sabato 28 gennaio 2023

Grave problema.


Il paravento di vetro opaco vicino ad un finestrone dell’ufficio, lascia intravedere appena il contorno della sua figura generalmente china sul piano della scrivania, con le mani sopra la tastiera dell'elaboratore e lo sguardo diretto dentro lo schermo, a confrontare quei luminosi e brillanti elenchi di dati e di percentuali. Quando poi giunge un cliente, ed è già di normale cosa rara, la signora Vanni si attiva con prontezza, e cerca di spiegare, usando delle frasi sintetiche e alcune parole tecniche adeguate alla necessità, tutti i vantaggi che si possono avere nell’aprire un semplice conto corrente postale, spesso riuscendo rapidamente nel suo intento finale, ma soltanto perché chi si viene a trovare di fronte, nella maggior parte delle volte, aveva le idee piuttosto chiare già fin dagli inizi. Non lo dice mai, neppure a sé stessa, che questo mestiere è noioso, ripetitivo e spesso asfissiante, perché secondo lei non ha alcun senso criticare qualcosa che non è possibile cambiare. Quando poi si sente stanca o stufa di stare nella stessa posizione, si alza dal suo angolo privato dell'ufficio postale, e si sofferma a chiacchierare con Renza, la sua impiegata di riferimento, oppure si avvicina a Laura, che come sempre sta dietro lo sportello al pubblico, fingendo semplicemente di controllare che tutto proceda nella piena normalità ed efficienza. A volte ribadisce che, come direttrice, sono soltanto sue certe pesanti responsabilità, ma questi ormai appaiono solamente dei discorsi un po’ stereotipati, che non hanno più una grande importanza per nessuno. Si è però venuta formando ultimamente una separazione netta tra gli utenti che giungono in ufficio per sbrigare qualche faccenda o per spedire una raccomandata, e quegli impiegati che invece là all'interno ci lavorano per tutta la giornata, e questo almeno da quando si è sparsa la notizia che quella sede delle Poste verrà chiusa per sempre. È come se la gente del paese d’improvviso desse la colpa proprio a loro, in virtù di dipendenti, se infine rimarranno come sembra dei cittadini senza un proprio ufficio postale nel loro centro abitato, quasi come se tutti coloro che lavorano in ufficio ambissero a spostarsi in una sede ben più grande, maggiormente confortevole, dove magari trovare la possibilità di farsi una carriera.

Qualcuno è arrivato persino a dire che l’idea di chiudere l’ufficio sia partita proprio da loro, dagli stessi dipendenti di Calci, ormai stufi di vedere sempre le medesime facce e di non avere nessun'altra possibilità, fintanto rimangono in quella sede, di migliorare il proprio stato di lavoro. La Direttrice, giusto una settimana prima, stufa di tutte quelle dicerie senza costrutto, si è decisa a prendere un permesso, e con una scusa di lavoro recarsi una mattina fino alla Direzione Provinciale delle Poste a Pisa, naturalmente dopo aver preso un appuntamento preciso con un certo Responsabile delle piccole filiali, il dottor Rusconi, ed una volta lì chiedere senza minimamente tentare sotterfugi, anche se con maniere estremamente gentili e garbate, cosa ci fosse di vero su quanto oramai si sentiva dire spudoratamente in giro. <<Non saprei>>, le aveva risposto il dirigente da dietro la sua grande scrivania ingombra di carte; <<forse qualcuno a Roma sta effettivamente lavorando ad un progetto di diminuzione del numero delle sedi sparse in tutta questa Provincia, o anche in altre, ma è difficile capire se effettivamente verranno prese delle vere e proprie decisioni in merito, oppure no, e a dire la verità qui si pensa che facilmente tutto possa rimanere esattamente come è sempre stato>>. 

Alla Vanni le era bastato già così, non avendo necessità di un'altra sola parola; perciò, era ritornata in fretta, con l'utilitaria di servizio, al suo ufficio di Calci, raccontando agli altri ben poche cose di quel suo colloquio, ma sorridendo a tutti gli impiegati come se fosse riuscita in un'impresa estremamente difficile ma assolutamente necessaria per una donna come lei, una con delle responsabilità importanti proprio come le sue. Adesso, nel paese, nessuno ovviamente si sente più tranquillo di come si sentiva prima, né dentro né fuori dalle Poste, e l'unico vantaggio ottenuto è che si possa dire a chi ne parla che quello è un argomento in mano a Roma, e che nessuno ne sa qualcosa in più, neppure la Direttrice della sede di Calci. L'incoraggiamento ad andare avanti come sempre, e l'opinione a margine per cui tutto con una certa probabilità rimarrà esattamente nelle stesse condizioni, non sembra però tornare bene né agli utenti, che gradirebbero almeno un riammodernamento della loro sede postale, né ai pochi impiegati, che forse sognerebbero degli ampliamenti delle loro attività e un incremento di tutto il personale. Una tregua armata perciò sembra essersi stabilita in fretta, e se qualcheduno si permette di chiedere qualcosa davanti allo sportello, chiunque, di qua o di là dal vetro divisorio, è pronto a concedergli subito e di traverso un’occhiataccia, nel desiderio di ogni individuo con un po’ di senno che si prosegua a far regnare su quel tema un rispettoso silenzio, almeno per questo grave momento ancora in corso.

