sabato 22 aprile 2023

Movimenti affrettati.


            La ruota davanti della bicicletta, manovrata come ogni giorno da Gino, forse anche per il peso della sua capiente borsa carica di buste e di pieghevoli pubblicitari da consegnare, era assurdamente andata a strofinare, per puro sbaglio, proprio contro il cemento di un cordolo del marciapiede, lungo un tratto di strada che costeggia alcuni giardinetti privati di Calci, provocando la conseguente perdita di stabilità del mezzo a pedali, che in un attimo aveva trascinato in una caduta rovinosa a terra il portalettere regolarmente in divisa, conosciuto in paese praticamente da tutti. Lui era rimasto lì sull'asfalto, a lamentarsi e a chiedere aiuto per diversi minuti, prima che qualcuno, passando fortunatamente da quelle parti, lo avesse notato, soccorrendolo prontamente, almeno per quanto era possibile, ma soprattutto richiedendo al più presto con il telefono portatile l’intervento urgente di un’autoambulanza. Non c’era voluto neppure molto tempo, e a Gino era stata subito immobilizzata la gamba ferita, e poi, con tutte le accortezze del caso, lui stesso era stato trasportato al più vicino Pronto Soccorso. Poco dopo, con l’auto di servizio, era intervenuto sul luogo dell'incidente il collega Alberto, dopo che l’Ufficio Postale era stato avvertito di quanto successo, ed aveva recuperato sia la borsa che la bicicletta rimaste a terra. La Direttrice aveva intanto cercato di risolvere anche il problema della consegna della posta del giorno, incaricando subito Alberto di prendere il posto di Gino, e completare così la sua abituale gita, ma subito dopo aveva anche chiamato la Direzione Provinciale delle Poste per avvertire i suoi superiori della situazione creatasi, sollecitando l’invio di personale in sostituzione di quello infortunato. 

La carenza di personale era un problema che già in altre occasioni la signora Vanni aveva sollevato, e in questo caso però, dopo l'infortunio di Gino, sembrava così venissero proprio a mancare le unità minime per portare avanti il lavoro, tanto più che ancora non si sapeva della gravità di quanto era accaduto al portalettere, e di conseguenza per quanto tempo quest'incidente lo avrebbe tenuto lontano dall'Ufficio Postale. Insomma, mancava perciò proprio lui, l'elemento cardine delle consegne, lui che mai negli ultimi anni aveva saltato neppure un giorno di lavoro. La Direzione di Pisa parve però estremamente comprensiva, forse anche per farsi perdonare le diverse ambiguità di quell'ultimo periodo, e aveva inviato già dal giorno successivo ben due elementi giovani e prestanti, spostandoli da altre sedi vicine, a rinforzo proprio del personale di Calci, e così le cose erano subito apparse in un'ottica del tutto diversa. Fu anche consegnato, da lì a poco, un nuovo ciclomotore attrezzato per le consegne postali, ed anche se i nuovi arrivati sicuramente avrebbero saputo manovrarlo in modo adeguato, la Direttrice decise di lasciare ad Alberto il compito di consegnare le lettere a domicilio, cosa che a lui piacque subito, apprezzando il nuovo incarico quasi fosse una vera e propria promozione.

E già nei primi giorni in cui svolgeva la nuova mansione, diversi cittadini di Calci avevano iniziato a riconoscerlo e a salutarlo, fino ad essere fermato per strada allo scopo di avere notizie sulle condizioni di Gino, a cui i sanitari avevano semplicemente ingessato una gamba. Parlando con diverse persone, ad Alberto fu chiesto se non gli pesasse percorrere ogni giorno la strada che lo separava da casa sua, ed un paesano, quasi con indifferenza, gli fece presente che c'era un'abitazione libera che era stata messa da poco a disposizione con un modico affitto da certi suoi conoscenti. Lui si era così informato meglio, e poi aveva chiesto con una certa sollecitudine di poter visitare quell'appartamento, proprio per farsi un'idea più chiara della situazione a cui si mostrava indubbiamente interessato. Nel tardo pomeriggio poi, fu messo in condizione di visitarla, riflettendo che facilmente avrebbe coperto la spesa della pigione, piuttosto basse, già con il risparmio di tempo e di benzina come pendolare di Bientina. Prese rapidamente gli accordi che servivano, fece stilare il contratto, e poi si informò sul trasloco che avrebbe dovuto affrontare.

