giovedì 31 gennaio 2019

Mai, ogni giorno.



La corriera passa ogni ora, è sufficiente stare accanto al segnale della fermata e fare un cenno all'autista per indicare la propria volontà di salire a bordo. Marisa si è vestita con cura per uscire da casa, e quando sale sul mezzo sferragliante sente di essere assolutamente a proprio agio, nonostante tra i pochi viaggiatori presenti, non ci sia a bordo neanche una persona che lei conosca o che abbia già visto in altre occasioni. Sa che non le viene del tutto naturale, però sente che per lei è giunto adesso il momento di compiere un passo importante: andare fino al negozio di sua figlia, acquistare qualcosa accettando i consigli di lei, e farle dei sentiti complimenti per le ultime collezioni di vestiti che ha messo in vendita, qualsiasi essi siano.
Avverto in questo momento la necessità improrogabile di trovare maggiore sintonia con Clara, pensa con determinazione mentre guarda distrattamente gli sprazzi di campagna fuori dal finestrino. In fondo è mia figlia, e se ci siamo un po’ allontanate negli ultimi tempi, è soltanto per una specie di prova di carattere che abbiamo voluto mettere in campo vicendevolmente, qualcosa che in fondo, lo riconosco, non ha avuto assolutamente alcun senso. Probabilmente lei nei prossimi anni sarà impegnata sempre di più con il suo negozio, e forse troverà qualcuno che la porti fuori la sera qualche volta, ed un giorno non lontano verrà magari a dirmi che vuole sposarsi, o che desidera andare a vivere da sola in qualche appartamento vicino al suo lavoro.
E’ giusto, non posso dire niente, pensa ancora Marisa; adesso è il suo momento, deve trovare la forza per fare le scelte maggiormente opportune per la sua vita, anche se spero che le adotti in maniera più pacata, senza trovare nessuno che la pungoli, come probabilmente ho fatto io in certe occasioni; e poi, se lo vorrà, sua madre qualche volta potrebbe forse tirar fuori la propria opinione, un parere obiettivo e assolutamente non vincolante per la sua bambina, limitandosi altrimenti a mostrare sempre e comunque il gradimento di tutto ciò che lei potrà desiderare, senza mettersi in mezzo. Anche perché sono più che sicura che mia figlia non farà mai dei grossi errori, ed io nei limiti del possibile dovrò sempre e comunque fare la mia parte di madre, e riuscire anche a starmene di lato, se Clara desiderasse così.
In fondo molte cose non mi sono piaciute durante la sua crescita, pensa ancora Marisa; ad iniziare dal fatto di non essersi dedicata affatto agli studi, nonostante tutto il mio sostegno ed il mio incoraggiamento. Ancora non capisco quale sia stato lo sbaglio secondo il quale niente di buono è uscito da lei durante la scuola superiore, tanto da farla decidere per l’abbandono senza nemmeno aver preso il diploma. Certo, quella è stata per me una bella batosta, in ogni caso adesso non è più nemmeno il caso di ripensarci, visto che tutto in qualche modo si è sistemato, e che l’intervento di sua madre è stato risolutivo, almeno per lei.
Infine scende dalla corriera, Marisa, sulla piazza principale del centro abitato, quindi si guarda un attimo attorno, sistema qualcosa nella sua borsetta, e poi si dirige con la solita determinazione che la contraddistingue verso il negozio di merceria e di abbigliamento: sarà sorpresa Clara di questa visita, pensa con passo nervoso; in fondo non le capita certo ogni giorno.


Bruno Magnolfi  



domenica 27 gennaio 2019

Cambio di atteggiamento.


            