 

Bruno Magnolfi


mercoledì 25 gennaio 2023

Giusto così.


            Lei si è spesso sentita molto vicina a Laura. Forse perché la conosce da sempre, fin dalla scuola elementare, e in un piccolo paese come Calci le amicizie formate negli anni dell’infanzia molte volte vanno avanti per un tempo lunghissimo. Negli ultimi anni, comunque, loro due non si sono viste neppure troppo assiduamente: una volta alla settimana, generalmente, ma in certi periodi anche meno. Elena ha avuto una breve e travagliata storia sentimentale con un uomo già sposato, qualche anno addietro, e Laura in quel periodo era l’unica ad averne notizia, tanto che in quei momenti loro due si sono viste costrette anche ad escogitare qualche sotterfugio, fingendo di vedersi nelle serate in cui Elena invece si incontrava con il tizio, spiegando ai propri genitori che usciva innocentemente con la sua amica. Poi la faccenda, come spesso succede, ha avuto il suo epilogo, anche se le sofferenze e le profonde riflessioni, almeno nelle conversazioni tra le due amiche, si sono protratte a lungo anche in seguito, almeno fino a quando non è stato deciso da loro due di dare un taglio netto a tutte quelle continue interpretazioni dei fatti e dei presupposti, decidendo così che non era più neppure il caso di parlarne ancora. <<Non siamo fatte per stare vicine a degli uomini>>, aveva sbottato Laura quella volta, forse anche per sdrammatizzare; ed Elena aveva subito annuito, visto che le loro esperienze trascorse, per ragioni diverse, si erano dimostrate del tutto disastrose.

            Elena è una persona coraggiosa, capace di affrontare a viso aperto qualsiasi problema si presenti, anche se prova continuamente la necessità di avere sotto ai piedi del terreno solido, in grado di sopportare bene le spinte che si sente di dare ogni tanto a ciò che la circonda. Certe volte trascorre anche dei periodi di depressione, specialmente quando si ritrova incapace di intervenire sulla realtà, e lavorando come bidella nell’unica scuola materna del suo paese, spesso soffre nel rendersi conto delle negligenze, sia degli insegnanti che dei genitori, proprio nei confronti dei loro bambini. In quei casi telefona a Laura, generalmente nel tardo pomeriggio, e così all’apparecchio cerca di sfogarsi rapidamente elencando le cose che secondo lei non vanno bene nella scuola dove lavora. Dimenticanze, leggerezze, incomprensioni, ogni elemento della realtà educativa viene passato al giudizio delle due amiche, e le fa trovare spesso estremamente d’accordo, considerato che le stesse persone che l’una si trova davanti, prima o dopo vengono servite allo sportello postale dove lavora l’altra, fornendo così una panoramica abbastanza completa sui paesani di Calci.

            A volte si vedono nella serata, senza però fare grandi programmi, al massimo un cinema oppure un po’ di musica senza mai troppo impegno, anche se ambedue sanno bene che gli anni migliori se ne stanno andando alle loro spalle senza che siano riuscite a costruirsi qualcosa che valga davvero la pena di quelle proprie scarse ambizioni. <<Sono stanca>>, dice Laura certe volte; <<stufa di trovarmi ogni giorno a parlare sempre delle medesime cose, con quegli utenti che si presentano davanti a me con gli stessi identici problemi di tutti gli altri>>. Elena sorride, sa che la sua amica ci sa stare in quel ruolo, e sa che persino lamentarsene fa parte della sua maniera di essere. Perciò non le dà troppo peso, anche se finge un po’ di consolarla, e poi di essere solidale con lei per il compito sicuramente gravoso che si è trovata a portare avanti. Poi una volta Laura le parla di Alberto, di questo tipo decisamente ombroso che lavora con lei all’ufficio postale, e di cui non è ancora riuscita a comprendere bene il carattere, ma che le sembra, almeno in certe giornate, vagamente interessato a lei, tanto da allungarle di nascosto dei foglietti piuttosto simpatici, sicuramente per non mostrare agli altri colleghi i propri pensieri, ed evitare persino di parlarle, forse per non comprometterla troppo.

            Elena non propone giudizi, almeno in questo caso, ma dice soltanto che le sembra un comportamento un po’ troppo infantile, anche se la sua amica le garantisce che non ci sarebbero molte altre possibilità di manovra in quell’ufficio, visto che nessuno là dentro sembra mai del tutto occupato a farsi i fatti propri e a disinteressarsi di quello che avviene. <<Non so>>, continua Laura; <<ma andare qualche sera a prendere un caffè o qualcos’altro con lui, che viene da Bientina e non conosce quasi nessuno in questo nostro paese, in fondo non mi pare una cosa del tutto fuori dal mondo>>. Sorridono, si guardano; no, non c’è niente di strano, sembrano dirsi, la cosa più importante di tutte è quella di prestare sempre attenzione ad ogni dettaglio, e mostrare di non essere mai preda facile, a costo di piantare tutto lì e chiudere subito il caso. <<Va bene>>, fa Elena sorniona, perché ha compreso subito che ciò di cui adesso parla Laura sottovoce, è sicuramente già capitato, e che probabilmente capiterà ancora; ma, in fondo, com’è giusto che sia.

 

            Bruno Magnolfi        

domenica 22 gennaio 2023

Esplicito giudizio.


