giovedì 16 giugno 2022

Verso la normalità.


            Loro quattro con il camper erano giunti a Nantes provenendo da Saint-Nazaire, praticamente poco dopo le nove di mattina. Avevano subito affidato il mezzo ad un parcheggio scambiatore della parte periferica della città, ed una volta acquistati i biglietti urbani in un tabac, erano saliti con convinzione su un convoglio del tram piuttosto affollato, per raggiungere in fretta, come già accertato sulla pianta della linea ferrata, la zona centrale della città. Non avevano un itinerario preciso, così si erano affidati quasi al caso per scegliere la fermata migliore alla quale scendere dal veicolo rispetto ai loro scopi. Si erano venuti così a trovare piuttosto vicini alla zona universitaria, ed avevano riscontrato, davanti e intorno a loro, la presenza di diverse persone che camminavano lentamente, guardandosi in giro quasi con un certo sospetto mentre percorrevano tutti il largo viale, anche se nessuno tra quei cittadini al momento pareva indossare qualcosa di giallo. Perciò non sembrava affatto che proprio quei personaggi isolati, o in gruppi di due, potessero mai dare inizio ad un vero corteo, anche perché pareva un’idea quasi lontana ed indefinita, almeno in quegli attimi, quella di formare un reale assembramento. <<Forse abbiamo capito male>>, aveva detto Lina con ironia mentre percorrevano con calma i larghi marciapiedi di quel quartiere centrale, e Renato si era lasciato andare ad una breve risata, come per ribadire che secondo il suo parere non ci sarebbe stata probabilmente nessuna manifestazione in giornata da quelle parti. Invece, davanti alle pattuglie della gendarmerie che presidiavano in assetto da sommossa i punti più salienti, ad un tratto diverse persone, quasi fosse scattato un meccanismo preciso, avevano iniziato dal niente ad indossare e sfoggiare i loro gilets jaunes, proprio nello stesso momento in cui erano stati srotolati diversi striscioni riportanti le parole d’ordine maggiormente in uso anche a Parigi durante quei mesi.

Tutto sembrava avvenire con calma comunque, senza che venisse mostrata una vera e propria sfida diretta, anche se in un attimo, proprio davanti a loro che camminavano insieme agli altri quasi per compiere una passeggiata di puro piacere, qualcosa aveva preso fuoco in una enorme vampata, ed immediatamente i poliziotti avevano iniziato col tirare in aria dei lacrimogeni. In un attimo Sandra era parsa smarrirsi dentro al fumo acre che adesso l’avvolgeva completamente, e gli altri tre, proprio accanto a lei, sembravano come colti da un’impreparazione talmente completa da lasciarli solo compiere il semplice e istintivo gesto di spostarsi verso i muri degli edifici al margine della strada. Molti dei manifestanti avevano subito iniziato a correre e a urlare, e ritrovarsi di colpo in quella confusione generale, proprio tra le forze dell’ordine e la testa del corteo, appariva improvvisamente la scelta più stupida e più sfortunata a cui si sarebbe potuto dar corso. Antonio tendeva a proteggere sua moglie e i suoi amici allargando le braccia e guardandosi attorno fortemente intimorito, mentre col corpo cercava di spingere tutti verso l’incavo di un portone, ma Sandra, colta quasi da un terrore isterico, sembrava impossibilitata persino a muoversi, limitandosi a coprire i suoi occhi e la faccia con le mani aperte. <<Siamo degli stupidi>>, continuava a dire Lina a voce alta, come per smontare con quelle parole la situazione difficile in cui erano andati ad infilarsi, e proprio in quell’attimo qualcuno correndo aveva spinto Renato fino a farlo cadere. Accanto a loro quattro qualcuno aveva preso sopra la testa una manganellata da un poliziotto, e adesso quel ragazzo con il gilet giallo si era seduto ormai inebetito e sanguinante, mentre le forze dell’ordine proseguivano il pestaggio di chiunque al momento trovassero a tiro. La guerriglia urbana mostrava adesso il suo volto più duro, e lo scontro cruento avveniva con dei corpo a corpo, dove la fuga repentina e veloce appariva quasi l’unica forma di difesa possibile.

Lina aveva alzato le braccia come per arrendersi, o per mostrare la propria estraneità a quanto andava accadendo in quei pochi minuti, e Renato, riuscito fortunatamente ad alzarsi da terra prima che qualcuno avesse potuto travolgerlo, si era andato subito a stringere contro il muro, mostrando anche lui le mani aperte, nel significato di mancanza di colpe. Si avvertivano infrangersi, poco lontano, le vetrine di qualche negozio; e le bottiglie molotov, un po’ più avanti, lasciavano partire da terra grandi pennacchi repentini di fiamme e di fumo nero, anche se erano i colpi secchi e terribili dei fucili per i lacrimogeni, o forse anche di altre armi, che incutevano maggiore paura. Loro quattro rimasero a lungo stretti davanti a quel benedetto portone, ed attesero terrorizzati, senza più neppure parlare tra loro, che le cose tornassero lentamente verso la piena normalità.

