada, in questo momento avverte dentro di sé come la loro amicizia manifesti un segno assolutamente positivo per tutt’e due. Non si sente però pronta per una relazione di tipo diverso, anche se si aspetta che Lorenzo affronti in qualche modo l’argomento uno di questi giorni. Non desidera legami, ed anche se il gruppo di jazz dove si è ritrovata a suonare con Lorenzo, è per lei quanto non avrebbe mai creduto neanche possibile, ugualmente resta sulla difensiva, pronta a non cedere a nessuno più di quanto possa essere previsto. Deve molto a Lorenzo, che sicuramente ha lavorato bene anche con gli altri ragazzi della formazione per riuscire a farla accogliere nel migliore dei modi, ma questo non significa e non implica nient’altro, oltre al suo indubbio e doveroso impegno nel suonare al meglio il pianoforte insieme a loro. 

            A Lorenzo piace la complicità che improvvisamente si è trovato ad avere con Franca persino in ambito scolastico, anche se lei come sempre si mostra un po’ distante, soprattutto per carattere. Per lui è come sentire di non essere mai solo nel confrontarsi con tutti quei ragazzi la cui conoscenza sull’arte dei suoni non va certo oltre i brani della musica di consumo. Gira lo sguardo sulla classe certe volte e sa che lei è là, con il suo bagaglio di conoscenze dei grandi autori del passato, ed anche la sua curiosità impagabile, soprattutto per quelle possibilità che le offre suonare con altri strumentisti sintonizzati esattamente sulla sua lunghezza d'onda. Il senso di appartenenza ad una stessa maniera di considerare la musica, è per lui un legante formidabile, qualcosa che calca la differenza con chiunque non riesca ad avvertire quei medesimi stimoli.

            Infine eccola, lui non si è ancora neanche seduto, limitandosi a scambiare qualche battuta spiritosa con altri tre o quattro ragazzi disposti attorno al tavolino. Franca saluta tutti sottovoce, dice in fretta, senza riferirsi a nessuno, che non può restare, deve andare in qualche posto con l'autobus, senza neppure specificare altro. <<Ti accompagno alla fermata>>, dice allora Lorenzo subito confuso, e lei non risponde niente, come se annuisse senza però manifestare alcuna risposta chiara. Infine si allontanano da quel locale, però lui si sente a disagio, comprende che qualcosa non è come avrebbe voluto, anche se non sa definire quella situazione. Poi Franca dice soltanto che quella birreria è uno schifo, e che non gli piacciono neppure i ragazzi che normalmente la frequentano. <<Hai ragione>>, dice Lorenzo; <<in effetti anch’io non ci vado quasi mai>>. Poi attraversano la strada, lui forse vorrebbe avvicinarsi a lei, avere la possibilità di guardarla per un attimo negli occhi, ma capisce che non è proprio possibile, Franca è sfuggente, non c'è niente da fare.

Lei però gli sfiora un braccio, mentre camminano in silenzio, e poi alla fine va ad infilare la propria mano nella tasca della giacca dove lui per inerzia già tiene la sua ben sprofondata. È solo un attimo, un piccolo gesto dolce, un senso di vicinanza che a Lorenzo fa venire i brividi. Dura un momento, poi sopraggiunge un mezzo pubblico e lei vi sale sopra, dopo un sorriso che Franca sembra inventare solo per Lorenzo, fermo sopra al marciapiede, come un formidabile saluto.

 

Bruno Magnolfi

domenica 5 dicembre 2021

Dimensione nuova.


