venerdì 30 dicembre 2022

Largamente sufficiente.


            <<Certe volte osservo qualcosa di minuscolo>>, fa lei appoggiando un braccio sopra al piano del tavolo della birreria, <<e mi pare subito immenso, come se in un frammento di qualcosa pur così piccolo fosse già presente un mondo, e forse rappresentasse una semplice miniatura di tutto quello che già esiste attorno a noi>>. Non ci sono molti clienti nel locale, giusto tre ragazzi che scherzano tra di loro dall’altra parte della sala, e mentre della musica noiosa fa capolino ogni tanto dal confuso brusio delle voci e tra i rumori del lavaggio dei bicchieri dietro al bancone, Laura snocciola lentamente il suo pensiero, come fosse da sola a parlare con la propria immagine specchiata in mezzo a un vetro sporco di polvere e appannato dai fiati di qualcuno. La sua amica ride leggermente mentre la guarda, come se quelle parole che sta ascoltando fossero una qualsiasi spiritosaggine, così Laura aggiunge subito che per fortuna certi pensieri se ne vanno via velocemente dalla sua mente, come fossero soltanto degli elementi di passaggio.

<<Mi piace la maniera come ti stai pettinando i capelli, almeno in questi ultimi tempi>>, fa ad un certo punto l'altra, come se loro due dovessero tornare rapidamente agli argomenti di sempre e soprattutto con i piedi a terra. Poi cala con naturalezza qualche minuto di silenzio, quasi che le amiche non avessero alla fine troppi temi rilevanti attorno a cui discorrere. I ragazzi davanti al proprio tavolo proseguono intanto a ridere e a scherzare, apparentemente senza nessuna diversa preoccupazione. <<Non vorrei in nessun caso avere dei figli>>, riprende Laura come parlando ancora con sé stessa. <<Non sarei mai in grado di essere una vera mamma>>. L'altra adesso sta anche immobile, sicuramente quello è un argomento che non si può trattare superficialmente, perciò è quasi meglio, a suo parere, starsene fermi di fronte a certe affermazioni, e anche in silenzio. <<Mi sembrerebbe di poter rompere qualcosa di un bambino, solo nel tenerlo tra le braccia>>, dice ancora Laura; <<e poi sono sbadata, mi dimenticherei sicuramente di mio figlio, probabilmente lo lascerei per ore sopra una panchina al parco, o dentro un passeggino, soltanto per mettermi a parlare con qualcuno, magari di sciocchezze>>.

Generalmente, lei non tratta mai argomenti così tanto spinosi, forse anche perché sa che gli anni stanno trascorrendo velocemente, sia per lei che per la sua amica di sempre, ed è facile che certe cose, con una certa probabilità, loro due non avranno mai l'opportunità di affrontarle per davvero. Ma forse è proprio questa consapevolezza che mette adesso Laura in una strana condizione di disagio, come se non avere la possibilità di mettere su una famiglia propria, la portasse ad essere reticente a quegli impegni che potrebbero in qualche modo riguardare un'esistenza così diversa. L'altra forse non ha neppure mai affrontato, neppure con se stessa, un argomento di quel genere: sorseggia la sua birra, sorride, alza persino le spalle se qualcuno le fa un qualsiasi complimento. Ambedue sembrano accettare tutto ciò che poco per volta sembra snodarsi senza volontà nelle loro giornate, sapendo fin da subito che il percorso che hanno di fronte sarà probabilmente quello di veder invecchiare poco per volta i propri genitori, restando naturalmente sempre in casa accanto a loro, senza alcuna alternativa.

<<Anche se abbiamo quasi trent'anni per ciascuna, questo non vuol dire che non capiti anche per noi l'occasione giusta per mettere su una famiglia nostra>>, dice l'amica dopo un po', come se quella consolazione, ripetuta all’infinito, giorno dopo giorno, fosse già una maniera per giustificare anche i propri pensieri. <<Allora non hai proprio capito>>, le dice Laura con un improvviso impeto. <<A me non interessa l'argomento. Non mi ci vedo tagliata, né per i figli, né per un marito. Ho il mio lavoro, abito con i miei genitori, però mi sento libera di fare quello che mi va, senza troppi impicci>>. L'altra, pur non troppo convinta, resta comunque in silenzio, fino a quando, dopo qualche attimo, le dice decisa: <<e ti andrebbe, se in questo momento ce ne andassimo da qua dentro?>>. <<Certo>>, fa lei, <<non aspettavo altro che tu me lo chiedessi>>.

