venerdì 30 dicembre 2022

Largamente sufficiente.


            <<Certe volte osservo qualcosa di minuscolo>>, fa lei appoggiando un braccio sopra al piano del tavolo della birreria, <<e mi pare subito immenso, come se in un frammento di qualcosa pur così piccolo fosse già presente un mondo, e forse rappresentasse una semplice miniatura di tutto quello che già esiste attorno a noi>>. Non ci sono molti clienti nel locale, giusto tre ragazzi che scherzano tra di loro dall’altra parte della sala, e mentre della musica noiosa fa capolino ogni tanto dal confuso brusio delle voci e tra i rumori del lavaggio dei bicchieri dietro al bancone, Laura snocciola lentamente il suo pensiero, come fosse da sola a parlare con la propria immagine specchiata in mezzo a un vetro sporco di polvere e appannato dai fiati di qualcuno. La sua amica ride leggermente mentre la guarda, come se quelle parole che sta ascoltando fossero una qualsiasi spiritosaggine, così Laura aggiunge subito che per fortuna certi pensieri se ne vanno via velocemente dalla sua mente, come fossero soltanto degli elementi di passaggio.

<<Mi piace la maniera come ti stai pettinando i capelli, almeno in questi ultimi tempi>>, fa ad un certo punto l'altra, come se loro due dovessero tornare rapidamente agli argomenti di sempre e soprattutto con i piedi a terra. Poi cala con naturalezza qualche minuto di silenzio, quasi che le amiche non avessero alla fine troppi temi rilevanti attorno a cui discorrere. I ragazzi davanti al proprio tavolo proseguono intanto a ridere e a scherzare, apparentemente senza nessuna diversa preoccupazione. <<Non vorrei in nessun caso avere dei figli>>, riprende Laura come parlando ancora con sé stessa. <<Non sarei mai in grado di essere una vera mamma>>. L'altra adesso sta anche immobile, sicuramente quello è un argomento che non si può trattare superficialmente, perciò è quasi meglio, a suo parere, starsene fermi di fronte a certe affermazioni, e anche in silenzio. <<Mi sembrerebbe di poter rompere qualcosa di un bambino, solo nel tenerlo tra le braccia>>, dice ancora Laura; <<e poi sono sbadata, mi dimenticherei sicuramente di mio figlio, probabilmente lo lascerei per ore sopra una panchina al parco, o dentro un passeggino, soltanto per mettermi a parlare con qualcuno, magari di sciocchezze>>.

Generalmente, lei non tratta mai argomenti così tanto spinosi, forse anche perché sa che gli anni stanno trascorrendo velocemente, sia per lei che per la sua amica di sempre, ed è facile che certe cose, con una certa probabilità, loro due non avranno mai l'opportunità di affrontarle per davvero. Ma forse è proprio questa consapevolezza che mette adesso Laura in una strana condizione di disagio, come se non avere la possibilità di mettere su una famiglia propria, la portasse ad essere reticente a quegli impegni che potrebbero in qualche modo riguardare un'esistenza così diversa. L'altra forse non ha neppure mai affrontato, neppure con se stessa, un argomento di quel genere: sorseggia la sua birra, sorride, alza persino le spalle se qualcuno le fa un qualsiasi complimento. Ambedue sembrano accettare tutto ciò che poco per volta sembra snodarsi senza volontà nelle loro giornate, sapendo fin da subito che il percorso che hanno di fronte sarà probabilmente quello di veder invecchiare poco per volta i propri genitori, restando naturalmente sempre in casa accanto a loro, senza alcuna alternativa.

<<Anche se abbiamo quasi trent'anni per ciascuna, questo non vuol dire che non capiti anche per noi l'occasione giusta per mettere su una famiglia nostra>>, dice l'amica dopo un po', come se quella consolazione, ripetuta all’infinito, giorno dopo giorno, fosse già una maniera per giustificare anche i propri pensieri. <<Allora non hai proprio capito>>, le dice Laura con un improvviso impeto. <<A me non interessa l'argomento. Non mi ci vedo tagliata, né per i figli, né per un marito. Ho il mio lavoro, abito con i miei genitori, però mi sento libera di fare quello che mi va, senza troppi impicci>>. L'altra, pur non troppo convinta, resta comunque in silenzio, fino a quando, dopo qualche attimo, le dice decisa: <<e ti andrebbe, se in questo momento ce ne andassimo da qua dentro?>>. <<Certo>>, fa lei, <<non aspettavo altro che tu me lo chiedessi>>.

Molti, della loro stessa età, sono ormai andati via dal paese, ed hanno cercato di costruire qualcosa da altre parti, lontane o vicine che fossero. Chi è rimasto lo ha fatto spesso per indecisione, o forse soltanto per non aver colto l'occasione giusta quando era il momento. Le due amiche, già compagne di scuola dalle elementari, forse non hanno affrontato mai a fondo quella materia, fino a quando non è risultato all’improvviso che era ormai quasi troppo tardi per prendere una decisione un po' più drastica. Ma alla fine non si può avere tutti quanti i medesimi ideali, e se le sensazioni che ognuno prova sono del tutto personali, e quindi come tali degne di rispetto, anche loro seguono dei principi in cui credono davvero, e le proprie giornate sono comunque colme di idee da realizzare. <<A me va bene così>>, dice Laura all'improvviso. <<Certo, non mi aspettavo molto, fin dagli inizi, ma quel poco che ho adesso mi sembra largamente sufficiente>>.

 

            Bruno Magnolfi

        

giovedì 22 dicembre 2022

Possibili differenze nei conti.


Nessuno sembra abbia ancora voglia di parlarne, ma gli uffici postali di metà della provincia di Pisa, ormai qualche anno fa, furono coinvolti dalla notizia di un comportamento truffaldino che rapidamente fece il giro di quasi tutte le succursali, e soprattutto investì naturalmente il paese di Calci. La faccenda si risolse in seguito con un patteggiamento in sede giudiziaria che non portò neppure ad una pena particolarmente severa, oltre naturalmente alla perdita immediata del posto di lavoro, da parte di chi fu capace di provocare tanto sconquasso. Si trattava in quel caso di un dipendente, un impiegato di vecchia data dell’ufficio postale, che avendo accumulato una gran massa di debiti per chissà quale motivo personale, improvvisamente aveva pensato bene, mentre lavorava dietro allo sportello destinato al pubblico, di commettere qualche piccolo sbaglio in suo favore, nel momento in cui c'erano da fare i doverosi conteggi per il pagamento delle bollette di qualche cliente, oppure anche nei casi della riscossione in contanti di una pensione. Mai grosse cifre, sempre poca roba; però rastrellando qualcosa da un pensionato disattento, e qualcos’altro da una massaia poco pratica di conti, alla fine della giornata quest’uomo disonesto riusciva, senza farsene accorgere, a mettersi in tasca qualche buon arrotondamento sullo stipendio. Immaginandosi, ogni utente che si recava allo sportello, di aver compreso male qualcosa, o di aver forse perduto lungo la strada, per pura personale disattenzione, una banconota oppure due, andava a finire che nessuno di loro tornava agli uffici postali a reclamare l’ammanco, addossandosi con sufficiente certezza la colpa di tutto, sempre ammesso che il malcapitato riuscisse proprio ad accorgersi della differenza di somma. Tutto fino a quando, una donna di quel paese, una con pochi peli sulla lingua, alzò la voce in ufficio di fronte a tutti, ancora prima di parlarne con la direttrice dell’ufficio postale, la quale naturalmente cadde dalle nuvole, ma che subito si prodigò per comprendere meglio ciò che era realmente accaduto.

Sparsa la voce in paese, tutti allora si ricordarono di aver notato prima o dopo qualche piccolo ammanco, e la faccenda in un solo attimo divenne così di dominio pubblico. Il resto, tra carabinieri, dichiarazioni, e provvedimenti a cascata, fu inarrestabile, fino a giungere al punto che per quel posto di lavoro lasciato vacante, si mostrò estremamente complesso trovare in tempi brevi un valido sostituto. Perciò, almeno in un primo momento, dovette iniziare proprio la direttrice, la signora Vanni in persona, a prendere posto davanti al vetro forato dello sportello, e ad accogliere la clientela con il suo sorriso migliore, nella ricerca, da quei compaesani che con titubanza riprendevano poco per volta a sbrigare le loro faccende presso l’ufficio postale, di dare un’immagine serena di ripristinata onestà, senza mettere in mezzo alcun chiacchiericcio insignificante e privo di qualsiasi costrutto. Fu soltanto dopo diverse settimane che dalla sede centrale di Pisa si decisero finalmente ad inviare un impiegato esperto a dare una mano, ed allora fu proprio questo signore, un tipo di poche parole, molto professionale però, ad occuparsi per qualche mese, con serietà ed in perfetto silenzio, dei rapporti col pubblico, e soprattutto a maneggiare, con rapidità ed estrema precisione, i soldi di tutti.

Quando si decise che andava comunque assunto un nuovo impiegato per quella sede, scappò fuori Alberto, un giovanotto di un paese vicino con il diploma di ragioniere, spinto e protetto dai suoi parenti politici, che mostrò subito però la propria incapacità, ed anche l’evidente disinteresse, nello stare a quello sportello ancora rovente di strascichi, di polemiche e di diffidenza. Così, poco prima dell’inverno, nel periodo preciso in cui iniziava ad ingrossarsi il lavoro, venne assunta, pur a tempo determinato, una ragazza, una persona di nota famiglia nel paese, conosciuta da molti, forse anche per essere particolarmente estroversa, tanto da mostrarsi adattissima a tenere i rapporti umani con la cittadinanza. Ad un punto tale che, quando giunse la scadenza naturale del suo contratto, la gente che giungeva alle poste iniziò subito col chiedere di Laura, di quella ragazzona con cui tutti avevano iniziato ad avere buone relazioni, e che, dopo poco, venne con naturalezza richiamata in servizio, stavolta con un contratto definitivo. In tutto questo tempo, dall’allontanamento dell’impiegato poco serio, fino alla nuova sistemazione del personale, la direttrice, insieme a Renza, ed anche a Gino, il portalettere, non ebbero comunque un attimo di pace all’interno del piccolo ufficio postale, nonostante il prodigarsi di tutti nel tentativo di svolgere, con una estrema attenzione ed anche una minuziosa solerzia, ogni attività di quell’agenzia, tutto compiuto nello sforzo di riguadagnare quella fiducia nelle poste intaccata pesantemente nei tempi da poco trascorsi.