Quando poi ne parlò con Laura, lei inizialmente rimase in silenzio, sul momento piuttosto pensierosa. Naturalmente le pareva una bella cosa per Alberto avvicinarsi così al proprio posto di lavoro, però era altrettanto chiaro che nel giro di poco tempo la loro storia, iniziata da poco tempo, sarebbe diventata rapidamente di pubblico dominio, e che loro due sicuramente avrebbero avuto molte possibilità in più di incontrarsi e di stare assieme. In ogni caso a lei parve comunque alla fine una buona notizia, tanto da accettare l'invito di Alberto per festeggiare con lui la novità. Sarebbe stato persino possibile, in considerazione delle ampie dimensioni della nuova casa di Alberto, restare a dormire, almeno qualche volta, in questa sua nuova abitazione, e forse tutto quanto avrebbe potuto spianare la strada per l'inizio di una loro possibile convivenza. Questo però Laura non lo disse, ed Alberto non trovò il coraggio per chiederlo, anche se ad ognuno dei due appariva chiaro improvvisamente quanto le cose avessero preso a muoversi piuttosto di fretta.

 

Bruno Magnolfi

         

martedì 18 aprile 2023

Avanti nel tempo.


            Lei sale le scale esterne con calma, quasi senza parlare, osservando attorno a sé tutta l’abitazione nel suo complesso, con i due larghi piani inferiori, circondata com’è da un bel giardino curato e da diversi alberi, all’interno di un basso muro di cinta che circonda tutta la proprietà. Lui le fa strada, senza affrettarsi, poi apre il portoncino che immette direttamente in un ambiente ampio con il soffitto in legno ed al cui centro troneggiano un divano e alcune poltrone, su di un lato un piccolo caminetto addossato alla parete, diversi mobili non coordinati vicini ad un’esile libreria, e in un angolo della stanza un piano cottura ed un tavolo delizioso con quattro sedie. In fondo due porte immettono sicuramente ad una camera da letto e ad un bagno, confermando così le descrizioni che Alberto aveva precedentemente dato di casa sua. <<Accomodati pure dove vuoi>>, fa lui mentre apre il frigo tirando subito fuori qualcosa di fresco da bere, ma lei si muove un po’ in giro, ad osservare gli oggetti e i mobili che vede, cercando forse una qualche relazione tra quelli e la persona che abita questi vani. Infine, toglie la giacca e poi si siede sopra al divano, mentre Alberto appoggia sul tavolo basso di fronte a lei due grandi bicchieri con del vino bianco. <<Io vivo qui>>, fa lui mentre si siede su una poltrona. <<Mi piace questo ambiente>>, dice lei un attimo dopo; <<c’è un’atmosfera calda e accogliente>>. Lui sorride, si siede proprio davanti a Laura, poi, come agitandosi per la dimenticanza: <<ah, ti prendo subito quel libro di cui ti parlavo>>, dice, e in un attimo si alza, va alla libreria, prende il piccolo volume, e poi va a sedersi adesso sullo stesso divano dove sta lei.

            “Il teatro di Luigi Pirandello”, recita il titolo, ed insieme loro due iniziano subito a consultare la parte che riguarda la commedia “Ciascuno a suo modo”, alla cui rappresentazione andranno ad assistere tra pochi giorni al Teatro Verdi di Pisa. <<Ho letto con più attenzione proprio questa parte>>, fa lui, ed ho trovato il punto di vista dell’autore veramente interessante. Lei scorre qualche frase in silenzio, poi dice: <<sicuramente l’idea del “teatro dentro al teatro” nei primi decenni del secolo scorso dev’essere stato qualcosa di dirompente, una vera rivoluzione per quell’epoca>>. Poi legge ad alta voce qualcosa che sottolinea esattamente questo aspetto, ed alla fine, chiudendo il libro, sorride ad Alberto, come per dargli una sua ulteriore prova di apprezzamento. Lui si ferma ad osservarla un momento proprio da vicino, poi lentamente accosta il suo viso al suo, ed alla fine la bacia, lentamente, mentre le prende una mano. Lei lo lascia fare inizialmente, ma dopo un attimo si abbandona maggiormente tra le braccia di Alberto, come se tutto quanto fosse il vero rilassamento che desiderava. Lui le accarezza i capelli, la faccia, le labbra, e lei gli sorride, poi dice soltanto: <<sarà una splendida serata, a teatro, ne sono sicura>>. Quando lui la prende per mano e la guida nella sua camera da letto socchiudendo la porta, Laura conserva la stessa espressione di beatitudine mentre lo segue, lasciandosi guidare per ogni suo passo, senza alcuna perplessità.

