martedì 28 novembre 2023

Altre opinioni.


            <<Così però non mi aiuti per niente>>, dice Cristina alla sua amica. La sua amica sorride, poi ribadisce che secondo il suo parere sarebbe meglio che lasciasse perdere, e non si preoccupasse più di tutti i problemi che sembra assillino quel Federico di cui si è invaghita. <<Ma non mi sono invaghita>>, fa lei; <<soltanto lui è il tipo di persona che non ha sviluppato a sufficienza il proprio senso critico, ed è per questo motivo che crede che chiunque gli dica qualcosa, con espressione sufficientemente seria e imperturbabile, abbia ragione>>. Poi loro due si siedono al solito giardinetto vicino al chiosco delle bibite, e Cristina resta in silenzio per qualche minuto, mentre la sua amica sembra attratta come sempre dal proprio telefono portatile. <<Sarà>>, dice senza staccare gli occhi dal piccolo schermo; <<però a me non sembra possibile che uno come lui possa renderti troppo soddisfatta: solo preoccupazioni possono giungere da un tipo del genere, e poi non credo neppure che sia troppo cotto di te, soltanto non ha mai trovato fino adesso una ragazza che gli stesse dietro come stai facendo tu in questo momento, tutto qua>>. Cristina riflette, avrebbe voglia di ribattere subito, ma non vuole neanche fare la figura di colei che pesta i piedi per terra cercando di convincere gli altri delle proprie ragioni, anche perché in questo modo potrebbe sembrare soltanto una testarda in cerca di affermazione. <<Va bene>>, fa dopo un po’. <<Però devi riconoscere che è un tipo coraggioso, e che paga di persona i propri errori. Alla fine, quello che mi piace di Federico è il fatto che sa mettersi in gioco, e va a vedere di persona come funzionano certi meccanismi>>.

            L’amica resta in silenzio, e senza alzare gli occhi dallo schermo del suo telefono fa un piccolo sbuffo con la bocca, come se fosse annoiata di sentire ancora parlare dello stesso argomento. Anche Cristina sta in silenzio, e quando la sua amica alza gli occhi per osservare la sua espressione, si accorge che sta guardando dritto avanti a sé, con un leggero sorriso di compiacimento. C’è Federico adesso che sta arrivando con la sua bicicletta, così Cristina si alza, gli va incontro mentre lui sistema il suo mezzo accostandolo ad un cespuglio, e subito gli guarda l’occhio pesto, che adesso è libero dal bendaggio. <<Mi ero stufato di osservare il mondo con un occhio solo>>, fa lui, e lei gli accarezza la guancia ancora un po’ tumefatta, come a voler prendere su di sé una parte del dolore che ha provato lui quando è stato colpito. <<E poi adesso sto bene. Non sento quasi dolore, anche se il vento mentre pedalo mi provoca ancora un certo fastidio>>. L’amica resta seduta sulla panchina come se fosse interessata da tutt’altre cose, e Federico allunga una mano per prendere Cristina ad un braccio, come a volerla invitare a fare due passi con lui. <<Hai dei moti vendicativi nei confronti del tizio che ti ha colpito>>, fa lei; <<oppure è tutto finito, e da ora in avanti incontrandolo magari per caso mostrerai soltanto indifferenza?>>. Lui resta in silenzio un momento osservando qualcosa davanti ai suoi piedi, poi dice: <<non so; può darsi persino che la meritassi una reazione del genere, in fondo per qualcuno sono argomenti davvero importanti>>.

            <<Vorrei vedere>>, dice di colpo Cristina. <<La politica è il tema che domina il mondo, Saltare da un estremo all’altro con la tua disinvoltura non lascia nessuno indifferente>>. Lui sorride, poi dice: <<però prenderle prima da uno schieramento, e poi anche dall’altro, non è del tutto usuale; e alla fine ognuno dovrebbe avere la libertà di cambiare idea ogni volta che vuole, o mi sbaglio?>>. Cristina si ferma, lo guarda con occhi spalancati, poi fa: <<ma stiamo parlando dell’argomento principale che racchiude in sé ideali e modi di intendere la realtà e le altre persone, non si può essere così superficiali. No, non si cambiano le idee su certe cose. O si pensa in un modo oppure in un altro. Al limite si possono avere opinioni leggermente divaricate o non perfettamente in linea, ma non cambiare completamente casacca da un attimo all’altro>>. Federico ride. <<Lo sapevo che ti avrei fatto irritare. Ti sto prendendo in giro. Lo capisco cosa vuoi dire, e sono d’accordo; però anche cercare di rendersi conto di quello che fanno gli altri sarà pur lecito, no?>>. Cristina adesso mostra un’espressione poco convinta, e infine dice che è meglio cambiare argomento, altrimenti finirà per innervosirsi sul serio, e Federico si mostra d’accordo, anche perché non ha molto tempo, e tra un attimo anzi deve proprio andar via, così la porta vicino ad un albero, in un punto dove la sua amica non riesce a vederli, e poi le dà un bacio, leggero, simpatico, quasi un rimedio per ogni male.