Circa dieci anni prima, quando ancora non sapeva quale potesse essere per lei la cosa migliore da fare in certi casi, Laura fu invitata ad un piccolo ricevimento, insomma una riunione di ragazzi, radunati in una vasta casa di campagna con un grande e bel giardino attorno, poco lontano dal paese di Calci, dove qualcuno, che peraltro lei conosceva soltanto di vista, desiderava festeggiare con un gran numero di persone il giorno del proprio compleanno. Tutto andava bene, la giornata sembrava favorevole, la stagione era calda, le persone presenti allegre, la musica alta e piacevole, e Laura, che era andata lì con la sua amica Elena, che però aveva presto perso di vista, si era subito sentita su di giri, avendo buttato giù diversi aperitivi molto alcolici, e aveva proseguito a ridere e a parlare a voce alta con chiunque si era trovata attorno, anche soltanto con chi magari le aveva chiesto qualche cosa per pura cortesia, o giusto per fare della conversazione. Quando si era appartata per gioco dietro a degli alberi e ad una fila di cespugli con un tizio di cui in seguito non avrebbe ricordato neppure il nome, le pareva del tutto normale comportarsi in questo modo, tanto che quando il tipo aveva cominciato a baciarla sul collo e sulle guance, lei aveva proseguito persino a ridere, senza sottrarsi troppo, neppure per chiedersi cosa stesse effettivamente succedendo. Si erano rotolati a terra quasi in un attimo, già mezzo spogliati, e tutto aveva avuto il suo proseguo molto rapidamente, fino a quando lei d’improvviso aveva realizzato sul serio che cosa le stesse capitando, purtroppo soltanto nello stesso momento in cui si era ritrovata ormai da sola sopra l’erba, mentre il tizio che l’aveva posseduta era tornato tranquillamente insieme agli altri, come se quella con lei fosse stata una semplice ed innocua parentesi ad un qualsiasi pomeriggio di festa e d’allegria.

Era stato poi a sera tardi, una volta tornata a casa e svaniti i vapori alcolici, che lei si era sentita improvvisamente sporca, derubata, violata nella propria intimità, ed incapace anche di provare una reazione forte vera e propria a quanto le era capitato, se non iniziare a piangere da sola ed in silenzio, vergognandosi di tutto, come una vera sciocca. Non erano trascorse molte settimane da quel giorno, ma Laura, che aveva cominciato dopo poco a provare un leggero senso di terrore per essersi andata ad infilare dentro ai guai, si era resa conto di essere davvero incinta, tanto da cadere di colpo in una profonda disperazione. Con le lacrime agli occhi ne aveva parlato soltanto con sua madre, che sull’immediato non era riuscita neppure a immaginare una qualsiasi soluzione, anche se infine aveva convinto Laura a seguirla rassegnata dal loro medico di paese, e tramite alcune informazioni fissare un appuntamento in un ospedale di Pisa per interrompere al più presto quella gravidanza. Tutto era scorso liscio, almeno dal punto di vista clinico, ma lei in seguito non si era sentita più la stessa, tanto da rifuggire ogni volta che qualche ragazzo tentava in un modo o in un altro di avvicinarla. Anche Elena dopo qualche tempo aveva saputo la verità dalla stessa voce di Laura, ed ambedue piangendo si erano ripromesse di non cadere mai più, per nessun motivo, in situazioni di quel genere.

Gli anni però erano trascorsi in fretta, e tutt’e due, acquisendo via via coscienza di essere delle donne fatte, e ormai di saper distinguere bene le varie situazioni, si erano sentite gradatamente più sicure di sé stesse, fino a quando quella brutta esperienza aveva dimostrato d’essere soltanto una brutta storia da gettare dietro le spalle. <<A me non interessa quasi per niente mettere su una relazione seria con qualcuno>>, aveva comunque sostenuto spesso Elena, e la sua amica, di fronte a quelle parole, aveva sempre annuito abbassando lo sguardo; <<sono soltanto fastidi e stupidaggini, nel fare sul serio con qualcuno>>, aveva aggiunto Laura qualche volta, anche per spingere il più lontano possibile da sé quel che rimaneva della sua orribile esperienza. Per questo forse, e sicuramente per ambedue, nessuna amicizia singola con l’altro sesso aveva mai potuto pretendere per anni di diventare qualcosa di più, ed i ragazzi di paese, fattisi ormai uomini, avevano finito per tenersi sempre un po’ a distanza dalle due amiche così restie a farsi corteggiare. La mamma di Laura aveva cercato qualche volta di parlarne con sua figlia, forse cercando di sbloccare quella ritrosia evidente, ma non c’era stato mai niente da aggiungere alla prima reazione avuta nei confronti di quello che sapeva bene anche lei come si fosse svolto, e di quelle tracce indelebili lasciate nell’anima della sua ragazzona.

Magari, anche per tutto questo, Laura oggi si sente sicuramente forte di una personalità che è riuscita a mostrarsi ben al di sopra dei tormenti negativi sofferti nel passato, tanto da essere divenuta poco alla volta espansiva verso gli altri, quasi estroversa nei suoi trent’anni di esistenza, e capace di confrontarsi con chiunque, persino con un collega di lavoro come Alberto, forse solo un semplice timido impacciato, di cui adesso neppure riesce ad avere chiaro un semplice ed esplicito giudizio.