            Mi dispiace, dice Clara a lui con una certa fermezza; ma in questo momento non me la sento di mettere in piedi con te una relazione che non sia costituita esclusivamente dalla nostra amicizia. E poi, anche per quanto riguarda proprio l’amicizia, negli ultimi tempi sento di preferire la frequentazione di diverse persone, almeno quando mi va, piuttosto che  incontrarmi soltanto con una. Non è che non mi piaccia la tua presenza intorno a me, o che per qualche motivo ti voglia tenere distante: tu mi piaci, e mi va a genio quasi sempre il tuo modo di essere, però qualche volta vorrei fermarmi in maniera spensierata anche dai ragazzi che si ritrovano sulle panchine, ad esempio, e ridere con loro mentre sostiamo tutti insieme davanti al bar Soldini, senza dover pensare che in questo modo rischio di mettermi contro qualcuno.
Tommaso la guarda un momento, sembra riflettere appena per un attimo tutto quanto l'argomento che lo riguarda; poi decide che in fondo non gli dispiacciono troppo queste parole, e gli sembrano, al contrario di quanto avrebbe potuto pensare solo qualche tempo più addietro, addirittura di buon senso, equilibrate, anche perché, nei giorni immediatamente precedenti questo, si era sentito addirittura preoccupato per essere giunto anche troppo velocemente al punto di dover stringere una relazione seria con lei, in considerazione anche di come erano andate le cose tra loro fino a quel momento. Perciò adesso, tirando quasi un sospiro di sollievo, dice soltanto: d'accordo, per me non ci sono problemi. Ho molto da fare con l’università in questo periodo, tanto che il mio tempo libero si preannuncia davvero ridotto. E poi, a parte questo, probabilmente dovremo conoscerci meglio prima di affrontare delle scelte di una certa importanza. Non c'è niente di male, pensano tutt’e due quasi nello stesso momento in cui si guardano: non escludiamo niente così, considerato che tutte le possibilità per un eventuale nostro futuro, rimangono aperte.
Perciò, quando poco dopo si salutano, loro due lo fanno in maniera estremamente cordiale e amichevole, forse addirittura alleggeriti da quel chiarimento di cui senza dubbio sentivano ambedue la necessità. Clara  resta in macchina ancora per un attimo, mentre Tommaso si allontana a piedi senza voltarsi, poi lei avvia il motore e guida con calma e leggerezza per tutto quel tratto buio di pochi chilometri, fino a giungere alla sua abitazione nella località Il Platano: riflette adesso che non ha parlato per niente con sua madre delle ultime novità che riguardano la sua unica figlia, e che ultimamente ha sempre cercato di lasciarla al di fuori persino dalle sue preoccupazioni, ma forse in questo momento, anche se non sa proprio come potrebbe fare, e nonostante le risulti qualcosa di assolutamente non facile, considerando anche che non è affatto evidente come certi argomenti a sua madre le possano davvero interessare, vorrebbe finalmente parlarle. Perché, se ci pensa proprio con intensità, anche nell’attimo stesso in cui sta parcheggiando la sua macchina lungo il vialetto di casa, forse ciò che pesa per lei più di tutto, è proprio quella distanza che immancabilmente si pone sempre tra loro due, in qualsiasi momento della loro vita in comune, all’interno di quella abitazione in cui vivono da sempre, ed anche tutte le poche volte che si trovano a scambiarsi delle semplici opinioni. È come se cercassero continuamente di scansarsi, pensa lei, o di evitare di sentire davvero ciò che l’altra ha da dire. Ma adesso Clara si sente grande, matura, autonoma, non ha più bisogno di rifugiarsi in un angolo soltanto per sfuggire ad una personalità troppo forte come quella di sua madre. Cambieranno le cose, decide; o almeno devo proprio provare a farle cambiare.

Bruno Magnolfi

mercoledì 23 gennaio 2019

Brutte persone.




