giovedì 30 maggio 2019

Equazione della parabola.


            

            Certo, la segretaria non appare troppo contenta di avere attorno a sé, da ora in avanti, un nuovo tecnico, nonostante si tratti di un giovane apprendista; proprio perché lo immagina, magari con piena sicurezza di sé, già pronto a girare tra quegli uffici della loro azienda curiosando probabilmente tra elementi già assodati, e magari traendo più di altri delle facili conclusioni sulle persone che là dentro vi lavorano. Le parevano sufficienti quegli impiegati già presenti in quella sede, visto che alla fine il geometra, l’unico vero professionista riconosciuto di tutta l’impresa, le sembrava avesse soltanto bisogno di un piccolo aiuto, quasi di un braccio fattivo che concretizzasse in reali attività le trovate della sua mente, di fatto incarnatosi già un anno prima nell’assistente di cantiere che era stato assunto, e non addirittura in due come invece è avvenuto. Però la sua forse è soltanto una forma di puro egoismo, visto che a lei in fondo piacerebbe in assoluto ci fosse il minor numero di preoccupazioni tra quegli uffici, e soprattutto che là dentro regnasse, almeno per tutto il tempo che ci trascorre, un po’ più di calma e di tranquillità. Invece questa importanza concessa dal signor Chelli al suo responsabile tecnico, assumendo per lui un altro aiutante, bisogna dire che alla segretaria prima di tutto fa montare una certa rabbia, come una specie di gelosia, che certe volte non riesce neppure a contenere troppo.
            Il geometra peraltro non si è più soffermato a bisbigliarle qualcosa di carino negli ultimi tempi, e lei, con il suo modo di fare in apparenza superiore ed indifferente a tutto ciò che circonda la sua scrivania, ha invece registrato perfettamente queste sue piccole mancanze, quasi uno scivolare inevitabile verso un possibile futuro disinteresse. In fondo lei sa benissimo che se al signor Chelli va mostrato il miglior lato timido e sognante per averlo completamente dalla propria parte, al tecnico invece non si può certo far vedere qualcosa di così etereo. Non c’è stato molto tra loro, questo è vero, però il sottinteso che serpeggia tra quelle stanze nei momenti in cui è ancora possibile lanciare uno sguardo o una piccola parola appena sussurrata, diventano spesso per lei quasi il motivo essenziale per proseguire ancora a portare avanti il proprio lavoro. In certi giorni si strugge, deve confessarlo, ma lo fa in silenzio, senza mostrare assolutamente niente di sé.
            Sembra quasi una piccola forma teatrale, quel loro piccolo segreto, così tenuto ben stretto in ognuno, almeno nella maggior parte dei casi, salvo certe volte lasciar andare tra loro qualcosa di infinitesimale ed oscuro, ma soltanto in casi sporadici, in attimi del tutto inaspettati, forse addirittura motivati molto semplicemente dal bisogno di tenere in qualche modo ancora accesa la fiamma. A lei certe sere le è persino venuto in mente qualche tentativo per incuriosirlo, lanciargli dei piccoli segnali per vedere quale fosse la reazione dell’altro. Ma non è proprio il suo stile, e nei confronti del geometra deve dire che ha sempre avuto l’atteggiamento di colei che resiste il più possibile alle sue lusinghe, e non può certo cambiare posa improvvisamente.
            Così le giornate lavorative proseguono, e se qualcuno nutre la speranza che questo nuovo ragazzo si trattenga il meno possibile in ufficio, trascorrendo la maggior parte del suo tempo con gli operai sui cantieri di lavoro edile, di fatto anche quel poco che probabilmente trascorrerà alla scrivania potrà dimostrarsi un vero impiccio per chi non vorrebbe mai avere qualcuno intorno, a meno che tutto questo per ragioni al momento inaspettate, non si dimostri un aiuto, una spinta, una possibilità in più per rilanciare una relazione del tutto clandestina, che sembra forse stia percorrendo una fase da parabola discendente.

            Bruno Magnolfi

mercoledì 29 maggio 2019

Trasparenza.


           

            Qualcuno parla a voce alta in fondo alla strada. Sono soltanto tre o quattro persone che discutono di qualcosa, ma in un modo neppure troppo animato, soltanto spiegando con una certa intensità ognuno il proprio punto di vista. Lui va loro incontro camminando con calma, mentre si fuma una delle sue sigarette che ha appena arrotolato tra le dita in maniera sapiente. Poi si ferma, ad una distanza di pochi metri da loro. Quelli interrompono i loro discorsi e lo guardano, come aspettandosi forse una domanda, o un’affermazione, insomma qualcosa a cui sembra si stiano già preparando. Lui invece non dice niente, nemmeno li guarda, attende appena un altro attimo, e quindi riprende il passo di prima. Li supera senza espressioni, mentre loro lo fissano aspettando ancora, prima di poter ricominciare a discutere come prima.
            “Bisogno di qualcosa, forse”, chiede uno in maniera indiretta, proprio per non lasciare andar via questo estraneo senza aver fatto almeno un tentativo per scoprire chi è, cosa mai ci faccia da quelle parti. E lui torna a fermarsi, si volta, guarda attentamente il tizio che ha appena parlato, poi prende ancora una boccata di fumo, e quindi prosegue. Al gruppo non piace dover sopportare un atteggiamento persino troppo spavaldo, così un altro tra loro chiede con voce decisa se abbia per caso sbagliato strada passando da lì, ma lui ancora non dice niente, solo torna a fermarsi, si gira indietro verso di loro, ed infine fa qualche passo indolente avvicinandosi al gruppo, come per affrontarlo bonariamente, ma conservando un'espressione seriosa.
            Gli altri a questo punto fingono subito una certa indifferenza, forse per non avere dei guai, e si rimettono a parlottare tra loro, ignorandolo completamente, come fosse quest’uomo un semplice intruso che tra un attimo probabilmente se ne andrà e non darà più fastidi. “Dobbiamo essere trasparenti”, dice invece lui guardando con curiosità le dita della sua mano stesa per aria, quasi se d’improvviso scoprisse di avere quell’arto composto di puro vetro, capace di mostrare i nervi, le vene, i muscoli e tutti gli altri suoi componenti sotto alla pelle fattasi improvvisamente inconsistente. Quelli non ribattono niente: se avesse da porre una domanda, forse sarebbero pronti a rispondergli, ma dover confrontarsi con uno probabilmente mezzo matto, non è cosa per loro.
Lui spenge la sua sigaretta sotto la suola di una scarpa, poi bofonchia ancora qualcosa sorridendo tra sé con fare compiaciuto, infine se ne va, lasciando involontariamente cadere per terra, mentre sta infilandosi le mani dentro le tasche, una banconota di piccolo taglio. "Amico", dice subito uno del gruppo raccogliendo i soldi da terra; ma lui si disinteressa di tutto e riprende a camminare con la stessa cadenza iniziale. Allora il tizio, con la banconota ancora sulla punta delle sue dita, gli va dietro rapidamente, quasi lo affianca, gli fa presente quello che gli sta succedendo. "Grazie", fa lui con un certo distacco, anche se sfila lentamente i suoi soldi dalla mano dell'altro; "sono giusto i quattrini che mi servono per un buon caffè".
“Domani tornerò”, dice poi a voce alta, in pratica parlando con tutti i presenti. “Ho intenzione di trasferirmi da queste parti prossimamente, ed ho bisogno di avere informazioni sulle persone che risiedono in questo quartiere. Sono un tipo tranquillo, non cerco guai e non creo neppure problemi; però ho bisogno che chi mi abita vicino adotti il mio stesso buon senso, e soprattutto mi venga ad informare se per caso qualcosa non gira in maniera adeguata. Perché nonostante io sia uno straniero”, dice poi a voce più bassa; “questo non vuol dire che abbia intenzione di vivere male”.