Molti, della loro stessa età, sono ormai andati via dal paese, ed hanno cercato di costruire qualcosa da altre parti, lontane o vicine che fossero. Chi è rimasto lo ha fatto spesso per indecisione, o forse soltanto per non aver colto l'occasione giusta quando era il momento. Le due amiche, già compagne di scuola dalle elementari, forse non hanno affrontato mai a fondo quella materia, fino a quando non è risultato all’improvviso che era ormai quasi troppo tardi per prendere una decisione un po' più drastica. Ma alla fine non si può avere tutti quanti i medesimi ideali, e se le sensazioni che ognuno prova sono del tutto personali, e quindi come tali degne di rispetto, anche loro seguono dei principi in cui credono davvero, e le proprie giornate sono comunque colme di idee da realizzare. <<A me va bene così>>, dice Laura all'improvviso. <<Certo, non mi aspettavo molto, fin dagli inizi, ma quel poco che ho adesso mi sembra largamente sufficiente>>.

 

            Bruno Magnolfi

        

giovedì 22 dicembre 2022

Possibili differenze nei conti.


Nessuno sembra abbia ancora voglia di parlarne, ma gli uffici postali di metà della provincia di Pisa, ormai qualche anno fa, furono coinvolti dalla notizia di un comportamento truffaldino che rapidamente fece il giro di quasi tutte le succursali, e soprattutto investì naturalmente il paese di Calci. La faccenda si risolse in seguito con un patteggiamento in sede giudiziaria che non portò neppure ad una pena particolarmente severa, oltre naturalmente alla perdita immediata del posto di lavoro, da parte di chi fu capace di provocare tanto sconquasso. Si trattava in quel caso di un dipendente, un impiegato di vecchia data dell’ufficio postale, che avendo accumulato una gran massa di debiti per chissà quale motivo personale, improvvisamente aveva pensato bene, mentre lavorava dietro allo sportello destinato al pubblico, di commettere qualche piccolo sbaglio in suo favore, nel momento in cui c'erano da fare i doverosi conteggi per il pagamento delle bollette di qualche cliente, oppure anche nei casi della riscossione in contanti di una pensione. Mai grosse cifre, sempre poca roba; però rastrellando qualcosa da un pensionato disattento, e qualcos’altro da una massaia poco pratica di conti, alla fine della giornata quest’uomo disonesto riusciva, senza farsene accorgere, a mettersi in tasca qualche buon arrotondamento sullo stipendio. Immaginandosi, ogni utente che si recava allo sportello, di aver compreso male qualcosa, o di aver forse perduto lungo la strada, per pura personale disattenzione, una banconota oppure due, andava a finire che nessuno di loro tornava agli uffici postali a reclamare l’ammanco, addossandosi con sufficiente certezza la colpa di tutto, sempre ammesso che il malcapitato riuscisse proprio ad accorgersi della differenza di somma. Tutto fino a quando, una donna di quel paese, una con pochi peli sulla lingua, alzò la voce in ufficio di fronte a tutti, ancora prima di parlarne con la direttrice dell’ufficio postale, la quale naturalmente cadde dalle nuvole, ma che subito si prodigò per comprendere meglio ciò che era realmente accaduto.