Lo ha notato quasi immediatamente, di poco avanti a sé, una volta uscito da casa e incamminatosi lungo la strada. Tra le ombre del tardo pomeriggio spesso non è facile rendersi conto di cosa sia un piccolo oggetto scuro che sguscia, che si insinua tra le auto parcheggiate, che si nasconde alla vista di tutti: forse un gatto, uno di quei tanti che girano intorno ai caseggiati camminando sulla cima dei muretti e attraversando le sbarre dei cancelli e delle recinzioni, per poi rientrare nella casa di qualche vecchia che li accudisce e che li fa dormire su una sedia impagliata o sulla poltrona; o anche un semplice pezzo di giornale magari, mosso dal vento freddo di queste sere invernali, sfuggito di mano a qualche passante poco attento, o gettato via da chi non è interessato a lasciare pulite le strade e le piazze della propria città.
Renato si è sentito subito incuriosito da quella macchia di sporco mobile e quasi incomprensibile, quasi fosse ai suoi occhi una chiara dimostrazione di diversità, una differenza palpabile, una variabile insolita, all’interno di un panorama cittadino spesso anche troppo ordinato, fatto e finito, regolamentato da ordini troppo precisi, costituito secondo una logica insopportabilmente esatta, almeno per il suo modo ribelle di vedere le cose. Così si è avvicinato lentamente, badando a non produrre rumori, stando ben attento a dove appoggiare le suole delle sue scarpe, e scorrendo con molta calma il marciapiede di quella strada deserta; ed ha aperto gli occhi nell’oscurità della sera precoce, fino a cogliere ogni più piccola sfumatura di ciò che andava osservando, all’erta per ogni rumore avvertibile.
Poi, un piccolo cucciolo di cane dal mantello chiazzato, finalmente, è uscito con rapidità allo scoperto, scodinzolando verso di lui e fermandosi vicino ai suoi piedi, sprovvisto di collare e senza niente che lo rendesse in qualche modo identificabile.  Renato gli si è avvicinato ancora di più, gli ha fatto una carezza, lo ha trattenuto un momento con sé, ed il cucciolo si è mostrato subito riconoscente di quelle attenzioni, pur magro, denutrito, sporco, probabilmente privo di padrone e perfino di un posto dove andare a rifugiarsi la notte. Non ha avuto bisogno di convincerlo troppo, il cane appena lui si è mosso gli è andato subito dietro, come se riponesse proprio in Renato tutta la fiducia per il suo futuro. Allora lui lo ha preso in braccio, lo ha accarezzato e se lo è portato fino a casa, deciso a tenerlo con sé.
Gli amici più tardi gli hanno fatto corona sulla piazza insinuando qualche immancabile battuta di spirito nel vederlo presentarsi al ritrovo delle panchine con quel cucciolo trattenuto da un guinzaglio un po’ estemporaneo, ma Renato si è mostrato felice del suo nuovo amico da sfoggiare tra i compagni di sempre, quasi fosse quello che segretamente aveva sempre desiderato. Lo ha visto così Clara, passando in modo quasi distratto attraverso la piazza, e salutando tutti da lontano con un semplice gesto: e le è piaciuto molto rendersi conto di come dietro a quei ragazzi mezzi sbandati, privi di un interesse preciso, poco inclini ad integrarsi con gli altri, forse si rannidasse una sensibilità addirittura insospettabile, e di come quel Renato, osservato da un particolare punto di vista, alla fine non fosse affatto una brutta persona.


Bruno Magnolfi


domenica 20 gennaio 2019

Difficile comunicazione.



