martedì 30 maggio 2023

Niente di sbagliato.


            Dopo una breve pausa, lei doveva dire: <<è colpa sua se ci siamo ridotti in questa situazione>>; e questa era la battuta con la quale si lasciava risaltare un certo fatto, anche con una punta di acredine nel timbro vocale di chi parlava, ed indicando con un dito accusatorio il personaggio grigio e negativo relegato in un angolo del palcoscenico, nel corso del singolo atto che stavano provando per la fine del corso di recitazione. Ma non era facile addossare ogni responsabilità su una persona sola, e lasciare che tutti prendessero di mira solo quella, come se ognuno dei presenti riuscisse in questo modo ad alleggerirsi di qualsiasi altra colpa possibile. Personalmente, almeno lei non era d’accordo con quel martirio, e l’unica maniera che aveva per smorzare quei toni a suo parere troppo definiti, era inserire una piccola incertezza dentro la sua frase, quasi un embrione d’incapacità ad ergersi come giudice di qualcun altro. La loro insegnante aveva già richiamato Laura su quel punto, per spingerla a mostrarsi più convinta di quello che doveva stabilire, anche perché il suo gesto e le sue parole assumevano subito in quella piccola trama un aspetto principale, come un perno attorno a cui prendesse a girare molto di tutto il resto. Lei aveva riletto il copione prima e dopo quelle parole, ma non le pareva affatto di aver torto: troppo netta era la presa di posizione che le si chiedeva.

            <<Non mi pare corretto>>, aveva detto allora per giustificare in questo modo il proprio comportamento; <<prendersela così con un personaggio minore che in fondo ha soltanto manifestato delle indecisioni, forse qualche incapacità, insomma solo delle mancanze, prive di una volontà precisa, e poi soprattutto solamente un’inefficacia di comportamento>>. Era risaltato d’improvviso un momento di silenzio, quasi una pausa carica di tensione, mentre ciascuno tentava di riflettere su quanto stava emergendo, e l’insegnante, quasi presa alla sprovvista, pareva raccogliere le proprie forze prima di inalberarsi a stabilire che indubbiamente un testo era un testo, e nessuno a teatro poteva permettersi di non condividerne la trama e i dialoghi, visto che ogni attore là dentro era chiamato ad interpretare con la maggior aderenza possibile ciò che l’autore scrivendolo aveva desiderato indicare. <<Laura>>, aveva quasi gridato; <<se non te la senti di portare avanti questa scena, sei padronissima di dirlo, anche se questo va indubbiamente a compromettere subito anche tutto il resto>>. Poi era seguita così una nuova pausa, e Laura, concentrata su quanto avrebbe voluto ancora dire, alla fine aveva abbassato lo sguardo e la testa, come a mostrare il proprio tentativo di mettere, nella luce e nelle intenzioni dell’autore, il personaggio che lei stava cercando di interpretare.

            Ci saranno altre occasioni per muovere qualche piccola critica al copione, aveva riflettuto mentre riprendeva posto sopra al palcoscenico. Poi, tutti assieme, avevano ricominciato con le prove, e quando la scena era giunta di nuovo a quel passaggio cruciale, lei si era sforzata di definirlo esattamente così come le era richiesto, mettendo da parte ogni parere personale. <<Bene>>, le aveva detto l’insegnante quando avevano fatto un’interruzione, e Laura aveva subito pensato che un’attrice vera dovesse mostrare la capacità di impersonare anche dei ruoli che non le tornassero del tutto congeniali. Però la sua opinione restava comunque inalterata, mostrando così la sfida, interna a sé stessa, tra l’interpretazione e i sentimenti. Era tornata a casa, quella sera, assaporando ancora il senso di amarezza che le aveva provocato quell’impossibilità ad essere più naturale, a dimostrarsi priva di opinioni quando si trattava di mettere in scena un ruolo. In ogni caso non era certo adatto per i suoi inizi comportarsi in modo sciocco: aveva fatto bene, secondo il proprio parere, come prima cosa a mostrare un’opinione, che può sempre essere utile, e poi a manifestare le capacità per superarla, lasciandosi quindi prendere per mano da chi aveva pensato e scritto quel pezzo di teatro. Così era tutto, pensava adesso: consapevolezza, pensiero critico, coscienza, niente di diverso.