Bruno Magnolfi

domenica 26 maggio 2019

Nervi scoperti.


        

            Appena l’ha intravisto, nel corridoio tra gli uffici, probabilmente gli è parso un tipo sveglio, ma contemporaneamente anche sfuggente, uno che non si sofferma per nessun motivo su qualche sciocca formalità, ma va direttamente al nocciolo delle cose. Proprio per questo ne è rimasto favorevolmente colpito, bisogna dire, anche se ha provato subito un forte senso di frustrazione, immaginando se stesso, in un confronto del tutto inevitabile con lui, incapace di stare alla sua stessa altezza, almeno per ciò che riguarda il proprio generale spessore di personalità, che ha considerato subito, almeno nei suoi confronti, piuttosto inadeguato. Gli ha stretto la mano sorridendo, quando il signor Chelli ha fatto le dovute presentazioni, poi si è messo sottovoce a spiegargli qualcosa, ingarbugliandosi un po' nella improvvisa consapevolezza di non aver mai descritto a nessuno i propri compiti lavorativi, almeno dal momento in cui è stato assunto presso quell'impresa.
Naturalmente è subito sopraggiunto anche il geometra, che con grandi complimenti ha preso sottobraccio il nuovo arrivato, mostrando così di possedere soltanto lui dentro di sé i segreti fondanti del mestiere, e con un atteggiamento insolito, a dire la verità anche piuttosto finto, lo ha portato insieme a sé, facendolo salire sulla sua macchina e dirottandolo verso il cantiere di lavoro in cui l'impresa edile è impegnata in questo periodo, sicuramente per aver modo di presentargli personalmente i caposquadra e tutti gli operai dell’impresa. La segretaria invece è parsa quasi completamente indifferente al nuovo arrivo, peraltro come è suo solito fare per tutto ciò che non la riguarda in modo diretto, e in ogni caso, cercando un qualsiasi argomento, ha avuto subito da lamentarsi, appena giunta in azienda, per il troppo lavoro accumulatosi in quegli ultimi tempi.
Forse le cose in generale potranno anche migliorare per l’azienda, ha pensato l'assistente di cantiere mentre riprendeva fedelmente da solo il suo lavoro alla scrivania; però è evidente che ci vorrà qualcosa in più di qualche semplice spartizione dei vari compiti. Lui, a dire la verità, non saprebbe indicare cosa sia in questo momento a non funzionare bene nelle tante attività della ditta, però è chiaro come nessuno possa dichiarare di avere delle soluzioni pronte in tasca. Forse i giorni prossimi mostreranno qualcosa di diverso per tutti quanti, ha pensato senza troppa convinzione; però secondo il suo parere la necessità maggiormente impellente è quella di una collaborazione migliore tra tutti, e soprattutto meno verticistica.
Quando l’apprendista ed il geometra sono poi rientrati in sede, non molto dopo, è parso che svariati aspetti tra i più importanti dell’azienda fossero ormai stati chiariti, e per questo motivo è stato deciso dal signor Chelli, com’era naturale, di far affiancare il nuovo arrivato, almeno per i primi tempi, proprio all’assistente di cantiere. Per questo loro due si sono messi subito insieme a studiare i progetti da portare avanti, e l'apprendista è sembrato attento e silenzioso mentre seguiva i dettami delle varie lavorazioni. "Sono forse in atto dei piccoli conflitti in questa azienda", ha detto improvvisamente il ragazzo dopo una mezz’ora, usando un tono basso ma già di perfetta convinzione, e dando alle sue parole anche un risalto da domanda diretta, nel mentre  persisteva un momento di silenzio dentro l’ufficio. E l'assistente, meravigliato, che avrebbe quasi voluto dire di colpo tutto quello che realmente gli passava per la testa, e che per tanto tempo aveva tenuto solo per sé, ha invece preferito, almeno sul momento, rispondere di no. Però probabilmente non è riuscito ad essere del tutto convincente, e l'altro si è subito reso conto comunque di aver toccato un preciso ed evidente nervo scoperto di quella loro ditta.

Bruno Magnolfi

martedì 21 maggio 2019

Tendenze negative.