Il nostro è un mondo piccolo, dice quasi tra sé la giornalaia da dentro al suo chiosco ricoperto di riviste ed edizioni di ogni tipo, ogni volta che qualcuno tenta di decifrare grossolanamente la realtà a voce alta, mentre guarda i titoli principali dei quotidiani esposti, sottintendendo in questo modo che quanto accade veramente è sempre troppo lontano da lì, dove di ogni avvenimento esterno che pur dimostri una certa rilevanza, se ne sentiranno delle vere conseguenze in modo talmente diluito da riuscire comodamente anche a passarlo sotto silenzio.
Conosce tutti lei, filtrando la realtà da dietro quella feritoia da cui riesce ad osservare tranquillamente tutta la piazza principale del paese di Borgo San Carlo, e soprattutto dei suoi tanti abitanti che sostano o passano da quelle parti, riuscendo anche a mandare a memoria i nomi di una quantità smisurata di persone che vengono da lei per acquistare qualcuno dei suoi giornali. Il più affezionato tra tutti è senza dubbio è il signor Soldini, che già al mattino presto, spesso per primo, quando lei ha appena aperto la sua edicola, prende sempre almeno due copie dei quotidiani: uno per essere sfogliato rapidamente da lui dietro al suo bancone, e l’altro per essere messo a disposizione di tutti i clienti del suo bar.
            I frequentatori della piazza sostengono che la donna sappia tutto quello che ci sarebbe da sapere in un paese come il Borgo, e spesso qualcuno le si rivolge sottovoce per sapere qualcosa di quello o di quell’altro, anche se la giornalaia ben difficilmente si lascia andare a dei pettegolezzi veri e propri, restando generalmente sul generico e barricandosi dietro al fatto di non essere a conoscenza di parecchie delle cose che le vengono richieste. Qualcuno sorride, altri alzano le spalle, in ogni caso lei non si lascia facilmente tirare dentro a certi meccanismi.
            Conosce Clara, che quasi ogni settimana va da lei per acquistare qualche edizione delle poche riviste di moda e di abbigliamento che l’edicola si fa consegnare insieme a tutto il resto, e conosce abbastanza bene la sua storia di negoziante e di figlia di Marisa, ma non ha mai parlato quasi di niente con lei, escluse le poche frasi di circostanza che si possono usare in quei casi. Perciò le risulta subito strano che questa ragazza oggi pomeriggio, prima di riaprire la sua merceria per il turno della sera, passi da lì quasi con indifferenza, e con una scusa le chieda se conosca quel ragazzo ricciolo, Tommaso, e se per caso l’abbia visto ultimamente da quelle parti.
            Lo conosco, fa la giornalaia, viene sempre per comprare delle riviste di cultura, ma è da un po’ di tempo a questa parte a dire la verità che non si vede più, forse starà studiando per qualcuno dei suoi esami all’università. Va bene, dice Clara mentre si fa dare una rivista di vestiti, ma se dovesse passare da qui, avrei piacere se lo avvertisse che lo sto cercando. D’accordo, fa l’altra, se lo vedo non avrò problemi a dirglielo. La ringrazio, dice ancora Clara, e buona serata. Poi si allontana, in parte soddisfatta del suo tentativo, anche se peraltro le pare di aver sciupato qualcosa con quella sua richiesta sempliciotta. La giornalaia nello stesso momento la guarda allontanarsi: non c’è niente di strano, pensa in mezzo a tutte quelle parole e frasi scritte da cui risulta circondata; certe volte purtroppo viene a mancare la comunicazione tra di noi, anche se crediamo sempre che tutto sia persino troppo facile.


            Bruno Magnolfi



lunedì 14 gennaio 2019

Coraggio di piazza.


           

            Clara è stanca. Rientra a casa anche stasera come sempre, dopo una giornata intera trascorsa dentro al suo negozio, e le pare proprio di non aver fatto niente di importante, neppure oggi. Pochi clienti, qualche chiacchiera di circostanza, nessuna buona idea, neanche per rendere più invitante la vetrina per coloro che passano a piedi lungo il marciapiede della strada di fronte. Ha trovato un biglietto quando è uscita, sotto al tergicristallo della sua macchina parcheggiata poco distante, e questo è stato l’unico dato positivo, almeno da un po’ di tempo a questa parte.
Lo ha letto subito, non poteva attendere; così è entrata in auto, ha aperto il foglietto, ha visto per prima cosa che c'era in fondo la firma di Tommaso, e già questo le è parso meraviglioso, quasi commovente. Solo una frase semplice vergata sulla carta: “Ciao, domani sera sarò davanti al tuo negozio, all'ora di chiusura”. Va bene, ha detto lei a se stessa, come per sentire la propria voce avvalorare meglio e maggiormente ogni suo pensiero a riguardo. Poi ha avviato il motore della macchina, ha innestato la retromarcia per compiere la manovra, e solo a quel punto ha notato nello specchietto retrovisore qualcuno che in silenzio la stava guardando.
Si è avvicinato dalla sua parte, senza che lei avesse fatto niente, se non restare ferma, con il cambio posizionato in folle. Poi Renato, vicino al finestrino, le ha detto qualcosa, forse una parola di saluto, e lei allora ha aperto giusto una spanna del suo vetro, proprio per capire bene cosa era venuto a dirle davvero quel ragazzo. Non ti sei più fatta vedere in piazza, ha spiegato lui appoggiandosi leggermente alla carrozzeria dell’auto. Mi dispiace, ha aggiunto, perchè non era questo il risultato a cui aspiravo. Mi piacerebbe trovare nuovamente la sintonia che eravamo riusciti ad avere tra di noi qualche tempo fa, anche se immagino che adesso sia diventato tutto più difficile.  
Clara spenge il motore, pur restando ferma, seduta al volante. Forse non avrebbe voglia proprio adesso di affrontare un argomento così difficile e spinoso, però sa che probabilmente non avrà un’altra occasione di vero confronto con Renato, e lei non vuole perdere questa occasione. Mi meraviglio, dice, che tu abbia la faccia tosta di venire così a parlarmi. In ogni caso sappi che non ho mai inteso essere la preda per alcuni litiganti. Non mi pare adeguato il tuo contegno, e non credo sia giusto il comportamento che hai tenuto. Però sono fortemente dispiaciuta per quello che è successo, e cercherò nel futuro di essere più accorta affinché una cosa del genere non si verifichi mai più.   
Non è questo, dice Renato con gli occhi bassi; volevo solo sapere adesso se possiamo ancora essere amici. Clara attende un attimo, lascia passare un tempo sufficiente a caricare di importanza le parole, poi dice in fretta: certo, tu non mi hai fatto niente personalmente, però il tuo comportamento è stato pessimo, come se i miei desideri dovessero piegarsi a delle questioni di forza bruta, e non mi pare il caso di spingersi davvero così in basso. Tornerò in piazza da te e dai ragazzi qualche volta se mi andrà, forse già uno di questi prossimi giorni, perché non voglio resti uno strascico negativo di questa storia; però non accetterò mai di passar sopra ad un atteggiamento come il tuo, privo completamente di qualsiasi riflessione, ed assolutamente fuori da qualsiasi razionalità.
Va bene, dice lui restando nella stessa esatta posizione. In ogni caso tu non c’entri molto in questa cosa. Ci sono ancora delle vecchie ruggini, che in certi casi tornano fuori senza che siano state previste, e comunque volevo solo dirti che secondo me tu sei la persona migliore che da tanto tempo ha avuto almeno il coraggio di farsi vedere in piazza insieme a noi.    