Poi, ogni particolare venne presto dimenticato, naturalmente, anche se rimase l’abitudine per qualsiasi cittadino utente dell’ufficio postale, di contare con estrema attenzione i soldi da dare o da prelevare sopra a quel banco, perché iniziò ad apparire evidente per tutti che un errore qualsiasi nei conteggi, voluto o casuale che fosse, si sarebbe sempre mostrato possibile.

 

Bruno Magnolfi

martedì 20 dicembre 2022

Senza ombra di dubbio.


C'è una quinta persona che lavora da anni nell'ufficio postale di Calci, in quel piccolo paese della provincia di Pisa. Si tratta di una donna, piccola, e un po' grassottella, però piuttosto vivace e simpatica, di mezza età, che si occupa a tempo pieno della parte più amministrativa di quella succursale. Ovviamente, è l'impiegata a cui maggiormente si rivolge la direttrice, la signora Vanni, comportandosi certe volte come se loro due fossero più che sufficienti a mandare avanti tutto il lavoro dell’agenzia. <<Renza>>, le dice certe volte la dirigente mentre lei sta piegata come ogni giorno sulla sua scrivania. <<Dobbiamo predisporre nel dettaglio un piano preciso per affrontare in modo adeguato il prossimo periodo>>. Così, iniziano a prevedere come meglio suddividere tutto il lavoro, parcellizzando il maggior daffare, che ciclicamente si presenta durante alcuni precisi periodi dell'anno, tutto sugli altri impiegati, come se a loro due non dovesse comunque cambiare una virgola di ciò che già fanno. In ogni caso, oltre i presupposti, ognuno poi naturalmente fa la sua parte, e tutto alla fine procede in maniera accettabile. Renza, è la moglie di un sindacalista abbastanza conosciuto tra i lavoratori di Pisa e dintorni, e la fede politica di lei, e soprattutto di suo marito, è quella di riferimento anche per la direttrice Vanni, ed è per questo che il loro sodalizio nell'ufficio postale appare agli occhi di tutti sempre notevolmente giustificato. Alberto resta molto spesso in silenzio quando loro due parlano anche in termini piuttosto banali del governo centrale, dei grandi ideali sociali, oppure di qualche amministratore politico locale. Agli occhi dei suoi colleghi lui rappresenta in qualche modo il partito di suo zio, ex-vicesindaco del centro destra, proprio colui che gli ha dato una mano per essere accettato a lavorare in quell’ufficio postale, e quindi avversato per questo, anche se le sue nascoste idee politiche magari non collimano affatto con quelle della sua famiglia. 

Non è semplice rimanere a lungo in un luogo di lavoro dove si ritiene che tu sia una persona che vive alle spalle dei propri parenti, e che per questo tramanda, in qualche maniera, delle idee politiche che non coincidono affatto con quelle degli altri. Lui fin da subito ha pensato di aver commesso un errore nell'accettare proprio quel posto di lavoro, mostrando così incapacità e debolezza. Perché il suo desiderio più forte, allora come anche adesso, era quello di dimostrare una personalità più indipendente, delle idee che non debbono mai essere date già per scontate, un’indole diversa da quella che troppo facilmente forse ci si potrebbe immaginare da lui, anche se per essere così e per fare tutto questo, occorrerebbe sicuramente molto impegno, ed una precisa volontà messa al servizio di un carattere senz’altro più deciso del suo. Infatti, agli occhi di tutti, si è mostrato in questo modo come un inetto, un ragazzone senza arte né parte, disposto a farsi spianare la strada da chi lo può fare, senza mettere in mezzo le proprie scelte, oppure un briciolo di personalità propria.

Qualche volta, quando il marito di Renza si è fatto vedere all’ufficio postale dove lavora sua moglie, anche soltanto per passarla a prendere al termine del turno di lavoro, Alberto ha pensato di scambiare con lui due parole, magari tirandolo un poco in disparte. Gli piacerebbe poter chiarire con qualcuno che se ne intende di queste cose, il suo pensiero più intimo, le sue idee politiche, il proprio bisogno di riscatto dal seno di una famiglia, esattamente come la sua, dove tutti appaiono perfettamente indottrinati. Forse gli piacerebbe anche farsi rilasciare la tessera sindacale, ovviamente della stessa organizzazione del marito di Renza, a dimostrazione di come davvero desidera essere considerato, e magari in seguito tentare di rappresentare le possibili rivendicazioni di sé stesso e degli altri impiegati postali, e sentirsi accettato nel pieno rispetto che pensa di meritare. Però poi si perde, prosegue a smistare i pacchi e la corrispondenza, e dimentica rapidamente i suoi auspici, fino a quando non le sente di nuovo parlare, la direttrice insieme con Renza, mentre mostrano con le loro parole di voler alimentare una leggera ironia di parte, anche nei suoi confronti. Alberto aveva anche pensato di poter godere di qualche possibilità in più in ufficio uscendo qualche volta con Laura, la ragazza che opera allo sportello del pubblico nel loro piccolo ufficio, però ha subito compreso che non sarebbe mai stata quella la strada per cambiare qualcosa della propria immagine.

Così, si snodano spesso le giornate, tra dei vaghi pensieri di riscatto, ed anche qualche piccola soddisfazione, magari quella provata nel saper portare avanti, comunque sia, e per ognuno degli impiegati postali, almeno il proprio compito. Tutti si osservano e si salutano, alla fine di ogni turno, prima di andarsene dall’ufficio, ed anche se sembrano così diversi l’uno dall’altro, quegli impiegati delle Poste di Calci, sanno perfettamente però che tutto viene semplicemente rinviato al giorno seguente, quando ogni dettaglio sarà ancora lì, senza ombra di dubbio.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 15 dicembre 2022

Semplice orgoglio.


Per molti degli abitanti del piccolo centro abitato, l’elemento fondamentale, e anche più evidente, dell’ufficio postale di Calci, resta l’immancabile bicicletta portata avanti dalla pedalata sempre precisa ed elegante di Gino, con la quale lui, durante qualsiasi mattina, svolge il suo giro per la consegna della corrispondenza. Lui non impiega molto tempo, e generalmente in poco più di un’ora riesce a far fronte a tutti i suoi compiti, anche se in seguito gli rimane ancora da servire le varie piccole frazioni del comune, non molto lontane, ma che comunque normalmente raggiunge con una piccola vettura di servizio, completando rapidamente tutte le consegne da fare. A Gino piace molto il suo lavoro, e lo svolge con solerzia e in silenzio, limitandosi a fare un semplice cenno di saluto a tutti coloro che conosce da sempre e che gli rivolgono quasi sempre dei grandi gesti, quasi fosse diventato, durante i suoi lunghi anni di servizio, un vero simbolo per tutta la cittadinanza. Non staziona quasi mai dentro l’ufficio postale, prende soltanto tutta la corrispondenza da consegnare dalle mani di Alberto, già ben divisa e ordinata, e poi si avvia subito, in qualsiasi mattina, ad affrontare la gita. Non è mai stato un tipo di molte parole, ed anche quando sta in giro, lungo le strade del suo paese, a parte il cenno di saluto immancabile che ricambia con la gente che incontra più spesso, normalmente non si intrattiene mai a chiacchierare con qualche persona, neppure quando è fuori dall’orario di servizio. Per tutti è il postino, e lui si sente completo nel rivestire appieno questo ruolo. 

Gino ha una moglie, Marisa, conosciuta tanti anni fa quando lei ancora aiutava suo padre nel piccolo negozio di ortofrutta che gestivano insieme, e che oggi purtroppo, come tante altre cose, non esiste ormai più. All'epoca lui si fermava volentieri, quasi ogni giorno, a comprare qualcosa da lei, al punto da avere, almeno nei primi tempi, una dispensa sempre stracolma di frutta e anche di verdura nella piccola casa dove abitava, fino a quando non aveva stretto con Marisa una maggiore amicizia, iniziando a passare da quella bottega anche soltanto per farle un saluto. <<La mia giornata è monotona e solitaria>>, le aveva spiegato qualche volta; <<ma mentre pedalo con la borsa piena di lettere, mi trovo spesso a pensare a te, Marisa, e a come sarebbe bello per me farti salire sul portapacchi davanti della mia bicicletta, e mostrarti in questo modo a tutto il paese>>. Lei era arrossita a queste parole, ma aveva subito accettato di vedersi con lui, nei pomeriggi in cui era sufficiente il suo babbo per servire la clientela del loro negozio. Si erano sposati in fretta, loro due, e Gino aveva sorriso a tutta Calci in quei giorni, via via che ogni cittadino del paese lo fermava per complimentarsi con lui.

La signora Vanni, la direttrice, in tanto tempo che lavora con Gino alle poste, non ha mai trovato niente da dirgli o da suggerirgli, se non qualche variazione di residenza che quasi di norma lui generalmente riesce a sapere già molto prima. Anche con Alberto il lavoro è sempre andato avanti senza grossi problemi, anche se, di quella manciata di colleghi dell’ufficio, lui è quello con cui ha sempre legato di meno, forse perché non è proprio di Calci, ma di un altro piccolo comune vicino, e raggiunge ogni giorno il paese con la sua utilitaria, come fosse un estraneo, uno che viene da fuori. Gino cura al meglio la sua bicicletta, e per non correre alcun pericolo, ed anche per evitare eventuali scherzi di qualche ragazzo che non ha niente di meglio da fare, nonché per proteggerla dalle intemperie, ogni giorno la ripone all’interno del loro magazzino, tra tutti gli scatoloni, le grosse bilance, e gli scaffali colmi di scartoffie e materiale d’archivio. Ci tiene molto nel fare in modo che tutto fili sempre nella maniera migliore, così quando gli rimane del tempo libero, si mette volentieri a lubrificare i freni e la catena, a pulire ogni più piccola parte metallica, e perfino i cerchi e anche i raggi, oltre naturalmente a controllare maniacalmente la pressione delle gomme.