La stanza appare grande quasi quanto l’altra, e la finestra, posizionata proprio dietro alla testata del letto, sembra quasi un’enorme feritoia da cui si possono ammirare là attorno, nella fioca luce lunare, i tetti di tante altre case, e più avanti delle basse colline dai profili morbidi e tranquillizzanti. Loro due si vanno a sdraiare là sopra con grande naturalezza, ancora carezzandosi l’un l’altra, ma senza affrettarsi in nessun gesto, restando per qualche minuto supini, nell’apprezzamento della reciproca vicinanza, e nel silenzio sospeso in cui sembra immerso tutto la spazio che ruota attorno alla stanza. <<Sono contenta>>, dice lei in un soffio. <<Ti credevo una persona diversa, ed invece sto scoprendo di te degli aspetti che non avrei immaginato>>. Lui l’ascolta senza parlare, poi volge la faccia verso di lei, ed infine pronuncia il suo nome, quasi per assaporare il suono che producono quelle sillabe. Infine, con calma, dice soltanto: <<è vero, per tanto tempo mi sono imposto di essere in un modo che solo da poco mi sono reso conto non corrispondeva affatto alla mia reale personalità. E proprio per questo ho scoperto una mia fragilità che forse è un valore, e che avevo cercato di soffocare con degli atteggiamenti da sciocco. Però il completamento di questo percorso lo devo in parte anche a te, che poco per volta mi stai facendo scoprire un mondo interiore che non conoscevo, e di cui non avevo alcun sentore. Ti sono grato per questo, e sono felice che tu sia esattamente così come sei>>. Laura lo guarda un momento, conservando un’espressione sorridente, e in parte anche evasiva, come se, dentro sé stessa, conservasse molte cose di cui ancora non ha mai parlato con Alberto, aspetti che forse lui potrebbe facilmente scoprire anche da solo, o che invece avrebbero bisogno di essere spiegati, però magari più avanti nel tempo.

 

Bruno Magnolfi          

giovedì 13 aprile 2023

Sentimenti nascosti.

            <<Le novità dell’Ufficio ormai le conosco>>, dice Elena al telefono. << Ma tu come stai? E già da un po’ che non ci vediamo per scambiare qualche chiacchiera>>. Laura alla cornetta di casa si lascia in aria una pausa prima di rispondere, sembra quasi non desideri parlare troppo in questo momento con la sua amica; poi però si siede, prende ancora tempo, dice qualcosa senza molta importanza, ed infine spiega in due parole che secondo il suo parere qualcosa forse si è messo in moto. <<Spiegati meglio>>, fa subito l’altra; <<io non saprei proprio cosa ci possa essere di nuovo, oltre al corso di teatro che hai iniziato da poco>>. Lei sembra scegliere le parole più adatte, sorride quasi per timidezza, e infine decide di dire soltanto: <<mi piace, questo momento; all’improvviso sembra che molte cose abbiano preso a girare nel verso giusto. Certo, la scuola di recitazione, pur impegnativa, mi sta già dando qualche soddisfazione, ma non è soltanto questo. Il fatto è che io stessa mi sento di cambiare in meglio giorno dopo giorno, come se fossi più sicura di me, più risoluta in ciò che desidero, forse addirittura capace di accettare positivamente il futuro, per qualsiasi cosa mi riserbi>>. L’altra attende un momento, incerta sulla reale comprensione di queste parole, poi chiede: <<ma c’è forse qualcosa che non so, o che non ho capito?>>. Laura adesso ride, si muove sopra la sedia della sua camera, come per trovare una posizione più adatta per dire qualcosa di più. <<Sto bene, non preoccuparti, e poi però mi vedo con Alberto>>, dice quasi in un soffio. <<Non lo credevo quasi possibile, mi pareva una persona così distante da me, uno completamente disinteressato degli altri. Invece non è in questo modo, e sto scoprendo poco per volta un ragazzo sensibile, capace di ascoltare, di mostrare l’empatia che serve per capire chi ha vicino>>.   

            Elena per gelosia vorrebbe quasi cambiare discorso, e riprendere a parlare di sciocchezze, come hanno sempre fatto loro due, ma comprende al volo che queste cose per Laura adesso sembrano decisamente importanti, quindi resta in silenzio, ad ascoltare quello che forse ha forse da aggiungere la sua migliore amica. <<Mi sto vedendo con lui, all'incirca una volta alla settimana; in Ufficio è come se non ci conoscessimo neanche, escluse le rare volte che mi viene vicino per salutarmi sottovoce. Vedo nei suoi occhi e nella sua espressione però un interesse verso di me che forse inizialmente non avevo compreso, e non mi nascondo più nel tentativo di dargli scarsa importanza, ma anzi, lo incoraggio a dirmi quello che pensa, tutto ciò che gli passa nella mente, e i suoi pensieri spesso mi piacciono, tutto qua. Forse è anche questo sentirmi forte per essermi iscritta al corso di recitazione; magari è anche la sensazione che provo nel tirare fuori per la prima volta me stessa dal guscio in cui ho costretto la mia personalità per tanto tempo; però è anche vedere in Alberto la sua voglia di starmi vicino, di aiutarmi, di incoraggiarmi in questa scelta, che mi rende euforica, contenta di tutto. Non so spiegarti, e non mi aspetto neppure che tutto ciò abbia una durata eccessiva, però in questo momento è così, e non potrei desiderare di meglio, anche perché tutto accade in una maniera estremamente inaspettata>>.  