            Quindi, prima di andare a letto e prendere sonno, aveva riguardato per qualche minuto quel copione, alla luce debole della sua lampada: lei non lo avrebbe scritto esattamente in quella maniera; probabilmente c’era lo spazio per il dubbio, ci poteva stare la possibilità di far emergere alcune opinioni differenti, e si sarebbe potuto giocare di più su certe parole ambigue che spesso si mostrano incapaci di definire un gesto, un ruolo, o un personaggio. Ma non era quello esattamente l’ambito in cui mostrare tutte le proprie idee, questo adesso le era chiaro; e la demarcazione che in casi come quello poteva venire a formarsi quasi d’improvviso, era forse il segnale di un bisogno profondo di realtà e di concretezza, della ricerca inarrestabile dei valori in cui si crede. Laura poi aveva anche pensato, spegnendo quella luce, che il suo percorso probabilmente non si stava mostrando così definito come aveva sperato fino a poco fa: in ogni caso era la sua sicurezza di sé che ora iniziava a spingere in avanti ogni sua mossa, e non ci poteva essere niente di sbagliato in tutto ciò.       

 

            Bruno Magnolfi

sabato 27 maggio 2023

Progetti di futuro.


            Quando Alberto giunge davanti alla casa dei suoi, dopo svariate settimane in cui ormai sta abitando da solo in un diverso appartamento, e persino in un altro paese, pur della stessa provincia, sa perfettamente che in questo esatto momento non è in ritardo, come era suo solito arrivare in situazioni del genere parecchio tempo addietro, quando gli piaceva far attendere suo padre, e riusciva costantemente a farlo innervosire proprio in questa maniera. Non sa spiegarsi neppure il motivo esatto che gli ha fatto decidere di accettare questo strano invito al pranzo domenicale, però vuole mostrare in questo periodo la massima sicurezza di sé, capacità di tener testa a qualsiasi problema possa improvvisamente presentarsi, sapendo perfettamente di essersi messo in una situazione in cui appare libero, non più ricattabile moralmente, o almeno non con quei mezzi che la sua famiglia è sempre stata pronta ad esercitare in altre situazioni. Spera tanto però che suo padre finalmente si sia ammorbidito, e che cerchi adesso di fare avvicinare le loro diverse posizioni, dopo parecchi mesi in cui si sono evitati, e in cui loro due non hanno più avuto occasione di scambiare qualche parola. Forse vuole ancora dirmi che dobbiamo essere una sola famiglia, come a lui piace immaginare, pensa adesso Alberto mentre perde ancora qualche secondo di tempo davanti al cancello chiuso che delimita la proprietà dei suoi genitori. Il giardino è come sempre ben curato, nota perfettamente da fuori le sbarre, e la facciata della casa di famiglia è armoniosa ed elegante, così come è stata immaginata tanti anni fa, in sede di progettazione.

            Infine, lui entra, dopo aver premuto con gesto divertito il campanello, a dimostrazione del fatto che non ha più con sé neppure le chiavi. In casa a riceverlo al momento c’è soltanto sua madre, che lo fa subito entrare con ampi gesti e grandi sorrisi, probabilmente a dimostrazione come di un grande affetto ora ritrovato. Suo padre invece sembra proprio che in questo momento ancora non si trovi in casa, del tutto inaspettatamente, ma magari per impegni o per una scelta precisa. <<Devo dirti una cosa>>, gli fa subito lei. <<Tuo padre ha fatto degli esami clinici, degli approfondimenti, delle analisi, insomma. Ha un tumore, purtroppo, e neppure tanto precoce>>. Alberto assorbe questa notizia come una fucilata improvvisa, lui che aveva sempre pensato a suo padre come ad una statua irremovibile fatta di materiale duro e coriaceo, un busto di bronzo o di marmo posto proprio in mezzo alla sua vita, ed improvvisamente invece vede scorgere davanti a sé qualcosa di completamente diverso, un uomo fragile, come tutti, con un destino e un probabile epilogo imminente e già quasi deciso. Volge lo sguardo, accusa il colpo, non riesce neppure a formulare una domanda qualsiasi per mostrare il suo interesse per l’argomento. La mamma lo abbraccia, forse lei avrebbe voglia di piangere, ma anche lui si sente commosso, e la debolezza dell’essere umano riporta di colpo ogni attrito del passato alle spalle, dimenticando il resto come tante sciocchezze senza alcuna importanza. Si siede, lascia che almeno un attimo di tempo gli faccia riprendere lo spirito che voleva dimostrare fin dagli inizi, anche se tutto adesso è diverso, è evidente, e lui ne è ben consapevole.