 

Bruno Magnolfi    

mercoledì 18 gennaio 2023

Panico evidente.


            <<Non credo che in Direzione Generale si arriverà al punto di prendere una decisione del genere>>, dice lui. <<In ogni caso sarebbe bene cominciare a far presente la situazione agli utenti diretti dell’Ufficio Postale, in maniera che inizino subito a far sentire la loro voce. Perché le prime vittime della chiusura di questa sede sicuramente sarebbero i paesani di Calci>>. La moglie di Bargiacchi resta in silenzio; loro due non parlano mai in termini sindacali del suo lavoro all’Ufficio Postale, ma adesso le cose sembrano più grandi di quello che avrebbero mai immaginato, e forse c’è davvero bisogno di correre ai ripari. La Responsabile di sede, la signora Vanni, sembra neppure recepire il pericolo, e la cittadinanza pare alzare le spalle senza tirare fuori delle opinioni proprie. Le figure più indicate per sollevare la questione agli occhi di tutti sembrerebbero proprio i sindacalisti come Bargiacchi, ma lui sa benissimo che sarà facile per le Poste metterli in condizioni di starsene buoni ed in silenzio. A giudicare da quello che c’è da fare ogni giorno nel loro ufficio, nessuno dei cinque dipendenti diretti di Calci presupporrebbe mai che sui tavoli che contano stazionasse una proposta di soppressione di quel loro luogo di lavoro, anche se si dice pure che in quel caso il personale verrebbe semplicemente spostato in altra sede, però è chiaro a tutti che al momento in cui venisse fuori ufficialmente la notizia, le cose a quel punto sarebbero già deliberate e definite.

            Alla fine, si decide di stampare un piccolo volantino in bianco e nero non firmato, una semplice comunicazione da appoggiare sul bancone per il pubblico, in modo da informare gli utenti di quanto probabilmente sta bollendo nella pentola, e qualche cittadino inizia pure a chiederne notizia all’impiegata allo sportello, Laura, anche se lei su quell’argomento non sa dire molto di più di quanto già scritto sulla carta. La Vanni ancora si rifiuta di affrontare la questione, e le giornate si protraggono così senza nessuna informazione più precisa. Qualcuno ha già persino chiesto, proprio alla Responsabile della piccola sede, di telefonare alla Direzione Provinciale di Pisa, per avere delle informazioni un po’ più certe, ma a lei parrebbe così di dare troppa importanza a delle voci di paese che al momento non trovano riscontro, e in questo modo di fare soltanto la figura della provinciale; perciò, continua a rimandare di giorno in giorno qualsiasi mossa, forse anche nell’attesa, e nella speranza, che tutto si chiarisca presto senza il proprio intervento. Alberto, un giorno in cui c’era il Bargiacchi ad accompagnare sua moglie in ufficio, con molta titubanza ha chiesto al sindacalista la possibilità di prendere la tessera, e l’altro, conoscendo i trascorsi della sua famiglia, lo ha guardato subito con molta sorpresa, spiegandogli comunque quale fosse la migliore soluzione.

            <<Forse lui sa qualcosa più di noi>>, avrebbe detto poi il Bargiacchi a sua moglie, una volta ritornati a casa. <<Non mi meraviglierebbe affatto che dietro tutto questo ci fosse qualche sgambetto politico da fare nei confronti della Giunta Comunale, e sicuramente Alberto ne ha già saputo qualcosa, come nipote di un ex-sindaco, senza dimenticarsi che lui peraltro lavora alle Poste grazie all’appoggio dei suoi parenti>>. Sua moglie Renza però non vuole sentir parlare di cose di quel genere, così si rifiuta, una volta rientrata in ufficio, di fare qualche domanda diretta proprio ad Alberto, e le cose appaiono in uno stallo che comunque non promette certo niente di buono. In tutto questo Gino, il portalettere, sa benissimo che il suo compito resterà comunque invariato, così si mostra quello più tranquillo tra tutti i dipendenti. Il lavoro peraltro va avanti come sempre, ed anche se filtra ogni tanto un certo nervosismo da parte degli impiegati, le cose procedono. I genitori di Laura, una volta a conoscenza di quanto si mormora in giro, hanno detto addirittura a sua figlia di stare ben attenta, che in mezzo agli utenti normali se ne potrebbe annidare perfino qualcuno segretamente inviato da Pisa, per rendersi conto personalmente di come stanno procedendo le cose. Forse è un’esagerazione, ha pensato Laura, però questo pensiero, nelle ore in cui lavora allo sportello, non l’ha più abbandonata. 

              Infine, giunge un tizio mai visto per spedire una raccomandata urgente; ben vestito, con giacca e cravatta eleganti, dai modi lenti ma decisi, e quando è dentro all'ufficio postale sembra guardarsi attorno, soppesare i movimenti di Laura, gettare delle occhiate inquietanti anche oltre il vetro di separazione. Con una scusa lei si alza dal suo sgabello e va dalla Renza, come sempre seduta alla propria scrivania, fino a farsi sostituire per completare le operazioni richieste dall'uomo. <<È lui>>, suggerisce intanto sottovoce ad Alberto, <<è la spia inviata da Pisa per indagare su di noi, ne sono sicura>>. L'uomo intanto paga quanto dovuto, raccoglie la sua ricevuta e se ne va salutando come fanno tutti, mentre intanto lascia alle sue spalle un senso di panico evidente.