Bruno Magnolfi

domenica 13 gennaio 2019

Differenti pose.


     

            Non ce ne frega niente. Si sta bene nella nostra piazza, mezzi sdraiati sopra le panchine. Normalmente ci guardano tutti quanti nel momento in cui transitano da qui, ma noi non ci muoviamo mai, siamo sempre fermi nella nostra posizione. Ci fumiamo qualche cicca, si parla, si ride spesso, quasi di ogni cosa che ci viene detta, e come sempre si lascia passare lenta tutta la serata, esattamente come fa il ponte di pietra, nel mezzo del paese, con il fiumiciattolo che gli scorre sotto. Cosa importa il resto, questa è la nostra casa, il luogo in cui ci sentiamo meglio e più al sicuro, dove possiamo pensare e dire tutto quello che ci passa per la mente, senza frenare mai nessuna sillaba delle nostre parole.
Il tempo subisce a volte delle forti accelerazioni, lo sappiamo. Ma in altri casi rallenta fino a fermarsi, e lascia che tutto attorno si depositi, tanto da chiamare noi alla calma e alla riflessione su ogni semplice dettaglio, proprio come si fa con la sabbia bagnata in sospensione nell’acqua che decanta piano, dopo una tempesta sopra il mare. Accadono certe volte delle cose senza che si sia riusciti minimamente a prevederle, e magari ci colgono completamente di sorpresa, ci meraviglia la loro così improbabile comparsa, e in un solo momento capovolgono tutto quello che sembrava stabilito appena un attimo più indietro. I risultati spesso sono addirittura difformi e poco comprensibili, forse pretendono prese di coscienza particolarmente precise, decisioni che magari in piena tranquillità non si sarebbero nemmeno prese in considerazione. 
Ma sono soltanto dei pensieri senza lacci tutti questi, dei semplici retaggi della mente, possibilità mentali che forse non si realizzeranno mai, mostrandosi come sono senza alcun aggancio con la materia più realistica, anche se in ogni caso noi dobbiamo essere pronti anche per queste remote eventualità, in guardia però contro qualcosa che può sempre accadere da un momento all’altro, ed è proprio questo il senso più profondo che stilliamo in ogni momento dal nostro apparente sentirci indifferenti a quanto normalmente ci circonda.
Ci sentiamo annoiati, è evidente, di tutta questa terribile monotonia, ma ciò non significa che i nostri sensi siano ormai ovattati, o che non siamo in grado di reagire al momento in cui ce ne sia davvero il bisogno. Brace sotto la cenere, nervi tesi sotto alla calma apparente che pervade. Salutiamo chiunque senza mostrare enfasi, giudichiamo qualsiasi cosa si possa guardare usando una logica estremamente elastica, che forse manca a volte di definizione, ma che in generale non ha neppure per noi molta importanza. Cosa interessa prendere adesso delle vere decisioni: è sufficiente sentirsi distanti dai problemi, lontani da quanto sembra attanagliare tutti gli altri.
Sottolineiamo una diversità che spesso non sappiamo neanche noi quanto sia vera: eppure il nostro più profondo desiderio di non assomigliare mai a nessuno, ci fa sentire esattamente in questo modo, differenti dal giudizio che viene emesso su di noi, proprio perché ci sentiamo pronti a disconoscere ogni volta chi, in quel preciso istante, ce lo sta assegnando, limitandoci a mostrare il volto inespressivo e ambiguo del pensiero divergente, del tutto incomprensibile a chi non lo frequenta. Poi però richiudiamo rapidamente tutti quegli emblemi di cui abbiamo fatto gran mostra, e senza darne alcuna spiegazione, torniamo a riprendere le nostre esistenze normalizzate in fretta, lasciando indietro quanto saremo capaci di evidenziare ancora tra pochissimo, appena il tempo di tornare durante la prossima serata in questa stessa piazza, e di sedersi come sempre  in pose improponibili, con la testa sgombra dai pensieri che per qualsiasi altro sono tutto, e per noi niente.

