martedì 28 febbraio 2023

Cambio inevitabile.


            Vorrei tanto scoprire d’improvviso una maggiore solidarietà tra di noi, almeno in certi casi, come si fosse per davvero una squadra affiatata, pronti a darci una mano l’uno con l’altro, e riuscire a sostenerci ogni volta che salta fuori un pur piccolo problema. Invece mi rendo conto che ognuno in ufficio manda avanti in solitudine i propri compiti, senza preoccuparsi minimamente degli altri, e spesso, quando qualcuno sbaglia anche un semplice passaggio nel lavoro, siamo sempre pronti a dargli addosso, come se niente del genere dovesse mai accadere. Lorenza generalmente lavora in silenzio dietro al suo terminale, e certe volte sembra isolarsi completamente, anche se con le parole è sempre la prima a dire che gli impiegati delle Poste dovrebbero volersi più bene tra di loro. La signora Vanni annuisce spesso davanti a discorsi di quel genere, però anche lei è sempre attenta a non farsi passare mai avanti da qualcuno, e se per un attimo si rende conto che due impiegati stanno parlando sottovoce, acuisce subito l’udito per comprendere meglio se stiano dicendo qualcosa di critico o di malizioso su di lei, o anche su quello di cui deve occuparsi in qualità di direttrice di quell’agenzia. Inutile dire che Lorenza non è troppo contenta del suo posto di lavoro, specialmente in questo ultimo periodo. Naturalmente manda avanti tutte le cose che per ruolo le competono come ha sempre fatto da quando è stata assunta, ma non riesce più a trovare le più piccole soddisfazioni di una volta in ciò che svolge, almeno non come suo marito che fa il sindacalista ed è sempre in giro a parlare e a conoscere della gente nuova. Quando lei rientra a casa difatti, ormai non gli parla neppure più della sua giornata di lavoro, tanto le pare monotona e persino triste nel confronto. 

            Sembra come un mondo separato da tutto il resto, stare dentro ai locali di quell’ufficio; e se ogni tanto a qualche utente allo sportello viene voglia di dire con voce più alta qualcosa di spiritoso, pare quasi che dietro a quelle parole ci stia subito un comportamento ironico nei confronti di quel piccolo gruppo di impiegati postali quali sono tutti loro, sempre così seri e silenziosi. Adesso che le voci dentro al paese si rincorrono nel dare quasi per imminente la chiusura di quella sede postale, a vantaggio di una più grande a pochi chilometri di distanza dall’abitato di Calci, le cose si sono fatte anche più antipatiche, e le ore di lavoro là dentro quasi senza fine. Nessuno tra i colleghi di Lorenza parla già più di quell’argomento, dopo che ormai si sono sentiti tutti i pareri possibili e immaginabili; e in ogni caso tutti sembrano attendere la sentenza che verrà emessa dai dirigenti di Poste e Telegrafi come un inevitabile sconquasso nei confronti dell’andamento ordinario di ogni attività svolta fino ad oggi. L’unico, rimane Alberto, che apparentemente sembra quasi del tutto disinteressato di quell’argomento, anche se con una mossa, per i più praticamente incomprensibile, si è iscritto all’organizzazione sindacale proprio del marito di Lorenza, quasi a cercare una strenua difesa del suo posto di lavoro, uno come lui che tutti sanno essere entrato in quel settore soltanto perché rampollo di una famiglia piuttosto in vista nella zona, e nipote del vicesindaco di Calci.

            Ma anche su questo argomento oramai nessuno in ufficio sembra abbia alcuna voglia di parlare, ed il lavoro là dentro, anche se naturalmente viene portato avanti come sempre, manca completamente di ogni commento possibile, persino sui particolari che riguardano proprio il futuro della sede. Certe volte viene atteso quasi con una certa trepidazione, senza che ognuno di loro tradisca mai la presenza in sé stesso di questo sentimento, il ritorno di Gino dal suo giro in bicicletta per la consegna della corrispondenza nel paese, come se lui, incontrando tante persone durante la sua gita, potesse avere delle notizie fresche che riguardano addirittura gli impiegati delle Poste. Anche Laura ultimamente appare sempre più assente, ed anche se porta avanti come ha sempre fatto il compito di servire l’utenza che si presenta allo sportello, negli ultimi giorni sembra più svagata, meno attenta a mostrarsi accogliente e disponibile come pareva essere sempre stata fino a poco fa. Lorenza, comunque sia, prosegue ogni giorno dentro di sé la rassegna di qualsiasi dettaglio anche minore le possa far nascere dei dubbi sul comportamento di qualcuno di questi suoi colleghi, come a cercare di comprendere il più possibile, anche soltanto da un piccolo gesto insolito, oppure da una parola pronunciata in modo differente, che qualcosa stia per accadere, quasi che, piuttosto che accettare passivamente la piatta realtà che sembra dominare l’orario di lavoro, per qualcuno possa essere possibile improvvisamente farsi saltare i nervi, mostrando agli altri l’inquietudine che probabilmente per tutti sta regnando dentro l’ufficio, anche oltre ogni immaginazione.

            Non è un’aria leggera, insomma, quella che viene respirata dentro l’Ufficio Postale di Calci; ed anche se non viene detto, tutti pensano che qualcosa presto dovrà cambiare, inevitabilmente.

 

            Bruno Magnolfi  

venerdì 24 febbraio 2023

Quasi senza volerlo.