 

            Bruno Magnolfi

sabato 14 gennaio 2023

Senza opinioni.


            <<Mi pare ci sia qualcosa di diverso, nell'aria>>, dice lui dandosi un’occhiata attorno, con il suo modo ruvido e sempre molto diretto. La moglie non gli risponde, prosegue a sistemare qualcosa nella cucina, probabilmente non vorrebbe neppure affrontare quell’argomento che sa già perfettamente verso cosa stia mirando, in ogni caso lascia che sia lui, se proprio vuole, a formulare una domanda più precisa, alla quale lei probabilmente sa di non volersi sottrarre neppure troppo. Poi inizia a stendere la tovaglia sul tavolo, e ad apparecchiare per la cena, limitandosi ad appoggiare sul piano di stoffa le stoviglie sufficienti soltanto per loro due. Il marito aveva già compreso che stasera non ci sarebbe stata la sua Laura a cena, ma quello che non gli piace è che nessuno fino adesso abbia chiesto il suo parere, e neppure lo abbia informato. <<Esce con la sua amica>>, dice la moglie senza guardarlo; <<mangerà la solita pizza da qualche parte, penso>>. Niente di male, pensano poi ambedue; in fondo ha l’età per fare quello che le piace di più. Però secondo lui si sta muovendo qualche nuova intenzione nella testolina di sua figlia, e forse sua moglie ne sa qualcosa più di lui, anche se non gli dirà mai la propria opinione in modo spontaneo.

            <<È un pezzo che non arrivo fino alle Poste, tanto per vedere se ci sono delle novità>>, riprende ad un tratto il marito, come cercando di stuzzicare sua moglie e farle dire qualcosa che sicuramente lei conosce. Lui è piuttosto orgoglioso del fatto che sua figlia si sia trovata un lavoro proprio là dentro, e che il suo ruolo sia allo sportello aperto al pubblico, tanto che ogni giorno possa osservare davanti a sé una buona parte della gente del loro paese. Però è pure un po' geloso della sua Laura, e non gli piace quando lei si mette a fare quei suoi mille discorsi stupidi con chiunque transiti da quell'ufficio. <<È uscita con la macchina>>, dice sua moglie a un tratto, come riflettendo a voce alta. <<Forse lei ed Elena arriveranno a farsi un giro in centro a Pisa>>. Lui si siede, pensieroso. Quando sua moglie fa una leggera variazione d'argomento, qualcosa forse sta per uscirle dalla bocca, ma lui non vuole fare delle domande troppo precise, sarebbe troppo facile, e poi lei è capace anche di rispondere con furbizia, senza poi dirgli niente che lui non sappia già.

            Perciò restano a lungo in silenzio, fino al momento in cui anche lei si siede a tavola. Infine, il marito, senza alzare lo sguardo dal suo piatto, dice ancora qualcosa sull'ufficio postale, e di come la notizia ventilata da qualcuno di chiudere la sede di Calci per potenziare quella di San Giuliano, alla fine probabilmente non dovrebbe essere fondata. <<Speriamo>>, dice la moglie, <<sarebbe una bella scomodità per Laura dover affrontare tutti i giorni venti chilometri per raggiungere il suo posto di lavoro>>. Ambedue restano per qualche minuto nel silenzio ovattato della loro abitazione, poi il marito dice: <<però sarebbe anche un'opportunità per lei, e magari ci sarebbe la possibilità di passare di livello, oppure di occuparsi di cose più interessanti, che non siano contare i soldi delle pensioni, e farsi versare i pagamenti delle bollette>>. La moglie non ribatte, continua a mangiare in silenzio avvolta da qualche pensiero, ma infine dice: <<io sarei più contenta restasse tutto così com'è, almeno per qualche altro anno>>. Trascorre così un nuovo minuto, senza che i due trovino qualcosa da dirsi, poi la moglie però aggiunge: <<Forse Laura però potrebbe trovare un piccolo appartamento in affitto a San Giuliano, e magari conoscere qualcuno in una sede più grande come quella>>.

            <<Tu sei sempre pronta a volerle cercare un marito>>, dice lui quasi sbuffando. Ma la moglie lo guarda per un attimo, prima di dirgli: <<ma se ha quasi trent’anni, una ragazza come lei cosa vuoi che stia ancora in casa con i propri genitori?>>. Lui adesso non trova niente da ridire, e forse immagina dentro di sé, come peraltro ha già fatto altre volte, sua figlia sistemata con qualche bravo ragazzo della zona, nel momento in cui torna nella sua vecchia casa per qualche occasione, o per fare una semplice visita ai suoi, e tutto nella sua mente sembra così normale, tranquillo, quasi perfetto. <<A me basta che non si vada a confondere con qualche scioperato senza cervello>>, aggiunge subito, come per dar nuovamente prova alla sua moglie, con quelle parole così ordinarie, della propria personalità. <<Sarà Laura a scegliere, nel caso>>, dice lei con voce sempre più bassa, quasi a dare termine a quelle chiacchiere, lasciandole quasi sfumare in aria.