 

Bruno Magnolfi         

giovedì 9 giugno 2022

Bassa marea.

 

             Lui osserva senza grande attenzione lo schermo del tablet che ha tra le mani; poi, riflettendo su chissà che, dice qualcosa a bassa voce ma senza riferirsi a nessuno in particolare. <<Ancora con i titoli di borsa>>, sbuffa sua moglie che sta riguardando piacevolmente alcune fotografie scattate nei giorni appena trascorsi. <<Non voglio sentire ancora delle storie sui tuoi famosi investimenti sicuri>>, gli dice senza mezzi termini, riferendosi ad una perdita secca di una piccola somma avvenuta oramai più di un anno fa. <<Quello è un argomento ormai chiuso, sia chiaro>>, sigilla alla fine dando un’occhiata sorridente e ammiccante ad Antonio che sta preparando la tavola per il loro pranzo nel camper. Lina intanto sta già sfornellando delle verdure sul fuoco, e sembra concentrata su quello che ha mescolato dentro ad una piccola pentola, sicuramente seguendo una ricetta del tutto personale. Si sono fermati presso un largo spiazzo alberato, dalle parti di Coutances, in Normandia, dopo aver fatto degli acquisti veloci in un supermercato periferico della città, ma anche se nell’entroterra il forte vento che oggi spazza ed increspa le acque della Manica giunge qui parecchio attenuato, l’umore generale dei quattro mostra comunque ancora del nervosismo.

            <<Nel pomeriggio dovremo spostarci da qua>>, dice Antonio come se fosse alla guida di una carovana di coloni in cerca di un luogo dove insediarsi e fondare così un nuovo Stato. <<Dobbiamo trovare un posto dove trascorrere la notte, un luogo che non sia né troppo distante dalla costa, e neppure dalla Bretagna direi, ma dove non giunga comunque questo vento bestiale>>. Gli altri concordano, e mentre mangiano con gusto le seppie con gli spinaci preparate da Lina, Sandra propone di spingersi fino a Granville, <<e di fermarsi magari sulla rocca subito accanto al porto turistico, che dalla cartina sembra rimanga posizionata piuttosto sottovento, e dalla guida sembra sia un luogo pieno di fascino>>. Tutti si mostrano d’accordo, pur senza grande entusiasmo, perché in certi momenti quel procedere della vacanza francese sembra quasi un continuo muoversi praticamente allo sbando, come se il loro avanzare fosse dato soltanto dal caso, o da qualche notizia lacunosa, senza seguire mai un senso o una logica. Dimenticando del tutto però che prima di partire i quattro si erano appunto prefissati di non seguire mai in quel viaggio né un senso definito, e neppure una logica, ma lasciandosi proprio incantare dalla giornata, dal momento, dalla voglia improvvisa, pur restando fedeli ad una percorrenza esclusiva lungo le strade costiere francesi.

            <<A me piacciono le scogliere spazzate dalle onde oceaniche>>, dice Lina ironizzando su di sé; <<ma sanno forse un po’ troppo di romantico, di qualcosa già risaputo, quasi ordinario, insomma>>. Renato la guarda, gli piace quando lei parla così, mostrando se stessa nonostante tutto. Forse, una volta terminato di mangiare, potrebbe cercare di fare un piccolo giro a piedi con lei, magari con la scusa del loro cane che deve muoversi un po’. Lei evita di volgere gli occhi verso di lui, ma sente di essere osservata, almeno a tratti, così dice che: <<spesso ci sono delle persone che hanno di fronte delle cose meravigliose, eppure non riescono neppure a rendersene conto>>, pizzicando Renato nel vivo, per la sua solita inedia, per l’indifferenza che mostra, per l’assenza di qualsiasi entusiasmo che sembra sbandierare regolarmente. Lui dice: <<anche le cose più incredibili con l’abitudine provocano noia>>, e Lina sorride, lascia una pausa in aria, poi replica: <<non certo se veniamo fino qua apposta per vedere la forza dell’oceano in tempesta>>. Sandra avverte l’inizio di un sottile battibecco, così per evitarlo dice subito: <<non è possibile provare il senso delle abitudini durante il corso di una vacanza>>. Antonio resta in silenzio, forse ha una sua idea ben precisa su tutto, ma evita come sempre di tirarla fuori, proseguendo a mangiare. 

            <<Non vedo l’ora di giungere dalle parti di Mont Saint-Michel, e perdermi nella sabbia della bassa marea>>, dice Sandra cercando una prospettiva positiva per tutti. <<Credo che domani potremo proprio passare da quelle spiagge>>, risponde Antonio con la sua aria da grande organizzatore. <<Dobbiamo comunque acquistare subito un quotidiano locale che riporti gli orari esatti delle maree, prima di ritrovarci inguaiati con i piedi nell’acqua>>. Renato sorride, poi getta ancora un’occhiata verso Lina, che forse in questo momento ha mille pensieri divergenti che le passano dentro la testa. Farà un giretto poco lontano dal camper, con lei e con il cane, più tardi; adesso ne è proprio sicuro.

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 1 giugno 2022

Sagoma d'uomo.