Immobile, sopra ad un solaio della futura abitazione ancora imbrigliato nelle casseforme, il geometra dell’impresa controlla con sguardo attento il corretto proseguire delle lavorazioni in corso. L'assistente di cantiere, mediante uno strumento ottico, raccoglie intanto le misure di tutti i manufatti già pronti, e va a segnarle su di un elenco che qualche giorno addietro ha predisposto con una certa cura, una griglia dove le quote adesso vengono sistemate in un ordine molto preciso e razionale. Gli operai oggi indossano ogni dispositivo di protezione individuale previsto dai responsabili della sicurezza, e qualsiasi manovra che compiono viene effettuata con attenzione e nel pieno rispetto di ogni regola. Nonostante tutto questo, si potrebbe dire, ieri si è verificato un incidente, non grave fortunatamente, ma ugualmente serio, ed evidentemente anche indice e spia di un certo nervosismo serpeggiante tra chi sta lavorando.
Il cantiere in ogni caso deve andare avanti, ed anche se con ogni probabilità ci sarà nei prossimi giorni un'ispezione dell'autorità per la sicurezza sul lavoro, ugualmente si procede con le operazioni che sono già state previste. L'assistente comunque è sempre rimasto convinto che chiunque svolga bene la propria attività non abbia mai nulla da temere, ma adesso in ogni caso forse nutre qualche dubbio sulla nota indole del geometra, sempre pronto a falsificare qualche cosa per trarne un certo utile. Giunge invece sul cantiere il direttore dei lavori, si accosta subito al responsabile tecnico, ed insieme annotano tutto quanto ciò che serve per una relazione dettagliata. Poco distante sta manovrando con pazienza una betoniera carica di calcestruzzo miscelato, e si comincia poco dopo con l'effettuare una nuova gettata di cemento.
L’operaio ferito infatti ha spiegato che non si è proprio accorto che dietro di lui si stava manovrando con la gru per sistemare un carico di mattoni forati per i tamponamenti delle pareti, e quando è caduto, spinto dalla massa del laterizio in leggero movimento, si è fratturato il braccio con cui ha cercato di proteggersi finendo a terra. Niente di speciale, ha detto subito il geometra, e comunque chi si fa del male sul cantiere d’ora in avanti verrà inserito in una lista composta da coloro che risulteranno in questo modo i meno affidabili. Qualcuno tra gli operai ha stretto i denti per non dare una risposta un po’ balorda, ed altri hanno alzato le spalle, come per mostrare che lavorando più lentamente e con maggiore attenzione ad ogni dettaglio a loro sicuramente non capiterà mai un bel niente, anche se ne risentirà la produzione.
Il clima quindi non è molto favorevole, come ha pensato diverse volte nella stessa giornata l’assistente di cantiere, e l’unica speranza che rimane per qualche positiva novità, è proprio l’introduzione della nuova figura di apprendista tecnico promessa dal titolare della ditta. Ha già visto passare dall’ufficio, nei giorni scorsi, alcuni ragazzi sicuramente freschi di diploma, ma forse i colloqui che sono stati fatti non hanno ancora dato l’esito sperato. Nessuno si fida ad informare il sindacato di quello che sta succedendo in questa impresa: la perdita del lavoro con una scusa o con l'altra sembra costantemente dietro l'angolo, e tutti pensano che non potrà essere di certo la presenza di altri burocrati sul posto di lavoro ad invertire la tendenza.


Bruno Magnolfi


sabato 18 maggio 2019

Rivelazioni.


           

            Lui si siede, ma nonostante si senta leggermente fuori asse per riuscire a guardare bene in faccia il signor Chelli, ugualmente, come per mostrare l'accettazione completa della realtà che gli viene imposta in qualche modo, non sposta la sua sedia, restando insieme ad essa in una posizione leggermente voltata da una parte, quasi fosse poco interessato all’argomento di cui probabilmente si parlerà tra un attimo. Il geometra al contrario, come spesso in queste occasioni, prosegue a trastullarsi ancora un po’ nell'osservazione di qualche pagina riguardante chissà cosa, tenendo in mano un fascicoletto spillato già prima di sedersi, e poi continuando a sfogliare anche dopo, ma con maggiore sufficienza, quelle carte che adesso tiene sulle gambe.
"Che le cose non vadano benissimo", dice il signor Chelli, "lo sapete anche da voi. In ogni caso questa ditta ha visto momenti anche molto peggiori di questo, e sicuramente ha in sé tutti gli anticorpi giusti per reagire e per trovare la soluzione ad ogni problema venga sollevato". Il geometra sorride, forse trova questo preambolo assolutamente superfluo, oppure ne sa già talmente tanto che vorrebbe velocemente e con semplicità andare al sodo di tutta la faccenda.
L’assistente di cantiere comprende soltanto adesso che con evidenza questa chiacchierata è stata messa in piedi soltanto per lui, probabilmente per affibbiargli qualche ulteriore responsabilità, forse qualche nuovo compito, riflette subito, o magari solo per chiarirgli di nuovo quali siano i suoi doveri anche nei confronti delle squadre degli operai; oppure per comunicargli in modo morbido che lui non è la persona adatta a svolgere ancora quel ruolo per cui è stato assunto, e che nonostante sia già trascorso più di un anno da quando è entrato a lavorare in quella azienda, adesso si è verificata la situazione giusta per cui lui rassegni le dimissioni e lasci libero l’incarico.
Sa che a fronte di una riflessione di questo genere, gli prende normalmente un certo tremore nelle mani, così va a nascondere velocemente le dita sotto alle gambe, incaponito a rimanersene in silenzio. Poi torna a voltare la faccia verso la scrivania. “Dobbiamo parlare con tutti gli operai”, fa il signor Chelli, “e chiarire a tutti che non è proprio il momento di mostrare della fiacca sul lavoro. Vanno seguiti, dobbiamo far sentire loro che noi ci siamo, che li stiamo controllando, che saremo inflessibili con chiunque non porti avanti degnamente la propria funzione”.
Sa di retorica tutto quanto, ma ci deve pur essere un sostanziale punto di arrivo di quelle parole messe in fila, pensa l’assistente di cantiere mentre è ancora concentrato su ciò che possa riguardare qualcuno dei suoi compiti. "Dobbiamo affrontare un periodo”, prosegue il signor Chelli, “in cui il loro impegno, e naturalmente anche  il nostro, devono essere portati ai massimi livelli, se vogliamo risollevare le sorti dell'azienda; e per fare ancora meglio tutto questo, ho pensato di assumere una nuova figura, un specie di aiutante apprendista che si occupi delle parti maggiormente burocratiche della certificazione di qualità, delle annotazioni degli orari e degli strumenti di controllo del lavoro, e anche di qualche contabilità minore. Certo, sarà una spesa in più, ma sono convinto che le cose potranno filare meglio se saremo maggiormente presenti sui cantieri e se le nostre squadre di operai avranno una guida più decisa”.
Niente da dire, pensa l’assistente: una mossa a sorpresa che comunque fa già trapelare qualcos’altro che probabilmente sarà chiarito nei prossimi giorni dal geometra. In ogni caso va di sicuro tutto bene, forse anche troppo per quanto riguarda le sorti aziendali, sempre che queste novità non coprano qualcosa che per il momento forse è prematuro venga rivelato.

Bruno Magnolfi  

mercoledì 15 maggio 2019

Conoscenze dirette.