            La madre prosegue a parlargli di cose minori, di avvenimenti senza importanza, di qualche piccola faccenda svolta negli ultimi giorni, quasi per alleggerire i pensieri, e sembra volersi preoccupare così di riempire quel vuoto che all’improvviso pare quasi minacciare le stanze stesse di quella casa. Ma poi arriva lui, con il suo solito pacco di carte e giornali sotto al proprio braccio, come a voler perpetuare la tradizione di tenersi informato in ogni caso, qualsiasi cosa possa accadere, senza alcuna deroga alla tradizione stabilita. Si guardano un attimo, lui e suo figlio, e il padre gli stende la mano, come si fa tra persone serie, tra individui che capiscono perfettamente e sanno dare importanza ai momenti che assolutamente ne hanno, ma Alberto non si trattiene, e lo abbraccia, come non aveva più fatto probabilmente da quando era ancora un ragazzo. Non c’è neppure bisogno di spendere delle parole, tutto è spiegato, tutto è chiaro, adesso c’è soltanto la necessità di salvare il salvabile. Infine, si siedono a tavola, nel largo salone, e la ragazza che aiuta in casa la madre di Alberto, porta subito qualcosa da bere, e tramite un piccolo gesto comprende immediatamente di attendere almeno qualche minuto prima di servire quel pranzo, lasciando che le cose si dipanino con calma, senza affrettarle.

            <<Dobbiamo parlare>>, dice il padre di Alberto, e lui annuisce, ancora incapace di immaginare quali possano essere quelle parole con cui devono tentare di ricucire tutti quegli anni di incomprensione, di lontananza, di indifferenza, ognuno verso l’altro, nello stare dietro a delle vite diverse. <<Sono qui>>, dice Alberto alla fine, quasi a sottolineare che adesso quello che c’è da fare lui lo farà, e non tenterà neppure per un momento di tirarsi indietro da ciò che suo padre si attende da lui. <<Dovrai prendere qualche giorno di permesso, sul tuo posto di lavoro>>, dice il papà, <<e venire con me in concessionaria, a renderti conto di persona che cosa molto presto diverrà necessario. In seguito, non c’è fretta, ci penserai con calma, e poi deciderai tu cosa davvero vuoi fare>>.

 

Bruno Magnolfi

martedì 16 maggio 2023

Accettazione della realtà.


            Davanti alla Casa del Popolo di Calci nessuno ha più voglia di fare dei pettegolezzi. Gli abitudinari del posto sono tornati ai tavoli del locale per fare qualche mano alle carte, e gli altri davanti al bancone parlano come sempre del gioco del pallone, oppure di politica, o di donne, e di altre sciocchezze del genere. Anche Alberto è quasi diventato, in certe sere, un abitudinario di quel locale, e qualcuno si è già intrattenuto qualche volta a parlare con lui, magari chiedendogli qualcosa sull’Ufficio Postale, o della consegna delle lettere, e di altre cose di quel tipo. Ormai, dopo l’infortunio di Gino, che peraltro ne avrà ancora per un lungo tempo prima di rimettersi nella condizione per riprendere con il suo lavoro, Alberto è già stato accolto da quasi tutto il paese come il nuovo postino, anche se svolge quel ruolo solo momentaneamente, in sostituzione appunto del collega, ed allora quando passa dal locale, anche soltanto per un caffè, c’è sempre qualcuno che a voce alta dice a tutti gli altri: <<ecco il nostro postino>>, senza che lui trovi mai nulla da eccepire. Gli piace, anzi, essere accolto in questa bonaria comunità di brave persone, ed il fatto di trovare ogni tanto anche il marito di Lorenza da quelle parti, lo conduce inevitabilmente ad intrattenersi con lui per parlare del contratto di lavoro, delle possibili rivendicazioni, e dei diritti dei lavoratori, chiacchiere sindacali che comunque non sono sfuggite alla maggior parte dei frequentatori del locale, tanto che molti hanno iniziato a non accostare più Alberto a quelle idee politiche di destra espresse in qualche modo da tutta la sua famiglia, e culminanti nella carica di suo zio, noto vicesindaco del paese. 