            L’altra ora è senza parole, ed improvvisamente non sa neppure cosa chiedere, perché mai avrebbe immaginato un cambiamento così repentino in una come Laura, ed anche se cerca di dirle qualcosa che dimostri almeno la sua meraviglia ed il suo compiacimento, quasi si commuove nel rendersi conto di quanto sia bello e importante ciò che sta succedendo alla sua amica. <<Sono contenta>>, le dice alla fine, <<semplicemente; ma cosa pensi di fare nel prossimo periodo, considerato che tutto questo dovrà pur portare da qualche parte>>. Laura si alza dalla sua sedia, resta per un attimo in silenzio, poi dice soltanto: <<non saprei; però stai tranquilla, non farò niente di avventato, mi basta apprezzare questo momento senza farmi troppe illusioni. Alla fine del corso di recitazione probabilmente parteciperò ad uno spettacolo rivestendo un piccolo ruolo, ma anche questo per me è soltanto un gioco, qualcosa che mi diverte, mi fa sentire bene, tutto qua. E con Alberto non mi faccio troppe illusioni: verrà fuori qualcosa che non sarà esattamente quello che mi ero immaginato, prima o dopo, e allora la sua figura riprenderà il poco peso che aveva agli inizi, senza grandi malesseri, spero, da parte di nessuno di noi due>>.

            Elena, prima di riagganciare, dice soltanto che loro devono vedersi al più presto, <<se non altro per proseguire questo discorso; e magari aggiornarlo>>, le fa, e Laura inizialmente annuisce, ma poi dice con maggiore determinazione: <<ma certo, dobbiamo vederci per forza, almeno prima che i cambiamenti nelle nostre rispettive giornate siano troppi, e forse difficilmente spiegabili>>. Quindi, abbassato il telefono, resta per un attimo immobile, ancora con un’espressione di lieve sorriso sopra la faccia, e alla fine riprende a studiare come per poter esternare, dal semplice suono delle vocali, alcuni sentimenti più nascosti.

 

            Bruno Magnolfi  

         

lunedì 10 aprile 2023

Buone notizie.


            Generalmente, Gino, il portalettere di Calci, non perde mai tempo a chiacchierare con i suoi colleghi, specialmente nei momenti in cui è occupato a sistemare dentro la sua grande borsa le buste da consegnare ai tanti indirizzi civici, già ben divise per strade e zone del paese. Dentro l'Ufficio Postale, durante la prima parte della mattinata, lui si limita soltanto a dire: <<buongiorno a tutti>>, appena arriva, ma quasi per automatismo, tanto che poi si ripiega immediatamente sulle proprie attività, senza perdersi più in altre sciocchezze. Ma stamani sembra indugiare, anche al momento in cui comunque dovrebbe avere già finito di preparare tutte le cose, quasi senza decidersi a prendere la sua bicicletta ed avviarsi, tanto che alla fine si fa avanti lentamente verso la postazione della Direttrice, con in mano una grossa busta raccomandata indirizzata proprio a lei, alla signora Vanni, mentre il mittente riportato sulla cartolina parla chiaro: è quello della Direzione Generale delle Poste di Pisa, i loro diretti superiori, senza alcun dubbio. Lui si accosta lentamente alla scrivania della Vanni, e poi le consegna quella busta con una certa gravità, nella certezza che là dentro ci siano contenute delle notizie che riguardano la stessa vita di quel loro ufficio, qualcosa di importante da cui sicuramente nessuno là dentro potrà forse più prescindere, da ora in avanti. Anche gli altri impiegati, mentre ancora non è stato neppure aperto al pubblico lo sportello per gli utenti, allungano leggermente il collo nella comprensione che qualcosa di nuovo stia accadendo. La Vanni prende la busta senza perdersi in gesti oppure in inutili parole, la apre quasi con una leggera titubanza, e poi dispiega davanti a sé il foglio in carta intestata che la cita subito come destinataria diretta della lettera.