Bruno Magnolfi

venerdì 11 gennaio 2019

Scelte di futuro.



Cammina lentamente lungo il marciapiede la signora Martini, in parte per la sua età ormai avanzata, in parte per alcuni modi di fare a cui si è assoggettata fin da ragazza, comportandosi spesso come se il tempo in fondo non avesse avuto mai per lei troppa importanza, e la pazienza risultasse sempre la vincitrice tra tutti i suoi valori di base. Si è trattenuta per sé la metà delle quote societarie, nei confronti del negozio di merceria di cui è stata da sempre unica titolare fino a poco fa; ma di fatto, sin da quando è stato firmato l'atto dal notaio, ha mostrato di voler cedere volentieri tutte le responsabilità dell’esercizio alla sua fedele commessa divenuta da quel momento comproprietaria insieme a lei, accontentandosi alla fine anche di una quantità piuttosto limitata di quattrini, cosa che peraltro l’altra le sta versando ratealmente.
Buongiorno, dice con voce chiara aprendosi la porta quando giunge infine sulla soglia dell’esercizio, dando seguito alle sue abitudini davanti ad ogni persona presente all’interno di quella bottega, dopo tutti quegli anni di esperienza con clienti di qualsiasi tipo, certe volte cortesi a loro volta, in altre occasioni proprio scontrosi. Clara sfodera così da dietro al bancone il suo abituale sorriso, andandole subito incontro fino alla grande porta vetrata, prendendole una mano con molta grazia. Là dentro ultimamente non si è vista spesso la vecchia proprietaria, ma si può star certi che la sua presenza di oggi non sia di tipo puramente formale o di cortesia. A lei interessano i libri contabili, sapere come vanno le vendite, se la clientela si ritiene soddisfatta della nuova gestione, insomma, se il suo negozio senza di lei va ancora bene.
Si siede, sistemandosi su una delle poltroncine imbottite che Clara ha acquistato ultimamente, ma lo fa senza volersi togliere il soprabito, come conservasse una qualche premura di andarsene tra breve, e comunque per non essere forse scambiata per ciò che era là dentro fino a poco tempo addietro. Clara, dopo i saluti e i convenevoli, le chiede con orgoglio la sua opinione sui nuovi arredi e sui manichini delle vetrine, ma la signora Martini sembra non voler esprimere troppo dei pareri, forse addirittura perché poco lusinghieri, limitandosi con un’occhiata generale ad assentire, accompagnando il gesto con un semplice sorriso.
Ho parlato con tua madre, le dice subito invece con un’espressione già più seria; e lei mi ha detto che è piuttosto preoccupata per te e per i tuoi comportamenti, che ultimamente sembrano quasi il frutto di una ragazza con poco cervello, come in verità non ti sei mai dimostrata di essere fino adesso, non mostrando più con lei quella serietà e quella posatezza che ti eri guadagnata almeno insieme a me durante questi brevi anni da commessa. Forse adesso essere più libera in questo negozio le ha dato un po’ alla testa, le ho risposto subito io, però sono sicura che farà presto anche a riprendersi, ed io sono disposta a darle tutta la fiducia che si merita, a patto naturalmente che le cose dentro alla bottega continuino ad andare come devono.
Con la mamma ci sono state delle incomprensioni ultimamente, dice Clara sottovoce con improvvisa serietà, ma tutto è già quasi superato, almeno per quanto mi riguarda. Nel negozio poi le cose stanno andando direi bene, e con questa ragazza che viene il pomeriggio ad aiutarmi mi trovo piuttosto in sintonia. Non c’è da preoccuparsi insomma, conclude in breve, e forse è mia madre che non si sta rendendo conto di quanto sia in errore, almeno in questo caso. Va bene, dice la signora Martini alzandosi dalla sua poltroncina ed avviandosi all’uscita; in ogni caso sappi che tutti quanti in questo momento ti stanno osservando con estrema attenzione, e tutto il paese qua attorno vuole vedere se sai essere all’altezza del compito che ti abbiamo dato; e da questo momento in avanti dipende soltanto da te quale potrà essere davvero il tuo futuro.