            Qualcuno forse vorrebbe anche chiedergli qualcosa della sua innegabile relazione con Laura, ma ancora non ci sono del tutto le condizioni di affinità e di conoscenza che lascino osare verso di lui un argomento così personale e intimo di quel genere. Però lo ascoltano sempre attentamente quando produce qualche risposta su argomenti anche distantissimi da questo, forse proprio nell’attesa che dalle sue parole trapeli, anche per sbaglio, qualche illuminazione proprio su quella faccenda. Così gli chiedono a volte come si trova nella sua nuova abitazione, oppure quale giudizio si sentirebbe di dare, proprio con i suoi occhi da esterno, di questo loro paese che lo sta accogliendo, sia per il lavoro in cui è impegnato, che per la casa che adesso abita. Però, proprio mentre gli chiedono tutto questo, in mezzo ai loro pensieri sicuramente proseguono ad avere ben impresso il fatto, ancora mal digerito, che una ragazza di quel loro paese si sia data, chissà perché, ad uno esattamente come lui, anche se riconoscono tutti come non siano assolutamente fatti loro. Uno di cui non è ancora possibile fidarsi, anche se in apparenza, per giudizio unanime, sembra proprio un ragazzone tranquillo.

            Ma Alberto immagina di entrare d’improvviso come una furia dentro al locale, e a voce alta, mentre tutti di colpo si zittiscono, iniziare a dire: <<Io, io, io; che ho creduto di poter fare un salto nella mia esistenza, semplicemente arrivando qua, in mezzo a voi, a servirvi con il mio lavoro, e ad abitare in una delle vostre case, nel tentativo di amalgamarmi con voi di questo paese, e portare per mano lungo le vostre strade quella ragazza che è il fulcro di tutto questo, a cui tutto sembra girare attorno, e della quale in certi giorni mi sembra di non poter proprio fare a meno. Bene, io sto fallendo con il mio progetto, e se adesso vi guardo non riconosco niente in voi che possa essere anche mio. Non ci voleva molto, era sufficiente un guizzo di sentimento in più, probabilmente, ma forse non c’è stato, e non so neppure se darne la colpa a me stesso, oppure a chissà cosa. Però, adesso, sono semplicemente immerso nei dubbi, e non so come uscirne>>. Naturalmente non avrebbe mai il coraggio di fare una tirata del genere, e forse ai frequentatori della Casa del Popolo non interesserebbe neppure ascoltare dei discorsi di questo tipo; però, è assolutamente vero, pensa Alberto quando rientra in casa da solo, che non so più di che cosa faccio parte, e neppure che cosa io stia cercando, o quale potrà essere il mio futuro. All’improvviso non ho neppure una vera personalità, una maniera mia di interpretare questa vita che mi è data e che in questo momento non riesco neppure a comprendere. Mi guardo attorno, ma non trovo forse niente di quello che vorrei.

            Alla fine, però, lui sorride, specialmente quando qualcuno torna a dargli una pacca sopra la spalla, e a sostenere che c’era proprio bisogno di un nuovo postino nel paese di Calci. Forse lo prendono in giro, pensa Alberto, ma lo fanno in maniera accettabile, senza alcuna cattiveria. Se soltanto riuscisse a parlare con Laura con la stessa sincerità che certe volte prova dentro sé stesso, forse le cose sarebbero diverse per lui, e lei probabilmente riuscirebbe ad avere di Alberto una stima maggiore. Ma non ci possiamo disegnare così come ci piace, e poi bisogna sempre accettare la realtà.