            “…in considerazione delle voci incontrollate circa la impellente chiusura degli Uffici Postali di Calci", si recita là sopra, "siamo a comunicarLe che tali voci vanno ritenute del tutto prive di qualsiasi fondamento, e l’Agenzia che Lei dirige da tanti anni con proficue capacità, non è destinata, almeno per il momento, ad alcuna variazione, né di orari, né di competenze”. Seguono naturalmente altre formalità meno importanti. La Vanni si alza dalla sua scrivania, si sistema nel mezzo del breve corridoio tra le varie postazioni di lavoro, e ancora incredula di quelle parole appena lette, quasi non decidendosi a sollevare gli occhi da quel foglio, dice a tutti, nel silenzio generale che improvvisamente si è formato attorno a lei: <<Non ci chiudono. Si va avanti come sempre>>, con una voce debole e quasi remissiva. Tutti si stringono la mano reciprocamente, ed anche se ognuno sa che non cambierà un bel niente da ora in avanti, lo scampato pericolo rende tutti euforici come avessero ottenuto un'improvvisa promozione. <<Il sindacato comunque ha fatto la sua parte>>, dice Alberto ridendo, orgoglioso di aver preso una tessera che forse in qualche modo è davvero servita, e gli altri annuiscono senza dare però troppa importanza a quelle sue parole. L'unica rimasta un po' perplessa sembra soltanto la stessa Direttrice, che forse prosegue a chiedersi cosa ci fosse dietro a tutto quello che era stato messo in mezzo, e soprattutto chi fosse stato ad avviare certe dicerie.

Quindi viene aperto al pubblico, e in un attimo si spande la notizia tra gli utenti e nel paese, tanto che qualcuno, nella tarda mattinata, raggiunge gli uffici delle Poste proprio soltanto per complimentarsi di persona con quel gruppo di impiegati, sia per la ritrovata serenità dell’Ufficio, che per gli utenti di tutta la comunità di Calci. Laura appare subito radiosa, e prosegue, via via che le persone giungono da lei davanti allo sportello, a parlare con loro della positiva novità, al punto che alcuni propongono addirittura di festeggiare la notizia in qualche modo. Alberto si avvicina a lei in un momento in cui non c'è rimasto nessuno nella zona al pubblico, e poi insieme chiedono alla Vanni di essere sostituiti per un quarto d'ora. Arrivano semplicemente alla Casa del Popolo, proprio lì accanto, per prendersi un caffè seduti ad un piccolo tavolino tondo: lei sorride, ed anche lui è contento, tanto da chiederle un appuntamento per la sera. <<Va bene>>, dice Laura; <<abbiamo ancora da parlare della commedia di Luigi Pirandello, e di ciò a cui andremo ad assistere a teatro soltanto tra due giorni>>. <<Giusto>>, dice Alberto mentre assapora il suo caffè; <<ho preso un libro che parla per esteso anche di quello spettacolo stesso; potremo sfogliarlo insieme>>. Poi si guardano mentre nessuno nel locale sembra abbia voglia di disturbare quella complicità che adesso mostrano semplicemente quei due impiegati. <<Vorrei anche farti vedere la casa dove abito, se vuoi>>, dice lui con timidezza. Laura annuisce, senza mai abbandonare quell'aria tranquilla e soddisfatta che ha assunto in questa parte della mattinata. <<Forse ho un regalo per te>>, dice poi lei ad Alberto mentre già si alzano dal tavolo per tornarsene in ufficio. <<Non è niente di speciale, soltanto un piccolo pensiero, a dimostrazione però che spesso non siamo del tutto soli, anche se a volte ci sembra>>.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 5 aprile 2023

Risoluzione.


            Oggi è la mattina di un qualsiasi mercoledì, e dentro all’Ufficio Postale di Calci c’è un discreto afflusso di utenti che si sono già messi in fila nell’attesa di eseguire alcune diverse operazioni, tutte da compiere presso l’unico sportello aperto al pubblico, oltre al vetro del quale sta Laura, proprio come ogni giorno. Sono persone del paese, individui semplici che lei conosce da sempre, e verso i quali allunga spesso qualche frase di conversazione, normalmente poco più di un saluto, o certe volte una domanda generica sulla salute, ma quasi come un atto di cortesia e di socialità. D’un tratto arriva un uomo che nessuno saluta, ma che Laura riconosce subito come lo stesso che era già venuto alle Poste qualche giorno addietro. L’atteggiamento che lei nota in questo utente è lo stesso dell’altra volta, però in questo momento sembra ancora più nervoso, mentre se ne sta dietro a due o tre persone della fila, tanto che dopo un attimo inizia a bofonchiare qualcosa tra sé. Pare proprio mal tollerare la presenza di altre persone in quell’ufficio, e si muove su un piede e sull’altro, pur restando fermo al suo posto, ma facendo oscillare la testa e le spalle come per affrettare il suo turno. A un certo punto, sbotta, dice qualcosa di incomprensibile, muove anche le braccia, e tutti naturalmente si girano verso di lui, contribuendo in questa maniera, pur senza volerlo, a renderlo ancora più agitato. <<Deve scoppiare una bomba!>>, dice alla fine con voce alta tra le altre cose, come se lui fosse oggi venuto a verificare che quanto detto succeda davvero. Dall’altra parte del vetro, intanto, la Direttrice comprende al volo la situazione, componendo il numero dei Carabinieri senza pensarci due volte.