            Nella sala prove, a fine turno, un gruppo di giovani fracassoni, con le chitarre elettriche decisamente troppo alte, si sta dilungando nel tentativo di rifare un pezzo famoso, mentre i ragazzi della formazione di Lorenzo sono già tutti là fuori, in attesa, escluso il loro trombettista che abitualmente arriva sempre all’ultimo minuto. Sono tutti sorridenti, a parte Franca, in un angolo come sempre, insieme alla sua custodia per la tastiera, forse leggermente accigliata, quasi come ci fosse qualcosa a tormentarla. In ogni caso gli altri si confidano l'un l'altro la loro reciproca soddisfazione, e anche la contentezza evidente per il successo ottenuto qualche sera prima nel piccolo locale dove hanno suonato, tanto che Emilio, il sassofonista, addirittura sembra non voglia più neppure smetterla di riferire delle lodi ricevute da diverse parti, qualcuna anche dalla carta stampata. Arriva Andrea un po’ trafelato, insieme ad un tizio ben vestito che gli altri non conoscono. Si presenta, dice di essere un produttore, e che vorrebbe commissionare una registrazione dei brani che ha ascoltato l’altra sera nel jazz club. Tutti sono increduli, ed anche se il tizio rappresenta una casa minore indipendente, per loro quello è senz’altro il trampolino che forse attendevano. Si accordano per effettuare una prima seduta già nel corso della settimana successiva, naturalmente in uno studio adatto, decisamente più professionale di quello dove loro fanno le prove, poi il tizio guarda il suo orologio, dice di essere in ritardo per qualcosa, ma penserà lui all'organizzazione di tutto ciò che serve, poi saluta Andrea, di cui trattiene il numero di telefono, e anche gli altri ragazzi, e quindi se ne va, lasciando ognuno alle proprie considerazioni.

            <<Abbiamo di fronte una grossa responsabilità>>, fa subito il bassista. <<Bisogna affinare le cose al meglio possibile, magari riguardando tutto, eliminando di mezzo qualsiasi sbavatura>>, dice Andrea, il trombettista. Franca e Lorenzo sono i più giovani del quintetto, per loro è quasi un sogno quello che stanno vivendo, tanto che lei all'improvviso appare quasi commossa per questa piacevole sorpresa, forse un regalo che proprio non si aspettava di ricevere. Poi entrano nella sala anecoica che intanto si è liberata, così ognuno sistema il proprio strumento, si guardano tutti tra loro sorridendo, senza neppure riuscire a decidersi da dove iniziare per provare i loro pezzi. <<Ragazzi>>, fa Andrea; <<è evidente che il post-free adesso sta marcando un certo interesse, almeno in questa città. Dobbiamo essere capaci di non farci sfuggire questo momento>>. Tutti sono d'accordo, così iniziano subito modificando leggermente la frase di apertura del loro brano più riconoscibile, una corsa dei due fiati dietro ad una batteria a dir poco incalzante.

Franca comunque stasera suona in un modo quasi più intimista di altre volte. Scivola sopra le note senza appoggiarsi mai sui tempi forti, e mette in relazione dei suoni spesso lontani tra di loro, come se le occorresse tutta la tastiera per organizzare anche semplicemente un solo accordo. I pezzi sono tutti buoni, ed è sufficiente ripassarli una volta soltanto per ritrovare immediatamente lo spirito con cui sono stati ideati. Nessuna dimostrazione di tecnica strumentale, questo il loro segno distintivo; piuttosto un impasto di suoni dove ogni musicista mantiene la propria individualità, ma senza mai alcun tentativo di coprire il fraseggio di tutti gli altri.

Lei si sente quasi una privilegiata, e questo forse le pesa, anche se non può far niente per togliersi di dosso questa prerogativa. Pensa ancora a Simone, e le pare adesso soltanto uno stupido, anche se prova per lui persino un po’ di pena. L’unica cosa che Franca sente di poter fare in questo momento, è quella di suonare il pianoforte al meglio delle proprie possibilità, perché rimane questo il suo vero scopo, questa la finalità verso cui si sente proiettata. In due ore filate i ragazzi suonano quasi tutti i pezzi che hanno composto in questi ultimi tempi, si fermano soltanto qualche volta per sistemare qualcosa o per migliorare qualche passaggio, poi smettono, perché alla fine va già tutto bene anche così, non sembra proprio ci sia bisogno d’altro. Anche Franca ripone con attenzione la tastiera dentro la sua custodia, quindi osserva tutti per un attimo, e poi dice: <<volevo ringraziarvi; sono molto contenta che mi abbiate inserito nel vostro gruppo. Per me è come se avessi scoperto d’improvviso una dimensione nuova, qualcosa che non sapevo neppure potesse davvero esistere>>.

 

Bruno Magnolfi   

giovedì 2 dicembre 2021

Senso di colpa.