Sparsa la voce in paese, tutti allora si ricordarono di aver notato prima o dopo qualche piccolo ammanco, e la faccenda in un solo attimo divenne così di dominio pubblico. Il resto, tra carabinieri, dichiarazioni, e provvedimenti a cascata, fu inarrestabile, fino a giungere al punto che per quel posto di lavoro lasciato vacante, si mostrò estremamente complesso trovare in tempi brevi un valido sostituto. Perciò, almeno in un primo momento, dovette iniziare proprio la direttrice, la signora Vanni in persona, a prendere posto davanti al vetro forato dello sportello, e ad accogliere la clientela con il suo sorriso migliore, nella ricerca, da quei compaesani che con titubanza riprendevano poco per volta a sbrigare le loro faccende presso l’ufficio postale, di dare un’immagine serena di ripristinata onestà, senza mettere in mezzo alcun chiacchiericcio insignificante e privo di qualsiasi costrutto. Fu soltanto dopo diverse settimane che dalla sede centrale di Pisa si decisero finalmente ad inviare un impiegato esperto a dare una mano, ed allora fu proprio questo signore, un tipo di poche parole, molto professionale però, ad occuparsi per qualche mese, con serietà ed in perfetto silenzio, dei rapporti col pubblico, e soprattutto a maneggiare, con rapidità ed estrema precisione, i soldi di tutti.

Quando si decise che andava comunque assunto un nuovo impiegato per quella sede, scappò fuori Alberto, un giovanotto di un paese vicino con il diploma di ragioniere, spinto e protetto dai suoi parenti politici, che mostrò subito però la propria incapacità, ed anche l’evidente disinteresse, nello stare a quello sportello ancora rovente di strascichi, di polemiche e di diffidenza. Così, poco prima dell’inverno, nel periodo preciso in cui iniziava ad ingrossarsi il lavoro, venne assunta, pur a tempo determinato, una ragazza, una persona di nota famiglia nel paese, conosciuta da molti, forse anche per essere particolarmente estroversa, tanto da mostrarsi adattissima a tenere i rapporti umani con la cittadinanza. Ad un punto tale che, quando giunse la scadenza naturale del suo contratto, la gente che giungeva alle poste iniziò subito col chiedere di Laura, di quella ragazzona con cui tutti avevano iniziato ad avere buone relazioni, e che, dopo poco, venne con naturalezza richiamata in servizio, stavolta con un contratto definitivo. In tutto questo tempo, dall’allontanamento dell’impiegato poco serio, fino alla nuova sistemazione del personale, la direttrice, insieme a Renza, ed anche a Gino, il portalettere, non ebbero comunque un attimo di pace all’interno del piccolo ufficio postale, nonostante il prodigarsi di tutti nel tentativo di svolgere, con una estrema attenzione ed anche una minuziosa solerzia, ogni attività di quell’agenzia, tutto compiuto nello sforzo di riguadagnare quella fiducia nelle poste intaccata pesantemente nei tempi da poco trascorsi.

Poi, ogni particolare venne presto dimenticato, naturalmente, anche se rimase l’abitudine per qualsiasi cittadino utente dell’ufficio postale, di contare con estrema attenzione i soldi da dare o da prelevare sopra a quel banco, perché iniziò ad apparire evidente per tutti che un errore qualsiasi nei conteggi, voluto o casuale che fosse, si sarebbe sempre mostrato possibile.

 

Bruno Magnolfi

martedì 20 dicembre 2022

Senza ombra di dubbio.