Quando raggiunge Marisa, nella casa poco lontano dall’edificio delle poste, dove loro due hanno scelto di abitare già quando decisero di sposarsi, Gino si sente a posto, soddisfatto, completo per avere eseguito tutto quello che la sua giornata lavorativa gli richiede, ed anche se non hanno mai avuto figli, loro due, lui si sente comunque felice, ed è convinto ogni sera di essere riuscito a raggiungere qualcosa a cui teneva più di qualsiasi altro scopo, come un vero traguardo importante. Coloro che come minimo lo conoscono abbastanza bene, lo sanno perfettamente nel suo paese, ed è questo un altro concreto motivo di orgoglio per lui, tanto che il suo mestiere, agli occhi degli altri, è quasi un piacere, il piacere esatto di essere in qualche modo utile ai suoi concittadini.

 

Bruno Magnolfi    

sabato 10 dicembre 2022

Scarsa illuminazione.


<<Alberto Parrini!>>, dice quasi urlando la signora Vanni, la direttrice, mentre esce da dietro al paravento dove ogni mattina trascorre come minimo una buona parte del suo orario lavorativo, mentre peraltro all’interno dell’ufficio postale tutto in quel momento sembra tranquillo. Lui solleva rapidamente gli occhi dal grosso bancone su cui smista solitamente i pacchi, la posta ordinaria, ed anche le raccomandate che giungono in agenzia ogni giorno, lasciandoli preparati per le varie consegne oppure per le notifiche, e con sguardo interrogativo si alza in piedi, pronto già per ricevere l’ennesima lavata di capo relativa a qualche errore commesso. Ma stavolta, fortunatamente, non sembra proprio niente di grave, e la strega, così come l’appella lui quando ne parla con i colleghi, si calma subito nello scorrere anche le ultime rassicuranti parole di una comunicazione scritta che le è appena stata inviata, terminando comunque con il solito ammonimento a prestare maggiore attenzione al proprio lavoro. Laura, come al solito, sta allo sportello del pubblico, seduta dietro al classico vetro divisorio, e continua a parlare con un anziano cliente chissà di che cosa, tanto che, come di norma, non sembra neppure accorgersi di ciò che avviene all'interno dell’ufficio postale, e mentre ad Alberto fa innervosire già soltanto essere chiamato in quell’ambiente col proprio nome completo e a voce alta, a lei, come di regola, non giunge neppure l’eco di quel suo nome. Invece, stavolta, dopo un lungo momento, si gira, getta un’occhiata con indifferenza verso il retro dell’agenzia, infilando lo sguardo tra le porte spalancate che dividono gli ambienti, e poi sembra vagamente sorridere, quasi per interpretare i pensieri degli eventuali clienti in attesa. Alberto la guarda solo un momento, e dentro di sé decide con stizza che non cercherà neppure oggi di chiederle un nuovo appuntamento, immaginando così di farle pagare quel suo divertirsi alle proprie spalle.

Gli altri impiegati non sembrano dare molto peso alle cose che avvengono intorno ai colleghi, anche se in qualche occasione sono venuti fuori certi dettagli, parlando dei soliti argomenti in voga là dentro, che hanno dimostrato quanto il loro apparente atteggiamento di disinteresse per il pettegolezzo, sia in fondo soltanto una posa, e come tutti invece abbiano occhi, ed anche orecchie, estremamente vigile, tanto che niente là dentro riesce mai a passare del tutto inosservato. Laura, sostanzialmente, è solo una ragazzona annoiata che vive ancora con i propri genitori, forse incapace di frequentare delle amicizie sufficientemente forti, in grado di trascinarla fuori da casa; per lei le cose importanti avvengono, o non avvengono, tutte all'interno dell'ufficio postale dove lavora, per cui, anche se cerca di dimostrarsi sempre e soltanto annoiata di qualsiasi piccolezza possa venire a conoscenza, in realtà poi è pronta a registrare dentro di sé ogni tessera di un più grande mosaico in cui crede di tradurre la quotidianità del paese in cui abita e che vede passarle ogni giorno di fronte, di cui l'ufficio postale, a suo personale parere, risulta il centro focale, il luogo cioè in cui si vanno a raccogliere i risultati di ogni vicenda dei suoi concittadini. L'altro si chiama Gino, ed è un uomo ossuto, poco lontano dall'età pensionabile, silenzioso e dall'indole solitaria, che a volte sorride, quando qualcuno spiffera agli sportelli del pubblico qualcosa di cui non è a conoscenza, ma che non fa mai delle domande dirette, cercando di apparire il più possibile persona riservata.

Per Alberto, sono già quasi cinque gli anni che è riuscito a trascorrere dentro a questo ufficio postale, ed anche se per questa occupazione lavorativa è stato fortemente raccomandato da suo zio vicesindaco nella scorsa amministrazione della cittadina, in realtà diverse volte ha già maledetto in cuor suo il giorno in cui è entrato per la prima volta là dentro. La direttrice, di visione politica diversa da suo zio, non ha mai digerito del tutto l'aver visto giungere, ed aver dovuto sopportare, proprio uno come lui dentro l'agenzia che dirige, e se ha abbassato la testa fino ad oggi, è stato puramente per spirito di servizio, visto che all'epoca si era avvertita tutta la necessità, da quel momento in avanti, di nuove e più giovani forze dentro gli uffici postali. Non a caso l'anno seguente, dopo l'inizio del servizio di Alberto, era stata assunta, anche se per un periodo limitato, la stessa Laura, che subito aveva dimostrato alla direttrice le sue capacità sia di stare al pubblico, che di mostrare pazienza con qualsiasi cliente, tanto da riuscire ad essere nuovamente richiamata in servizio, dopo pochi mesi, una volta terminato il suo primo contratto. Fu esattamente in quel momento che Alberto, in un giorno in cui il suo umore era alto, ebbe il coraggio di chiederle nascostamente di vedersi più tardi, nella serata, e lei, trattenendo una risata piuttosto fuori luogo per un caso del genere, accettò quell'invito, fissando l'incontro vicino casa sua, dove Alberto l'attese, per quasi mezz’ora, dentro la sua utilitaria, presso un angolo fortunatamente poco illuminato, lungo la strada principale del loro paese.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 7 dicembre 2022

Appuntamento mancato.


            In lei sembrano spesso convivere due diverse nature. Quando parla, si capisce benissimo che cerca di dire soltanto le cose in cui crede, quelle che ha riflettuto di più, che reputa giuste per l’argomento di cui sta trattando; e quindi non potrebbe mai tirar fuori qualcosa di mascherato, attorcigliarsi intorno a discorsi che non possiedono un vero senso, o che non portano impresso nelle stesse parole che usa, il sigillo inconfondibile del suo pensiero. Ma quando deve operare delle scelte, ecco che questa parte così in apparenza saggia e lineare, sembra perdere facilmente una propria direzione, confondendo tanti elementi diversi, quasi come in un gioco dove lo scopo di tutto appare misterioso, a volte persino inconcepibile. Allora, si potrebbe intuire che dietro la prima ci sia soltanto una tecnica estremamente raffinata, delle perfette lezioni di stile imparate poco per volta, e inglobate talmente a fondo nella propria coscienza, da non dare più neppure una sola parvenza di argomento scolastico, e nella seconda invece è la stessa empatia ad emergere, la capacità di assorbire da fuori le sensazioni impresse al momento, e quindi restituite in puro sentimento.

            Lui non si fida, anche se continua ad uscire con lei. Non sa ben valutare quale natura di questa ragazza contorta gli risponda in un modo e quale in un altro, se non più tardi, o addirittura il giorno seguente, quando ciò che avrebbe potuto obiettarle immediatamente, non ha proprio più alcuna importanza. Il fatto che si vedano praticamente ogni giorno sul loro luogo di lavoro, svolgendo ognuno dei due la propria attività, non dà certo una mano a semplificare le cose. Intanto si pone così la necessità di nascondere a tutti gli altri l’intesa sottile che esiste tra loro due; e poi rimane in essere, comunque sia, il bisogno per ambedue di scambiare a vicenda certi dettagli legati esclusivamente al mestiere, senza usare nessuna particolare inflessione, che peraltro non potrebbe in nessun caso essere minimamente chiarita, o che, influenzando il comportamento, traviserebbe le razionalità del loro rapporto lavorativo. In fondo, ad operare in quel piccolo ufficio postale, sono soltanto in quattro, più una direttrice che staziona generalmente ad una scrivania nascosta da un paravento.

            Nei primi tempi era simpatico scambiare tra loro due un’occhiata o un semplice piccolo gesto che non venisse notato dagli altri, ma in seguito le cose si sono fatte più complicate, ed adesso, restando il fatto che la maniera di lei di dire di sì, oppure anche di no, si è rivelata spesso densa di complicazioni, e persino soltanto riuscire a vedersi nella serata, si è fatto sempre più difficile, tanto che lui, una volta aboliti per ragioni evidenti i foglietti di carta scritti e consegnati in segreto e con rapidità, non riesce mai a comprendere se ci sia a breve un futuro per la loro relazione, oppure se tutto sia ormai definitivamente crollato. La postazione dietro allo sportello vetrato, è senz’altro quanto di più in linea con la personalità di lei, che si intrattiene anche volentieri con certi clienti, nel momento in cui fa lavorare le macchine per il disbrigo automatico dei prodotti postali; mentre per lui, che mette in ordine nel vano posto sul retro degli uffici i tanti pacchi e le raccomandate che necessitano di essere rapidamente smistate, quella propria attività gli permette di misurare qualche pensiero personale in più, magari con qualche piccola pausa che gli lascia anche osservare con un certo distacco il lavoro degli altri. Quando arriva la comunicazione di qualche piccolo errore, quasi sempre inevitabile nella confusione di certi momenti, esce fuori la direttrice dal suo angolo, dove riceve i clienti che possiedono i conti finanziari più sostanziosi, e semplicemente pone subito qualche domanda irritante proprio verso di lui, forse soltanto perché non è quasi mai a contatto diretto con la clientela. Poi le cose si calmano, ma rimane in funzione questo odioso scudo protettivo per chi sta allo sportello, quasi una scusante aprioristica, che vale naturalmente anche per lei. Certe volte dirle soltanto che gli piace il vestito che ha indossato quel giorno, o come si è pettinata i capelli, è risultato un vero problema, e considerando che loro due rispettano quasi sempre degli orari diversi, anche se nel corso della giornata i loro turni si accavallano, completa il quadro delle difficoltà.