Il senso di liberazione che lui prova ogni sera, quando riesce finalmente a venir via dagli uffici aziendali dove ha lavorato per tutto il giorno, e quindi raggiungere la sua abitazione, si stempra velocemente e con semplicità nello smarrimento che avverte quando si ritrova da solo nelle sue due stanze fredde, buone soltanto nello spingerlo ad aprire il frigorifero per accorgersi immediatamente di non avere quasi appetito di fronte alla prospettiva di dover obbligatoriamente cucinarsi qualcosa di poco invitante. La riserva di entusiasmo messa da parte in tutta la giornata per quel preciso momento, diventa in questo modo una nuova delusione, tanto da spingerlo soltanto verso le notizie quotidiane della televisione, lontane ed impersonali.
Così decide rapidamente, come spesso succede, di indossare di nuovo la giacca ed andarsene fino al bar sotto casa, dove farsi scaldare un paio di tramezzini e fare magari due chiacchiere con qualcuno che sfoglia svogliatamente il giornale sportivo, o che osserva le persone che passano sul marciapiede fuori dalla vetrina dello stesso locale. Ha degli amici con cui qualche volta si vede di sabato sera o durante la domenica, ma abitano tutti piuttosto lontano, e non è il caso di telefonare a qualcuno di loro soltanto per stemprare quel suo senso di inutilità. 
Poi dice al cameriere, quasi con un automatismo, che non ne può più del suo lavoro, e che si sente sempre di più preso nel mezzo, esattamente tra la logica degli operai e quella dei proprietari. L'altro lo guarda, è difficile stare in una posizione del genere pensa, però si limita ad annuire, come volesse aggiungere che ognuno comunque ha i propri guai, e che forse bisognerebbe mostrare il coraggio di rifiutare delle situazioni del genere. L'assistente di cantiere sembra intuire il suo pensiero, così mentre continua a masticare il suo panino, dice che nella scelta lui per sua indole starebbe sempre insieme ai lavoratori manuali, ma che purtroppo non è mai conveniente. L’altro sorride, poi va dietro al banco a preparare un caffè.
Non posso rifiutare questo lavoro al punto in cui sono, pensa lui con più calma; proprio adesso che sto imparando davvero qualcosa, che riesco a sentirmi abbastanza a mio agio mentre sono sui cantieri, ed ho anche assimilato la maniera migliore per stilare le varie contabilità. Devo soltanto imparare ad essere più indifferente alle cose che avvengono intorno a me, andare dritto allo scopo senza perdermi dietro le faccende che non mi riguardano. Forse non devo mostrare neppure che tengo troppo a questo posto di lavoro: potrei dare l’impressione di uno che si affeziona ai luoghi in cui si viene a trovare, che ha paura di non riottenere in futuro un lavoro del genere, così comodo ed anche piacevole, così come si immagina il nostro capo.
In ogni caso durante una discussione in merito, posso sempre tirar fuori al momento più adatto qualcosa di ciò che sono riuscito a sapere sugli appalti truccati e sugli affidamenti diretti avuti con una percentuale; potrei farne appena un accenno leggero, giusto di passata, come fa chi sa molto di più di quello che vuole spiegare, e che non può certo essere trattato come un pivellino che non conosce come si sta in questo mondo. Oppure potrei stare zitto, ed ascoltare senza battere ciglio tutto quello che mi viene spiegato: anzi, forse è più facile fare così, in fondo ci sono delle cose che proprio fino in fondo non si riescono mai a sapere davvero.


Bruno Magnolfi 


martedì 14 maggio 2019

Sconforto evidente.


            

            “Le cose stanno andando sempre peggio”, dice quasi con ironia il geometra riferendosi alla segretaria dell’impresa, durante un momento in cui paiono rimasti da soli negli uffici dell’azienda. "Le commesse favorevoli purtroppo sono sempre di meno, le spese sembrano moltiplicarsi ogni mese che passa, e in mezzo a tutto questo gli operai si sono messi a fare gli imbecilli". La segretaria con mezzo sorriso sulla faccia continua a scartabellare le sue fatture da registrare, tenendo costantemente gli occhi bassi; poi esce per un attimo da dietro la sua scrivania e lui la prende per un braccio, la tira leggermente verso di sé, lasciandosi respingere con semplicità, sia pure con una certa delicatezza nei comportamenti. "Le cose si sistemeranno", gli dice lei un attimo dopo, guardandolo fisso come per evidenziare che a lei farebbe anche piacere, lì su due piedi, concedere a lui qualche smanceria, ma che non è proprio possibile. "Il signor Chelli saprà sicuramente trovare la strada giusta, come sempre è successo anche in altri periodi critici".
In quell’attimo rientra in sede l'assistente di cantiere, percorre il breve corridoio vetrato senza fare troppo rumore, poi entra nel suo ufficio, ed appoggia la sua borsa sopra ad una sedia. Non dice niente, sa che  sicuramente c’è qualcuno a lavorare nelle altre stanze degli uffici, ma a lui non interessa, sa che deve preparare e mettere in ordine la contabilità degli ultimi giorni, ed è disposto a portare avanti il suo lavoro, indipendentemente da tutto il resto. Fa capolino il geometra alla sua porta, ma soltanto per dirgli: “il signor Chelli ci vuole vedere più tardi, tutt’e due, e non penso sarà per qualcosa di semplice soluzione”. L’assistente lo osserva per un attimo, fa un cenno affermativo con la testa, infine si rimette immediatamente a svolgere quei suoi conteggi.
Intanto anche il magazziniere si è fatto vedere lungo il corridoio, ma soltanto per un attimo, giusto per spiegare in fretta alla segretaria che ci sarebbe da ordinare un certo materiale di cui sono quasi terminate le loro scorte, e tutto quanto velocemente viene da lei annotato, fino a far ripiombare subito dopo i locali nel silenzio. L’aria è tesa, inutile anche dirlo, e chiunque in casi come questi abbia voglia di dire qualcosa, lo fa a suo rischio. Infine il geometra va via, dice che deve andare a visionare non si sa che cosa, così accende una sigaretta prima di uscire, e poi sbatte quasi la porta, come per un improvviso effluvio di nervosismo.
Dopo qualche minuto la segretaria, quasi per uno sbaglio nel cercare qualche cosa, si fa vedere sulla soglia della porta dell’assistente. “Ciao”, gli dice, usando però una voce calma e bassa, quasi quella di un’amica che cerca di fargli qualche confidenza: “sembra proprio che tiri una certa ariaccia in questi uffici; a te non so che cosa sembri, però il geometra pare piuttosto agitato, come se gli girasse per la testa qualcosa che resta piuttosto difficile da comprendere, quasi se avesse delle novità che non riesce proprio a condividere con gli altri”.
“Non so”, fa lui con l’espressione di chi sta riflettendo seriamente; “però a me risulta che i problemi dell’azienda in questo momento siano tutti facilmente superabili, si tratta soltanto di qualche stato di avanzamento dei lavori che deve essere ancora liquidato, ma niente di più”. “Ma tu allora credi forse che il geometra abbia magari dei problemi propri, qualcosa che vada oltre il suo lavoro in questa ditta”. “Non so proprio che dire”, fa l’assistente, “però lui non mi pare il tipo di individuo che se la prenda troppo per le difficoltà aziendali; per cui è strano che sia agitato, forse ha soltanto qualcosa di personale che a noi non è dato di conoscere”. La segretaria a questo punto esce dalla stanza, e nel gesto che compie ritirandosi, mostra evidente una certo sconforto.