Bruno Magnolfi



mercoledì 9 gennaio 2019

Fatti sfumati.


Difficile durante dei periodi brevi essere sorpresi da vere novità lungo le strade del centro abitato di una cittadina come Borgo San Carlo. Anche quando si volesse proprio trovarne, in mezzo ai suoi cittadini, forse scavando fin nei risvolti di quelle deboli discussioni che a volte riescono ad infiammare qualche espressione nei capannelli della piazza, o lungo il corso di quel paese, sarebbero comunque sempre poca cosa, che dura giusto lo spazio di qualche momento, e dopo appaiono subito destinate a finire. Si può arrivare persino all'odio, da parte di qualcuno, notando l'immobilità insopportabile delle strade e dei vecchi edifici costruiti più di cinquant'anni prima e mai modificati nel tempo, anche se la maggior parte della cittadinanza sarebbe forse pronta a difendere a spada tratta l'aspetto di quei manufatti, come per una legittima nostalgia che a volte crea legami perfino con le pietre, anche se alla fine ci si abitua rapidamente ad ogni cosa, pur lasciando fedelmente aperta la porta a qualsiasi altro tipo di curiosità.
Perciò quando poi si viene a sapere qualcosa di interessante ed insolito che riguarda specialmente certe persone che sono conosciute da molti, allora ecco che nasce rapidamente l’interesse bramoso, ed in particolare, se la questione che sta passando dalla bocca di diversi individui sembra proprio destinata ad alimentare altri fatti ed ulteriori risvolti, un proseguo che magari sul momento potrebbe pur sembrare persino poco probabile, ma che nella fantasia di qualcuno diviene velocemente perfino possibile, allora è fatta, la cosa può crescere a dismisura, quasi senza alcun limite.  Che due ragazzi se le fossero date di santa ragione per colpa di quella signorina che lavora nella merceria della signora Martini, ad esempio, era una notizia che ovviamente non poteva restare racchiusa soltanto tra le opinioni di coloro che li avevano visti davvero, ma considerato che nessun seguito si era prodotto in quei giorni seguenti il fattaccio, qualcuno aveva presto iniziato a lavorare di fantasia, modificando, almeno in qualcosa, sia l’azione principale avvenuta, ampliandone la portata, sia i suoi risultati, ventilando clamorose vendette da parte di chi aveva maggiormente subito il pestaggio. Di Clara poi si era detto di tutto, ed era stato poco considerato chi aveva cercato di far presente che era lei la nuova proprietaria del negozio di merceria, o almeno colei che adesso lo gestiva, perché questo faceva risaltare due piani un po’ differenti. Altri allora avevano parlato addirittura di interessi nascosti, qualcuno di strani e poco chiari doppi giochi da parte di questi ragazzi, ma infine, come succede a molte delle cose nate soltanto da fantasie, presto tutte le voci si erano spente. 
In fondo tutti gli attori della questione erano più o meno di buona famiglia, e se non si manifestava qualche strascico polemico da parte di qualcuno di loro, non si poteva insistere troppo nel ricamare sopra a quello che alla lunga appariva soltanto uno scambio vivace di differenti opinioni. Purtroppo alla fine non si era saputo quasi più nulla di loro, anche se le cose erano rimaste più o meno le stesse, e proprio per questo era chiaro come ormai i fatti accaduti rappresentassero semplicemente il passato, e potevano essere lasciati rapidamente alle spalle nel grande libro della cittadina, proprio insieme alla pagina su cui erano stati disegnati da subito.