             Già più di una volta lui si è chiesto se sia il caso di tirare avanti una situazione difficile e di scarse soddisfazioni come questa, ma poi ogni volta ha sempre rimandato qualsiasi decisione definitiva, anche cercando di capire quanto davvero interessi a lei portare avanti quel loro rapporto. Lei è bravissima nel padroneggiare tutte le sciocchezze possibili, con lui come con la clientela dell’ufficio postale; ma quando i loro argomenti si fanno più seri, ecco che tradisce un comportamento a metà strada tra l'insicurezza e l'indifferenza. <<Non saprei>>, si limita a dire verso di lui sottovoce alcune volte; <<ma forse è meglio di no>>, gli risponde spesso, anche quando lui con grande fatica è riuscito a chiederle un nuovo appuntamento.

 

            Bruno Magnolfi

giovedì 16 giugno 2022

Verso la normalità.


            Loro quattro con il camper erano giunti a Nantes provenendo da Saint-Nazaire, praticamente poco dopo le nove di mattina. Avevano subito affidato il mezzo ad un parcheggio scambiatore della parte periferica della città, ed una volta acquistati i biglietti urbani in un tabac, erano saliti con convinzione su un convoglio del tram piuttosto affollato, per raggiungere in fretta, come già accertato sulla pianta della linea ferrata, la zona centrale della città. Non avevano un itinerario preciso, così si erano affidati quasi al caso per scegliere la fermata migliore alla quale scendere dal veicolo rispetto ai loro scopi. Si erano venuti così a trovare piuttosto vicini alla zona universitaria, ed avevano riscontrato, davanti e intorno a loro, la presenza di diverse persone che camminavano lentamente, guardandosi in giro quasi con un certo sospetto mentre percorrevano tutti il largo viale, anche se nessuno tra quei cittadini al momento pareva indossare qualcosa di giallo. Perciò non sembrava affatto che proprio quei personaggi isolati, o in gruppi di due, potessero mai dare inizio ad un vero corteo, anche perché pareva un’idea quasi lontana ed indefinita, almeno in quegli attimi, quella di formare un reale assembramento. <<Forse abbiamo capito male>>, aveva detto Lina con ironia mentre percorrevano con calma i larghi marciapiedi di quel quartiere centrale, e Renato si era lasciato andare ad una breve risata, come per ribadire che secondo il suo parere non ci sarebbe stata probabilmente nessuna manifestazione in giornata da quelle parti. Invece, davanti alle pattuglie della gendarmerie che presidiavano in assetto da sommossa i punti più salienti, ad un tratto diverse persone, quasi fosse scattato un meccanismo preciso, avevano iniziato dal niente ad indossare e sfoggiare i loro gilets jaunes, proprio nello stesso momento in cui erano stati srotolati diversi striscioni riportanti le parole d’ordine maggiormente in uso anche a Parigi durante quei mesi.

Tutto sembrava avvenire con calma comunque, senza che venisse mostrata una vera e propria sfida diretta, anche se in un attimo, proprio davanti a loro che camminavano insieme agli altri quasi per compiere una passeggiata di puro piacere, qualcosa aveva preso fuoco in una enorme vampata, ed immediatamente i poliziotti avevano iniziato col tirare in aria dei lacrimogeni. In un attimo Sandra era parsa smarrirsi dentro al fumo acre che adesso l’avvolgeva completamente, e gli altri tre, proprio accanto a lei, sembravano come colti da un’impreparazione talmente completa da lasciarli solo compiere il semplice e istintivo gesto di spostarsi verso i muri degli edifici al margine della strada. Molti dei manifestanti avevano subito iniziato a correre e a urlare, e ritrovarsi di colpo in quella confusione generale, proprio tra le forze dell’ordine e la testa del corteo, appariva improvvisamente la scelta più stupida e più sfortunata a cui si sarebbe potuto dar corso. Antonio tendeva a proteggere sua moglie e i suoi amici allargando le braccia e guardandosi attorno fortemente intimorito, mentre col corpo cercava di spingere tutti verso l’incavo di un portone, ma Sandra, colta quasi da un terrore isterico, sembrava impossibilitata persino a muoversi, limitandosi a coprire i suoi occhi e la faccia con le mani aperte. <<Siamo degli stupidi>>, continuava a dire Lina a voce alta, come per smontare con quelle parole la situazione difficile in cui erano andati ad infilarsi, e proprio in quell’attimo qualcuno correndo aveva spinto Renato fino a farlo cadere. Accanto a loro quattro qualcuno aveva preso sopra la testa una manganellata da un poliziotto, e adesso quel ragazzo con il gilet giallo si era seduto ormai inebetito e sanguinante, mentre le forze dell’ordine proseguivano il pestaggio di chiunque al momento trovassero a tiro. La guerriglia urbana mostrava adesso il suo volto più duro, e lo scontro cruento avveniva con dei corpo a corpo, dove la fuga repentina e veloce appariva quasi l’unica forma di difesa possibile.

Lina aveva alzato le braccia come per arrendersi, o per mostrare la propria estraneità a quanto andava accadendo in quei pochi minuti, e Renato, riuscito fortunatamente ad alzarsi da terra prima che qualcuno avesse potuto travolgerlo, si era andato subito a stringere contro il muro, mostrando anche lui le mani aperte, nel significato di mancanza di colpe. Si avvertivano infrangersi, poco lontano, le vetrine di qualche negozio; e le bottiglie molotov, un po’ più avanti, lasciavano partire da terra grandi pennacchi repentini di fiamme e di fumo nero, anche se erano i colpi secchi e terribili dei fucili per i lacrimogeni, o forse anche di altre armi, che incutevano maggiore paura. Loro quattro rimasero a lungo stretti davanti a quel benedetto portone, ed attesero terrorizzati, senza più neppure parlare tra loro, che le cose tornassero lentamente verso la piena normalità.

 

Bruno Magnolfi         

giovedì 9 giugno 2022

Bassa marea.

 

             Lui osserva senza grande attenzione lo schermo del tablet che ha tra le mani; poi, riflettendo su chissà che, dice qualcosa a bassa voce ma senza riferirsi a nessuno in particolare. <<Ancora con i titoli di borsa>>, sbuffa sua moglie che sta riguardando piacevolmente alcune fotografie scattate nei giorni appena trascorsi. <<Non voglio sentire ancora delle storie sui tuoi famosi investimenti sicuri>>, gli dice senza mezzi termini, riferendosi ad una perdita secca di una piccola somma avvenuta oramai più di un anno fa. <<Quello è un argomento ormai chiuso, sia chiaro>>, sigilla alla fine dando un’occhiata sorridente e ammiccante ad Antonio che sta preparando la tavola per il loro pranzo nel camper. Lina intanto sta già sfornellando delle verdure sul fuoco, e sembra concentrata su quello che ha mescolato dentro ad una piccola pentola, sicuramente seguendo una ricetta del tutto personale. Si sono fermati presso un largo spiazzo alberato, dalle parti di Coutances, in Normandia, dopo aver fatto degli acquisti veloci in un supermercato periferico della città, ma anche se nell’entroterra il forte vento che oggi spazza ed increspa le acque della Manica giunge qui parecchio attenuato, l’umore generale dei quattro mostra comunque ancora del nervosismo.

            <<Nel pomeriggio dovremo spostarci da qua>>, dice Antonio come se fosse alla guida di una carovana di coloni in cerca di un luogo dove insediarsi e fondare così un nuovo Stato. <<Dobbiamo trovare un posto dove trascorrere la notte, un luogo che non sia né troppo distante dalla costa, e neppure dalla Bretagna direi, ma dove non giunga comunque questo vento bestiale>>. Gli altri concordano, e mentre mangiano con gusto le seppie con gli spinaci preparate da Lina, Sandra propone di spingersi fino a Granville, <<e di fermarsi magari sulla rocca subito accanto al porto turistico, che dalla cartina sembra rimanga posizionata piuttosto sottovento, e dalla guida sembra sia un luogo pieno di fascino>>. Tutti si mostrano d’accordo, pur senza grande entusiasmo, perché in certi momenti quel procedere della vacanza francese sembra quasi un continuo muoversi praticamente allo sbando, come se il loro avanzare fosse dato soltanto dal caso, o da qualche notizia lacunosa, senza seguire mai un senso o una logica. Dimenticando del tutto però che prima di partire i quattro si erano appunto prefissati di non seguire mai in quel viaggio né un senso definito, e neppure una logica, ma lasciandosi proprio incantare dalla giornata, dal momento, dalla voglia improvvisa, pur restando fedeli ad una percorrenza esclusiva lungo le strade costiere francesi.

            <<A me piacciono le scogliere spazzate dalle onde oceaniche>>, dice Lina ironizzando su di sé; <<ma sanno forse un po’ troppo di romantico, di qualcosa già risaputo, quasi ordinario, insomma>>. Renato la guarda, gli piace quando lei parla così, mostrando se stessa nonostante tutto. Forse, una volta terminato di mangiare, potrebbe cercare di fare un piccolo giro a piedi con lei, magari con la scusa del loro cane che deve muoversi un po’. Lei evita di volgere gli occhi verso di lui, ma sente di essere osservata, almeno a tratti, così dice che: <<spesso ci sono delle persone che hanno di fronte delle cose meravigliose, eppure non riescono neppure a rendersene conto>>, pizzicando Renato nel vivo, per la sua solita inedia, per l’indifferenza che mostra, per l’assenza di qualsiasi entusiasmo che sembra sbandierare regolarmente. Lui dice: <<anche le cose più incredibili con l’abitudine provocano noia>>, e Lina sorride, lascia una pausa in aria, poi replica: <<non certo se veniamo fino qua apposta per vedere la forza dell’oceano in tempesta>>. Sandra avverte l’inizio di un sottile battibecco, così per evitarlo dice subito: <<non è possibile provare il senso delle abitudini durante il corso di una vacanza>>. Antonio resta in silenzio, forse ha una sua idea ben precisa su tutto, ma evita come sempre di tirarla fuori, proseguendo a mangiare. 