C'è una quinta persona che lavora da anni nell'ufficio postale di Calci, in quel piccolo paese della provincia di Pisa. Si tratta di una donna, piccola, e un po' grassottella, però piuttosto vivace e simpatica, di mezza età, che si occupa a tempo pieno della parte più amministrativa di quella succursale. Ovviamente, è l'impiegata a cui maggiormente si rivolge la direttrice, la signora Vanni, comportandosi certe volte come se loro due fossero più che sufficienti a mandare avanti tutto il lavoro dell’agenzia. <<Renza>>, le dice certe volte la dirigente mentre lei sta piegata come ogni giorno sulla sua scrivania. <<Dobbiamo predisporre nel dettaglio un piano preciso per affrontare in modo adeguato il prossimo periodo>>. Così, iniziano a prevedere come meglio suddividere tutto il lavoro, parcellizzando il maggior daffare, che ciclicamente si presenta durante alcuni precisi periodi dell'anno, tutto sugli altri impiegati, come se a loro due non dovesse comunque cambiare una virgola di ciò che già fanno. In ogni caso, oltre i presupposti, ognuno poi naturalmente fa la sua parte, e tutto alla fine procede in maniera accettabile. Renza, è la moglie di un sindacalista abbastanza conosciuto tra i lavoratori di Pisa e dintorni, e la fede politica di lei, e soprattutto di suo marito, è quella di riferimento anche per la direttrice Vanni, ed è per questo che il loro sodalizio nell'ufficio postale appare agli occhi di tutti sempre notevolmente giustificato. Alberto resta molto spesso in silenzio quando loro due parlano anche in termini piuttosto banali del governo centrale, dei grandi ideali sociali, oppure di qualche amministratore politico locale. Agli occhi dei suoi colleghi lui rappresenta in qualche modo il partito di suo zio, ex-vicesindaco del centro destra, proprio colui che gli ha dato una mano per essere accettato a lavorare in quell’ufficio postale, e quindi avversato per questo, anche se le sue nascoste idee politiche magari non collimano affatto con quelle della sua famiglia. 

Non è semplice rimanere a lungo in un luogo di lavoro dove si ritiene che tu sia una persona che vive alle spalle dei propri parenti, e che per questo tramanda, in qualche maniera, delle idee politiche che non coincidono affatto con quelle degli altri. Lui fin da subito ha pensato di aver commesso un errore nell'accettare proprio quel posto di lavoro, mostrando così incapacità e debolezza. Perché il suo desiderio più forte, allora come anche adesso, era quello di dimostrare una personalità più indipendente, delle idee che non debbono mai essere date già per scontate, un’indole diversa da quella che troppo facilmente forse ci si potrebbe immaginare da lui, anche se per essere così e per fare tutto questo, occorrerebbe sicuramente molto impegno, ed una precisa volontà messa al servizio di un carattere senz’altro più deciso del suo. Infatti, agli occhi di tutti, si è mostrato in questo modo come un inetto, un ragazzone senza arte né parte, disposto a farsi spianare la strada da chi lo può fare, senza mettere in mezzo le proprie scelte, oppure un briciolo di personalità propria.

Qualche volta, quando il marito di Renza si è fatto vedere all’ufficio postale dove lavora sua moglie, anche soltanto per passarla a prendere al termine del turno di lavoro, Alberto ha pensato di scambiare con lui due parole, magari tirandolo un poco in disparte. Gli piacerebbe poter chiarire con qualcuno che se ne intende di queste cose, il suo pensiero più intimo, le sue idee politiche, il proprio bisogno di riscatto dal seno di una famiglia, esattamente come la sua, dove tutti appaiono perfettamente indottrinati. Forse gli piacerebbe anche farsi rilasciare la tessera sindacale, ovviamente della stessa organizzazione del marito di Renza, a dimostrazione di come davvero desidera essere considerato, e magari in seguito tentare di rappresentare le possibili rivendicazioni di sé stesso e degli altri impiegati postali, e sentirsi accettato nel pieno rispetto che pensa di meritare. Però poi si perde, prosegue a smistare i pacchi e la corrispondenza, e dimentica rapidamente i suoi auspici, fino a quando non le sente di nuovo parlare, la direttrice insieme con Renza, mentre mostrano con le loro parole di voler alimentare una leggera ironia di parte, anche nei suoi confronti. Alberto aveva anche pensato di poter godere di qualche possibilità in più in ufficio uscendo qualche volta con Laura, la ragazza che opera allo sportello del pubblico nel loro piccolo ufficio, però ha subito compreso che non sarebbe mai stata quella la strada per cambiare qualcosa della propria immagine.