            La cuoca Teresa si muove tra i fornelli e le pentole con la sveltezza e la familiarità di ogni giorno, spostandosi all’interno dell’ampia cucina della Villa Neri e nell’annessa dispensa, per dare un seguito adeguato, come richiesto già nel pomeriggio dalla signora, a qualche piatto speciale per cena. Caterina naturalmente le ha raccontato ciò che è accaduto nella tarda serata precedente, quando lei, una volta terminato il suo orario abituale, era ormai andata via, per raggiungere il piccolo appartamento dove abita con il figlio Simone, e l’impressione descritta dalla giovane cameriera è stata esattamente la medesima che ha provato lei stessa di fronte a quella descrizione ascoltata. Un tentativo fallito, o uno scherzo riuscito male, quello del rapimento della signorina Franca, che non poteva avere un epilogo più rapido, se non fosse stata, come forse sembra, soltanto una messinscena magari per ridere alle spalle dei genitori di Franca o di lei. Con la differenza che loro hanno preso tutto quanto con estrema serietà, tanto da mostrarsi disperati, durante quei pochi minuti, al punto di essere pronti a pagare qualsiasi riscatto, nel caso l’azione del delinquente ubriaco, capace di far credere una cosa del genere, si fosse mostrata veritiera.    

            <<Quello che sembra incredibile, è che non sia venuto fuori neppure il nome di questo scellerato che ha messo in piedi una cosa del genere>>, commenta adesso Teresa. <<Però conoscendo la signorina Franca, si può anche immaginare che lei non abbia voluto fargli pagare un prezzo troppo salato per quello che in fondo si è rivelato soltanto uno scherzo>>. Caterina annuisce, ha già sistemato la tavola con fiori, candele, ed uno dei serviti migliori, così da evidenziare la piccola festa domestica per la ritrovata serenità che questa famiglia in fondo si merita. <<La signora stasera sembra felice come non è stata mai>>, dice ancora Caterina. <<Ma anche il padre di Franca, si vede facilmente che deve aver passato un momento difficile. Pensa che gli ho sentito dire che al prossimo concerto di quel gruppo di musica jazz, sarà in prima fila per sostenere la sua Franca, proprio lui che fino a ieri non avrebbe neanche voluto farle prendere lezioni di pianoforte>>.

            Poi Teresa resta da sola davanti ai fornelli, e mentre controlla l’arrosto nel forno, riflette con calma a quella vicenda rimasta secondo lei un po’ troppo oscura. “Non è quasi ammissibile che possa esserci tra gli amici di una brava ragazza com’è la signorina Franca, qualcuno che riesce a mettere in piedi una specie di rapimento”, riflette. “Anche soltanto pensare una cosa del genere, pare del tutto fuori da qualsiasi logica. Va bene che i soldi di questa famiglia possono far gola a qualcuno, ma ci vuole una mente da stupidi per dare un seguito a un’idea di quel genere”. Poi sistema qualcosa sul suo tavolo di lavoro, e con maggiore preoccupazione pensa al fatto che suo figlio Simone non è rientrato a casa ieri sera, e che forse era andato proprio ad ascoltare quel concerto al jazz club. Le viene un tremito, e per uno scatto nervoso fa cadere a terra qualcosa, poi cerca subito di riprendersi. “Devo conoscere la verità, in qualche maniera”, pensa in un lampo. “Non posso resistere a lungo con un dubbio del genere”. Inizia a preparare i vassoi, sistemando le cose al meglio possibile, anche se adesso le viene quasi da piangere, perché già sembra conoscere in cuor suo cosa sia accaduto davvero, anche se ancora tenta di trovare delle spiegazioni diverse. Torna Caterina, e lei per non mostrarle il disagio che prova, finge di essersi scottata una mano.

            Infine i componenti della famiglia Neri si siedono a tavola: Caterina serve rapidamente i signori con le portate pronte nei piatti e nei vassoi che trova nella cucina, e Teresa si affaccia un momento sulla porta del salone dove loro stanno comodamente seduti, per osservare nascosta la scena che le si offre davanti. “Non è possibile”, pensa adesso forse per riuscire a sentirsi un po’ meglio. “Mio figlio non farebbe mai una cosa del genere. Penserebbe almeno a me, a sua madre, e alla situazione assurda in cui potrebbe coinvolgermi con un gesto del genere”. Poi torna nella cucina, con le mani si passa dell’acqua fredda sopra la faccia, quindi riprende a svolgere le sue mansioni, visto che in questo momento, neppure volendo, potrebbe proprio far altro.

 

            Bruno Magnolfi