            <<Tu, che idea ti sei fatta?>>, chiede Alberto parlando con voce bassa e lentamente. Laura gli passa rapidamente un’occhiata sul piccolo ciuffo di capelli scuri che gli coprono parzialmente la fronte, poi si sofferma senza interesse su qualcuno che è appena entrato dentro al locale. <<Dai>>, gli fa subito dopo, ancora senza guardarlo; <<non parliamo di questo>>, e lui sorride rendendosi conto di aver appena cercato di infrangere una specie di regola non detta che si sono dati tra loro, gli impiegati dell’Ufficio Postale. Lui le ha proposto di andare a mangiare in questa grande pizzeria di Pisa che lei non conosceva, dove in realtà, oltre le pizze, cucinano molte altre cose, finendo difatti per incoraggiarla ad ordinare del pesce, dopo un leggero antipasto di mare. Forse lui, come spesso gli capita, prova anche stasera la piccola preoccupazione di rimanere di colpo senza argomenti, anche se con Laura è sempre piuttosto difficile, e per carattere riuscirebbe ad apprezzare tranquillamente persino delle lunghe pause riflessive di assoluto silenzio. Le osserva le mani, quasi mai ferme, lunghe, sottili, da pianista, si direbbe con superficialità. Alle Poste negli ultimi tempi si sono raggrumate tante di quelle preoccupazioni che è difficile non sfiorarne qualcuna anche cercando di parlare d’altro. Lei, tra un piccolo boccone e l’altro, prova a sorridere, non per timidezza, ma per incoraggiare Alberto a mostrarsi il più naturale possibile, senza provare la necessità di essere solidale con lei soltanto perché lavora nello stesso suo ambiente, purtroppo ultimamente così ricco di grandi e gravi problemi. 

            <<Che progetti hai per l’estate?>>, chiede lui rendendosi immediatamente conto di essere scivolato su un altro argomento che forse era meglio evitare. <<Non so>>, fa lei con indifferenza. <<Tutto dipende dal corso di dizione e recitazione che inizierò a frequentare tra breve, e del quale non intendo perdere neppure una lezione. <<Insomma un intenso periodo di studio, quello prossimo>>, dice lui sorridendo senza minimamente soffermarsi, non essendone a conoscenza, sul fatto che Laura stia parlando per la prima volta con anima viva dell’argomento principale che da parecchio tempo le gira dentro la testa. Non le chiede niente, neppure qualcosa sulla scelta di quella particolare materia, trattando quel suo prossimo impegno come un qualsiasi corso di inglese, o di disegno a mano libera, ad esempio. Per Laura invece, tutto questo che sta improvvisamente dicendo, è come la rivelazione di un grande segreto, ma con i suoi modi di fare, sempre molto fuorvianti, riesce appena a sfiorare quell’importanza che assumono per lei le proprie parole. Alberto riflette, mentre versa nei calici appena un dito ciascuno di vino bianco, poi infine giunge al punto, come lei aveva già immaginato. <<E come mai questa scelta di campo?>>, le fa, lasciandole in ogni caso ogni possibile risposta anche evasiva. <<Non so>>, fa lei quasi con indolenza, sminuendo d’importanza quanto spiega. <<Mi hanno detto che forse potrei riuscire a fare qualcosa in quello strano mondo teatrale>>. Lui sorride, comprende che forse lei non vuole parlarne troppo, così lascia in aria una pausa.

            <<Però tu fai molte domande>>, dice lei d’improvviso, come per volerlo sgridare. Lui abbassa gli occhi, scuote la testa come per vergognarsi di quella elementare verità, ma poi fa: <<questo però è soltanto il mio difetto principale>>, sottolineando per scherzo che presumibilmente non avrebbe altre pecche importanti. <<Va bene>>, aggiunge poi dopo un minuto. <<Adesso tocca a te. Prometto che risponderò con il massimo della sincerità>>. Lei si ferma, assume un’espressione particolare della faccia, infine dice soltanto: <<Mi piacerebbe sapere perché continui ad invitarmi per uscire fuori con te. Non sono neppure di grande compagnia, e poi con questi assurdi sotterfugi a cui dobbiamo ricorrere in ufficio per non farci scoprire, alla lunga sembriamo quasi dei ragazzini>>. Alberto a quel punto guarda i bicchieri, i piatti, le bottiglie, qualsiasi cosa sopra al tavolo per non incontrare lo sguardo di Laura, ma infine dice soltanto, con imbarazzo: <<C’è qualcosa di te che mi piace. Che mi piace molto. Ed adesso, in questo esatto momento che ci penso meglio, forse è anche in relazione con il tuo bisogno di recitare>>. Laura si sente subito lusingata da quella risposta, le pare quasi che il locale intorno a lei si apra, che l’aria fresca della sera inizi a circolare tra tutti i tavoli del ristorante, e che le persone sedute vicine apprezzino insieme a lei quelle parole, così che tutto si mostri più semplice e a portata di mano di quello che è per davvero. <<Mi fa piacere>>, dice alla fine sottovoce, quasi commossa. <<Mi pareva che chiunque potesse prendermi in giro per una cosa del genere. Sei la prima persona a cui confesso che mi sento portata verso la recitazione, con i miei ventinove anni compiuti. Però credo che ognuno abbia dentro di sé una propria personalità, e non è giusto cercare costantemente di nasconderla>>. Poi ambedue alzano appena i bicchieri, come per fare un brindisi alle parole importanti che certe volte escono dalla bocca, quasi senza volerlo, e si sorridono.

