Lei allora girava la
chiave nella serratura della porta, ma con grande delicatezza, in modo da non
produrre quasi alcun rumore, e quindi lasciava aprire avanti a sé dapprima solo
uno spiraglio, quasi per osservare semplicemente se per caso nell’ingresso
dell’appartamento ci fosse qualcuno ad attenderla, e quindi entrando, ma senza
premere il pulsante per accendere le lampadine. Poi, lei riponeva con
attenzione la chiave dentro la sua borsa, l’appoggiava sulla sedia con i
braccioli posta al fianco dell’appendiabiti, e quindi muoveva alcuni passi
verso il salotto, da dove vedeva giungere con chiarezza la luce elettrica
accesa in quella stanza, ed un suono musicale di fondo proveniente anch’esso da
lì. Achille era seduto, stava guardando la televisione, e sull’immediato non si
era neppure accorto di sua moglie, anche se, alla fine, avvertendo il fruscio degli
abiti alle sue spalle, lentamente si era voltato. <<Buonasera>>,
diceva allora lei guardandolo ma senza cambiare minimamente d’espressione. Suo
marito si alzava, la guardava a sua volta con grande sorpresa, e forse passava
in rassegna, tra tutte quelle che gli venivano in mente in quell’attimo, la
cosa migliore da dire per una situazione del genere, e alla fine faceva:
<<Eravamo in forte apprensione; non sapevamo proprio a chi rivolgerci; e
poi il tuo telefono portatile lo hai lasciato qui, a casa>>. Celeste
gettava un’occhiata in giro, poi iniziava a togliersi la giacca, ma con calma,
come se non fosse del tutto convinta di dover restare davvero, oppure se uscire
di nuovo. Tornava nell’ingresso per un attimo, poi si dirigeva verso la cucina,
accendeva la luce, si guardava attorno e d’improvviso le sembrava un luogo
differente da come fino ad oggi lo aveva sempre visto, nell’arco di tutti
quegli anni.
Intanto, dietro di lei
e di Achille, che forse l’aveva seguita anche per misurare quali cambiamenti
fossero eventualmente avvenuti in sua moglie nell’arco di quelle poche ore, era
subito giunto Marco, il figlio maggiore, dicendo in modo ridente:
<<Mamma>>, come per mostrare il suo sollievo nel vederla sana e
salva di nuovo a casa. Anche Federico entrava allora nella stanza, ed andava da
sua madre abbracciandola e stringendole una spalla, pur senza ricevere in
cambio troppo entusiasmo. La domanda che tutti avrebbero voluto porre immediatamente
a Celeste però non veniva ancora formulata, probabilmente per non inserire in
questo momento delle questioni particolarmente difficili, capaci di fare
emergere certi dissapori al momento assolutamente da evitare.
<<Scusate>>, diceva invece lei affrontando l’argomento con grande
semplicità. <<Ho fatto un lungo giro a piedi. Non volevo farvi
preoccupare>>. Certo, non c’era altro da aggiungere, né qualche cosa da
chiedere, anche se queste parole non spiegavano assolutamente niente o, meglio,
scoperchiavano qualcosa di cui in famiglia forse non si era mai parlato, dando
per scontate molte cose che all’improvviso mostravano di non essere troppo
prevedibili. Restavano in aria dubbi, domande, interrogativi che si sarebbero
potuti sciogliere soltanto con il tempo ed una maggiore attenzione agli stati
d’animo. <<Hai mangiato qualcosa?>>, chiedeva Achille, ma non c’era
neppure bisogno di una risposta, nonostante tutti avrebbero voluto impegnarsi
adesso nel fare qualcosa per questa donna, anche soltanto una qualsiasi
sciocchezza. Celeste diceva di nuovo: <<Scusate>>, e poi spariva in
camera sua, come non avrebbe mai fatto soltanto fino a poche ore prima.
I ragazzi allora incrociavano lo sguardo con loro
padre, ma nessuno dei tre trovava una parola adatta da formulare, restando in
silenzio, quasi inebetiti, incapaci di fare una riflessione adeguata sulla
madre e sulla moglie che adesso appariva quasi diversa. La cucina era in
ordine, dopo la cena frugale i tre avevano lavato e riordinato tutte le cose
che erano state usate, ma Federico adesso si era versato un po’ d’acqua da
bere, forse per buttar giù, come fosse una pillola amara, una situazione che
probabilmente non si sarebbe mai aspettato. Quindi aveva appoggiato il
bicchiere dentro al lavello, più che altro per una sorta di abitudine, ma
immediatamente si era sentito in difetto, così aveva aperto il rubinetto e lo
aveva lavato e asciugato, riponendolo nel vano delle stoviglie. Achille aveva
atteso qualche momento, poi si era mosso per andare in camera e chiedere a sua
moglie se avesse bisogno di qualcosa. <<Niente, grazie>>, aveva risposto
lei mentre riponeva nell’armadio alcuni vestiti. Poi si era voltata verso suo
marito, si era mossa, gli era passata accanto, lo aveva superato senza
guardarlo e alla fine era entrata nel salotto, dove la televisione proseguiva ad
inondare la stanza di immagini e di colori. Si era seduta sul divano, aveva
scorso i canali di ricezione con il telecomando; quindi, aveva lasciato una
trasmissione idonea ai propri gusti. Da parte di Achille non sembrava che si
potesse fare niente per comprendere meglio la situazione che si era creata, se
non accettare ciò che si stava verificando, magari adeguandosi poco per volta
alle novità che in futuro si sarebbero potute imporre.
Bruno Magnolfi