            Il trambusto va avanti ancora per dieci minuti, e qualcuno si lamenta cercando di far smettere gli strepiti dell’uomo, che continua a parlare di una bomba e del fatto che tutti devono avere paura, perché nessuno di loro potrà restare impunito. Così dice esattamente: “nessun impunito”. Quando giungono le forze dell’ordine lui si divincola, prosegue a dire cose sconclusionate e a minacciare anche gli agenti, fino a quando i Carabinieri non riescono ad immobilizzarlo e a farlo salire sulla loro macchina di servizio ferma proprio davanti all’Ufficio Postale. Alcuni curiosi naturalmente si sono intanto avvicinati per comprendere meglio il susseguirsi dei fatti, e qualcuno riconosce velocemente in quell’uomo, oramai quasi in preda ad una crisi di nervi, il ciabattino di Vicopisano, tanto che si riconosce anche la sua Ape a tre ruote, ferma poco lontano, mentre viene trasportato immediatamente alla Stazione dei Carabinieri. La Direttrice, la Signora Vanni, verrà a sapere dopo una breve telefonata di cortesia da parte del Maresciallo, che è proprio quell’uomo la persona che aveva minacciato da tempo di far scoppiare una bomba nell’Ufficio Postale, <<ne ha già dato ampia confessione>>, dice, ed il fatto di averlo individuato fa assolutamente tirare un po’ a tutti un bel sospiro di sollievo. La notizia circola in pochi attimi, e qualcuno della piccola folla di persone che ormai si è radunata davanti alle Poste, viene naturale persino complimentarsi con altri presenti per la rapida soluzione trovata.

            Anche gli impiegati naturalmente sono contenti che si sia trovato il colpevole della telefonata minatoria, e all’improvviso dentro ai locali finiscono tutti per ridere e rallegrarsi tra loro come bambini, quasi la novità giunta inaspettata stamani fosse una specie di liberazione da un incubo. Alla Casa del Popolo dietro l’angolo, qualcuno inizia subito a prenderne le difese, sostenendo che il ciabattino è soltanto un povero disgraziato che tira avanti alla meglio, e che forse non riesce più neanche a comprendere bene l’importanza delle parole; in ogni caso anche lì sembrano soddisfatti di aver scongiurato un pericolo per tutto il paese. Dopo parecchi minuti, quindi, si riapre agli utenti lo sportello, che era stato momentaneamente sospeso, per eseguire le operazioni Postali, ed adesso con Laura naturalmente l’argomento da trattare è in assoluto lo stesso pe tutti. Alcuni dicono che il ciabattino va messo in condizioni di non nuocere alle persone, magari addirittura rinchiuso in un luogo adeguato, mentre altri sostengono subito che dopo una bella lavata di capo da parte del Maresciallo lui non avrà più la voglia di fare scherzi del genere, specialmente se i Servizi Sociali locali se ne prendono carico. In tutti i casi c’è voglia di festa, di allegria, e nel trambusto Alberto si avvicina a Laura come per dirle qualcosa anche lui sull’argomento del giorno, invitandola invece con voce bassa, ad un nuovo appuntamento la prima sera per lei possibile. <<C’è una commedia di Pirandello, al Verdi>>, gli dice lei senza preoccuparsi di farsi sentire da altri. <<Mi pare, fra tre o quattro giorni>>, e lui fa cenno di sì con la testa, che va bene, che ci sarà, che per niente al mondo vorrà perdersi quella serata. Le tocca lievemente un braccio alla fine, e Laura dice soltanto: <<Vediamoci alla fine dell’orario di servizio, se vuoi, così ne parliamo con calma>>.

 

            Bruno Magnolfi        

lunedì 3 aprile 2023

Scherzi non prevedibili.


            Anche in precedenza, non c’è mai stato un grande rapporto tra Alberto e suo padre; ma negli ultimi tempi le cose si sono fatte ancora più difficili, al punto che i due praticamente non si salutano neppure più, anche in quei rari casi in cui capita loro di incontrarsi, magari per sbaglio, ed hanno persino iniziato ad usare in modo opportuno degli orari differenti, per muoversi tra le pur tante stanze della stessa casa dove abitano ambedue, proprio per evitarsi. Alberto in effetti sta perennemente nei suoi due locali superiori, una specie di ampia soffitta ristrutturata, che ha anche un ingresso separato rispetto alla grande abitazione di famiglia, però scende ogni giorno ai piani inferiori per parlare un po’ con sua madre, e spesso a mangiare qualcosa, ma soltanto quando sa con certezza che lei è rimasta in casa da sola. Forse suo padre si sente tradito dai comportamenti di Alberto, e sicuramente non ha gradito che lui si sia fatto rilasciare la tessera di un’organizzazione sindacale di sinistra, mostrando così delle idee politiche completamente differenti da quelle della propria famiglia. <<È un tradimento>>, sembra abbia detto a sua moglie poco tempo fa andando su tutte le furie, e mentre lei cercava di avvicinare le loro posizioni supponendo che ci fossero nell’ambiente di lavoro di suo figlio certi individui capaci di trascinare le personalità meno interessate a certi argomenti, il marito minacciava con voce decisa di mandare via Alberto dalla propria casa, una volta per tutte.