            Infine, i due accendono la televisione, ascoltano qualche notizia, e poi sprofondano come ogni sera in quel leggero oblio che provano, forse carezzato dalle vite degli altri dietro allo schermo, così complesse, difficili, spesso negative, incapaci di fornire un vero modello per un giovane. <<A me va bene tutto>>, dice lui alla fine, come per suggellare tutto quello che hanno detto fino adesso. Poi guarda l’orologio, e pensa ancora un attimo a sua figlia; ma senza più opinioni.

 

            Bruno Magnolfi

giovedì 12 gennaio 2023

Duro mercoledì.


            Senza che se ne sia mai scoperta una ragione precisa, e nonostante in diversi là dentro abbiano cercato di spiegarne almeno una tra tutte le motivazioni di fondo possibili, il mercoledì è la giornata di maggior duro lavoro all’ufficio postale di Calci. In molti tra gli utenti sembrano ricordare soltanto in questo giorno di dover spedire una certa raccomandata, oppure di dover pagare la tassa periodica sui rifiuti urbani, e contemporaneamente il furgone che giunge di primo mattino con i pacchi e le lettere smistate all’ufficio centrale di Pisa, scarica sacchi di roba più che in qualsiasi altro giorno. La direttrice firma rapidamente le ricevute, ma appare sempre nervosa quando vede tutta quella carta ammassata e da sistemare rapidamente, tanto che vorrebbe quasi battere le mani tra loro, esattamente come farebbe un’insegnante di un’altra epoca con i propri studenti, in modo da incitare gli impiegati a sbrigarsi, a mettere in ordine, e a compiere in fretta il loro dovere. L’autista del furgone postale sorride prima di andarsene: ormai ha imparato a conoscere quei modi della signora Vanni, così scambia uno sguardo carico di ironia con Alberto e con Gino, mentre loro due iniziano già a sistemare tutte le cose. Poi apre la porta per uscire, ma approfittando di un momento in cui non è presente la direttrice, si accosta ad Alberto e gli fa, come per stuzzicarlo: <<ma non è qui che lavora la moglie del sindacalista, quel Bargiacchi che a volte viene intervistato anche alla televisione?>>. Alberto annuisce, non c’è niente di irrispettoso della Vanni nei confronti delle mansioni a cui il personale deve attenersi negli uffici postali, pensa tra sé; piuttosto è la maniera di dire le cose, la mancanza di tatto, il comportamento in genere, insomma, che lascia molto a desiderare.

           Anche allo sportello del pubblico in questo giorno settimanale è facile si formi una piccola fila di cittadini poco disciplinati, che se non parlano tra loro a voce alta di cose che riguardano i propri rapporti, allora iniziano a sbuffare e a lamentarsi che in questo ufficio non c’è niente che funziona a dovere, e che a pagare le conseguenze del lavoro poco organizzato sono sempre i medesimi. In quei casi la stessa direttrice si mette certe volte al bancone del pubblico cercando di accelerare le commissioni, e per nessuna ragione accetta che gli impiegati rispondano ai vari commenti. Anche Laura, a testa bassa e con gli occhi attenti su tutto ciò che passa sotto alla lastra di vetro che la divide dai suoi concittadini, chiude la bocca in certi casi e pensa soltanto a mandare avanti in fretta le cose, e se qualcuno le dice qualcosa di personale sembra ignorarlo, proprio come le ha detto di comportarsi la direttrice nonché responsabile dell’ufficio postale. Quando infine magari torna la calma, tutto riprende un andamento più familiare ed accogliente, e c’è anche chi si sente piuttosto soddisfatto di essere riuscito a sostenere l’afflusso e ad evadere in fretta il maggior carico di lavoro.  

           Renza, la moglie del sindacalista, generalmente in queste occasioni non viene investita da complicazioni diverse rispetto a ciò di cui normalmente si occupa, però si mostra sempre disponibile nel caso in cui ci sia da dare un cambio a qualcuno tra le varie mansioni all’interno del personale. L’espressione della signora Vanni invece non cambia mai molto, si fa soltanto più tirata quando l’ufficio pare preso d’assalto, ma in seguito non trova mai niente di concreto da rimproverare a nessuno, anche se spesso i suoi sguardi appaiono piuttosto chiari. Qualcuno, tra coloro che frequentano l’ufficio, nei casi di grande afflusso del mercoledì, mentre sta facendo la fila, si lascia scappare dalla bocca che secondo il proprio parere ci vorrebbe del personale in più, e forse anche aprire un secondo sportello gestionale per il pubblico, ma chi affronta questo argomento viene facilmente folgorato dalle occhiate della Vanni, che naturalmente memorizza ogni individuo che si permette di parlare in questa maniera. Soltanto in un caso, quando Laura si lasciò sfuggire un <<magari!>>, detto soprappensiero, e forse in un momento di particolare tensione, lei fu redarguita in seguito senza tanti complimenti, ed invitata a non fare commenti del genere in risposta agli utenti.

           Ma poi, in fondo, anche queste complicazioni durano soltanto per il tempo di un’ora, forse anche due, ma alla fine tutto riprende l’andamento di sempre, con le solite chiacchiere scambiate con qualche paesano che magari ha tempo da vendere, e si intrattiene volentieri allo sportello nei momenti in cui non ci sono altri clienti. Tutto comunque procede normalmente senza grandi scossoni, anche se forse, con un maggiore spirito di squadra, le cose in certi frangenti potrebbero procedere in maniera migliore. Gino, ad esempio, non si lamenta mai di niente, e quando gli capita di avere una borsa stracolma di lettere da consegnare anche nelle più distanti frazioni del Comune, a lui pare sempre non importare troppo; <<è il mio lavoro>>, sembra spiegare a chi lo incontra per strada, <<e in un caso o nell’altro lo devo comunque portare avanti>>.