Così, si snodano spesso le giornate, tra dei vaghi pensieri di riscatto, ed anche qualche piccola soddisfazione, magari quella provata nel saper portare avanti, comunque sia, e per ognuno degli impiegati postali, almeno il proprio compito. Tutti si osservano e si salutano, alla fine di ogni turno, prima di andarsene dall’ufficio, ed anche se sembrano così diversi l’uno dall’altro, quegli impiegati delle Poste di Calci, sanno perfettamente però che tutto viene semplicemente rinviato al giorno seguente, quando ogni dettaglio sarà ancora lì, senza ombra di dubbio.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 15 dicembre 2022

Semplice orgoglio.


Per molti degli abitanti del piccolo centro abitato, l’elemento fondamentale, e anche più evidente, dell’ufficio postale di Calci, resta l’immancabile bicicletta portata avanti dalla pedalata sempre precisa ed elegante di Gino, con la quale lui, durante qualsiasi mattina, svolge il suo giro per la consegna della corrispondenza. Lui non impiega molto tempo, e generalmente in poco più di un’ora riesce a far fronte a tutti i suoi compiti, anche se in seguito gli rimane ancora da servire le varie piccole frazioni del comune, non molto lontane, ma che comunque normalmente raggiunge con una piccola vettura di servizio, completando rapidamente tutte le consegne da fare. A Gino piace molto il suo lavoro, e lo svolge con solerzia e in silenzio, limitandosi a fare un semplice cenno di saluto a tutti coloro che conosce da sempre e che gli rivolgono quasi sempre dei grandi gesti, quasi fosse diventato, durante i suoi lunghi anni di servizio, un vero simbolo per tutta la cittadinanza. Non staziona quasi mai dentro l’ufficio postale, prende soltanto tutta la corrispondenza da consegnare dalle mani di Alberto, già ben divisa e ordinata, e poi si avvia subito, in qualsiasi mattina, ad affrontare la gita. Non è mai stato un tipo di molte parole, ed anche quando sta in giro, lungo le strade del suo paese, a parte il cenno di saluto immancabile che ricambia con la gente che incontra più spesso, normalmente non si intrattiene mai a chiacchierare con qualche persona, neppure quando è fuori dall’orario di servizio. Per tutti è il postino, e lui si sente completo nel rivestire appieno questo ruolo. 

Gino ha una moglie, Marisa, conosciuta tanti anni fa quando lei ancora aiutava suo padre nel piccolo negozio di ortofrutta che gestivano insieme, e che oggi purtroppo, come tante altre cose, non esiste ormai più. All'epoca lui si fermava volentieri, quasi ogni giorno, a comprare qualcosa da lei, al punto da avere, almeno nei primi tempi, una dispensa sempre stracolma di frutta e anche di verdura nella piccola casa dove abitava, fino a quando non aveva stretto con Marisa una maggiore amicizia, iniziando a passare da quella bottega anche soltanto per farle un saluto. <<La mia giornata è monotona e solitaria>>, le aveva spiegato qualche volta; <<ma mentre pedalo con la borsa piena di lettere, mi trovo spesso a pensare a te, Marisa, e a come sarebbe bello per me farti salire sul portapacchi davanti della mia bicicletta, e mostrarti in questo modo a tutto il paese>>. Lei era arrossita a queste parole, ma aveva subito accettato di vedersi con lui, nei pomeriggi in cui era sufficiente il suo babbo per servire la clientela del loro negozio. Si erano sposati in fretta, loro due, e Gino aveva sorriso a tutta Calci in quei giorni, via via che ogni cittadino del paese lo fermava per complimentarsi con lui.

La signora Vanni, la direttrice, in tanto tempo che lavora con Gino alle poste, non ha mai trovato niente da dirgli o da suggerirgli, se non qualche variazione di residenza che quasi di norma lui generalmente riesce a sapere già molto prima. Anche con Alberto il lavoro è sempre andato avanti senza grossi problemi, anche se, di quella manciata di colleghi dell’ufficio, lui è quello con cui ha sempre legato di meno, forse perché non è proprio di Calci, ma di un altro piccolo comune vicino, e raggiunge ogni giorno il paese con la sua utilitaria, come fosse un estraneo, uno che viene da fuori. Gino cura al meglio la sua bicicletta, e per non correre alcun pericolo, ed anche per evitare eventuali scherzi di qualche ragazzo che non ha niente di meglio da fare, nonché per proteggerla dalle intemperie, ogni giorno la ripone all’interno del loro magazzino, tra tutti gli scatoloni, le grosse bilance, e gli scaffali colmi di scartoffie e materiale d’archivio. Ci tiene molto nel fare in modo che tutto fili sempre nella maniera migliore, così quando gli rimane del tempo libero, si mette volentieri a lubrificare i freni e la catena, a pulire ogni più piccola parte metallica, e perfino i cerchi e anche i raggi, oltre naturalmente a controllare maniacalmente la pressione delle gomme.