            <<Non mi interessa>>, dice lui adesso a sua madre. <<Anzi. Sono convinto che potrò iniziare ad essere una persona completa soltanto quando deciderò di andarmene da qui, di mia iniziativa, e fare le mie scelte senza più alcuna costrizione>>. La mamma lo ascolta, non sa cosa ribattere. In effetti sempre di più mostrano dei caratteri molto differenti, suo marito e suo figlio, e non vede neppure lei la possibilità di tenerli assieme, almeno se non cambia qualcosa di decisivo. Però, a questa riflessione a caldo, fa subito seguito la poca fiducia che lei nutre nelle capacità di suo figlio di dare un indirizzo preciso alla sua vita. Così continua a sminuire le prese di posizione di suo marito, e a cercare di smussare gli angoli che ogni poco si riformano, anche se alla fine dei conti non sa neanche lei cos’altro potrebbe fare. <<Alberto>>, gli dice; <<adesso almeno hai un lavoro che nessuno ti potrà togliere. Non metterti troppo in mostra, abbassa la testa, svolgi i tuoi compiti e basta, non hai nessuna necessità di dimostrare qualcosa>>. Lui ascolta restando in silenzio, come fa spesso, ma dentro di sé prova il bisogno di mostrare indifferenza a quelle parole, e di prendere posizione rispetto alle idee della sua famiglia, anche per mostrare a sé stesso di non essere succube di una situazione verso cui lui non è mai stato del tutto favorevole. Aveva pensato di non accettare neppure quel lavoro per cui si era esposto suo zio, l’uomo di potere nella famiglia, ma ora gli sembra che l’unica strada per lui sia quella di prendere le distanze maggiori possibili sia da suo padre che dal fratello di suo padre.

Poi Alberto torna a salire nelle sue stanze; potrebbe pagare un affitto di locazione a suo padre, per quel piccolo appartamento, e così dimostrargli di essere capace di affrontare le proprie incombenze, e sentirsi così come una persona qualsiasi nei confronti della famiglia. Ci penserà, questo è sicuro, ma in quel caso dovrà dirlo direttamente a suo padre, magari guardandolo dritto negli occhi, senza averne paura, con tutta la determinazione che serve. Potrebbe però essere proprio questa la parte più difficile di tutto il progetto, quella capace di sancire un rapido cambio di comportamento, in grado in questo modo di spiazzare alcune idee di suo padre, magari persino ammorbidendolo, perché in fondo non è una cattiva persona, ma soltanto uno che cerca di essere autoritario non conoscendo una diversa maniera di porsi nei confronti degli altri. Oppure potrebbe renderlo ancora più scostante e agguerrito, anche questo è del tutto possibile, e in questo caso mostrarsi del tutto contrario a qualsiasi soluzione che sia diversa dal mettere fuori casa suo figlio. In ogni caso la strada ormai sembra ben delineata, e Alberto si sente nelle condizioni di percorrerla tutta, a qualsiasi costo.

In fondo basterebbe che suo padre non si impicciasse troppo nelle sue scelte, anche perché gli sembra sicuro che qualsiasi decisione Alberto possa prendere per il suo prossimo futuro, sarà sempre e comunque quella sbagliata, se almeno non si avvicinerà, e di parecchio, all’idea di fondo che lui ha sempre coltivato dentro di sé: un figlio che segue le orme del padre, che gli assomiglia, che lo apprezza in ogni campo, che è soltanto capace di eleggerlo a proprio maestro di vita; e per Alberto non aver avuto nessun fratello, oppure una sorella, quando era il momento, è stato forse il peggior scherzo che poteva essergli riservato.

 

Bruno Magnolfi   

sabato 1 aprile 2023

Ringraziamenti per la solidarietà.


            “…Stamattina, all’apertura degli Uffici, è stata rinvenuta, da parte degli impiegati del Servizio Postale, una nuova scritta allarmante sulla parete della facciata, una parola che inquieta e di cui sento il dovere di allegare una foto. La pressione di cui ormai siamo vittime, come dipendenti di Poste e Telegrafi, negli ultimi tempi si è ormai fatta estrema, e nessuno dei lavoratori impegnati negli Uffici di Calci si ritiene minimamente tranquillo nello svolgimento dei compiti rispettivi …”; questa, la parte saliente del messaggio di posta elettronica inviato dalla Direttrice, la signora Vanni, ai dirigenti e suoi superiori di Pisa. Un’unica parola, vergata con un grosso pennarello indelebile, troneggia oggi sopra l’intonaco dipinto di colore giallo paglierino, proprio accanto alla porta di ingresso per gli utenti: “Basta!”, recita l’unica parola, anche se è sufficiente a destare un certo allarme in una squadra di lavoro già piuttosto provata dagli ultimi avvenimenti.