Bruno Magnolfi



giovedì 3 gennaio 2019

Variazioni in corso.




Soltanto un mazzolino di fiori direttamente dal mio giardino, ha pensato di dirle lui con semplicità, mentre ormai è già arrivato davanti al cancello della sua vicina di casa, con una mano ingombra da quelle piantine, mentre con l’altra preme il pulsante per farsi aprire da Marisa Carraresi, che dopo qualche attimo effettivamente gli apre il portone di scatto, e lo osserva seria da sopra il gradino, fissandolo quasi con un’espressione accigliata, anche se poi gli fa cenno, senza neanche tornare a guardarlo, di seguirla dentro la sua abitazione.
Vieni a sederti, gli fa precedendolo nell’ampia cucina. Devo chiederti un’opinione, dice nervosa mentre prende i fiori e ne infila velocemente i gambi in un vasetto recuperato dal mobile, dove ha subito messo dell’acqua. Lui si siede vagamente perplesso, poi dice: sentiamo, anche se sono qui soltanto per farti un saluto. Mia figlia Clara è sempre più distante da me, fa lei; forse si vede con un ragazzo, ma non è questa la cosa importante. Il fatto è che appare dal suo comportamento che non abbiamo quasi più niente da dirci, e così da qualche giorno i nostri argomenti di conversazione sono rimasti soltanto quelli deputati a comunicarci i rispettivi orari di uscita da casa oppure di  rientro, o anche i cibi da cucinare quando ceniamo o pranziamo assieme, o magari gli acquisti da fare per la prima di noi due che si reca in un qualche negozio.
Non provo del malessere anche se rimango tanto tempo da sola, dice Marisa, non è questo il punto; credevo però di avere un ruolo, e secondo la mia opinione parlare con mia figlia in questo era essenziale, almeno per farle confrontare le sue idee con le mie, darle una sponda, positiva o negativa che fosse, visto che le sue decisioni da prendere, alla fine, ho sempre cercato di lasciarle alla sua personalità e alle sue voglie. Lo so che ormai è grande e che può fare quasi tutto da sé, ma proprio per questo non riesco a comprendere il motivo per costringermi a tirarmi da parte, come qualcosa che tutto d’un tratto non serve più.
Vedi, fa lui, oramai noi due siamo arrivati all’età in cui renderci conto che non riusciremo più ad essere quello che si era, a fare pur quello che magari abbiamo sempre fatto, ma che adesso poco per volta non ci è più possibile. Dobbiamo riflettere bene, e renderci conto che dobbiamo tirarci fuori da certi giochi: è inutile battere i piedi con la convinzione di non accettare una realtà che ci piace poco. Le cose stanno così, ed anche se questo discorso non significa affatto che dobbiamo arrenderci alla vecchiaia, al contempo però deve portarci ad una consapevolezza più alta. Tua figlia ha bisogno di libertà, di scegliere sapendo di farlo da sola, di maturare delle convinzioni che sono soltanto le sue, non moderate o plasmate dalla sua mamma. Anche se la tua opinione è sempre e senz’altro a fin di bene per lei, forse in questo momento però è soltanto d’impaccio, Clara non ne ha più bisogno, e tu devi renderti conto di questo.
Va bene, dice Marisa alzandosi dalla sua sedia e girandosi verso la finestra: forse per troppo tempo ho pensato di non poter accettare la realtà se non modellandola come la volevo; ma adesso, all’improvviso, perdo me stessa così, non ho più niente da fare, non ho più una parte in questa commedia. Io credo di sì, fa lui, e notevolmente importante: devi soltanto riuscire a cambiare qualcosa di te, e lasciare che il corso delle cose non sia tu questa volta a deciderlo.

Bruno Magnolfi