 

            Bruno Magnolfi

domenica 19 febbraio 2023

Chiunque esso sia.


<<Signora Vanni>>, dice alle sue spalle un conoscente mentre lei sta aprendo come ogni mattina l'ingresso principale dell'ufficio Postale di Calci. <<Oggigiorno accadono cose talmente incredibili che oramai è diventato difficile persino scambiarsi un saluto>>. Lei però fa una smorfia leggera, come volesse sorvolare su qualsiasi argomento negativo, ma forse anche per cercare di mostrare una leggera amarezza dentro di sé, addirittura un semplice inizio di depressione. Quindi rientra subito all'interno, quasi non lo avesse ascoltato, mentre l'altro se ne va un po' perplesso, visto che generalmente la Direttrice delle Poste del suo paese è sempre stata pronta, almeno da quando lui la conosce, a scambiare volentieri due parole o almeno un semplice sorriso. L'aria in ufficio oggi invece appare pesante per tutti: nessuno sembra abbia voglia di dire qualcosa, i dipendenti svolgono le loro mansioni ad occhi bassi, mentre già i primi utenti, aperto l’ufficio anche al pubblico, si avvicinano quasi esitanti allo sportello. La consegna principale, per chi lavora là dentro, resta quella di non dire nulla su ciò che è accaduto, e soprattutto non fare alcun cenno alla telefonata minatoria che indicava la presenza di una bomba nell'ufficio postale, per nessuna ragione plausibile, e poi rispondere in maniera evasiva anche a chi pone delle domande insistenti proprio intorno a quel tema. La Vanni, che fino ad oggi è sempre stata orgogliosa del ruolo che ricopre da parecchio tempo, adesso sembra quasi mostrare stanchezza, insofferenza, fastidio, come se quella telefonata, forse per qualcuno poco più di uno scherzo, mirasse con precisione a toglierle il desiderio di portare avanti, come invece ha sempre svolto con grande entusiasmo, il proprio stesso lavoro.

Anche Laura oggi non sembra la solita: naturalmente compie le operazioni di sempre allo sportello, ma quasi senza scambiare parola con i clienti, e probabilmente si immagina, nei momenti di calma maggiore, che in mezzo a coloro che le stanno passando di fronte, ci possa essere persino colui che ha effettuato di persona proprio quella telefonata. Ha cercato addirittura di immaginarlo, mentre stava da sola, di dargli un volto vero e proprio con la sua fantasia, e le è parso per un attimo di riconoscerne in qualcuno quei lineamenti da squilibrato, come fosse un uomo semplice di mezza età che si serve regolarmente dell'ufficio postale, e con il quale magari lei ha intrattenuto anche nei giorni precedenti qualche conversazione, come fa sempre con tutti. Una persona qualsiasi, quindi, che magari conserva dentro di sé un’avversione profonda contro un impiegato che lavora in ufficio, o che forse prova odio per tutte le Poste, forse in relazione ad uno sgarbo di cui è stato vittima: una raccomandata perduta, un pacco fragile trattato senza le dovute cautele, oppure chissà cos’altro. In ogni caso un paesano di Calci, senza alcun dubbio, qualcuno che in questo stesso momento forse si sta lamentando in piazza con altri per quanto accaduto, al fine di non destare sospetti sui suoi comportamenti. Non è accaduto niente, e i Carabinieri comunque stanno indagando, però intanto quel senso profondo di servizio essenziale, fino a ieri amato da tutti, all’improvviso non è più così, e sembra quasi caduta quella trasparenza e quella solidarietà tra chi lavora nell’Ufficio Postale, e chi semplicemente si serve con regolarità dei servizi che in quell’edificio si riesce a erogare. 

A Gino pare impossibile che possa essere accaduta una cosa del genere, e la sua opinione proprio per questo tende a sminuire al massimo quel gesto telefonico, quasi una ragazzata, nei suoi pensieri, uno scherzo tra amici, forse una vera e propria scommessa perduta da qualcuno, come si è ritrovato addirittura ad immaginare. Renza invece è impaurita: è lei che ha risposto alla chiamata; è lei che ha sentito quella voce gracchiante, sicuramente camuffata, che avvertiva del pericolo imminente, che c’era la bomba, che tutti dovevano uscire al più presto dall’Ufficio Postale. Agli inquirenti lo ha ripetuto ormai fino alla nausea, ma non è sicura in nessun caso di poter riconoscere facilmente quella voce, anche se le pare di sentirla ancora parlarle con insistenza assassina dentro alle orecchie. Ha subito pensato, anche se fino a questo momento non lo ha detto a nessuno, che quel gesto malsano avesse qualcosa a che fare con l’attività sindacale di suo marito, ed anche se lui praticamente ha escluso subito qualcosa del genere, lei adesso non è più tranquilla, e le pare di essere diventata il facile bersaglio di qualche vertenza in corso, arma di ricatto per qualcuno, e che venga usata per ottenere qualcosa da lui e dalla sua organizzazione per il sociale.

Il lavoro in ufficio, in ogni caso, ha ripreso con regolarità, ma anche in paese in molti hanno perso quella fiducia che avevano fino a ieri nei propri concittadini. C’è aria di sospetto, nelle strade e dentro ai negozi di tutto il paese. Perché qualcuno è riuscito, con un semplice gesto, a rendere un centro abitato come quello in cui tutti hanno sempre vissuto in piena tranquillità, un luogo dove circola con indifferenza una persona poco raccomandabile, chiunque essa sia.