Quando raggiunge Marisa, nella casa poco lontano dall’edificio delle poste, dove loro due hanno scelto di abitare già quando decisero di sposarsi, Gino si sente a posto, soddisfatto, completo per avere eseguito tutto quello che la sua giornata lavorativa gli richiede, ed anche se non hanno mai avuto figli, loro due, lui si sente comunque felice, ed è convinto ogni sera di essere riuscito a raggiungere qualcosa a cui teneva più di qualsiasi altro scopo, come un vero traguardo importante. Coloro che come minimo lo conoscono abbastanza bene, lo sanno perfettamente nel suo paese, ed è questo un altro concreto motivo di orgoglio per lui, tanto che il suo mestiere, agli occhi degli altri, è quasi un piacere, il piacere esatto di essere in qualche modo utile ai suoi concittadini.

 

Bruno Magnolfi    

sabato 10 dicembre 2022

Scarsa illuminazione.


<<Alberto Parrini!>>, dice quasi urlando la signora Vanni, la direttrice, mentre esce da dietro al paravento dove ogni mattina trascorre come minimo una buona parte del suo orario lavorativo, mentre peraltro all’interno dell’ufficio postale tutto in quel momento sembra tranquillo. Lui solleva rapidamente gli occhi dal grosso bancone su cui smista solitamente i pacchi, la posta ordinaria, ed anche le raccomandate che giungono in agenzia ogni giorno, lasciandoli preparati per le varie consegne oppure per le notifiche, e con sguardo interrogativo si alza in piedi, pronto già per ricevere l’ennesima lavata di capo relativa a qualche errore commesso. Ma stavolta, fortunatamente, non sembra proprio niente di grave, e la strega, così come l’appella lui quando ne parla con i colleghi, si calma subito nello scorrere anche le ultime rassicuranti parole di una comunicazione scritta che le è appena stata inviata, terminando comunque con il solito ammonimento a prestare maggiore attenzione al proprio lavoro. Laura, come al solito, sta allo sportello del pubblico, seduta dietro al classico vetro divisorio, e continua a parlare con un anziano cliente chissà di che cosa, tanto che, come di norma, non sembra neppure accorgersi di ciò che avviene all'interno dell’ufficio postale, e mentre ad Alberto fa innervosire già soltanto essere chiamato in quell’ambiente col proprio nome completo e a voce alta, a lei, come di regola, non giunge neppure l’eco di quel suo nome. Invece, stavolta, dopo un lungo momento, si gira, getta un’occhiata con indifferenza verso il retro dell’agenzia, infilando lo sguardo tra le porte spalancate che dividono gli ambienti, e poi sembra vagamente sorridere, quasi per interpretare i pensieri degli eventuali clienti in attesa. Alberto la guarda solo un momento, e dentro di sé decide con stizza che non cercherà neppure oggi di chiederle un nuovo appuntamento, immaginando così di farle pagare quel suo divertirsi alle proprie spalle.