 

            Bruno Magnolfi

sabato 13 maggio 2023

Niente da perdere.


            Lui entra dentro al negozio, si guarda attorno, poi si fa incartare qualcosa dall’uomo che sta dietro al banco, mentre intanto prende alcune confezioni da uno scaffale. Non è facile prepararsi qualcosa da mangiare che non sia quasi sempre la medesima cosa, ed Alberto riflette che per molti anni lui in fondo ha sempre pranzato dalla sua mamma, anche quando è stato ristrutturato il piano superiore della casa dei suoi genitori, ed ha iniziato ad abitare per conto proprio. Almeno una volta al giorno difatti, lui ha sempre disceso con calma le scale, e con la scusa di fare due chiacchiere con lei mentre suo padre non c’era, ha lasciato che sua madre gli servisse qualcosa di buono al tavolo di cucina, magari qualcosa già preparato apposta per lui. Soltanto adesso forse si rende conto di quanto possa essersi lasciato viziare da certe abitudini, ed adesso, aver preso in affitto un appartamento così lontano dai suoi, ha messo subito in luce il fatto di non sapere quasi cucinare nemmeno le cose più elementari. Naturalmente ha chiesto subito aiuto a Laura, e già più di una volta, ma lei si è limitata a sorridere, anche se poi gli ha dato qualche dritta per preparare dei piatti veloci, spiegandogli che la cosa migliore in quel campo è quella di arrangiarsi, e magari sbagliare, in modo però da migliorare poco per volta le proprie capacità e il proprio intuito, piuttosto che farsi insegnare.

Il negoziante continua a servirlo; sa benissimo chi realmente sia quel ragazzone che adesso si ritrova davanti, ma per lui alla fine è un cliente come tutti, anche se comprende al volo quella sua indecisione sull'acquisto dei prodotti alimentari. Non è semplice tentare di fare qualcosa di cui non ci siamo mai preoccupati, e la cosa peggiore arriva quando a quell'attività non abbiamo proprio mai dato alcuna importanza, né prestato attenzione. Quello che ha di fronte è un figlio di famiglia benestante, praticamente incapace di prendere in esame le piccole cose quotidiane, di stare dietro a dettagli così insignificanti, a suo parere, da non essere presi neppure in considerazione. Ma l’esistenza è fatta così, e prima o dopo ti mette di fronte a delle esperienze delle quali non ti saresti mai immaginato la possibilità, quasi che l’ironia della sorte fosse rimasta in agguato per stare a vedere come te la saresti cavata. Forse adesso, chissà, vorrebbe fare bella figura magari cucinando qualcosa per la sua ragazza, ma non è così facile, e poi soprattutto non si imparano mai le cose da un giorno a quell’altro.

 Poi Alberto paga, ed infine esce dal negozio dei generi alimentari con i suoi acquisti, e tenendo in mano la busta pesante delle provviste, se ne va verso casa, convinto di poter mettere insieme una cena quasi perfetta. Nella mattinata ha proseguito a consegnare la posta, così come sta facendo oramai da vari giorni, e per la prima volta gli è venuto l'improvviso sospetto che il ciclomotore messo a disposizione dell’Ufficio Postale di Calci dalla Direzione Generale di Pisa, sia stato venduto all’organizzazione proprio da suo padre, quasi per ulteriore ironia, che comunque prosegue a rappresentare il più grosso commerciante in quel settore di tutta la Provincia. Laura sembra sempre più distaccata; a lui pareva che una volta preso in affitto quell’appartamento dove è andato ad abitare, lei potesse mostrarsi facilmente disposta a stare con lui in ogni possibile momento libero, ma le cose non stanno affatto andando in questa maniera, ed Alberto si ritrova spesso da solo in quelle stanze un po' estranee, e a cucinare su dei fuochi che proprio non sente suoi, in una casa che era già ammobiliata, sfornellando qualcosa di estremamente semplice e di scarsa soddisfazione per il palato, fino a trascorrere delle serate in maniera sostanzialmente noiosa.