 

Bruno Magnolfi 

venerdì 17 febbraio 2023

Qualsiasi significato.


Sicuramente questa ragazza si chiederà quale sia il motivo principale che io possa avere per tornare a chiederle nuovamente di uscire assieme a me, pensa Alberto mentre guida la sua macchina. Ma, sinceramente, anche se mi domandasse all'improvviso una cosa del genere, forse non saprei neppure cosa risponderle. Non potrei mai dirle, ad esempio: <<Laura, mi piacciono i tuoi modi, la tua capacità di suggerire le cose con appena poche espressioni degli occhi e del tuo viso>>, o altre cose del genere. Potrei soltanto spiegarle che mi torna parecchio naturale stare accanto a lei, quasi l'avessi conosciuta molto tempo addietro, invece che soltanto da appena qualche mese. Ma forse, anche solamente nel dire qualcosa di così semplice, sarebbe probabile che mi sentirei subito confuso, limitandomi a sorriderle un po', senza neanche guardarla, e dopo basta. Non lo so, ma spesso i miei tentativi per smuovere almeno qualcosa, in queste mie giornate così monotone, sembrano destinati a non portare a niente, nonostante i miei sforzi, pensa ancora Alberto mentre affronta la strada in direzione di Bientina. Non riesco a fare un piano concreto per il futuro, o meglio non so mai capire se qualcosa, messo in opera oggi, riesca a dare dei buoni frutti domani; perciò, mi perdo nel cercare di somigliare a chi invece ci riesce, a chi ha le idee più chiare delle mie, e Laura mi appare in tante occasioni come una persona esattamente così. Probabilmente sono uno sciocco: ho pensato per tanto tempo che tutto ciò che per me è importante si esaurisse quasi sempre nello spazio di una sola serata, oppure di un giorno intero trascorso bene, magari insieme con i miei amici, nel semplice scordare tutto il resto, e perciò capace di farmi sentire leggero, lontano da tutto, distante dai problemi. Invece adesso mi sento privato di qualcosa, e vorrei proprio capire cosa sia.

Non provo alcuna soddisfazione, e vado avanti senza conoscere il motivo reale per cui proseguo ad insistere in un certo comportamento: osservo gli altri, e subito mi sembrano più completi di me, come avessero trovato, ognuno per proprio conto, qualcosa di fondamentale per procedere oltre, per continuare a battere una certa strada, qualsiasi essa sia. I miei stessi amici di un tempo, poco per volta, si sono piegati ad accettare un comportamento più ordinario, abbassando quello sguardo da furbi che avevano un tempo, e raccogliendo all’improvviso quello che avevano trattato nel passato anche con un certo disprezzo. Certe sere ci vediamo ancora per farci una birra, insieme a quattro risate senza alcun pensiero, ma non è più come una volta, ed un retrogusto più amaro si è inserito rapidamente in mezzo a tutti i loro atteggiamenti. A volte ho immaginato le ragazze che mi sono passate davanti in questi anni, come delle figurine senza alcuna importanza, e pur senza essere stato con loro troppo indigesto, non le ho mai considerate troppo: soltanto semplici componenti del divertimento, compagne preziose di una sera soltanto, e poi basta. Senz’altro ho sbagliato qualcosa, ma tutto in me è avvenuto in mancanza di una vera strategia; in modo naturale, voglio dire, come se la mia mente fin dagli inizi fosse stata vuota di tutto, solo proiettata verso il piacere momentaneo.

Alberto prosegue a guidare e a pensare. Laura è una ragazza qualunque, forse ne ho conosciute a decine simili o identiche, immagina Alberto, però adesso sono io che inizio a vedere in lei qualcosa che fino a poco fa non riuscivo neppure a notare. Non mi interessa per niente che sia bella o che sappia essere divertente, è qualcos’altro che mi attira nei suoi comportamenti. Voglio conoscerla, sapere che cosa le passa davvero dentro la testa, capire cosa sia che la rende in una certa maniera, che la fa essere così espressiva, capace di gettare con indifferenza anche una semplice occhiata in un angolo, che io poi non riesco più, per tutto il giorno, a togliere dai miei pensieri. Non ha mai dato nessun giudizio su di me, né ha fatto trapelare un parere, o una semplice impressione su qualcosa che mi riguardasse. Rimane una mia collega di lavoro, lì a dividere lo stesso ambiente con me ogni mattina, ma è come se restasse da me costantemente distante, non per rivalità, ma soltanto per una vaga indifferenza che non riesco a comprendere. Ho preso persino la tessera sindacale, anche per dimostrare a lei che ho una mia personalità, che riesco a distinguermi da tutti se soltanto lo desidero, e insomma che non sono uno qualunque, anonimo, senza troppi argomenti. Ma non è cambiato niente, ed anche in questi ultimi giorni Laura mi è sempre parsa costantemente attratta da qualcosa che io non riesco a vedere, nonostante cerchi di guardare nella sua stessa direzione, ma di cui sono assolutamente curioso, fino a continuare a meditarci sopra per tutto quanto il giorno, persino mentre guido questa stupida macchina che mi sta riportando verso casa.

Non so di preciso che cosa potrei chiederle, pensa ancora Alberto: mi limiterò prossimamente ad esserle vicino, ad osservarla, a cercare di comprendere che cosa possa essere a renderla così; poi resterò in silenzio, quando le parole perderanno di qualsiasi significato.

 

Bruno Magnolfi

sabato 11 febbraio 2023

Arricchire la propria esistenza.