Gli altri impiegati non sembrano dare molto peso alle cose che avvengono intorno ai colleghi, anche se in qualche occasione sono venuti fuori certi dettagli, parlando dei soliti argomenti in voga là dentro, che hanno dimostrato quanto il loro apparente atteggiamento di disinteresse per il pettegolezzo, sia in fondo soltanto una posa, e come tutti invece abbiano occhi, ed anche orecchie, estremamente vigile, tanto che niente là dentro riesce mai a passare del tutto inosservato. Laura, sostanzialmente, è solo una ragazzona annoiata che vive ancora con i propri genitori, forse incapace di frequentare delle amicizie sufficientemente forti, in grado di trascinarla fuori da casa; per lei le cose importanti avvengono, o non avvengono, tutte all'interno dell'ufficio postale dove lavora, per cui, anche se cerca di dimostrarsi sempre e soltanto annoiata di qualsiasi piccolezza possa venire a conoscenza, in realtà poi è pronta a registrare dentro di sé ogni tessera di un più grande mosaico in cui crede di tradurre la quotidianità del paese in cui abita e che vede passarle ogni giorno di fronte, di cui l'ufficio postale, a suo personale parere, risulta il centro focale, il luogo cioè in cui si vanno a raccogliere i risultati di ogni vicenda dei suoi concittadini. L'altro si chiama Gino, ed è un uomo ossuto, poco lontano dall'età pensionabile, silenzioso e dall'indole solitaria, che a volte sorride, quando qualcuno spiffera agli sportelli del pubblico qualcosa di cui non è a conoscenza, ma che non fa mai delle domande dirette, cercando di apparire il più possibile persona riservata.

Per Alberto, sono già quasi cinque gli anni che è riuscito a trascorrere dentro a questo ufficio postale, ed anche se per questa occupazione lavorativa è stato fortemente raccomandato da suo zio vicesindaco nella scorsa amministrazione della cittadina, in realtà diverse volte ha già maledetto in cuor suo il giorno in cui è entrato per la prima volta là dentro. La direttrice, di visione politica diversa da suo zio, non ha mai digerito del tutto l'aver visto giungere, ed aver dovuto sopportare, proprio uno come lui dentro l'agenzia che dirige, e se ha abbassato la testa fino ad oggi, è stato puramente per spirito di servizio, visto che all'epoca si era avvertita tutta la necessità, da quel momento in avanti, di nuove e più giovani forze dentro gli uffici postali. Non a caso l'anno seguente, dopo l'inizio del servizio di Alberto, era stata assunta, anche se per un periodo limitato, la stessa Laura, che subito aveva dimostrato alla direttrice le sue capacità sia di stare al pubblico, che di mostrare pazienza con qualsiasi cliente, tanto da riuscire ad essere nuovamente richiamata in servizio, dopo pochi mesi, una volta terminato il suo primo contratto. Fu esattamente in quel momento che Alberto, in un giorno in cui il suo umore era alto, ebbe il coraggio di chiederle nascostamente di vedersi più tardi, nella serata, e lei, trattenendo una risata piuttosto fuori luogo per un caso del genere, accettò quell'invito, fissando l'incontro vicino casa sua, dove Alberto l'attese, per quasi mezz’ora, dentro la sua utilitaria, presso un angolo fortunatamente poco illuminato, lungo la strada principale del loro paese.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 7 dicembre 2022

Appuntamento mancato.


            In lei sembrano spesso convivere due diverse nature. Quando parla, si capisce benissimo che cerca di dire soltanto le cose in cui crede, quelle che ha riflettuto di più, che reputa giuste per l’argomento di cui sta trattando; e quindi non potrebbe mai tirar fuori qualcosa di mascherato, attorcigliarsi intorno a discorsi che non possiedono un vero senso, o che non portano impresso nelle stesse parole che usa, il sigillo inconfondibile del suo pensiero. Ma quando deve operare delle scelte, ecco che questa parte così in apparenza saggia e lineare, sembra perdere facilmente una propria direzione, confondendo tanti elementi diversi, quasi come in un gioco dove lo scopo di tutto appare misterioso, a volte persino inconcepibile. Allora, si potrebbe intuire che dietro la prima ci sia soltanto una tecnica estremamente raffinata, delle perfette lezioni di stile imparate poco per volta, e inglobate talmente a fondo nella propria coscienza, da non dare più neppure una sola parvenza di argomento scolastico, e nella seconda invece è la stessa empatia ad emergere, la capacità di assorbire da fuori le sensazioni impresse al momento, e quindi restituite in puro sentimento.