Bruno Magnolfi

domenica 12 maggio 2019

Fallimento delle idee.




Ci sono delle sere in cui lui si sente triste. Saluta volentieri il geometra quando fuori, sul piazzale sterrato dove riposano gli autocarri e gli escavatori, ormai si è fatto buio, e con una scusa qualsiasi rimane da solo nella sua azienda, davanti alla scrivania che ne ha viste tante, a ripensare alla giornata, a quel periodo, o anche a tutto quanto insieme. Se anche ci riflette a fondo non è mai del tutto convinto di aver fatto delle scelte giuste, e in ogni caso non riesce ad isolare con facilità quali siano stati i suoi veri errori. Perché spesso si è visto semplicemente costretto a intraprendere certe strade, anche se non sarebbero state quelle che lui prediligeva. Per certi appalti ha pagato, non c'è dubbio, ma non poteva proprio fare altrimenti.
“Signor Chelli”, gli dicono quando a volte si ritrova lungo alcuni corridoi. E poi gli spiegano con un sorriso che si potrebbe fare questo, e che forse si potrebbe fare quello, e che non ci vuole poi molto, basta una piccola spinta, una percentuale, insomma un regalino, e l'appalto è subito suo, signor Chelli. "Andiamo a pranzo in un posto qui vicino, ne possiamo parlare con più calma", gli dicono con certe facce di bronzo quasi incredibili. Non c'è niente da fare, bisogna comportarsi come dicono loro, anche se non si vorrebbe, perché lui pensa all'impresa, ai suoi operai, alla sede dell'azienda, e capisce ogni volta che quel sacrificio va comunque fatto, mentre tutti insieme si deve continuare a ridere di fronte ad un tavolo del ristorante.
Si sente colmo di alcuni segreti che spartisce parzialmente soltanto con il suo geometra, e per il resto ritiene il suo comportamento esattamente in linea con quello di parecchi altri, anche se la brama di lavoro, di soldi da reinvestire nell’azienda, e di quel poco di potere che gli fornisce il suo mestiere, lo fanno sentire quasi bene, importante, come chi riesce ad avere il fiuto e lo sguardo più sottili di altri imprenditori con i quali sa di aver da sempre intavolato una vera competizione, senza alcuno scrupolo. A volte si ritrova a fingere, con tre o quattro di loro con cui spartisce la medesima sorte, e che generalmente sente per telefono, di non avere mai collegamenti con nessuno tra coloro che tengono in mano ciò che conta veramente nel settore, forse perché sa che è normale dire sempre così, in qualsiasi caso.
Mentre è da solo il signor Chelli pensa anche al futuro, anzi soprattutto a quello: ma mai a qualcosa che vada oltre al prossimo mese, grossomodo. Dopo si vedrà, riflette, ci sarà il tempo per escogitare qualcos’altro, magari per trovare degli alleati giusti con cui condividere le sofferenze eventuali, i momenti più difficili. L’importante è adesso: pagare le prossime fatture che arriveranno, ammorbidire il direttore della banca per avere ancora del credito, consegnare nel giorno giusto le buste paga agli operai; e poi farsi vedere sempre serio da tutti quanti, ma mai davvero preoccupato, perché nella sua ditta tutto procede bene, proprio come è stato già ampiamente previsto. Ci sono davanti ancora tanti anni di lavoro per me e per questa azienda, pensa ancora; basta avere sempre il giusto equilibrio tra tutti gli elementi che compongono l’insieme. Il resto poi è dato soltanto da un pizzico di fortuna, almeno quando tutto sembra proprio mettersi bene; oppure esattamente il contrario, sfortunaccia maledetta, quando non resta proprio altro che quella parola così lontana dalla mente ma così paurosa: fallimento.

Bruno Magnolfi  

venerdì 10 maggio 2019

Impegni seri.


          

            Stamani in azienda c’è stato un battibecco tra gli operai mentre stavano preparando il materiale e le attrezzature da portare sul posto di lavoro. L’assistente di cantiere si è avvicinato per comprendere quale fosse il motivo di tutta quella confusione, ma loro proseguendo a spintonarsi come scolaretti, hanno alzato le spalle senza dare alcuna spiegazione. Il signor Chelli, titolare dell'impresa, è arrivato in sede proprio durante quegli attimi, e non riuscendo a comprendere neppure lui cosa stesse succedendo, si è fatto l'idea, non si sa come, che la colpa in qualche modo fosse tutta dell'assistente, richiamandolo nel suo ufficio mentre era in preda ad una forte irritazione. Il fatto che il geometra non si fosse ancora fatto vedere, naturalmente non ha giocato un ruolo favorevole per nessuno, tantomeno per la soluzione del problema, e le cose hanno preso rapidamente una piega molto negativa, al punto che l'assistente sotto reazione emotiva davanti al proprietario dell’impresa che lo rimproverava di non riuscire a tenere a freno gli operai, ha mormorato che probabilmente da lì a poco sarebbe andato via da quella ditta.
            Più tardi, con una scusa piuttosto discutibile circa il suo orario, è arrivato il geometra, con la sua solita aria svagata di chi ha la testa tra le nuvole. Messo al corrente dei fatti si è schierato subito naturalmente dalla parte del signor Chelli, sostenendo però al contempo che non sarebbe stato quello il momento per lasciar andare via il loro assistente, difendendo di fatto con due parole il suo valore e la piccola esperienza maturata in azienda. Si è anche assunto l’onere davanti al titolare, di parlare con lui nel corso della medesima giornata, e di prendere senz'altro dei provvedimenti nei confronti di tutti gli operai, secondo il suo parere andati oramai quasi fuori controllo.
L'assistente di cantiere al contrario pensa che se la situazione è giunta fino a questo punto, lo si debba imputare espressamente a ciò che è riuscito a seminare ultimamente il geometra, con il nervosismo continuo che è stato capace di trasmettere praticamente a tutti sul posto di lavoro, anche se comprende benissimo che non potrà mai sostenere di fronte ad altri una cosa di quel genere. Così si mette a fare le solite cose di ogni giorno, aspetta circa un’ora in ufficio, poi dice al geometra che adesso prenderà il furgoncino della ditta per andare sul cantiere a visionare il proseguo dei lavori. Il geometra gli dice di attendere soltanto un attimo, ed infine, raccolte alcune carte nell'ufficio della segretaria, va con lui, come per tentare una via di salvezza per tutti quanti.
“Non è il momento per andartene”, gli fa senza preamboli una volta in macchina. Poi trascorre qualche minuto senza che i due tornino a dirsi qualche cosa. La strada corre, l’assistente guida impegnandosi nel non mostrare nervosismo, ma poi tira i freni bruscamente quando un uomo in bicicletta gli attraversa la via. “Perché?”, chiede innestando di nuovo la marcia e ripartendo. “Forse ci potrebbero essere, tra non molto, un passaggio di livello ed un’ acquisizione di mansioni più alte, proprio per te”. L’assistente resta colpito, avrebbe voglia quasi di ridere, tanti sono i cambi di scena in così poco tempo, ma resta serio aspettando che il geometra si spieghi meglio. Ma quello al contrario si mette a fare delle telefonate, e prosegue così fino a quando non giungono in cantiere, dove gli operai stanno lavorando come sempre a testa bassa.
Il geometra allora raduna tutti, e dice senza mezzi termini che non sopporterà un’altra vicenda come quella appena successa, e che nel contratto nazionale dell’edilizia è previsto il licenziamento in tronco per rissa sul cantiere. Tutti restano in silenzio, con gli occhi bassi, le mani sporche della polvere dei laterizi e del cemento. Infine riprendono ognuno le sue mansioni, senza aver detto praticamente ancora niente, e solo accennato, con il loro inequivocabile atteggiamento remissivo, che le cose sin da adesso, proprio per il loro impegno, sicuramente andranno meglio.