Laura da qualche tempo si sente nervosa. Non è per il suo lavoro nella sede di Calci, o per i colleghi delle Poste, o per gli utenti che ogni giorno scorrono davanti ai suoi occhi; a lei piace occuparsi di loro, e poi anche un eventuale cambio di sede, come viene ventilato da qualcuno, a Laura non dispiacerebbe, ed anzi potrebbe persino dimostrarsi quello scossone che forse le manca, contro la noiosa quotidianità che a volte è pesante. Sono gli interessi personali, al di fuori dell’orario di servizio, quelli che magari, con l'andare degli anni, mostrano la propria assenza. Dipingere, leggere libri, iscriversi ad un corso di cucina, sono tante le cose a cui potrebbe dedicarsi, ma fino ad oggi non ha mai destinato una briciola di tempo a qualcosa del genere, ed ora le sembra difficile anche soltanto pensare di farlo. In fondo, oltre ad aver frequentato, in certi periodi, assieme alla sua amica Elena, una piccola palestra del suo paese, tanto per non sentire la muscolatura troppo flaccida, lei nel corso dei suoi quasi trent’anni non ha mai combinato nient'altro. Ma qualcuno, allo sportello delle Poste, le ha fatto notare, parlando del più e del meno, che avere del tempo libero è sempre una cosa meravigliosa. <<È come una pagina bianca>>, le ha detto, <<su cui si può scrivere o disegnare ciò che si vuole>>. E lei ha iniziato a riflettere a fondo su quelle parole, e la sua giornata così le è parsa ancora più vuota, quasi inadatta a contenere persino un piccolo sciocco passatempo. Lei non ha mai nutrito un’attrazione particolare per qualche attività che non fosse il lavoro. O meglio: ciò verso cui si sentirebbe maggiormente portata è proprio qualcosa che non ha potuto e non potrà mai coltivare, cioè immedesimarsi negli altri; questa è la parola magica e segreta di cui non ha mai parlato con nessuno, nemmeno con la sua amica Elena.

Ogni giorno, mentre riceve ad esempio i suoi compaesani che si recano allo sportello Postale per adempiere a qualche compito, incarna esattamente quella figura che loro si attendono di trovarsi davanti, addirittura variando leggermente i propri comportamenti e le proprie espressioni in funzione di ogni individuo che viene ad avere di fronte. Non fa questo per posa, o per un’altra ragione specifica: le viene naturale, esattamente come può essere insito nei propri comportamenti modificare con spontaneità il proprio linguaggio, la voce, persino tutti i gesti. Qualcuno le ha anche detto, forse scherzando, che lei avrebbe dovuto fare l’attrice, invece di lavorare nell’ufficio Postale; non tanto perché particolarmente bella o con delle specifiche caratteristiche estetiche, quanto per i suoi modi di fare e di essere, sempre così carichi di espressività. Laura, perciò, ha iniziato a riflettere da qualche tempo su questo argomento, ed alla fine ha deciso di andare da sola, un giorno dei prossimi, a Pisa, senza dire niente a nessuno, esattamente nel momento in cui troverà l’entusiasmo giusto per farlo, e bussare alla porta di qualcuno che forse può darle una risposta su quell’argomento. Certo che non si sente adatta a seguire qualche corso di teatro, sia chiaro, tanto più che soltanto sentire questa parola le crea soggezione. Però vorrebbe mettere a frutto la sua inclinazione, darle uno sbocco, trovare la maniera per impiegare al meglio possibile questo suo modo di essere.

Poi Laura torna a casa, proprio come ogni giorno dopo il lavoro, e soltanto fermarsi un momento ad osservare sua madre che le parla delle solite cose di sempre mentre si muove dentro le stanze nella maniera come ha sempre fatto, sembra suggerire a Laura la sensazione di essere, rispetto a prima, già un po’ diversa, come se aver preso la decisione di dedicarsi prossimamente a sé stessa, e di dare corso alle proprie inclinazioni, fosse già un modo per rendersi differente dal solito, e forse addirittura migliore. <<Cos’hai, che sei così silenziosa?>>, le chiede sua mamma tanto per fare un po’ di conversazione. E lei sorride, e scuote la testa, mentre pensa proprio che non dirà niente a nessuno dei suoi propositi, almeno fino a quando non si sentirà pronta per farlo. Ha osservato a lungo qualche collega di lavoro nell’ufficio Postale, e si è convinta che le piace rendersi conto di quanto può essere differente dire una cosa in un modo oppure in un altro, fino a comprendere che immedesimarsi in un qualsiasi personaggio può essere la maniera migliore per farsi ascoltare, per rendere più interessante ciò che si dice, per dare maggiore risalto alle parole che ci interessano. Seguirà questa strada, adesso lo sa praticamente per certo, e poco per volta già si sente sempre più sicura di sé, al punto che non avrà neppure troppa importanza se sarà difficile e impervio per lei il tracciato da compiere, perché se qualcosa nasce così spontaneamente da dentro se stessi, non si può fare altro che dare corso a quanto ci viene suggerito dalle proprie attitudini. Sua madre poi le sorride: chissà, forse lei lo ha sempre saputo, magari, che sua figlia da tempo stava soltanto cercando la via più adatta per arricchire la propria esistenza.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 6 febbraio 2023

Sfavorevole situazione.