            <<Non vedo l’ora di giungere dalle parti di Mont Saint-Michel, e perdermi nella sabbia della bassa marea>>, dice Sandra cercando una prospettiva positiva per tutti. <<Credo che domani potremo proprio passare da quelle spiagge>>, risponde Antonio con la sua aria da grande organizzatore. <<Dobbiamo comunque acquistare subito un quotidiano locale che riporti gli orari esatti delle maree, prima di ritrovarci inguaiati con i piedi nell’acqua>>. Renato sorride, poi getta ancora un’occhiata verso Lina, che forse in questo momento ha mille pensieri divergenti che le passano dentro la testa. Farà un giretto poco lontano dal camper, con lei e con il cane, più tardi; adesso ne è proprio sicuro.

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 1 giugno 2022

Sagoma d'uomo.


Una sera Renato era sbronzo. Anche gli altri ne avevano bevuto parecchio di vino bianco Langlois Chateau, fino ad aprirne una terza bottiglia, ma lui aveva addirittura ecceduto con un paio, o forse più, bicchierini di vodka fredda a fine pasto, dopo aver mangiato del pesce sfilettato dell’Atlantico con un’insalata ed un po’ di baguette. Dentro al camper, posteggiato dalle parti costiere di Le Conquet, tra l’enorme faro di Kermorvan e quello di Saint-Mathieu, nel Finisterre, sembrava essersi ristabilita una certa cordialità, anche se nulla di fatto era cambiato veramente. <<Siamo tutti amici>>, aveva iniziato col dire Renato ridendo, e gli altri naturalmente lo avevano assecondato mostrandosi allegri e d'accordo con lui. Si vedeva però che voleva meravigliare gli altri tre spifferando loro qualcosa di forte, qualcosa per impressionare magari, ma era come se non trovasse al momento le parole adeguate. <<Voi però siete pazzi>>, aveva sparato alla fine, immaginando così di rivelare qualcosa di cui nessuno senza la sua iniziativa avrebbe mai saputo rendersi conto. <<Siamo sull’orlo del mondo>>, diceva ancora sentendosi adesso fortemente osservato, al centro dell’attenzione; <<ai confini di qualcosa da cui non torneremo più indietro>>.  Antonio allora si era subito alzato dal piccolo tavolo smontabile, come per togliere immediatamente importanza a quelle parole, mentre Sandra, la moglie di Renato, cercava ancora di ridere per quelle sciocchezze, come se qualcuno avesse fatto una battuta di spirito.

Lina invece era seria; si era messa vicino alla porta socchiusa del camper per fumare una delle sue sigarette sottili, osservando quasi immobile il fumo che se ne fuggiva da quello spiraglio. <<Forse hai pienamente ragione>>, aveva detto improvvisamente quasi prendendo troppo sul serio quegli argomenti così inadeguati per una serata come quella che cercavano di portare avanti. Dal lunotto posteriore si vedeva con nitidezza la luce intermittente di uno dei fari atlantici ruotare meticolosamente alla ricerca di qualcosa sulla superficie dell’acqua e sulle rocce vicine, ed il senso che sembrava poterne dedurre, osservandolo, era forse proprio quello che Renato, spinto dall’alcol, aveva appena chiarito. <<In fondo, siamo venuti fin qui per questo motivo>>, aveva completato lui stesso alla fine, come cercando di dare un significato ancora più forte a delle frasi che aveva messo insieme probabilmente per caso, senza il desiderio reale di dare una spiegazione a qualcosa.

Sandra allora aveva iniziato a togliere le stoviglie da sopra la tavola, ed un silenzio marcato era sceso di nuovo nel camper e tra loro quattro, come già altre sere purtroppo era accaduto, rotto soltanto dal brusio leggero del generatore di corrente elettrica esterno in piena funzione. Lina, come sempre, dopo aver spento la sua sigaretta e tirato fuori il suo solito grembiule, aveva subito iniziato a sistemare i piatti dentro al lavello per dare una lavata veloce a tutto quanto, e nessuno si era preso la briga di dare ancora retta a Renato e ai suoi discorsi sconclusionati. Ma qualcosa sembrava come rimasto sospeso nell’aria, tanto che, preparando il caffè, Sandra aveva consigliato furtivamente di mettere del sale nella tazzina di suo marito, e spingerlo così a vomitare per alleggerirne lo stomaco. Antonio però era a disagio, aveva tolto ogni bottiglia dal tavolo ed aiutato a sistemare le cose, ma pareva desideroso di uscire dal camper, e di starsene per conto proprio almeno mezz’ora.

“Certo”, pensava di colpo; “probabilmente in seguito non riusciremo tra noi ad essere più gli stessi di prima, una volta tornati alla vita di sempre. Anche se a me sembra impossibile essersi ridotti quasi a mostrare disprezzo l’un l’altro, come se fosse realmente intervenuto qualcosa di brutto ad incrinare in questa maniera i nostri rapporti. Eppure dobbiamo provare ad interrogarci, ognuno per conto proprio magari, per cercare di comprendere quali errori possono essere intervenuti, e quali contromisure sia possibile adesso cercare di mettere in campo”. Così, assistito dalla sua lampadina portatile, si era aggirato furtivo tra i radi cespugli della piazzola dove avevano posteggiato la loro casa su ruote. Poi aveva avvertito l’inequivocabile rumore della porta del camper che tornava ad aprirsi di colpo, ed aveva intravisto Renato, forse sospinto dalle due donne, sortito fuori dal loro mezzo di due o tre passi appena, che oramai all’aperto stava già vomitando tutto l’alcol che aveva ingerito, illuminato dalla fioca luce che trapelava fin lì dall’interno, ma soprattutto colpito a tratti dall’illuminazione del faro, che con la solita regolare intermittenza, metteva in mostra d’improvviso tutta la sua sagoma assurda piegata in avanti.

 

Bruno Magnolfi      

lunedì 30 maggio 2022

Spuma di mare.


            I comandanti delle grosse navi cisterna, o dei portacontainers provenienti dal Mediterraneo, oppure dall’Africa, o anche dall’America Latina, e che risalgono lungo la Manica avvicinandosi ai grossi porti di destinazione del Nord Europa, quando incontrano le grandi mareggiate che flagellano in questa stagione la Bretagna e la Normandia, tendono a tenersi il più possibile sotto costa, e ad evitare le onde più alte e potenti che sono costretti ad affrontare con la prua esattamente controvento. Così questo grosso mercantile cerca di scorrere via proprio davanti al luogo dove ci siamo fermati con il nostro camper, arrancando sulla schiuma dei marosi sollevati dal vento, quasi soffrendo dell’impossibilità di intraprendere una via alternativa, beccheggiando e rollando con continuità e coraggio. Vorrei essere lì, penso, ad affrontare insieme all'equipaggio la situazione difficile che si presenta ogni momento, con la faccia schiaffeggiata dal vento mentre metto mano alle manovre necessarie a bordo, nelle orecchie la vibrazione e il rumore del motore sotto sforzo che prosegue a ruotare e a ruggire assieme all’elica, e poi sopra e sotto di me il ponte e le attrezzature spazzate continuamente dai cavalloni bianchi e immensi di acqua salmastra. Andare, penso, senza provare disagio, anche senza conoscere il luogo esatto in cui alla fine giungere, come una città portuale magari uguale a tante altre, forse anche stanco e provato da un evento proprio di questo genere, ma sicuramente soddisfatto per la lotta oggi intrapresa contro le forze della natura, ed anche contro il mio organismo, riottoso, come quello di tutti, all’immancabile e invalidante mal di mare. 

A disposizione di qualcosa, senza uno scopo esatto, forse anche senza una meta precisa; navigare e basta, e confrontarsi con persone dalle mille nazionalità, con cui condividere tutto, senza sollevare mai alcun problema serio. Non c’è un vero avversario, soltanto l’esperienza ed il buon senso di mille gesti differenti da compiere ogni attimo, senza scagliare anatemi contro qualcosa o qualcuno, solo accettando così l’inevitabile. In questo modo doveva essere la nostra vacanza, almeno nelle mie più rosee aspettative, ed assistere adesso, davanti alla punta di Des Groins, sotto al grande faro Goury, allo scivolamento lento sulla superficie della Manica di un me stesso incapsulato all’interno di quella stanca nave mercantile, mi mette addosso un forte malumore, quasi un senso di incapacità che non so del tutto neanche spiegare. In questo modo pensa Antonio mentre da solo fa un giro a piedi su quelle rocce proiettate verso l’Inghilterra, investito continuamente dal vento che proviene direttamente dal Mare del Nord, e che rende tutto difficile e rischioso. Gli altri sono rimasti infreddoliti dentro al camper, e nessuno degli altri tre comunque appare stamani di buon umore, come se le loro aspettative non fossero mai state esattamente queste.

Forse il vero avversario sta addirittura in mezzo a noi, pensa ancora Antonio, ed è anche in questa miopia con cui non riusciamo a distinguerlo e infine a riconoscerlo, lasciando che tutto proceda con finta naturalezza senza farlo risaltare, pur nella negatività della sua presenza. Vorrei tanto volentieri affrontare con i miei compagni di viaggio questo argomento, ma so per certo che sarebbe ancora peggio, per questo lascio solo ai miei pensieri il compito almeno di guardare come potrebbe essere, senza impuntarsi a voler per forza cambiare ciò che può soltanto restare in questo modo. <<L’accettazione della realtà>>, dice adesso Antonio a se stesso, parlando a mezza voce nel vento che turbina attorno al grande faro, <<è uno stato dello spirito: non ci sono indicazioni differenti, solo il piegarsi continuamente a quanto accade>>. Poi si sposta lentamente per tornare dagli altri; oggi forse sarà una giornata migliore delle altre, chi può dirlo, pensa mentre muove i passi attenti. Possiamo inventarci qualche sotterfugio per ingannarci con una risata strappata alla monotonia, in ogni caso non riusciremo a rendere migliore quanto va succedendo poco per volta.