 

           Bruno Magnolfi    

martedì 10 gennaio 2023

Strada segnata.


            <<Certe volte sembra difficile>>, dice Alberto al tizio del locale dove va ogni tanto a sorbire un caffè con tutta calma, prendendosi una meritata pausa dal lavoro. <<Però ci si fa l’abitudine>>. L’altro sorride, sa che Alberto non è certo un tipo loquace, ed oltre la classica domanda su come gli vadano le cose dentro all’ufficio postale, con un cliente così non ci si può certo permettere di fare troppo i curiosi. Sa pure che la direttrice è un tipo scorbutico, e che il clima là dentro quell'agenzia, per ciò che ci si può immaginare dal di fuori conoscendo un po' le persone che ci lavorano, non può essere certo meraviglioso. Alberto viene dalla cittadina di Bientina, non conosce ancora troppo bene le dinamiche di un paesino come Calci, anche se rimane poco distante, e per certi versi fa quasi un po' di pena, come fosse un pesce fuori dall'acqua. Poi lui si alza, paga la consumazione, esce dal locale. Probabilmente non desidera neppure farsi degli amici lì in quel centro abitato; i cittadini gli appaiono probabilmente tutti ostili nei propri confronti; perciò, in queste condizioni, non varrebbe neppure la pena di sforzarsi per fare un minimo di conversazione con qualcuno di loro. Non è sicuramente facile adattarsi ed accettare del tutto una realtà così, anche se alla fine si tratta soltanto di fare il tentativo di comprendere il più possibile quella situazione.

            Il fatto è che lui spesse volte si sente come preso in una gabbia, incapace di esprimere una propria personalità, visto che quella attività che si ritrova a svolgere appare oltremodo ripetitiva e priva di qualsiasi stimolo, e poi che le persone da cui si trova circondato sul posto di lavoro gli sono poco più che estranee. In ogni caso tira avanti, sa che non può permettersi di fallire questa prova, suo padre non gli concederebbe mai di perdere anche questa occupazione, e se giungesse a quel punto avrebbe contro di sé anche tutto il resto della sua famiglia. Vero è che Alberto non è mai stato capace di trovarsi da solo un’attività che gli desse un futuro, e per tutti questi anni fino adesso ha sempre vissuto praticamente alle spalle dei suoi genitori, cosa che almeno in parte continua a fare abitando ancora in casa dei suoi. Forse soltanto da poco ha iniziato seriamente a pensare un po’ a sé stesso, ormai quasi alla soglia dell’età di quarant’anni; però per lungo tempo si è crogiolato in quella situazione privilegiata senza darsi mai delle preoccupazioni, dove l’unico problema che in qualche modo si doveva porre era quello di vedersi con gli amici. Ora abbassa la testa, questo è vero, ma lo fa provando dentro di sé il senso di un grande sacrificio.

            Persino quando termina il suo orario di lavoro, e torna a Bientina con l’utilitaria regalata tempo addietro da suo padre, non si sente già più lo stesso di prima, come se per lui ormai si fosse per sempre chiusa una certa porta. Preferisce starsene da solo, per la maggior parte del tempo libero che ha, e dedicarsi a leggere qualcosa, e poi a pensare, attività che non aveva mai praticato così a fondo, mandando avanti tutte le sue cose nell’arco di anni quasi per istinto, distinguendo soltanto ciò di cui aveva davvero voglia, nei confronti di ciò da cui non era attratto per niente. Per certi versi adesso si sente un incompreso, anche se capisce benissimo che molto di ciò che ora sta provando è solo colpa propria, e che non può addossarne qualche responsabilità proprio a nessun altro.

            Torna in ufficio passando dalla porta sul retro: Gino con la sua bicicletta è appena tornato dal suo giro di portalettere, e gli rivolge un cenno di saluto, senza dirgli niente. Alberto sa che la prossima volta che ci sarà da sostituirlo non manderanno ancora qualcuno da Pisa come hanno fatto già recentemente, e con ogni probabilità toccherà proprio a lui prendere quella stessa bicicletta e fare il giro degli indirizzi di consegna. Non importa, ha già studiato un po’ l’itinerario, forse potrà addirittura piacergli quella piccola gita fuori dall’ufficio postale. Davanti, allo sportello al pubblico, stanno parlando di qualcosa, i soliti argomenti di ogni giorno, ed il lavoro comunque procede regolare, come una macchina ben funzionante. Potrebbe chiedersi ancora cosa ci fa uno come lui in un posto di quel genere, ma sarebbe soltanto un modo per masticare amaro e rendersi il lavoro ancora più insopportabile, così si guarda per un attimo specchiandosi nel vetro di una porta, e cerca di assumere un’espressione sorridente, o almeno meno corrucciata. Poi osserva l’orologio, ma anche quello, visto che per lui è un gesto automatico, resta qualcosa da evitare il più possibile. “Dovranno passare molti mesi, addirittura forse degli anni, prima che io possa essere considerato uno della squadra”, pensa Alberto; “e forse ci vorrà addirittura di più, proprio a me stesso, per riuscire a sentirmi a proprio agio in questi uffici. Ma non importa, la strada è segnata, posso soltanto andare avanti”.