Una sera Renato era sbronzo. Anche gli altri ne avevano bevuto parecchio di vino bianco Langlois Chateau, fino ad aprirne una terza bottiglia, ma lui aveva addirittura ecceduto con un paio, o forse più, bicchierini di vodka fredda a fine pasto, dopo aver mangiato del pesce sfilettato dell’Atlantico con un’insalata ed un po’ di baguette. Dentro al camper, posteggiato dalle parti costiere di Le Conquet, tra l’enorme faro di Kermorvan e quello di Saint-Mathieu, nel Finisterre, sembrava essersi ristabilita una certa cordialità, anche se nulla di fatto era cambiato veramente. <<Siamo tutti amici>>, aveva iniziato col dire Renato ridendo, e gli altri naturalmente lo avevano assecondato mostrandosi allegri e d'accordo con lui. Si vedeva però che voleva meravigliare gli altri tre spifferando loro qualcosa di forte, qualcosa per impressionare magari, ma era come se non trovasse al momento le parole adeguate. <<Voi però siete pazzi>>, aveva sparato alla fine, immaginando così di rivelare qualcosa di cui nessuno senza la sua iniziativa avrebbe mai saputo rendersi conto. <<Siamo sull’orlo del mondo>>, diceva ancora sentendosi adesso fortemente osservato, al centro dell’attenzione; <<ai confini di qualcosa da cui non torneremo più indietro>>.  Antonio allora si era subito alzato dal piccolo tavolo smontabile, come per togliere immediatamente importanza a quelle parole, mentre Sandra, la moglie di Renato, cercava ancora di ridere per quelle sciocchezze, come se qualcuno avesse fatto una battuta di spirito.

Lina invece era seria; si era messa vicino alla porta socchiusa del camper per fumare una delle sue sigarette sottili, osservando quasi immobile il fumo che se ne fuggiva da quello spiraglio. <<Forse hai pienamente ragione>>, aveva detto improvvisamente quasi prendendo troppo sul serio quegli argomenti così inadeguati per una serata come quella che cercavano di portare avanti. Dal lunotto posteriore si vedeva con nitidezza la luce intermittente di uno dei fari atlantici ruotare meticolosamente alla ricerca di qualcosa sulla superficie dell’acqua e sulle rocce vicine, ed il senso che sembrava poterne dedurre, osservandolo, era forse proprio quello che Renato, spinto dall’alcol, aveva appena chiarito. <<In fondo, siamo venuti fin qui per questo motivo>>, aveva completato lui stesso alla fine, come cercando di dare un significato ancora più forte a delle frasi che aveva messo insieme probabilmente per caso, senza il desiderio reale di dare una spiegazione a qualcosa.

Sandra allora aveva iniziato a togliere le stoviglie da sopra la tavola, ed un silenzio marcato era sceso di nuovo nel camper e tra loro quattro, come già altre sere purtroppo era accaduto, rotto soltanto dal brusio leggero del generatore di corrente elettrica esterno in piena funzione. Lina, come sempre, dopo aver spento la sua sigaretta e tirato fuori il suo solito grembiule, aveva subito iniziato a sistemare i piatti dentro al lavello per dare una lavata veloce a tutto quanto, e nessuno si era preso la briga di dare ancora retta a Renato e ai suoi discorsi sconclusionati. Ma qualcosa sembrava come rimasto sospeso nell’aria, tanto che, preparando il caffè, Sandra aveva consigliato furtivamente di mettere del sale nella tazzina di suo marito, e spingerlo così a vomitare per alleggerirne lo stomaco. Antonio però era a disagio, aveva tolto ogni bottiglia dal tavolo ed aiutato a sistemare le cose, ma pareva desideroso di uscire dal camper, e di starsene per conto proprio almeno mezz’ora.

“Certo”, pensava di colpo; “probabilmente in seguito non riusciremo tra noi ad essere più gli stessi di prima, una volta tornati alla vita di sempre. Anche se a me sembra impossibile essersi ridotti quasi a mostrare disprezzo l’un l’altro, come se fosse realmente intervenuto qualcosa di brutto ad incrinare in questa maniera i nostri rapporti. Eppure dobbiamo provare ad interrogarci, ognuno per conto proprio magari, per cercare di comprendere quali errori possono essere intervenuti, e quali contromisure sia possibile adesso cercare di mettere in campo”. Così, assistito dalla sua lampadina portatile, si era aggirato furtivo tra i radi cespugli della piazzola dove avevano posteggiato la loro casa su ruote. Poi aveva avvertito l’inequivocabile rumore della porta del camper che tornava ad aprirsi di colpo, ed aveva intravisto Renato, forse sospinto dalle due donne, sortito fuori dal loro mezzo di due o tre passi appena, che oramai all’aperto stava già vomitando tutto l’alcol che aveva ingerito, illuminato dalla fioca luce che trapelava fin lì dall’interno, ma soprattutto colpito a tratti dall’illuminazione del faro, che con la solita regolare intermittenza, metteva in mostra d’improvviso tutta la sua sagoma assurda piegata in avanti.

 

Bruno Magnolfi