mercoledì 15 maggio 2019

Conoscenze dirette.



Il senso di liberazione che lui prova ogni sera, quando riesce finalmente a venir via dagli uffici aziendali dove ha lavorato per tutto il giorno, e quindi raggiungere la sua abitazione, si stempra velocemente e con semplicità nello smarrimento che avverte quando si ritrova da solo nelle sue due stanze fredde, buone soltanto nello spingerlo ad aprire il frigorifero per accorgersi immediatamente di non avere quasi appetito di fronte alla prospettiva di dover obbligatoriamente cucinarsi qualcosa di poco invitante. La riserva di entusiasmo messa da parte in tutta la giornata per quel preciso momento, diventa in questo modo una nuova delusione, tanto da spingerlo soltanto verso le notizie quotidiane della televisione, lontane ed impersonali.
Così decide rapidamente, come spesso succede, di indossare di nuovo la giacca ed andarsene fino al bar sotto casa, dove farsi scaldare un paio di tramezzini e fare magari due chiacchiere con qualcuno che sfoglia svogliatamente il giornale sportivo, o che osserva le persone che passano sul marciapiede fuori dalla vetrina dello stesso locale. Ha degli amici con cui qualche volta si vede di sabato sera o durante la domenica, ma abitano tutti piuttosto lontano, e non è il caso di telefonare a qualcuno di loro soltanto per stemprare quel suo senso di inutilità. 
Poi dice al cameriere, quasi con un automatismo, che non ne può più del suo lavoro, e che si sente sempre di più preso nel mezzo, esattamente tra la logica degli operai e quella dei proprietari. L'altro lo guarda, è difficile stare in una posizione del genere pensa, però si limita ad annuire, come volesse aggiungere che ognuno comunque ha i propri guai, e che forse bisognerebbe mostrare il coraggio di rifiutare delle situazioni del genere. L'assistente di cantiere sembra intuire il suo pensiero, così mentre continua a masticare il suo panino, dice che nella scelta lui per sua indole starebbe sempre insieme ai lavoratori manuali, ma che purtroppo non è mai conveniente. L’altro sorride, poi va dietro al banco a preparare un caffè.
Non posso rifiutare questo lavoro al punto in cui sono, pensa lui con più calma; proprio adesso che sto imparando davvero qualcosa, che riesco a sentirmi abbastanza a mio agio mentre sono sui cantieri, ed ho anche assimilato la maniera migliore per stilare le varie contabilità. Devo soltanto imparare ad essere più indifferente alle cose che avvengono intorno a me, andare dritto allo scopo senza perdermi dietro le faccende che non mi riguardano. Forse non devo mostrare neppure che tengo troppo a questo posto di lavoro: potrei dare l’impressione di uno che si affeziona ai luoghi in cui si viene a trovare, che ha paura di non riottenere in futuro un lavoro del genere, così comodo ed anche piacevole, così come si immagina il nostro capo.
In ogni caso durante una discussione in merito, posso sempre tirar fuori al momento più adatto qualcosa di ciò che sono riuscito a sapere sugli appalti truccati e sugli affidamenti diretti avuti con una percentuale; potrei farne appena un accenno leggero, giusto di passata, come fa chi sa molto di più di quello che vuole spiegare, e che non può certo essere trattato come un pivellino che non conosce come si sta in questo mondo. Oppure potrei stare zitto, ed ascoltare senza battere ciglio tutto quello che mi viene spiegato: anzi, forse è più facile fare così, in fondo ci sono delle cose che proprio fino in fondo non si riescono mai a sapere davvero.


Bruno Magnolfi 


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