La stufetta a metano dentro l’abitacolo rende il clima interno quasi piacevole, anche se fuori prosegue a vorticare intorno al mezzo il vento freddo inarrestabile. <<Possiamo muoverci e distanziarci un po’ dall'oceano, almeno per qualche chilometro entro la terra ferma>>, dice Renato in attesa di una qualche approvazione. <<E magari, invece di fermarsi a Cheerbourg, arrivare fino a Saint-Lo oppure a Coutances>>. Nessuno adesso gli risponde, ma Antonio, forse desideroso di lasciar intendere il proprio stato d’animo, dice soltanto: <<mi sembra quasi una di quelle mattine semi angoscianti, quando si deve affrontare una giornata difficile, oppure un esame di una certa rilevanza>>. Ce la faremo, alla fine, ne sono sicuro, pensa; però saremo stanchi in seguito, stremati, come poche altre volte ci è accaduto.  

 

Bruno Magnolfi

venerdì 27 maggio 2022

Vere convinzioni.


“Non è successo niente”, pensa Lina mentre finge ancora di leggere il suo libro; “niente di particolarmente significativo, comunque sia”. Il vento che ha spazzato la Bretagna fino a poco fa sembra piuttosto calato adesso, anche se rimangono delle gigantesche onde schiumose che sbattono sulle rocce poco distanti dal loro camper. Si sono fermati lì, con il loro mezzo, come per apprezzare le tante sfumature di blu scuro dell'oceano, ed anche quelle di grigio e di verde del cielo tempestoso, con le nuvole e l'acqua salata quasi impegnati in una gara a larghe pennellate di vernice in quell’immenso quadro dai colori foschi. “Forse”, pensa ancora, “se si fosse stati in una diversa situazione, mi sarei anche lasciata andare maggiormente, ma sono contenta in fondo che non sia accaduto niente di speciale, e tutto ora si svolga esclusivamente nelle nostre fantasie. Perché in fondo è solamente un gioco tra di noi: qualcosa che serve soltanto per riempire il vuoto che sembra attanagliare questa strana vacanza, colma di cose da vedere e visitare, eppure vuota di stimoli diversi. Gli ho dato un bacio, di sfuggita, quasi vergognandomi subito dopo, e questo è tutto. E poi non ho neppure guardato bene, sulla mappa della Bretagna, in quale luogo esatto ci troviamo adesso”, pensa ancora Lina; “ma credo non ci sia neanche troppa differenza tra l’uno o l’altro di questi posti lungo questa specie di costa selvaggia visitata per scelta in pieno inverno”.

La Plage de Guendrez dove si trovano in questo momento con il loro camper, appare a dir poco meravigliosa, e i vicini scavi archeologici nella grotta di Menez Dregan, qualcosa di assolutamente raro e interessante. Sandra sembra sempre curiosa di tutto quanto la circonda, e spinge tutti e quattro a fermarsi nei vari luoghi, a visitare tutto, ad osservare ogni dettaglio. Forse è anche proprio questo ad infastidire leggermente Lina, che lascia ormai a lei l’intero compito di indicare a loro quattro verso dove guardare, oppure in quale direzione procedere, o anche cosa apprezzare, senza mai lasciare agli altri la possibilità o il desiderio di fare qualcosa di diverso. “Però non posso mostrarmi fredda o scontrosa nei suoi confronti”, pensa ancora Lina; “tutta questa faccenda con suo marito si è spinta anche troppo in avanti, almeno per i miei gusti, ed è assurdo rischiare di far venire qualcosa allo scoperto solo per delle emerite sciocchezze come queste”. Fuori adesso non c’è proprio nessuno, esclusa una vettura di francesi che si scattano delle fotografie, perciò, una volta parcheggiato il grosso camper su uno spiazzo, loro quattro scendono senza fretta per farsi un giro, proprio come richiesto ovviamente da Sandra e dal suo cane Ettore, che sembra piuttosto stufo di stare sempre sdraiato dentro al mezzo.

Davanti a loro c’è soltanto l'acqua dell’oceano a perdita d’occhio, che per molte miglia si chiama ancora golfo di Biscaglia, ma che resta completamente aperto fino all’America latina, senza quasi null’altro tra le onde. Antonio e Renato sembrano parlottare tra di loro mentre camminano avanti lungo il sentiero sopra gli scogli, e Sandra forse vorrebbe a sua volta dire qualcosa a Lina, ma sembra quasi cercare la possibilità di trattenersi. “Ormai c’è una certa distanza tra noi due”, pensa Lina mentre sembra attratta dalle caratteristiche piccole casette costiere in lontananza. Poi si volge verso Sandra, ma per chiederle soltanto qualche informazione su quel luogo archeologico. <<E’ molto antico>>, dice l’altra; <<addirittura una dei primi siti al mondo dove è stato usato il fuoco dagli uomini primitivi che abitavano la grotta>>. Lina non dice niente, si immedesima appena per un attimo in un luogo di mezzo milione di anni fa, e cerca di guardare tutta la zona che gli appare di fronte con gli stessi occhi di quell’epoca. <<Forse loro erano felici>>, dice mordendosi subito la lingua per aver toccato un tasto così spinoso. Sandra sorride, invece, senza dire niente. 

Poi i loro mariti si fermano e le attendono: non è possibile naturalmente visitare la grotta, possono solo vedere il dolmen accanto e alcune rocce scavate dai primitivi; però possono spingersi in avanti fino ad arrivare al piccolo porto per le barche, e magari fermarsi nel caffè vicino, a bere qualcosa e chiedere maggiori informazioni. Quindi riprendono tutti a camminare insieme ad Ettore che non si allontana mai da loro, e infine Sandra, come per rispondere dopo una lunga ed accurata meditazione, dice a Lina d’improvviso: <<Anche noi lo siamo>>; ma quasi più per calcare una precisa differenza tra loro due, che per una vera e propria convinzione.

 

Bruno Magnolfi       

lunedì 23 maggio 2022

Sfida.


<<Ho forse frequentato mia sorella, in una maniera più assidua, solamente negli ultimi paio d’anni, rispetto ai tempi precedenti durante i quali praticamente non ci vedevamo quasi mai>>, dice Lina a Renato, mentre proseguono a camminare con il cane Ettore al guinzaglio su una larga spiaggia normanna dalle parti a sud del porto di Le Havre. <<Lei ha sempre fatto delle scelte stravaganti, e si è ritrovata così anche a criticare, con una certa naturalezza, la mia decisione di sposarmi con Antonio. Ad Elena non piaceva, diceva che non era il tipo di persona adatta a me, poi però quando sparava così le sue opinioni, terminava sempre facendosi una piccola risata, come per troncare ogni discorso, cercando di dimostrare in questo modo che di tutto l'argomento alla fine non le importava quasi niente>>. Renato annuisce, non ha mai visto Lina così sincera come in questo momento, perciò anche se non se ne chiede il motivo, mentre ascolta quelle parole, immagina comunque di essere lui in qualche maniera ad averla stimolata nel rivelare così tante cose su di sé. <<Lei è più piccola di me di un paio di anni, e si è sempre comportata come se dovesse recuperare in qualche modo questa specie di difetto. Così durante un periodo di distacco completo da me e soprattutto dai miei genitori, si ritrovò probabilmente disperata dentro un vagone della metropolitana di non so quale città, seduta di fronte ad un ragazzo all'apparenza disperato almeno quanto lei. Finirono col mettersi assieme, e poco dopo si stabilirono a Parigi, a fare il mestiere dei lavapiatti in un ristorante del quartiere latino. Forse è anche questo il motivo per cui provo diffidenza per quella città, anche se Elena ovviamente ci rimase poco, in quei tempi lontani>>.

La spiaggia è scura da quelle parti, intrisa di umidità salmastra, ed ogni tanto si vedono dei rigonfiamenti qua e là entro cui probabilmente si è ritrovato bloccato qualche mollusco, sorpreso dalla bassa marea. Ettore annusa dappertutto, e sembra gradire quella giornata ventosa e con scarsa luce, carica com’è di grigie nuvole atlantiche. A Renato piacciono gli argomenti di Lina, li trova sempre curiosi, interessanti, lontani dalle consuetudini che normalmente lo annoiano, come se quei suoi punti di vista fossero sempre un po’ ricercati, frutto di una sensibilità o di una natura che probabilmente a lui magari sfugge, nella maggior parte dei casi, ma da cui si sente attratto. Forse vorrebbe porle qualche domanda, eppure si trattiene, ad evitare che quel flusso di coscienza si interrompa, e lasci di nuovo privi di luce quegli aspetti particolari e forse anche dolorosi.

<<Credo sia sempre particolare il rapporto tra sorelle>>, dice ancora Lina. <<Però in certi casi fa acuire una competizione tale da non portare mai a niente di buono>>. Renato si ferma un attimo forse per togliere qualcosa dalla bocca del suo boxer, ma anche per rallentare il più possibile quella piacevole passeggiata che oramai li ha quasi riportati al loro camper, dove Sandra e Antonio stanno cucinando qualcosa per il pranzo di tutti e quattro. <<Mi piace, come ne parli di Elena>>, le dice poi, senza neppure essere troppo convinto di questa frase, e Lina forse sorride leggermente, ma adesso guarda qualcosa verso il mare aperto, come fossero già lontani ormai tutti i suoi pensieri. <<Dobbiamo rientrare>>, gli dice, come dispiacesse anche a lei terminare proprio ora quella chiacchierata. “Sarebbe bello baciarla adesso, mentre il vento le scompiglia i capelli”, pensa Renato; “e stringerla a me per un momento, per sentirla vera, vicina, almeno per quell’attimo, e non più inafferrabile, come quasi sempre mi appare quando si muove intorno a me nel camper”.