Bruno Magnolfi

mercoledì 8 maggio 2019

Ragioni da farsi.



Certe sere lui si sente stanco, e dopo la cena poco impegnativa consumata in casa con la sua compagna, una volta portato fuori il loro simpatico cagnolino di piccola taglia per una buona mezz'ora, passeggiando lungo il giardinetto proprio di fronte al palazzo dove abita, e dopo aver fumato in questa maniera l'ultima sigaretta di tutto il giorno, e magari scambiato due parole con qualche vicino che sta per l’appunto rincasando, rientra infine anche lui, per iniziare lentamente a prepararsi, lavandosi e spogliandosi, ed andare da lì a poco a coricarsi nel suo letto.
Però si sente stufo di queste giornate spesso persino troppo simili l’una all’altra, tanto da assomigliarsi quasi tutte. Certe volte crede proprio di essere del tutto sprecato per il lavoro che svolge: uno con la sua esperienza potrebbe aspirare a qualcosa di migliore, riflette spesso. In fondo non sarebbe neppure troppo difficile cambiare occupazione, figure professionali come la sua sono piuttosto ricercate in certe grandi imprese, e qualche volta parlando con dei colleghi di qualche altra azienda più importante, ne ha avuto una conferma più che diretta.
La ditta di cui fa parte da diversi anni, oramai si è fatta troppo piccola per uno come lui, con le sue competenze: là dentro, per un responsabile tecnico, non ci sono grandi prospettive, e non si può neanche aspirare a qualcosa di meglio finché lui rimane a lavorare lì, visto che i compiti che si ritrova a far svolgere a quei suoi operai, sono praticamente quasi sempre gli stessi, senza neppure delle possibili variazioni. Il titolare sicuramente è proprio una brava persona, ma anche uno che si accontenta, ed anche lui è un tipo grigio, noioso, sempre pronto a chiedere e a parlare delle solite cose, a preoccuparsi anche troppo delle medesime faccende, quasi come suonasse una melodia continuamente ripetuta.
Però c'è lei, la segretaria, con la quale a furia di velati complimenti lanciati verso i suoi modi e l'abbigliamento sempre di classe, tramite qualche parola detta perlopiù di sotterfugio, è riuscito alla fine, con una certa fatica a dire il vero, ad intessere una relazione piuttosto intrigante, anche se tutta giocata sempre un po’ troppo in punta di piedi e con poche prospettive. Lei non è male, sicuramente è una bella donna, forse anche lei sprecata per un posto di lavoro di quel genere, anche perché spesso appare come l'unica cosa viva dentro quell'impresa. "Buongiorno geometra", gli dice lei con slancio mentre sta arrivando, e lo fa con un tono di voce che sottintende già un gran numero di cose, almeno per uno come lui. Lui le sorride, e lascia all'immaginazione qualsiasi commento gli passi per la testa.
Però anche con lei, che è sposata ed ha anche un figlio, non c’è proprio futuro: basta accontentarsi divertendosi qualche volta alle spalle del loro titolare dell’azienda, passarsi qualche messaggio piccante sopra le scrivanie, sfiorarsi una mano di nascosto, e dopo basta, nient’altro, se non fare qualcosa che si esaurisca in fretta senza lasciare alcuna traccia. Non è molto per accettare di restare ancora a lavorare lì, ed è per questo che il geometra ha cominciato a parlare in giro della possibilità in tempi brevi di rendersi disponibile per un'altra occupazione. Non dirà niente a nessuno, naturalmente, almeno fino al momento in cui toglierà il disturbo. E la segretaria in qualche modo dovrà pur farsene a quel punto una ragione.


Bruno Magnolfi



lunedì 6 maggio 2019

Sfiorare di corpi.