<<Ciao>>, fa lei senza proprio trovare altro da dire, anche se è evidente come sia forte la sua felicità in questo momento. Federico va via, rapidamente, senza aggiungere nulla neanche lui, forse anche perché sa perfettamente che con lei ci sarà tutto il tempo per scambiare altre opinioni.

 

Bruno Magnolfi 

lunedì 20 novembre 2023

Magica calma.

 

La mamma certe volte sorride mentre semplicemente e con modi abituali prepara il letto nuziale per la notte. Però avere da qualche tempo un marito dentro casa per tutto il santo giorno, adesso che i medici hanno deciso per lui un lungo periodo di riposo dal lavoro, e in certi momenti vederlo anche piuttosto imbambolato per via delle compresse di soporiferi e di altre cose piuttosto pesanti che sta regolarmente assumendo, è una prova a cui forse non si sentiva del tutto preparata. In ogni caso, lei cerca di affrontare la situazione sempre con il suo solito spirito ottimistico, trovando ogni volta il lato più positivo di ogni cosa, ed alleggerendo, per quanto ritiene possibile, qualsiasi piccola situazione nel momento in cui si fa troppo opprimente. Qualche settimana addietro, ed in diverse occasioni, aveva provato la forte sensazione di essere sempre più sola, e questo aspetto della realtà le aveva comportato una profonda riflessione sulla sua inflessibile necessità di famiglia, quel suo dedicarsi sempre e comunque a chi la circonda, il proprio sentirsi generosamente a disposizione delle necessità di suo marito e dei suoi figli, ma ora che le cose hanno iniziato a subire una inaspettata e profonda variazione, le pare sempre di più che ci sia qualcosa che stia come scricchiolando nella sua vita. Quasi per scherzo poi, qualche giorno addietro, si era portata a casa dal supermercato una bottiglia di grappa di scarsa qualità, e non perché le piacesse il sapore di quel tipo di liquore, quanto per cercare di stordirsi leggermente, e così tentare di essere maggiormente allegra e aperta verso i membri della sua famiglia. Se ne era vergognata, naturalmente, nel mentre nascondeva in luogo sicuro tra le mura domestiche quella bottiglia, ma alla fine la giustificazione al suo comportamento la stava trovando sempre di più in vari momenti della giornata. Sembrava quasi convincersi, ad ogni piccolo sorso, che quella fosse esattamente la propria medicina, e che in una situazione quasi fuori controllo come quella che tutti in un modo o nell’altro stavano vivendo, fosse assolutamente necessaria per lei una reazione di quel genere.

<<In fondo>>, pensa ancora adesso mentre di nuovo fa scorrere la mano sopra le lenzuola pulite e stirate che fanno una gran mostra invitante sotto alla coperta colorata; <<ho sempre pensato di poter vivere semplicemente della mia famiglia e per la mia famiglia; ma un aiutino per digerire bene ogni boccone che certe volte risulta un po' amaro, può essere davvero utile>>. Poi Celeste si muove, come sempre appagata, tra le mura domestiche che sanno ancora infondere in lei sicurezza, protezione, compiacimento nello svolgere il ruolo naturale che le si è sempre mostrato in  quel tirar su con pazienza e attenzione i propri figli, ed infine riconosce che questo momento difficile potrà presto passare, come tutte le cose, e lei tornerà facilmente ad essere la madre di famiglia che si è sempre sentita d’essere. Suo marito ha bisogno di cure, i suoi figli necessitano di maggiore comprensione, per cui è tutto normale quello che sta accadendo, nessun campanello di allarme sta davvero suonando. Ed infine, quale coppia con figli non è chiamata prima o dopo a risolvere qualche piccolo problema quotidiano? Le cose si trasformano qualche volta, e i sentimenti di solidarietà e di appartenenza ad un nucleo familiare che tengono uniti loro proprio come tutti gli altri, non stanno subendo in questo momento una vera e propria crisi, ed anche se poi fosse proprio così, questa non appare diversa da tutte le altre che attraversano sicuramente ogni casa della città. <<Non vedo comunque il rischio di cadere in quella disperazione che forse qualcuno vorrebbe, magari proprio i vicini di casa invidiosi della nostra serenità>>, pensa ancora Celeste; <<ed io desidero comunque continuare a pensare in positivo, in qualsiasi caso>>.