            Lui non si fida, anche se continua ad uscire con lei. Non sa ben valutare quale natura di questa ragazza contorta gli risponda in un modo e quale in un altro, se non più tardi, o addirittura il giorno seguente, quando ciò che avrebbe potuto obiettarle immediatamente, non ha proprio più alcuna importanza. Il fatto che si vedano praticamente ogni giorno sul loro luogo di lavoro, svolgendo ognuno dei due la propria attività, non dà certo una mano a semplificare le cose. Intanto si pone così la necessità di nascondere a tutti gli altri l’intesa sottile che esiste tra loro due; e poi rimane in essere, comunque sia, il bisogno per ambedue di scambiare a vicenda certi dettagli legati esclusivamente al mestiere, senza usare nessuna particolare inflessione, che peraltro non potrebbe in nessun caso essere minimamente chiarita, o che, influenzando il comportamento, traviserebbe le razionalità del loro rapporto lavorativo. In fondo, ad operare in quel piccolo ufficio postale, sono soltanto in quattro, più una direttrice che staziona generalmente ad una scrivania nascosta da un paravento.

            Nei primi tempi era simpatico scambiare tra loro due un’occhiata o un semplice piccolo gesto che non venisse notato dagli altri, ma in seguito le cose si sono fatte più complicate, ed adesso, restando il fatto che la maniera di lei di dire di sì, oppure anche di no, si è rivelata spesso densa di complicazioni, e persino soltanto riuscire a vedersi nella serata, si è fatto sempre più difficile, tanto che lui, una volta aboliti per ragioni evidenti i foglietti di carta scritti e consegnati in segreto e con rapidità, non riesce mai a comprendere se ci sia a breve un futuro per la loro relazione, oppure se tutto sia ormai definitivamente crollato. La postazione dietro allo sportello vetrato, è senz’altro quanto di più in linea con la personalità di lei, che si intrattiene anche volentieri con certi clienti, nel momento in cui fa lavorare le macchine per il disbrigo automatico dei prodotti postali; mentre per lui, che mette in ordine nel vano posto sul retro degli uffici i tanti pacchi e le raccomandate che necessitano di essere rapidamente smistate, quella propria attività gli permette di misurare qualche pensiero personale in più, magari con qualche piccola pausa che gli lascia anche osservare con un certo distacco il lavoro degli altri. Quando arriva la comunicazione di qualche piccolo errore, quasi sempre inevitabile nella confusione di certi momenti, esce fuori la direttrice dal suo angolo, dove riceve i clienti che possiedono i conti finanziari più sostanziosi, e semplicemente pone subito qualche domanda irritante proprio verso di lui, forse soltanto perché non è quasi mai a contatto diretto con la clientela. Poi le cose si calmano, ma rimane in funzione questo odioso scudo protettivo per chi sta allo sportello, quasi una scusante aprioristica, che vale naturalmente anche per lei. Certe volte dirle soltanto che gli piace il vestito che ha indossato quel giorno, o come si è pettinata i capelli, è risultato un vero problema, e considerando che loro due rispettano quasi sempre degli orari diversi, anche se nel corso della giornata i loro turni si accavallano, completa il quadro delle difficoltà.

             Già più di una volta lui si è chiesto se sia il caso di tirare avanti una situazione difficile e di scarse soddisfazioni come questa, ma poi ogni volta ha sempre rimandato qualsiasi decisione definitiva, anche cercando di capire quanto davvero interessi a lei portare avanti quel loro rapporto. Lei è bravissima nel padroneggiare tutte le sciocchezze possibili, con lui come con la clientela dell’ufficio postale; ma quando i loro argomenti si fanno più seri, ecco che tradisce un comportamento a metà strada tra l'insicurezza e l'indifferenza. <<Non saprei>>, si limita a dire verso di lui sottovoce alcune volte; <<ma forse è meglio di no>>, gli risponde spesso, anche quando lui con grande fatica è riuscito a chiederle un nuovo appuntamento.

 

            Bruno Magnolfi