            <<Questo paese è malato>>, dice il signor Galli ad un suo conoscente, mentre siede al bancone della Casa del Popolo di Calci a sorbire con calma il suo immancabile caffè del primo pomeriggio. <<Inutile cercare delle scorciatoie politiche alle elezioni amministrative attraverso un voto che riesca a tracimare da una parte o dall’altra, inseguendo magari la simpatia o la popolarità di un possibile nuovo sindaco, o la stima e la professionalità in chissà quale settore di un altro; le cose sono peggiori e più complesse di una facile soluzione, ed il provincialismo che respiriamo ogni giorno è ancora più incancrenito di quello che siamo capaci di ammettere. La sinistra ha fatto dei guasti, e la destra ha dimostrato di saper fare di peggio>>, dice ancora il Galli incuriosendo con le sue parole qualcuno poco distante da dove si trova. L’altro annuisce, quegli argomenti non sembrano neppure attirare troppo la voglia di intervenire, ma una signora, entrata per combinazione ad acquistare delle sigarette, dice subito a voce alta che non c’è altro rimedio se non scuotersi di dosso, con un lento e impegnativo processo, quella polvere stantia che i paesani di Calci si portano da sempre sopra le spalle. <<Sono assolutamente d’accordo>>, prosegue il Galli, <<ed arrivo anche a dire che certe azioni, pur deprecabili, sono necessarie per smuovere il più possibile queste acque stagnanti>>. La donna sorride, paga le sue sigarette frettolosamente, e quindi esce dal locale, mostrando così una scarsa volontà di proseguire in certe discussioni praticamente infinite ed insolubili.

               Sembra che il Sindaco in carica abbia preso immediatamente una posizione abbastanza dura nei confronti della telefonata minatoria giunta nella locale Sede Postale, ma a qualche paesano le sue parole sono parse poco definite, non eccessivamente chiare, insomma quasi ambigue, e da lì ad introdurre il sospetto che a qualcuno facciano comodo certe azioni dimostrative, ci vuole davvero poco. Per strada i logorroici professionali hanno subito iniziato a sviscerare tutte le possibilità che possono apparire ad una mente già allenata, nell’immaginare gli scenari più insoliti, allo scopo di acquisire argomenti, ma anche chi fino ad ora se ne stava in disparte ad ascoltare i discorsi degli altri, adesso tenta di avere una propria opinione, giusta o sbagliata che sia. Nella Casa del Popolo si è subito riversato un afflusso inconsueto di gente, forse nel tentativo di saggiare là dentro il polso della cittadinanza, ma soltanto fino al punto di rendersi conto, dopo qualche battuta fuori luogo su quell’argomento del giorno, che tutti intendono riprendere rapidamente a chiacchierare delle solite cose di sempre, e ciò significa che i paesani di Calci tentano di tornare velocemente alla normalità, chiudendo una parentesi che non sembra portare da alcuna parte.

            L’Ufficio Postale del paese gode in ogni caso di un’improvvisa popolarità, nonostante questa fama tenda così a durare appena il tempo di un solo giorno, ed anche se forse ci sta ancora qualcuno non del tutto a conoscenza della minaccia di chiusura definitiva di quella sede, adesso la notizia si è fatta improvvisamente di patrimonio comune. Alcuni sembrano indignati di questo, altri fanno spallucce chiarendo di non frequentare le Poste, ma la maggioranza lascia che tutto proceda per conto proprio, immaginando che ci siano delle buone ragioni per una decisione del genere. Alla Direzione Provinciale di Pisa naturalmente hanno subito saputo ciò che è accaduto, ma non hanno dato troppa importanza alla cosa, limitandosi a fare una doverosa telefonata ufficiale alla signora Vanni, la Direttrice di Sede, che ha risposto con voce ancora impaurita, e dilungandosi su tutti i dettagli possibili, nella speranza che con qualche modo più confidenziale magari le venisse rivelato qualche semplice chiarimento sulla possibilità di far proseguire l’esistenza alle Poste di Calci, senza riuscire però ad avere alcuna notizia a riguardo. <<Gli impiegati adesso sono un po’ preoccupati>>, avrebbe riferito la Vanni al telefono, lasciando un margine di ambiguità nella frase, ma all’altro apparecchio si è subito riferito come certe sciocchezze non hanno quasi mai avuto un seguito serio, riferendosi ovviamente all’anonimo avvertimento minatorio della mattinata. In ogni caso i Carabinieri avrebbero proseguito ad indagare, e qualche risposta alle indagini forse avrebbe potuto rendersi possibile.

            Il giorno seguente, comunque, le Poste di Calci avrebbero riaperto come sempre, con parere unanime e congiunto sia degli impiegati che vi lavorano, che della Direttrice degli Uffici, e questo immediato ritorno alla normalità avrebbe così dimostrato all’utenza la capacità di saper affrontare e risolvere ogni problema, anche i più inconsueti. I dirigenti generali apparivano perciò subito soddisfatti di quella scelta, ed anche la cittadinanza di Calci in questa maniera non avrebbe trovato niente di cui lagnarsi. Nella Casa del Popolo ormai si parlava già d’altro, anche se nella sede del Consiglio Comunale alcune personalità della Giunta apparivano più preoccupate di quanto si sarebbe potuto pensare, tanto da incrociare parecchie telefonate con i palazzi dei propri rispettivi partiti politici, fino a tentare di cavalcare il momento, e approfittare in qualche maniera della situazione.

 

            Bruno Magnolfi

sabato 4 febbraio 2023

Ancora per molto.