Sandra si affaccia sulla piazzola dove hanno precedentemente posteggiato il loro mezzo, e da lontano fa un gesto usuale a Lina e a Renato, semplicemente alzando un braccio mentre li guarda, come per richiamarli ambedue da quella parte. <<Mia moglie è sempre la solita>>, gli viene di dire a Renato sorridendo, ma senza provare il desiderio di ironizzare su di lei. Lina invece resta in silenzio per un lungo momento, mentre ambedue riprendono a camminare nella sabbia verso il camper. Infine però, quasi sottovoce, lei dice semplicemente: <<comunque sia, ha senz’altro un carattere migliore di quello di mia sorella. Spesso sto anche bene insieme a Sandra; ma forse soltanto perché non provo quasi mai nei suoi confronti il senso forte e definito della sfida>>.  

 

Bruno Magnolfi

 

sabato 21 maggio 2022

Atto spontaneo.


Maledetti questi francesi, aveva pensato lui proprio nel momento in cui avevano varcato il confine con il loro camper, anche se poi non aveva trovato dentro di sé una buona ragione per disprezzare davvero e con maggiore serietà tutto quel popolo. Però non gli era mai piaciuta quella vaga alterigia che sembrava mostrassero spesso, quella dimostrazione continua di superiorità, che a proprio parere, ma anche per bocca di molti camionisti che aveva conosciuto nell’ambito diretto del proprio lavoro, sembrava proprio fondata sul niente, e comunque su nessun ragionevole motivo dimostrabile in qualche maniera. Poi, nel prosieguo del loro viaggio in quattro verso la Bretagna, non ci aveva più neppure pensato a questi argomenti, anche perché in quei giorni aveva avuto ben pochi contatti effettivi con qualcuno dei cittadini di oltralpe, esclusi gli addetti alle pompe della benzina, e poi qualche negoziante, o certi dipendenti in divisa di alcuni supermercati. Però adesso, se ci rifletteva un po’ meglio, non sapeva neppure lui perché mai avesse accettato di farsi trascinare in quella vacanza proprio in terra di Francia. Forse sarebbe stato meglio andare in Sicilia, ad esempio, oppure verso la Puglia, o magari a Pompei e in penisola Sorrentina, a visitare luoghi più caldi e familiari, dove non ci sarebbe stato alcun bisogno di sforzarsi troppo per farsi capire dalle persone locali. Anche perché i francesi sanno essere spesso scostanti, e trattano sempre gli italiani come fossero dei semplici cugini poveri, ladri e anche poco furbi. In ogni caso anche se era stato un errore, adesso non si poteva proprio fare niente per aggiustare qualcosa.

Anche perché gli altri sembravano, al contrario di lui, ben felici di quella scelta ben ponderata, e continuavano a scorrere sulle loro guide aggiornate che si erano portati dentro gli zaini, tutti i possibili luoghi meritevoli di essere visti, addirittura appuntando le soluzioni migliori su dei quaderni acquistati proprio con quel proposito, segnando i nomi e i vari motivi del loro interesse turistico. A lui non importava quasi un bel niente di quelle scelte che facevano, gli bastava sapere che ci sarebbero state delle ottime ostriche fresche da assaggiare nei luoghi di mare da cui si trovavano a transitare, e naturalmente anche del buon vino locale da degustare durante le cene nel camper nei pressi della costa oceanica. Però, capita soprattutto che il disprezzo per qualcuno che si avverte come estremamente diverso da sé, spesso sia più profondo di qualsiasi positivo riconoscimento; quasi come se, nonostante i molteplici aspetti soddisfacenti e accettabili di qualsiasi genere si rendesse possibile riscontrare lungo quella costa variegata e peraltro ricca di storia sul lato continentale della Manica, alla fine il dato emergente e fondamentale della faccenda fosse il senso di inaffidabilità della gente francese, sfuggente e poco credibile, e quindi, in una sola parola, straniera, a tutti gli effetti.

 Così l'unica possibilità per lui era quella di guardarsi attorno con sospetto e una vaga aria di sufficienza, perché non fidarsi affatto di questi francesi in fondo voleva dire a suo parere dimostrare a tutti, e quindi anche a loro, che non c'era proprio niente di cui sentirsi inferiori, ed anzi, al contrario, il fatto di aver già affrontato e risolto l’argomento dentro se stessi, per degli italiani nati nel paese più straordinario di qualsiasi altro, era una chiara testimonianza delle proprie capacità. <<Che stai facendo?>>, gli aveva chiesto sua moglie quando lo aveva sorpreso a pisciare ad un albero poco lontano dal camper. <<Osservo l’urina mentre esce dal mio corpo>>, aveva risposto lui con il massimo possibile di serietà. <<Cade a terra dopo averlo attraversato completamente, dopo essersi caricata con naturalezza di tanti piccoli elementi in soluzione, tali da caratterizzare qualcosa che resta assolutamente di mia proprietà>>. Lei era rimasta in silenzio, sbigottita di una risposta del genere, ma poi lo aveva aspettato senza guardarlo mentre lui riassettava i suoi pantaloni; e poi, quando erano tornati assieme nel camper, lo aveva ascoltato dirle ancora: <<quindi ho persino arricchito questa terra, se guardi bene>>. Forse a quel punto lei aveva intuito quali potessero essere i pensieri di suo marito, anche se ovviamente aveva catalogato quelle risposte come alcune delle tante bizzarrie che Renato era capace di regalare, di tanto in tanto. Lei restava della propria opinione, comunque: soltanto della gente con una grande coscienza delle proprie forze riesce a scendere in piazza in piena autonomia, proprio come stavano facendo i gilet gialli. Forse nessun altro popolo, privo persino di qualsiasi comando dall’alto, era capace di un atto di spontaneità di quel genere, e almeno di questo tutti dovevano prima o dopo dargliene atto.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 19 maggio 2022

Parola sbagliata.


<<Non capisco per quale motivo, qualunque cosa io trovi da dire, tu debba subito fare quel tuo solito sorrisetto un po’ ironico; come se le mie parole non fossero per nulla credibili>>, fa Lina improvvisamente, senza comunque mostrarsi neppure troppo irritata. Sandra resta in silenzio mentre prosegue a manovrare la forchetta nel proprio piatto, nonostante avverta arrossire leggermente il colore della faccia. Forse c’è qualcosa di vero nei propri atteggiamenti, pensa così quasi di colpo, anche se non si era mai resa conto fino adesso che un’espressione del genere, quasi del tutto automatica, potesse essere annotata dagli altri tra i loro fastidi possibili. Perciò lascia in aria quella lunghissima pausa, evitando anche di alzare lo sguardo dal piccolo tavolino dentro al camper, mentre persino gli altri due, seduti con tranquillità proprio accanto, sembrano praticamente indifferenti a tutto, anche se, dopo un paio di minuti, le viene spontaneo di dire: <<Non volevo certo offendere; soltanto mi pare che la tua insistenza per occuparti della cucina su questo camper, alla lunga sia un po' fuori luogo>>. Lina prosegue a guardarla, poi si versa un ultimo goccio di vino rosso dentro al bicchiere, ed infine dice spudoratamente: <<Non credo che togliere delle incombenze possa essere dannoso. Piuttosto il tuo punto di vista sembra quasi nascondere altro>>.

Sandra si sente ulteriormente punta nel vivo, costretta immediatamente a nascondere la faccia in un piatto da spostare dal piano del tavolo, e in una minuscola porzione di cena avanzata, mentre riflette rapidamente ad una maniera per poter sistemare questa faccenda, magari alleggerendo i sentimenti di tutti, che le pare potrebbero come infiammarsi da un attimo all’altro. Sceglie di non dare alcun seguito a quelle parole, anche se comprende benissimo che qualcosa si sta lacerando, e che si sta ritrovando di colpo sulla graticola, proprio lei che in questi primi giorni di viaggio ha cercato in ogni momento di favorire la calma, la comprensione, e l’equilibrio tra i diversi caratteri. Non se la sente di alzarsi dal tavolo per prima, così lascia trascorrere ancora qualche interminabile momento, fino a quando è Lina stessa ad alzarsi ed iniziare a sistemare nel lavello alcune stoviglie sporche, ripetendo esattamente anche adesso i gesti di ogni fine pasto, a dimostrazione del fatto di non credere alle turnazioni dei compiti.

Infine anche Renato si alza, appoggia il suo piatto sul piccolo piano della cucina, e poi si occupa del suo cane, preparandosi per portarlo a fare un piccolo giro lì intorno. Antonio prosegue a consultare con visibile impegno la mappa dettagliata di quella zona, e Sandra si ritrova in bilico tra aiutare in qualche modo a sparecchiare, e magari anche a lavare le stoviglie, oppure lasciar fare a lei tutto quanto, come richiesto, proprio per non intromettersi in compiti che appaiono sempre più stabiliti in modo definitivo. Riflette profondamente su cosa stia nascondendo, o meglio, a che cosa Lina potesse mai alludere, ma non riesce a trovare niente di particolare. <<Posso asciugare i piatti>>, dice alla fine decidendo di mostrarsi subito arrendevole, incapace di tenere una posizione più dura. L’altra non risponde niente, ma le lascia fare quello che vuole, come non la riguardasse.

<<Si potrebbe passare da Cherbourg>>, dice Toni parlando a voce alta ma come tra sé, senza togliere gli occhi dalla mappa; <<e così visitare il porto, oppure la Trinitè, sempre che sia di nostro interesse>>. Nessuno trova niente da dire, ma Sandra si avvicina a lui per osservare la distanza, sopra la cartina della Normandia, ed alla fine dice che per lei va benissimo, anche se già domani le piacerebbe visitare qualcosa del nord della Bretagna. Lina annuisce, Renato però non sembra ancora di ritorno, così è Antonio che si alza, indossa il giaccone, ed esce dal camper per raggiungerlo e dirgli quali siano le nuove proposte. Dentro di sé Sandra sa che potrebbe fare di tutto per ritrovare un minimo di armonia con i compagni di viaggio, e soprattutto con Lina, anche se il suo imbarazzo improvviso è dato esattamente dalla propria evidente incapacità nel comprendere in modo esaustivo quali siano le cose migliori da fare e da dire per non irritare nessuno.