Poco dopo lei e suo marito si coricano in quel letto che ogni notte li accoglie da sempre in modo confortevole, regalando loro un sonno ristoratore costellato dei sogni il più rosei possibile. Lui non dice niente, compie i soliti gesti di sempre in modo meccanico, lei gli getta qualche occhiata ugualmente senza parlare, ed anche se forse tutto appare anche troppo ordinario, per lei è già sufficiente così. Non ha mai chiesto grandi risultati alla propria giornata, Celeste; ha sempre saputo accontentarsi, e poi cosa c’è di meglio che sistemarsi in un cantuccio dove non dà alcun ingombro, e da lì compiacersi di suo marito, dei figli che crescono, che si fanno uomini, e dell’affiatamento che a suo parere non è mai venuto meno tra loro? No, ne è convinta, non c’è niente che non vada bene e per il proprio verso; si tratta soltanto di qualche momento un po’ più difficile di altri che è destinato a restare presto alle spalle di tutti. <<Domani>>, pensa ancora a conclusione delle sue riflessioni, <<sarà un giorno nuovo, migliore, e le cose che oggi mi sono apparse complesse si mostreranno spianate e risolte, come se niente avesse mai increspato l’orizzonte di questa magica calma>>.

 

Bruno Magnolfi

sabato 11 novembre 2023

Celere ripristino.


            Il medico specializzato, come si dice con una certa approssimazione in queste circostanze, soprattutto per non essere forse troppo precisi sul fatto che la materia in questione sia la psichiatria, sostiene subito di essere di fronte ad un indubbio episodio di forte depressione, le cui motivazioni scatenanti al momento sembrano particolarmente difficili da individuare, ma che in ogni caso, con una buona cura a base di psicofarmaci adeguati allo scopo, si può star certi di come lo stato del degente possa essere ritenuto recuperabile senz’altro, pur con una dose di inevitabile pazienza, anche da parte dei familiari. Achille avrebbe voluto accennare volentieri alle insolite macchie luminose che certe volte ha avvistato sullo schermo dell’elaboratore che usa nel suo ufficio, ma il dottore ha voluto sapere da lui tutt’altre cose: i suoi ricordi, il suo passato, i legami di lui bambino con i propri genitori, fino a costringerlo, invece di spiegarsi per esteso sulle sue apprensioni attuali, a rispondere essenzialmente con un titubante sì o con no a tutte quelle sue domande, lasciandolo confidare, in questo modo, di giungere più in fretta e facilmente al termine di quella visita forse inutile ed estenuante. Sua moglie è sembrata cadere poco per volta in una condizione di completa prostrazione durante tutto il colloquio, ed adesso che sono usciti dallo studio medico sembra quasi voler curare il suo consorte con piccoli abbracci, carezze, deboli strette alle braccia e alle mani, accompagnate da sguardi sorridenti, quasi un recupero dei gesti in uso all'epoca del loro fidanzamento.

Ma, mentre proseguono a piedi, una volta scesi dal mezzo pubblico, giusto per compiere quel piccolo tratto di strada che li separa dalla propria abitazione, a Celeste viene di pensare come la condizione di ammalato non sia del tutto deprecabile. Suo marito adesso sarà curato, assistito, coccolato dalla sua famiglia, e poi avrà anche il privilegio di restare con ostinazione in completo silenzio, come peraltro già sta facendo da lungo tempo, e poi permettersi di essere nervoso, intollerante, indisponibile a qualsiasi riflessione a voce alta, ogni attività, qualsiasi decisione chiara sulle sorti della sua famiglia. Il disgregarsi lento e inesorabile dell'andamento di casa ormai è evidente, pensa lei; ed il ritrarsi di ogni componente verso le proprie posizioni, almeno nell'ultimo periodo, comporta soltanto l'isolamento di ciascuno, fino a far comprendere che tra poco tempo probabilmente sarà anche indifferente alle sorti eventuali di tutti gli altri. <<Forse io resto l'unica a preoccuparmi della condizione di tutti noi, anche se, spesso, per darmi il coraggio che ci vuole, non vedo l'ora di rientrare a casa per buttar giù un buon bicchiere di liquore. Forse anche questa è soltanto una vigliaccheria, ma tutti noi abbiamo innato un certo spirito di autodifesa>>.