            Nella sostanza dobbiamo dire che, se non fosse per le voci di corridoio che continuano a circolare intorno alla possibile chiusura definitiva dell'Ufficio Postale di Calci nei mesi a venire, le cose là attorno potrebbero apparire del tutto normali: i paesani frequentano la loro sede delle Poste come sempre, gli impiegati all’interno proseguono imperterriti a lavorare, la Direttrice seguita a dire di non aver saputo niente di nuovo, ed il postino, forse quello meno preoccupato di tutti, continua a consegnare le lettere come ha sempre fatto. Ma stamani, una voce maschile rauca e poco riconoscibile, dice al telefono ad uno qualsiasi tra gli impiegati pronto a rispondere svogliatamente all'apparecchio, che è stata collocata nascostamente una bomba, da qualche parte, proprio dentro ad uno dei vani dell'edificio di Calci. Si avvertono immediatamente i carabinieri, mentre tutti escono con grande rapidità dalle Poste, senza risparmiare a chi trovano vicino dei commenti impauriti ed increduli, fino a ritrovarsi per strada, ad una distanza di sicurezza, tenuti calmi dalla loro Direttrice subito pronta a prendersi la responsabilità di quella frettolosa evacuazione. Ci vogliono diverse ore prima che giunga nel paese una squadra di artificieri esperti in cose del genere, e intanto una piccola folla si ingrossa, pur tenendosi a diverse decine di metri, scambiando, come è normale, tutte le opinioni possibili su quanto è stato ordito, intavolando varie teorie su chi possa essere stato.

Nella confusione generale, Alberto, le mani dentro le tasche, l'espressione scocciata, la faccia di chi non intende prendere affatto sul serio una cosa del genere, si trattiene a poca distanza da Laura, che nervosamente sta spiegando a tutti i compaesani curiosi il poco che sa, ma dando un grande risalto ad ogni parola che esprime. Viene setacciato ogni angolo nella ricerca minuziosa di qualcosa di insolito, ma come c'era già da aspettarsi non viene trovato assolutamente niente di anormale, escluso uno zaino contenente un paio di scarpe sospette, che in seguito si rivelano semplicemente appartenenti a Gino, il portalettere, per personali ragioni di comodità. Chiunque, non nutre alcun dubbio sul fatto che in paese la possibile chiusura ventilata degli uffici postali abbia potuto innescare in qualche facinoroso la volontà di esprimere la propria opinione in maniera esagerata, ma ci sono anche altri paesani che contemporaneamente hanno iniziato a sentenziare che quanto accaduto potrebbe essere collegato ad una mossa politica atta a destabilizzare le autorità comunali. Ma mentre più d'uno ha osservato i modi svogliati e distanti di Alberto, forse cercando tra i suoi sguardi una motivazione assurda e introvabile, lui è riuscito, in un attimo di generale distrazione, nel farsi avanti e domandare sottovoce a Laura una concreta risposta alla sua richiesta di uscire con lui, magari la sera stessa, anche per chiarirsi le diverse idee su quei fatti. Laura gli ha fatto cenno con un lieve sorriso che andava bene, e lui ha precisato soltanto: <<alla stessa ora della volta scorsa>>.

Quando infine un sottufficiale dei carabinieri, di stanza nella piccola stazione di Calci, è andato verso la Direttrice dell'Ufficio Postale, la piccola folla radunata poco distante ha immediatamente abbassato la voce, come a cercare di comprendere direttamente le parole e le frasi che i due avrebbero potuto scambiarsi, ma lo scuotere inequivocabile della testa dell'uomo in divisa ha fatto tirare a tutti un immancabile respiro di sollievo. Resta da appurare il fatto riguardante chi possa essersi preso l'iniziativa di fare una telefonata minatoria come quella raccolta da Renza, e per questo motivo l'impiegata è stata invitata per l'indomani nella sede locale dei Carabinieri, per rilasciare una dichiarazione dettagliata, e per rispondere a qualche domanda degli inquirenti. In tutto questo trambusto è trascorso tutto il tempo della mattina, e gli impiegati sono potuti rientrare soltanto per un momento dentro gli uffici Postali ormai bonificati, unicamente per ritirare le loro cose. Per il resto la signora Vanni ha dato appuntamento a tutti all'indomani, poi ha inserito l'allarme e se n'è andata anche lei, senza trovare altro da fare se non avvertire per telefono di non farsi viva alla ragazza che normalmente svolge nel primo pomeriggio il servizio di pulizia.

Naturalmente diversi perditempo sono rimasti ancora nelle circostanze a scambiare pareri diversi su quanto accaduto, ed alcuni sono giunti persino a sostenere che il terrorismo non è affatto sconfitto, e che ci sono ancora delle oscure branche nell'ombra che continuano a muoversi. Qualcuno se la prende coi giovani, altri sostengono che è la politica capace di scatenare i più tetri pensieri. Ma in fondo, praticamente, non è successo quasi un bel nulla, soltanto la telefonata di qualche squilibrato, uno scherzo per impaurire chi sta lavorando, una sciocchezza senza alcun seguito; perciò, ognuno si è presto incamminato verso la propria abitazione, e tutti i problemi, all'improvviso, sono sembrati in via di risoluzione anche così. Alberto è apparso tranquillo, quindi è salito sulla sua utilitaria e poi se n'è andato, senza aver quasi scambiato parola con anima viva; in fondo sono cose che possono accadere, sembra che abbia riflettuto lui come anche altri là attorno; anche se probabilmente in paese se ne parlerà ancora per molto.