Alberto non sa ancora spiegarsi che cosa tra lui e Laura abbia velocemente iniziato a non andare più per il verso giusto, e se pensa ai suoi vecchi amici di un tempo che ha lasciato a Bientina, gli viene quasi da vergognarsi per come si è ridotto, tanto che se loro lo vedessero in questo momento probabilmente non lo riconoscerebbero neppure. Poi telefona a sua madre. Non sa troppo bene cosa dirle, e soprattutto non vuole certo lamentarsi con lei per il peggioramento della sua situazione, però, all’improvviso, è proprio sua mamma, meravigliandolo e non poco, che subito va oltre questi pensieri e lo invita ad andare a pranzo da lei. <<Quando ci sarà anche tuo padre>>, puntualizza. Alberto è colto di sorpresa, e non volendo apparire scortese risponde di sì, che andrà da loro a Bientina la prossima domenica. Almeno mangerò qualcosa di buono, pensa mentre saluta sua madre e riaggancia il telefono. Mio padre vuole vedermi, riflette ancora, chissà di che cosa vuole parlarmi, forse soltanto di sciocchezze, o magari desidera addirittura farmi qualche proposta. Soltanto domenica capirò tutto questo, e in fondo non mi pare, al punto in cui sono arrivato, di avere niente da perdere.

 

Bruno Magnolfi

venerdì 5 maggio 2023

Scelte adeguate.


            Si alza lentamente dalla propria scrivania, Lorenza, senza sapere bene neppure che cosa abbia desiderio di fare. In questo momento regna la calma tra gli impiegati, non c’è nessun utente dentro l’Ufficio Postale, e Laura dietro allo sportello sta mettendo in ordine semplicemente qualche modulo, oppure sposta qualche foglio di carta, nell’attesa che giunga almeno un cliente. Si accosta a lei, Lorenza, forse soltanto per farle un sorriso, o per mostrarle la propria amicizia, magari una certa vicinanza, anche se non c’è un vero motivo per farlo, e senza sapere bene neppure se parlarle davvero di qualche argomento, oppure no. Vorrebbe forse spiegarle quanto sia evidente il cambiamento che sta senz’altro avvenendo in lei negli ultimi tempi: quella improvvisa sicurezza di sé, quel suo sorriso sempre radioso, quei gesti misurati eppure completi. Ma le rimane estremamente difficile trovare le parole adatte a dire cose del genere, e poi le è chiaro che la sensibilità capace di registrare certe variazioni in una persona, può essere facilmente fraintesa con mille altre espressioni più negative di ciò che si vorrebbe. Decide di non dirle niente, alla fine, limitandosi ad osservare quei fogli impilati sopra il bancone, come se soltanto gli oggetti cartacei, le buste, i moduli, le ricevute, dentro a quel loro ufficio, avessero un senso preciso, una decisiva importanza. Peraltro, da quando sono stati destinati i due nuovi impiegati al rinforzo del personale di Calci, il lavoro per tutti quanti si è fatto decisamente più leggero, senza ancora quegli affanni di qualche tempo addietro. <<Sto bene>>, le dice invece Laura all’improvviso, notando vicino a sé quella presenza, e sorprendendo la collega con la propria naturale perspicacia. <<Questo periodo per me si può dire sia quasi una rinascita>>, le fa sottovoce, <<e mi trovo ad essere costantemente piena di entusiasmo>>.