            Ieri sera giravo con il mio cane al guinzaglio, come faccio sempre prima di andarmene a letto, percorrendo con una certa lentezza le strade che si incrociano nella parte centrale del nostro paese. In giro non c’era ormai più nessuno, vista l’ora, e d’improvviso, quando mi sono ritrovato proprio davanti agli Uffici Postali, mi sono reso conto che, a parte l’insegna che campeggia sopra la larga porta vetrata chiusa da una robusta serranda metallica, non c’è proprio niente capace di spiegare ai cittadini del paese di Calci che quella sede probabilmente verrà chiusa tra breve tempo. Da diverse settimane, peraltro, portando a spasso il mio cane nelle tarde serate, quando molti pensieri si affacciano alla mente quasi gridando la voglia di dare il proprio parere sulle cose che avvengono, mi ero già messo in tasca un bel pennarello di colore blu, con l’intento di scrivere da qualche parte quello che a volte le persone comuni del luogo non hanno neppure il coraggio di dirsi. Così è stato semplice pensare qualcosa che fornisse un richiamo allarmante riguardo alle voci che sempre più spesso si sentono affermare, e cioè che il servizio Postale esistente in paese da sempre sarà presto delocalizzato in un paese adiacente, costringendo tutti quanti a percorrere chilometri di strada per compiere le medesime operazioni che fino adesso sono state eseguite proprio qui accanto.

            Era difficile trovare una frase che non offendesse nessuno, che fosse un monito e anche un richiamo a non darsi già per sconfitti. Avevo voglia di scrivere: “siete dei ladri”, ad esempio; oppure: “tremate”, magari per amplificare la forza della popolazione contraria a qualsiasi cambiamento. Ma niente sembrava corrispondere in maniera effettiva al pensiero che volevo esprimere sopra quella parete. Alla fine, ho scritto soltanto: “basta”, ad indicare che i soprusi a cui spesso è costretta la povera gente, devono raggiungere presto un punto finale, oltre il quale in nessuna maniera è tollerabile proseguire. Poi, quando mi sono allontanato con indifferenza dal luogo, mi sono reso conto che quella parola era troppo vaga per riuscire a dare una direzione precisa a chi si fosse ritrovato a leggerla, e forse non era neppure quella più giusta per dare un’indicazione di lotta a chi ha tutto da perdere, con questi progetti di variazione, nei confronti di chi tiene in pugno il potere per attuarli. 

             La popolazione è in subbuglio, ed è chiaro che anche la Giunta Comunale del paese di Calci sente fortemente l'interesse di lasciar sgonfiare al più presto la pressione che è venuta a manifestarsi attorno all'Ufficio Postale locale, dapprima per la presenza, presto fortunatamente corretta, di impiegati un po’ disonesti, poi per le voci sempre più forti di chiusura dei servizi, ed infine per la minaccia concreta di un attentato. La faccenda ha assunto connotazioni politiche, nessuno può sentirsi neutrale in tutta questa faccenda, ed ogni abitante del paese di Calci è ormai chiamato a prendere una posizione ben chiara. Nessuno fortunatamente ha ancora accennato, almeno fino adesso, alla presenza, tra gli impiegati postali, del nipote del vecchio sindaco di destra di questo paese, ma ora che è stato visto suo zio confabulare con la Direttrice delle Poste, anche questo aspetto inizia a prendere corpo. Chi conosce però la famiglia di Alberto sa che si è formato un forte dissidio tra lui e suo padre, e dopo che, come impiegato pubblico, il ragazzo si è fatto rilasciare la tessera di un'organizzazione sindacale di sinistra, il vecchio, forte sostenitore del fratello all'epoca in cui svolgeva il ruolo di sindaco, sembra sia sempre più propenso, almeno così si dice, addirittura a cacciarlo da casa.

La scritta, in giornata, è stata poi facilmente rimossa e cancellata con qualche pennellata di tempera de colore giallo paglierino, e le cose hanno ripreso un proprio andamento normale. <<Sono stanca>>, ha detto però all'improvviso con voce alta e potente la Direttrice, signora Vanni; e nessuno tra chi era presente in quel momento dentro ai locali dell'Ufficio Postale, si è sentito di dare un diverso parere sul suo stato d'animo. Anzi, a qualcuno è persino presa la voglia di fornirle una piena solidarietà, tanto che il Sindaco attuale in persona le ha fatto in giornata una telefonata di sostegno, incoraggiandola a tenere ancora duro con i suoi compiti, e lei comunque lo ha ringraziato.

 

Bruno Magnolfi