 

Bruno Magnolfi

        

giovedì 2 febbraio 2023

Argomento edificante.


            L’edificio è piccolo, e non è previsto molto tempo, almeno sopra ai tabulati compilati dai responsabili, per svolgere le attività di pulizia ordinaria completa dentro quei locali dell’Ufficio delle Poste di Calci. Rosanna, la ragazza che svolge questo servizio, si reca sul posto puntualmente nel primo pomeriggio di ogni giorno feriale, quando dentro la sede in genere ormai non ci sono più gli impiegati, essendo rimasta soltanto la Direttrice, che per contratto non può lasciare in mano a nessuno le chiavi ed il codice d’allarme per entrare, considerato che normalmente stazionano dei valori e anche delle mazzette di soldi nel loro deposito, e per questo motivo deve essere sempre presente un responsabile, prima che possa accedere qualcun altro. Rosanna è stata assunta un paio di anni prima da una cooperativa del settore che con un ampio contratto d’appalto svolge i compiti di pulizia e di sanificazione in tutti gli uffici postali della provincia, avvalendosi delle attività di tante persone differenti, ognuna per ciascuna sede, e comunque non ha mai trovato da lamentarsi troppo, considerato che svolge là dentro soltanto due ore giornaliere di lavoro, che le permettono al mattino di frequentare l’Università di Pisa, e poi di prepararsi per gli esami. La signora Vanni, la Direttrice, conosce da lungo tempo i familiari di Rosanna come propri vecchi compaesani, e quindi le torna congeniale quel rapporto diretto con questa ragazza, favorendo al massimo i suoi compiti. Fosse per lei la lascerebbe tranquillamente anche da sola negli uffici, tanta è la fiducia che vi ripone, ma normalmente si limita ad arrivare soltanto in qualche negozio dei dintorni per fare qualche acquisto mentre lei lavora, prima di rientrare rapidamente dentro l’edificio.

            E proprio oggi, nel momento in cui la Vanni si era assentata per una decina di minuti, Rosanna ha trovato, in fondo al piano di una scrivania, un foglietto ripiegato che ha destato subito la sua curiosità. Lo ha aperto rapidamente, e poi ha letto: <<Dobbiamo vederci; ho da parlarti di cose della massima importanza>>. Come firma c’era soltanto scritto “Al”, ma non ci vuole molto a comprendere che il messaggio era stato scritto da quel nuovo impiegato di cui tutti conoscono i trascorsi poco edificanti, lasciato insieme ad altre cartacce proprio sul piccolo bancone di Laura, l’impiegata che tutti hanno presente in paese per il suo stare sempre allo sportello al pubblico. Naturalmente, anche Rosanna è a conoscenza della possibilità ventilata ultimamente riguardante la chiusura definitiva di quell’ufficio postale per mancanza di clienti, e in un primo momento ha pensato che forse quel messaggio potesse riferirsi a qualche informazione, ricevuta chissà per quali vie, inerenti a questa situazione così carica di attese e di speranze, ma subito dopo le è parso del tutto strano quel dare una tale segretezza a delle problematiche così comuni a tutti i colleghi della sede. Poi ha guardato di nuovo quel foglietto, ma un senso di irrisolto le è rimasto nella mente, tanto da decidere alla prima occasione di fare una visita nell’ufficio postale durante la mattina, anche semplicemente con una scusa, e curiosare da vicino sulle diverse espressioni dei vari impiegati.

            Poi è rientrata la Vanni, e lei ha proseguito come sempre la propria attività, fino al momento in cui è terminato il suo orario di lavoro. Ha tolto perciò lo spolverino, ha indossato la sua giacca, e quindi ha salutato come sempre la direttrice, trattenendo ancora nella mano e dentro ad una tasca quel biglietto. A casa ne ha parlato con sua madre, nel tentativo di comprendere se dietro una frase di quel genere ci potessero stare delle novità negative un po’ per tutti, ma neanche lei è riuscita a comprendere quali potessero essere le “cose importanti”, di cui si parlava nel foglietto. Alla ragazza dispiacerebbe molto perdere quel posto di lavoro, perché anche se le frutta pochi soldi a fine mese, per lei, che è ancora una studentessa e vive in casa con i suoi, quella somma le risulta sufficiente per togliersi qualche voglia per conto proprio e non pesare sempre sulle spalle dei propri genitori. Più tardi è uscita dal suo appartamento per fare due passi, ed incontrandosi con un ragazzo con cui si vede qualche volta, ha spiegato anche a lui la faccenda del foglietto e le congetture che insieme a sua madre si è ritrovata a fare. <<Secondo me non c’entra niente né il lavoro né la sede delle Poste>>, ha detto subito il ragazzo. <<Credo piuttosto che questo Alberto con dei sotterfugi stia provando a dare un appuntamento a Laura, ma per evitare troppe curiosità da parte dei colleghi stia ricorrendo semplicemente a dei segreti bigliettini>>. Rosanna sembra perplessa, le pare impossibile che due persone più che adulte come loro ricorrono a degli sciocchi stratagemmi, e le “cose della massima importanza”, di cui si legge sulla carta sembrerebbero proprio argomenti d’altro tipo. <<Forse soltanto una maniera per incuriosirla>>, spiega lui. A seguito, naturalmente, loro due hanno parlato volentieri d’altro, considerando che quell’argomento non lo trovavano neppure troppo edificante.

 

            Bruno Magnolfi