Achille rientra in casa con un fare guardingo, come se stentasse a riconoscere, almeno a prima vista, persino le mura di sempre, ma poi si siede al suo solito posto e infine resta lì, inattivo, inerte, quasi in attesa che le cose comunque procedano, ma senza il suo intervento, o addirittura che non procedano affatto. Celeste si cambia d'abito, poi torna nel piccolo soggiorno sorridente, quasi allegra, senza spiegare se questo suo comportarsi sia un incoraggiamento verso suo marito, oppure una reazione a quanto sta accadendo. <<Tra poco torneranno anche Marco e Federico>>, gli dice come fosse una notizia, <<intanto tu potresti rilassarti e guardare qualcosa alla televisione>>. Achille osserva per un attimo sua moglie, riflette forse alle parole che ha appena ascoltato, poi dice, a voce bassa: <<tu credi che riuscirò a risollevarmi da questa depressione?>>. Lei si ferma, si abbassa avvicinandosi per guardare meglio negli occhi suo marito, e dare così maggiore importanza alla sua risposta, e infine dice: <<certo, e non occorrerà neppure troppo tempo>>. Achille sembra abbastanza soddisfatto, anche se sente subito nell'aria un vago odore di alcool, specialmente nel momento in cui lei gli stampa un bacio sulla fronte, ma resta in silenzio, forse intuendo quanto sta ulteriormente capitando in casa loro, quasi una conseguenza naturale a tutto.

Rientrano i ragazzi, a distanza di poco più di dieci minuti l'uno dall'altro, e siccome non sanno nulla della visita psichiatrica, non chiedono niente di particolare. <<Vostro padre non sta bene>>, avverte però ambedue la loro mamma in tono serio. <<Avrà bisogno nel prossimo periodo di molta calma, e soprattutto di non essere coinvolto da nessuna preoccupazione>>. Marco annuisce in silenzio, intuendo subito il quadro di ciò che sta accadendo, Federico invece chiede se sia possibile fare qualcosa di concreto per cercare di aiutarlo. <<Non so>>, dice Celeste sottovoce mentre si trovano in un'altra stanza, <<però la cosa migliore che tutti noi possiamo fare è quella di non creare alcun problema in questa casa. Vostro padre soffre di una leggera depressione, e non andrà a lavorare per qualche tempo, cercando di restare dentro al nostro appartamento nella più completa tranquillità. Aiutiamolo il più possibile, spianiamogli la strada, affinché almeno possa velocemente ritornare ad essere quello che in fondo è sempre stato>>.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 6 novembre 2023

Brufoli sul viso.


A lei piaceva ballare, senza mettersi comunque mai troppo in mostra, ed ogni volta che un'amica, oppure qualche comitiva di ragazzi della sua scuola la invitava, generalmente durante qualche sabato pomeriggio, magari per andare a festeggiare un compleanno o una ricorrenza dentro ad una casa libera dai genitori ed almeno con una stanza vuota, oppure in qualche magazzino adibito per l’occasione a sala da ballo, proprio come usava all'epoca, Celeste accettava sempre volentieri. Era più forte di lei quel lasciarsi dondolare sul tempo dei ritmi di moda, anche se non le importava niente, ed anzi lo evitava, lo strusciarsi contro qualcuno che si capiva subito a cosa mirasse, oppure quel lasciarsi andare nel corso di certi balli lenti dove si stava persino troppo stretti e sacrificati. Era la musica l'elemento da cui era trascinata, nient'altro: quel continuo adeguarsi al fluire degli strumenti musicali di ogni disco che veniva fatto suonare, e poi muovere la testa e le braccia in sincrono con ogni melodia riconoscibile, in quel semplice reticolo di accordi, ed infine girare in ogni direzione sopra al pavimento, muovendo i piedi su un ritmo di base magari molto incalzante, e poi continuo, quasi un flusso, come nella ricerca di una breve e intensa ossessione. Naturalmente, alcune canzoni erano più adatte di altre per giungere velocemente a quelle sensazioni di abbandono che a lei piacevano tanto, ma in ogni caso qualsiasi ritmo sostenuto le andava bene per muoversi subito in sintonia con le onde sonore. La musica la prendeva in tutto il corpo, non poteva assolutamente fare finta di ignorarla, e la sezione ritmica dei brani scelti in quei momenti a suo parere era il fulcro attivo attorno a cui ruotava tutto il mondo.