Quando esce da casa per andare al lavoro, lei ha già un pensiero fisso che le attraversa la mente. Ha scelto con cura gli accostamenti tra i colori dei suoi elementi di vestiario, ed anche se sono soltanto delle gonne e dei maglioncini che ha comperato a poco prezzo sopra a qualche bancarella, sa che ogni capo si deve saper indossare con stile, come fosse qualcosa creato apposta per lei da qualche sarto importante. Anche la pettinatura ed il trucco leggero le portano via ogni mattina un certo impegno davanti allo specchio, ma quando poi si ritrova lungo la strada dentro alla sua utilitaria, tutto questo improvvisamente è come dimenticato, perché adesso fa parte di lei, visto che lei si sente proprio così, esattamente come si è vista riflessa una volta pronta, ed il resto è come lasciato alle spalle, scordato, almeno per un certo periodo di tempo.
Osserva con attenzione ogni cosa davanti alle ruote della sua macchina, mentre continua ad imboccare le solite vie del percorso usuale, fino ad attraversare il grande cancello dell’impresa dove lavora, generalmente lasciato aperto quando c’è qualcuno all’interno, e parcheggiando poi nel medesimo posto, lasciato libero ogni giorno in pratica apposta per lei. E’ una piccola ditta, quella dove è impiegata, e forse proprio per questo lei quando è là dentro si sente importante, come se molte delle cose presenti tra quegli spazi, smettessero di funzionare regolarmente, se soltanto la segretaria non si presentasse in orario.
Peraltro ogni giorno si sente come chiamata a portare una ventata di novità quando arriva, e siccome qualche volta ha provato un piccolo senso di frustrazione per non essere stata accolta con slancio da chi era già presente all’interno di quegli uffici, è lei adesso che cerca di provocare negli altri una reazione positiva quando entra, proprio per non lasciare alcun dubbio sul fatto che lei, in questo esatto momento, sia veramente arrivata. Il valore aggiunto di tutto quanto naturalmente è il geometra: l’unica personalità tra quegli individui che a suo parere potrebbe davvero in qualche modo tenerle testa, capace anche soltanto guardandola in una certa maniera, di farla sentire immediatamente una donna. Per questo l’unico modo per far procedere in modo positivo le cose, fin da quando ha iniziato a lavorare là dentro, è stato quello di cercare una specie di alleanza con lui, fino a concedersi in diverse occasioni anche in modo fisico e completo, naturalmente a patto che tutto restasse un  segreto tombale tra loro. 
C'è un'intesa che sembra aleggiare, senza che altri possano mai neanche sospettarne qualcosa, tanto che è sufficiente uno sguardo tra loro due, per dirsi molte più cose di quanto si potrebbe mai immaginare. Il lavoro procede, e qualche volta forse hanno pensato che lui e lei da soli, avrebbero potuto mandare avanti le cose senza bisogno di altri, ma poi sorridono, senza spiegare perché, e le loro mansioni sembrano come galleggiare su uno strato di attività del tutto ordinarie. Non si dicono mai niente di particolare, si limitano spesso a scambiarsi semplicemente le carte e i dati che servono a mandare avanti l’impresa, ma nel loro intimo con probabilità nascondono delle diverse intenzioni, delle voglie segrete che forse trasformano a volte quei semplici uffici da piccola impresa, in un duro carcere, un luogo che in certi giorni, quando i loro corpi si sfiorano, può trasformarsi in un vero e proprio supplizio.


Bruno Magnolfi 



domenica 5 maggio 2019

Altro a venire.


           

            A lui piace stare seduto in silenzio senza pensare a delle cose troppo definite. Anche quando è in ufficio, e sa di avere molto tempo per occuparsi delle sue attività principali, certe volte si lascia scivolare con la mente verso cose che rimangono ordinariamente anche molto lontane dal suo mestiere. In fondo non c’è proprio niente di male se uno come lui divaga per qualche minuto dai pensieri che normalmente lo assillano. Si tratta di fantasticare, di uscire momentaneamente con il pensiero da quegli uffici, allontanare la testa dai compiti di sempre, forse soltanto per evitare la trappola del troppo lavoro, di quello stare sempre con la mente pressata dagli impegni che spesso superano come numero quello che sembra essere il semplice necessario.
Poi c'è sempre un momento in cui tutto torna prepotentemente di fronte, e basta una porta sbattuta, la parola di qualcuno che vuole farsi ascoltare, in qualche caso anche un oggetto mal riposto che cade non del tutto casualmente da un ripiano, ed ogni cosa sembra crollare in un attimo, per riportare subito alla mente le attività ordinarie, ed a lui anche quel suo mestiere consueto, quegli indiscutibili rapporti di lavoro ormai ben assodati con le persone da cui è circondato ogni giorno. Il titolare dell'impresa, che si vede di rado, ultimamente non gli ha chiesto più niente a proposito dei rapporti con gli operai, ed il geometra da qualche giorno sembra impegnato in attività piuttosto distanti da quei problemi, quasi non avesse più tempo per le pallide sciocchezze, come sicuramente pensa, che sembra stiano tanto a cuore al suo assistente di cantiere.
A lui in fondo non interessa, a volte gli pare addirittura che gli operai lavorino meglio e di più se non hanno attorno i propri dirigenti d’impresa. Ha battuto persino una mano sulla spalla ad un caposquadra, non più tardi di due o tre giorni fa, ed era la prima volta che faceva una cosa di quel genere. L'altro lo ha guardato appena per un attimo, e con il suo leggero sorriso è parso voler momentaneamente annullare tutta la distanza istituzionale che c'e tra di loro, lasciando emergere un profilo più umano per tutt’e due. All'assistente è sembrato di avere fatto un gesto importante, e forse anche perfino giusto, qualcosa che mostrava in un certo modo persino la crepa che in qualche caso può apparire più evidente proprio dentro a quei loro uffici aziendali, dove tutto deve trovare un suo svolgimento e anche una propria spiegazione, e non ha voluto aggiungere nulla, proprio per non annacquare con delle stupidaggini di rito, ciò che pareva sufficientemente schietto e quasi normale.
In ogni caso comprende benissimo che non possono certo scaturite da un semplice gesto le precisazioni e i chiarimenti che paiono oramai sempre più necessari all’interno della loro ditta, ed il clima in cantiere è naturalmente rimasto quello della vigilanza armata. Il geometra sostiene che è salutare per tutti tenere gli operai così, piuttosto sotto pressione, e all'assistente di cantiere in fondo non importa proprio un bel niente: a lui basta che tutto fili liscio con tutti, fare sempre in modo di non trovarsi a dover difendere una posizione che magari non sente neppure come propria. Il suo ruolo a volte è sfuggente, lo sa bene, e la cerniera che forse dovrebbe rivestire affrontando i suoi compiti, qualcosa che probabilmente non comprenderà mai fino in fondo. Poi resta immobile di nuovo, seduto alla sua scrivania, un'altra volta ancora, come spesso accade, allontanando lentamente la testa da quei pensieri e da tutto ciò che ne può derivare; e quando infine torna a guardare con una certa speranza il quadrante dell'orologio, sa che tra poco, anche per oggi, sarà certamente terminata anche quella giornata di lavoro. Il resto poi si vedrà.

Bruno Magnolfi

giovedì 2 maggio 2019

Proprie occupazioni.