            Lorenza sorride, la guarda senza riuscire a pronunciare alcuna parola adatta, però è contenta di quello che le sta dicendo Laura, ed è esattamente quello che forse desiderava sentirsi dire. Certo, tutti si sono accorti della relazione nata tra lei ed Alberto, ma loro non sono più dei ragazzi, e non può essere soltanto quello il motivo del suo profondo cambiamento in corso, anche se forse è stata davvero la spinta necessaria. <<Sono più sicura di me>>, prosegue Laura senza neppure spostarsi da dove si trova, <<ed è una sensazione meravigliosa, anche soltanto sapere all’improvviso che cosa si desidera davvero, e che cosa invece si vuole lasciar perdere>>. Lorenza la guarda, e vorrebbe quasi porle qualche domanda, sapere di più, ma le parole di Laura sono spiazzanti, non lasciano campo a nessuna ulteriore curiosità, così riesce soltanto a dirle, con voce bassa: <<sono contenta per te, mi pare davvero che tutto ti vada per il verso giusto>>. Poi si muove verso l’ufficio della Direttrice, magari per chiederle se ci sono delle novità, ma poi ci ripensa e torna a sedersi alla sua scrivania. Alberto, in questo stesso momento, è in giro con il ciclomotore, impegnato a consegnare la posta, e forse prova dentro di sé un po’ di dispiacere per non trascorrere più come prima tutto il suo orario di lavoro dentro l’ufficio dove si trova anche Laura, ma di controparte si sente molto bene all’aria aperta, più libero di guardarsi attorno e di respirare la tranquillità del paese.

            Lorenza probabilmente desiderava sapere qualcosa sul suo futuro, venire a conoscenza di qualche decisione importante da parte di Laura, però non si sente nella condizione di chiedere sfacciatamente delle cose del genere. Sicuramente anche i genitori di questa sua collega saranno in apprensione per i cambiamenti repentini che lei sta mettendo in atto, però alla fine sono dettagli personali su cui non è lecito fare delle domande, magari esibendo una certa falsa indifferenza. Ha notato però che Alberto, al mattino, prima di partire con il suo ciclomotore sempre carico di posta da consegnare, si ferma inderogabilmente qualche minuto da lei, e in un paio di occasioni sono addirittura arrivati assieme in ufficio, dando segno di aver trascorso probabilmente la notte nel nuovo appartamento che lui ha preso in affitto in paese. Nei mesi scorsi le pareva che quei due non fossero destinati ad avere una storia, diversi di carattere come appaiono a tutti, ma in questo campo sbagliarsi è del tutto normale. Adesso Lorenza si chiede persino quale mai sarà stata la scintilla che ha fatto scaturire quel rogo tra i due, e forse secondo lei è anche lecito considerare per quanto tempo possa mai avere un vero seguito quel loro innamoramento, considerato che Laura sembra notevolmente attratta da questo corso di teatro di cui ha parlato con chiunque, e che pare stia seguendo con grande passione e dedizione. Probabilmente giungeranno addirittura delle improvvise novità tra non molto, immagina lei adesso; o forse le loro decisioni saranno tali che in poco tempo non si troverà più niente di cui stupirsi, e quella tra loro due sarà un’altra coppia stabile come altre che si sono formate in questo piccolo paese di provincia. E tra le due soluzioni, forse l’augurio più giusto da fare è quello che ambedue siano capaci di mettere in pratica la scelta migliore.

 

            Bruno Magnolfi    

martedì 2 maggio 2023

Persona compiuta.


            <<Alberto se n’è andato da casa>>, aveva detto con un filo di voce la madre di Alberto a suo marito. Lui l’aveva guardata per un attimo, come se la stesse vedendo per la prima volta, e poi aveva scosso la testa come per non riuscire a comprendere cosa intendesse dire. <<Ha trovato un appartamento in affitto, ha messo le sue cose dentro la macchina, ed è partito, tutto qua>>. Lui allora si era mosso nella stanza, quasi per dimostrare che esattamente come per tutti i problemi che la sua famiglia era stata in grado di affrontare fino adesso, si sarebbe trovato facilmente un rimedio anche a quello. <<E dove rimane, questo appartamento?>>, aveva chiesto poi con un tono quasi burlesco. <<Vicino a dove lavora, a Calci>>, aveva risposto sua moglie con un modo che sembrava moltiplicare quella breve distanza tra i due paesi della provincia, almeno per un numero pari a cento. <<Potrebbero essere le spese a riportarlo indietro>>, aveva detto lui a voce alta, ma come parlando a sé stesso. <<Per quello, forse possiamo dargli una mano a pagare la pigione e le bollette>>, aveva detto la donna con una leggera titubanza. <<Ma certo>>, diceva allora suo marito con impeto. <<Anzi, dobbiamo pagargli tutto per intero. In fondo ci libera il piano superiore di questa casa, e poi non voglio certo che qualcuno di quei paesani si renda conto che mio figlio sta affrontando dei sacrifici economici. Non deve mancargli nulla, o almeno niente di quello che ha avuto fino adesso>>.