<<Celeste>>, le diceva in quei casi la sua amica del cuore mentre la osservava con gli occhi sgranati; <<ma non riesci proprio a stare ferma>>, e lei sorrideva e poi proseguiva, senza rispondere niente, a dimostrazione chiara del trasporto a cui si lasciava andare così volentieri. Davanti alla scuola magistrale, a maggioranza femminile, generalmente in molti tra tutti quegli studenti maschi che frequentavano invece gli istituti tecnici, quei ragazzi amavano farsi vedere all’orario di uscita dalle classi, almeno quando questo era possibile, proprio perché quelle ragazzine, specialmente al primo anno, un po’ impacciate e che si intuiva amassero i bambini, evidenziavano un carattere particolarmente dolce, una grande pazienza, e soprattutto un immenso spirito di comprensione verso qualsiasi altro individuo, e stuzzicavano facilmente così la fantasia di quei giovanotti forse rimasti ancora troppo piccoli.  <<Celeste>>, la chiamava al semplice suono della campanella, dal fondo dei gradini che immettevano al pesante portone dell’ingresso, un allievo dell’istituto per geometri che rimaneva da lì proprio poco distante. Lei sorrideva, scendeva la breve scala con i suoi libri sottobraccio, poi si lasciava accompagnare fino alla fermata del suo mezzo pubblico, discorrendo con lui di cose semplici, della mattinata trascorsa tra i compiti e le interrogazioni, e con la descrizione caricaturale di qualche insegnante strano. 

Le piaceva a quell'epoca avere qualcuno intorno che dimostrasse di provare una forte simpatia per lei, per quei suoi comportamenti, per quella stessa maniera socievole di presentarsi a tutti, che a lei tornava comunque talmente naturale da non riuscire quasi in nessun caso ad essere diversa. Un amico; era stata chiara fin da quando lui l’aveva avvicinata, perché Celeste, pur al primo anno, aveva già a quell’epoca le idee chiare su tutto il suo percorso. Quel ragazzo accettava i suoi comportamenti, forse gli era sufficiente farsi vedere dagli altri mentre andava ad aspettare fuori dal portone quella ragazza carina, sempre sorridente, e quindi darsi delle arie e sentirsi impegnato quasi come se tra loro due fosse scoccata una vera storia d’amore. Per lei era meraviglioso avere qualcuno che le facesse la sorpresa di accompagnarla, e forse le cose tra i due andavano bene già così. Lui era goffo a ballare, e quando quella volta erano andati assieme ad altri in una soffitta grande con le luci oscurate per favorire l’intimità, Celeste aveva sorriso un po’ osservandolo. Gli amici sembravano non accorgersi affatto di quella amicizia un po’ particolare, ma naturalmente ognuno era libero di fare ciò che più desiderava.

In seguito, loro due si persero, come spesso succedeva a quell’età, anche se la sensazione di vicinanza e di comprensione che lei aveva provato durante tutto quel periodo, non fu facile da lasciare così alle proprie spalle, nonostante quel ragazzo avesse trovato degli altri giri, delle altre amicizie, e forse anche una ragazza vera, con la quale dar seguito ad esperienze più sentimentali. Celeste, non ebbe mai comunque dei rimpianti: le piaceva mostrare amicizia con chiunque, ed era convinta di essere troppo giovane per iniziare con delle esperienze per cui non si sentiva ancora pronta. E poi, a parte il ballo, almeno in quel periodo, a lei sembrava non interessasse proprio altro di tutto quello che avrebbe potuto offrirle uno sbarbato con dei brufoli evidenti sopra la propria faccia.

 

Bruno Magnolfi