Il caposquadra ultimamente si dimostra un tipo tosto, uno che sa interpretare benissimo i malumori degli operai, e soprattutto farli suoi, affrontando così a muso duro, quando c'è da rivendicare qualche diritto per tutta la squadra, anche i tecnici presenti sul cantiere di lavoro. Mentre era in atto un sopralluogo della direzione lavori difatti, lui ha detto a voce sufficientemente alta, in modo da farsi sentire da tutti, “che gli operai sanno bene come portare avanti le opere e i manufatti affidati a loro”, e nessuno si è sentito in grado di contraddirlo.
L'assistente di cantiere è rimasto perplesso mentre teneva ancora in mano le piante progettuali, ed ha provato comunque un inconfessabile brivido di piacere, essendo al corrente peraltro del valore del lavoratore che aveva parlato. Il geometra, fermo poco più avanti, ha mostrato invece una completa indifferenza, anche se si capiva benissimo conoscendolo, che in quel momento fosse furente, almeno dentro di sé. Poi tutto è parso rientrare nella normalità, ma più tardi il titolare dell'impresa, venuto a sapere dei fatti accaduti, ha voluto approfondire l'argomento, mettendo a sedere davanti alla sua scrivania sia il geometra che l'assistente.
“Sono soltanto sciocchezze”, ha detto subito il geometra cercando in questo modo di sminuire le cose. Ma il titolare non è parso per nulla soddisfatto di queste parole, soprattutto per aver dovuto subire, come impresa edile, una evidente brutta figura davanti alla direzione lavori dell’ente appaltante. Perciò ha assunto immediatamente un’espressione seria e scocciata, poi ha chiesto con serietà all’assistente se ne sapesse qualcosa di più di tutta la faccenda. “Non molto”, ha risposto lui, “però è certo che sta covando del malumore tra gli operai, e forse sarebbe il caso di parlare con loro per comprendere meglio la cosa”.
Il geometra allora si è alzato dalla sua sedia con un modo di fare scocciato, ed ha detto senza mezzi termini “che gli operai devono stare sempre dalla propria parte; che non c’è neppure un’altra impresa sul territorio dove vengono trattati così bene come in questa; e che se qualcuno di loro ha voglia di andarsene, bene, si accomodi pure”. Ma il titolare non ha gradito troppo questa presa di posizione, anche se ha annuito ascoltando un punto di vista che reputava con evidenza piuttosto vicino al suo; ha spiegato con poche parole che lui comunque si fida di queste persone, che tutti quanti fanno parte della sua ditta da parecchio tempo, e che quindi se ci sono dei problemi è bene cercare di conoscerne la natura, per trovarne in qualche maniera una rapida soluzione. Il geometra a questo punto forse aveva voglia di uscire dall’ufficio, tanto appariva furioso, ma è rimasto comunque seduto, senza aggiungere niente né fare commenti.
“Tu”, ha detto poi il titolare all’assistente; “puoi cercare di parlare con loro per comprendere che cosa c’è che non va, e quale sia la vera origine del loro malumore; e puoi anche dire a tutti gli operai che rimane la ferma volontà da parte nostra, di superare una volta per tutte queste divisioni, e trovare al più presto una linea d’intesa”. L’assistente lo ha guardato senza ribattere niente, ma ha annuito mostrando la piena comprensione del problema posto; poi tutti si sono alzati dalle loro sedie, e senza tornare a guardarsi hanno ripreso le proprie occupazioni.

Bruno Magnolfi




mercoledì 1 maggio 2019

Miglioramenti lavorativi.


          

            Gli operai dicono che così non si può più andare avanti. Nelle mansioni che seguono, loro sostengono di mettere sempre tutto l’impegno che serve, ma da qualche tempo spiegano anche come il geometra della ditta sia diventato praticamente intrattabile: si comporta piuttosto male con chiunque di loro, alza la voce, volta le spalle ad ognuno, e poi dice continuamente che le opere a cui sono stati destinati non procedono mai come dovrebbero, e che tutti quanti in quel cantiere battono la fiacca, mostrano indifferenza nei risultati, e non producono neppure per quanto sono pagati.
Per questo gli operai tendono sempre di più a rivolgersi all'assistente di cantiere invece che al geometra, a volte semplicemente per lamentarsi con lui dei comportamenti dell’altro, in altri casi per insinuare alla loro maniera delle velate quanto pacate ed innocue minacce. Di tutto questo il proprietario e titolare della piccola impresa edile, sembra non accorgersi mai di un bel niente, probabilmente anestetizzato dai frequenti contatti, e forse persino eccessivi, coi vari personaggi che stanno notoriamente al servizio degli enti appaltanti, sempre pronti ad accettare l'offerta di un pranzo, di un regalo, o anche di un sopralluogo in mezzo a cui darsi una certa importanza.
Ci sono giorni in cui non sembra neppure che le cose possano proprio andare avanti ancora così, ed il nervosismo che circola tra i dipendenti che lavorano in quel cantiere, lo si palpa immediatamente, basta stare per un po’ insieme a loro per rendersene conto. Poi arriva l’assistente, con il suo fare timido, dimesso, di colui che non prende mai una posizione precisa, e forse qualcuno tra gli operai pensa con chiarezza che sia proprio un inetto, uno che vive soltanto alle spalle dei suoi superiori di grado, ed è per questo che non c'è molto da fidarsi di lui, anzi, forse bisogna scansarlo, trattarlo come si merita e basta, dicono già alcuni di loro.
Lui invece, se cerca soltanto di non prendere posizioni precise, lo fa per non entrare in contrasto mai con nessuno, anche rendendosi conto sempre di più, che prima o dopo dovrà pur fare una scelta, e decidere una buona volta a chi dare ragione. Gli operai lo guardano, parlano con lui, gli chiedono qualcosa, ma non credono affatto potrà mai davvero aiutarli, anche se loro proseguono a fare il loro dovere, impegnandosi nei lavori manuali a cui sono destinati, dando proprio il meglio di loro, come sempre hanno fatto. Perché ad esempio, prendersela soltanto con il geometra, probabilmente non è neppure la maniera migliore per dimostrare la loro amarezza: forse tutti quanti sono soltanto delle rotelle di un ingranaggio che porta ognuno a comportarsi in una definita maniera. L’assistente di cantiere forse è soltanto un altro disgraziato messo peggio persino degli stessi operai: è da solo, nessuno può davvero aiutarlo, se non da sé, assumendo un comportamento di basso profilo, restando neutrale, a cavallo tra una definizione del lavoro e quell’altra.
Il geometra non si rivolge quasi mai a lui direttamente: lascia che allarghi le carte, i progetti, gli appunti, che annoti a sua volta tutte le misure che servono, i dati, le quote, i numeri, e poi forse il suo superiore si abbassa a dirgli qualcosa, ma con voce bassa, senza farsi sentire dagli altri, e lascia che lui scuota la testa, probabilmente già pronto per fare anche quest’ultima cosa a cui è demandato. E’ giovane, deve ancora imparare molto di questo mondo, soprattutto deve capire una volta per tutte che non potrà mai dire qualcosa pensato individualmente da lui, almeno fino a quando non avrà acquisito una certa autorevolezza; e per far questo ci vorrà ancora del tempo: tutto quello che serve, fino a riuscire a far sentire agli operai la sua voce decisa, il suo parere convinto, la sua opinione invariabile, sottesa da un pensiero soltanto: questa adesso, è la cosa migliore da fare.

Bruno Magnolfi