Da ultimo si siede, mentre Lina sistema ancora le ultime cose della cucina, e gli altri due ancora non tornano, e forse vorrebbe dire qualcosa che renda evidente la sua volontà di non dare disturbo, ma oramai si sente come paralizzata, bloccata in un silenzio inusuale, incapace di trovare anche una sola parola che non si mostri, ormai persino ai propri occhi, proprio quella sbagliata.

 

Bruno Magnolfi


venerdì 13 maggio 2022

Sul mare agitato.


            Poco per volta lei si sente sempre più stanca e annoiata da quel viaggio. Osserva di nascosto Renato, tanto per cercare ancora di credere in qualcosa che almeno le tolga il cruccio di aver sbagliato in pieno ad accettare quella pesante vacanza in camper, ma neppure le sue segrete attenzioni adesso sono capaci di restituirle quell’entusiasmo che pensava di poter provare. Ormai si chiude in se stessa il più possibile nell’arco di tutta la giornata, e con suo marito ogni tanto scambia solamente il minimo indispensabile per non farlo sospettare di qualcosa. Forse inizialmente, dopo le prime due notti passate in Normandia, dentro al caravan parcheggiato vicino alle scogliere maestose davanti alla Manica, avrebbe già desiderato cambiare programma: puntare subito ad Est diretti verso Parigi, e forse, una volta sui boulevards, mettersi addosso un gilet giallo e partecipare, perdendosi in mezzo alla folla, a quelle manifestazioni spontanee composte da decine di migliaia di persone, ed in questo modo sentirsi viva, parte di qualcosa di importante, di un flusso in divenire, e senza alcuna incertezza. Ma visto che Sandra aveva subito cominciato col dire che nonostante tutto ci vedeva qualcosa di estremamente positivo in quei cortei lungo i viali, lei aveva rapidamente corretto i suoi pensieri, lasciando alle opinioni della sua amica il carattere del tutto superficiale che lei per sé non desiderava assolutamente abbracciare. Così aveva evidenziato un certo disinteresse verso Parigi, mostrandosi attratta soltanto dalle onde oceaniche e dalle basse maree della Bretagna.

<<Mi sembri distante>>, le dice ora Sandra incapace di rendersi conto di come stiano davvero le cose. Lina le sorride, non le piace troppo aver assunto quella posizione così ambigua con lei, ma in fondo non crede di avere avuto molta scelta. E poi i suoi pensieri di adesso corrono nel vento insieme alla spuma del mare, e non riesce a dare loro una direzione precisa, una forma, un compito esatto. Per certi versi vorrebbe non essere lì, dentro quel camper; per altri desidererebbe ubriacarsi di quell’aria fredda e salmastra lungo la riva delle acque agitate lungo la Manica. <<Potremmo fare un salto al porto di Saint Malo>>, dice improvvisamente a Sandra come scoprendo dentro se stessa una curiosità lasciata segreta e quasi dimenticata; <<mescolarsi tra tutti quei viaggiatori che prendono la nave per Plymouth o per Portsmouth, passando proprio accanto alle isole di Jersey e di Guernsey per traversare quel braccio di mare, e salutarli dal molo mentre salpano per l’Inghilterra con il loro traghetto. Magari poi, se ci va, troviamo anche del pesce fresco sulle banchine>>. Sandra sorride, le piace però quella vena malinconica di Lina, e poi si trova d’accordo nel fare un salto con il camper a visitare il porto con il suo Fort National, e niente lo vieta, pensa in silenzio. Antonio e Renato ugualmente non hanno obiezioni, così avviano il motore e prendono la strada più breve per la città marina: in fondo sono giunti in Bretagna per togliersi grandi e piccole curiosità, e nessuna adesso può essere esclusa.

Lina, ma soltanto per un attimo appena, sembra contenta di quella semplice scelta, ma subito dopo sembra sprofondare di nuovo in quel debole abbattimento che caratterizza i suoi giorni in questo periodo. Renato si è messo alla guida del caravan per compiere quei pochi chilometri, e lei è salita in cabina di guida con lui, in silenzio, lasciandosi trasportare come da una forza che non può contrastare, neppure desiderandolo. <<Forse vorresti salire su una di quelle navi>>, fa lui cercando di stuzzicarla. <<Magari perderti da sola da qualche parte lungo la Cornovaglia>>. Silenzio. Il motore ruggisce mentre il mezzo affronta qualche lieve salita. Alcune folate di vento sibilano leggermente mentre colpiscono trasversalmente la spaziosa carrozzeria del loro camper, e Lina chiude gli occhi un momento, forse immaginando davvero d’essere al largo della costa, tra le acque agitate della Manica, mentre se ne va chissà dove, senza una meta precisa. <<Non farei mai una cosa del genere>>, dice sottovoce alla fine. <<Forse vorresti compagnia>>, le chiede Renato ammiccante. <<Forse>>, fa lei; <<anche se dovrei pensarci parecchio prima di decidere con chi andare davvero da quelle parti>>. Silenzio. <<Pensavo magari io e te>>, le fa lui. <<Potrebbe essere>>, dice Lina, <<anche se non credo che un viaggio del genere potrebbe andare avanti più di due o tre giorni al massimo>>. Silenzio. <<Allora è meglio andare semplicemente a vedere chi parte>>, replica lui; <<e magari immaginare soltanto qualcosa. Quasi come una voglia, che rimane dietro agli sguardi di chi sta attraversando almeno una piccola parte, di questo Oceano immenso.    

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 11 maggio 2022

Distensione.


<<Pronto, parlo con il signor Buggiano, immagino…>>, dice una debole voce remota al telefono di Antonio, in un momento in cui lui sta compiendo da solo un giretto a piedi con il cane di Sandra. Come previsto dagli accordi iniziali, in considerazione proprio del loro tragitto da compiere, il noleggiatore del camper, alla metà esatta del percorso e dei giorni d’uso di quel veicolo, ricorda, a chi sta guidando quel mezzo in affitto, la necessità di effettuare il rabbocco dell’olio al motore, o meglio ancora la sua completa sostituzione, considerato naturalmente che il caravan, che lui ha affidato per un prezzo basso a quattro suoi cortesi concittadini, è assolutamente nuovissimo. Antonio non si fa certo trovare impreparato, così dice subito che ha già preso degli accordi per far eseguire il lavoro presso un’officina autorizzata della Ford, proprio in quella zona dove si trovano in questo momento, probabilmente già nella giornata di domani, ed in questo modo il tizio all’apparecchio si mostra subito soddisfatto e tranquillizzato, tanto che riattacca poco dopo, scusandosi se ha disturbato ed augurando ancora a tutti una buona vacanza. Naturalmente non c’è alcun accordo, visto che Antonio già dalla partenza intende cambiare quell’olio da solo, magari fermandosi in una comoda area di sosta dove possa sentirsi tranquillo per compiere l’operazione, anche se non sa bene in seguito a chi consegnare il liquido esausto. Torna nel camper e con calma parla subito agli altri di quella fastidiosa telefonata, tanto che tutti iniziano immediatamente a guardare sopra le mappe in quale officina recarsi. Lui insiste per preoccuparsi soltanto dell’acquisto dell’olio più adatto, e dopo questo inevitabilmente ne nasce un piccolo alterco con Renato, che dice di non avere alcuna voglia di ritrovarsi nei guai per compiere da soli una sciocchezza del genere.

La discussione va avanti con voci piuttosto alterate, e Lina, ma soprattutto Sandra, prendono subito posizione per far trionfare rapidamente la soluzione per loro più semplice e giusta, tanto che Antonio è costretto così a soggiacere alla volontà generale. Sbuffa, è irritato, dice, come tra sé: <<non si è mai visto andare da un meccanico per una scemenza del genere>>, ma poi, prese tutte le giuste informazioni, decide comunque che possono recarsi per quel cambio dell’olio da Herrou & Lyon, concessionaria della Ford presso Brest, poco lontano da dove si trovano, verso cui incarica Sandra, la migliore a parlare in francese, di eseguire una semplice telefonata di prenotazione per quel tipo di servizio. Dall’officina rispondono gentilmente, una volta compreso il problema, che per fare quel lavoro andrebbe benissimo anche il giorno seguente, soltanto ci vorranno almeno un paio d’ore prima di restituire il camper con l’olio nuovo dentro al motore. Così viene deciso un orario, e tutto perciò sembra sotto controllo. Ma Antonio non ha per niente finito di sbollire, conservando ancora in sé il proprio parere diverso, così dice di colpo che d’ora in avanti non si metterà più alla guida come ha fatto fino adesso, e che si limiterà soltanto a coprire dei semplici turni a rotazione. <<Sei uno sciocco>>, gli dice sua moglie Lina; <<un bambino che è capace di pestare i piedi a terra nel momento in cui non gli viene acquistato il giocattolo che vuole per forza>>. Nessuno trova niente da aggiungere, ma il momento non sembra rivelarsi molto costruttivo.

   Tacitamente viene deciso di non muovere il camper da dove si trova, considerato che al momento si trovano piuttosto vicini alla città di Brest, e la giornata viene così dedicata a fare un po’ di pulizia degli interni e controllare tutto ciò che è possibile, compreso il gas per il frigo ed il riscaldamento, lo scarico dei liquami, e soprattutto il livello dell’acqua di bordo. Toni se ne rimane in un angolo per conto proprio, ed ancora sembra proprio non voler condividere niente di quello che gli altri stanno facendo. Infine sale in cabina, apre il cofano motore del camper, e poi inizia ad esaminare tutto ciò che è possibile da quelle parti. Sandra infine gli va vicino quasi con indifferenza, senza avere particolari cose da dirgli, ma soltanto per fargli comprendere che nessuno ha davvero qualcosa contro di lui. <<Mi piace tornare a Brest>>, gli fa presente alla fine. <<Potremmo fare una visita ad Oceanopolis, l’acquario della città, che dicono essere davvero unico>>. Antonio la guarda un momento, e si lascia andare ad un leggero sorriso. In fondo tutti sanno benissimo che in casi come questi lei è l’unica capace di ricucire davvero le cose, e per quanto lo riguarda alla fine non gli dispiace neppure, una volta per tutte, passare sopra a quanto è riuscito a procurargli quell’inutile nervosismo, a patto che sia proprio lei a chiederlo. 

 

Bruno Magnolfi