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 4 gennaio 2023

Apparentemente impossibile.


            Ci sono delle mattine in cui Alberto, forse anche per impegnare un po’ la mente, nello stesso momento in cui si trova a svolgere delle operazioni spesso ripetitive dentro all’ufficio postale dove lavora, si perde un po' nel concentrarsi su ciò che dice Laura, la sua collega, che proprio là davanti, dietro al bancone delle operazioni al pubblico, semplicemente riscuote i corrispettivi di qualche bolletta, oppure passa nella macchina una raccomandata urgente, o affranca qualche lettera, senza mai smettere naturalmente di intrattenere la clientela con i suoi argomenti sempre molto leggeri, quasi inconsistenti. La sua voce dai toni alti, fa quasi sempre da sottofondo al lavoro di tutti dentro l'agenzia postale, così diventa facile seguire certe parole, o anche delle intere frasi che lei scambia con qualche anziano del paese che viene a riscuotere la pensione o a sistemare qualche altra faccenda personale. Per poco complicato che sia, comunque Laura il suo lavoro lo sa portare avanti, e bisogna anche riconoscere che in un relativo breve tempo, almeno da quando lei è stata assunta a tempo indeterminato, è quasi riuscita a far dimenticare a tutti i propri compaesani la brutta faccenda dell'impiegato disonesto che si approfittava della povera gente. Di controparte però i suoi modi suonano spesso troppo monotoni, e la ripetizione continua delle sue maniere di accogliere le persone allo sportello, alla lunga tende a divenire quasi insopportabile.

Ma, nonostante tutto, ad Alberto quella semplice cantilena di piccole espressioni ridenti a volte piace, forse soltanto per averci fatto poco per volta l'abitudine, o magari proprio perché lui sa bene che Laura, quando vuole, riesce anche ad essere diversa. Non è troppo bella, ma questo in fondo non avrebbe neppure troppa importanza. Non dà mai l'impressione di essere una persona capace di grande dolcezza, o in grado di esprimere dei grandi sentimenti, ma anche questi dettagli potrebbero essere quasi trascurabili. Però è capace di restare sostanzialmente indifferente nel momento in cui qualcuno cerca di parlarle di sé, dei propri pensieri, dei piccoli e strani sogni intimi. Laura ti guarda un attimo, in quei casi, e conservando la propria espressione quasi di gesso, riesce a dire che tutto secondo lei sembra normale, e che quello che sei riuscito ad esprimere con grande fatica proprio in quel momento, in fondo è assolutamente naturale. Non è molto, però anche questa è una dote: la capacità indubbia di non lasciare mai piangersi addosso chi le sta parlando, e forse conservare sempre, con i suoi modi sorridenti, una certa integrità, quasi una rude indifferenza.

Inizialmente ad Alberto pareva quasi impossibile dover trascorrere le giornate dentro a degli uffici dove lavoravano persone con le quali non trovava proprio niente da spartire, tanto più che la direttrice dell'ufficio postale gli aveva fatto capire fin da subito che avrebbe tollerato la sua presenza soltanto perché la sua famiglia conservava un certo potere politico su quel loro paese, mostrandogli così che non avrebbe mai ottenuto da lei e dagli altri impiegati un vero riconoscimento per le sue doti, semmai ne avesse avute, neppure nel caso in cui lui si fosse distinto positivamente nelle proprie attività. Suo padre poi, dopo pochi giorni, da quando Alberto aveva iniziato a lavorare per l'ufficio postale, gli aveva chiesto, mentre erano in casa da soli, come andassero le cose, e lui, che aveva iniziato col dire borbottando che non si stava trovando troppo bene con gli altri impiegati, era subito stato interrotto dalla semplice frase: <<devi accettare quello che c'è, e abbassare il capo, almeno questa volta>>. Così, non aveva più osato fare altro che non fosse impegnarsi al massimo in quel suo lavoro, e cercare di mostrarsi consenziente verso tutti.

Così, si era concentrato sempre di più sulle possibilità da tentare per vedersi, in modo tassativamente segreto, ed almeno qualche volta ogni tanto oltre l'orario di lavoro, con l'unica persona con la quale poteva avere almeno qualcosa in comune, proprio Laura cioè, quella ragazzona che però pareva sempre un po’ ignorarlo; ed anche se con una certa fatica era già riuscito a trascorrere assieme a lei una semplice e inconcludente serata, nei giorni che erano seguiti aveva notato come lei non avesse variato di una virgola il proprio atteggiamento verso di lui. Per questo Alberto aveva ricominciato a studiare la maniera per invitarla nuovamente ad incontrarsi con lui una di quella di sere, non riuscendo neanche a comprendere in sé stesso se quella verso Laura fosse una sfida alla scoperta delle proprie capacità seduttive, o se il suo tentativo cercasse in qualche maniera solo di infrangere quella noia mortale per il proprio lavoro, divenuta ormai per lui praticamente abituale. Le aveva piazzato così un altro chiaro biglietto in mezzo alle sue cose, sopra lo scrittoio, ma non aveva ricevuto più alcuna risposta, come se la sua sentenza fosse un secco no. E ad Alberto naturalmente tutto ciò sembrava impossibile.

 

Bruno Magnolfi