            Le ampie stanze silenziose dove si trovavano i due sembravano all’improvviso il risolutivo fermo immagine di una serie infinita di difficili fotomontaggi dai colori forti e sgargianti, che però in questo preciso momento apparivano tutti neutralizzati in un grigio indefinito, dai contorni vaghi, con gli scuri sfumati, e i chiari prossimi al colore pallido stesso della carta. Non ha mostrato mai nessun talento, aveva pensato lui di Alberto qualche volta, anche se questo non lo aveva mai detto a nessuno. In ogni caso non gli dispiaceva ora quella mossa, anche se improvvisamente si sentiva più solo, invecchiato, maggiormente distante da qualcosa in cui tanti anni fa forse aveva creduto, senza accettare mai del tutto la realtà incontrovertibile. Magari sarebbe stato il momento per stringersi a sua moglie, provare quella normale nostalgia per quando loro figlio era stato un bambino, ed aveva riempito la loro casa di giochi e di schiamazzi, ma il padre di Alberto, in questo attimo esatto, desiderava soltanto rimanere da solo, o almeno vuotarsi la mente da qualsiasi preoccupazione. Perciò aveva acceso la televisione, e poi si era seduto sulla sua poltrona preferita, completamente immerso in uno stallo che difficilmente sarebbe comunque riuscito ad evitare.    

            In fondo erano mesi che lui non parlava con suo figlio, e le uniche notizie che di recente aveva avuto di Alberto, erano state semplicemente quelle filtrate e ammorbidite dalla voce di sua moglie. Presto sarebbero cambiate le cose però, di questo ne era sicuro. Andare ad abitare in una casa diversa da quella di famiglia, e addirittura in un altro centro abitato, poteva soltanto smuovere il carattere duro e incarognito che secondo lui si ritrovava suo figlio, e quindi Alberto stesso sarebbe presto tornato ad accettare gli inviti per il pranzo della domenica che sua madre non avrebbe certamente lesinato da ora in avanti, e in quelle nuove occasioni ci sarebbe stato allora tutto il tempo per parlare con calma e anche per chiarirsi, e addirittura, nell’illustrazione di ognuno nei confronti della propria giornata, probabilmente riavvicinarsi poco per volta. Anche lui si sarebbe fatto trascinare, anche per rendersi conto in quale appartamento fosse mai andato ad abitare suo figlio, naturalmente una volta invitato, ed allora gli avrebbe senz’altro dato qualche consiglio, magari lo avrebbe incoraggiato a trovare un alloggio più adatto, se quello non gli fosse piaciuto; oppure gli avrebbe preso come minimo dei mobili nuovi, migliori, più adatti ad uno con il suo nome. Certo, le cose sarebbero migliorate per tutti, ne era sicuro, e la loro famiglia avrebbe ritrovato una solidarietà che fino a ieri sembrava perduta.

            <<Sono contento>>, aveva detto a sua moglie una volta rimessosi in piedi ed aver fatto qualche passo con calma verso di lei. <<La mossa che ha deciso di compiere Alberto, non può far altro che trovarmi d’accordo. Sono sicuro che adesso troverà meglio e per conto proprio i valori importanti dell’esistenza, e a noi non giungeranno più soltanto delle delusioni da parte sua>>. La moglie lo aveva osservato in silenzio, immobile, come si aspettasse una rettifica di quelle parole, e per dare ancor più importanza a ciò che aveva sentito, non aveva aggiunto un bel niente, neppure un respiro. In fondo era il loro unico figlio, e già da parecchi anni si era ormai fatto uomo, per cui le scelte che forse aveva rimandato per troppi anni, adesso si erano condensate in un unico momento. Ma tutto ciò, comunque, andava bene; e se era davvero arrivato quel momento, era giusto che Alberto sentisse dentro di sé tutta la libertà che ci voleva per essere finalmente una persona compiuta.

 

            Bruno Magnolfi