domenica 5 maggio 2019

Altro a venire.


           

            A lui piace stare seduto in silenzio senza pensare a delle cose troppo definite. Anche quando è in ufficio, e sa di avere molto tempo per occuparsi delle sue attività principali, certe volte si lascia scivolare con la mente verso cose che rimangono ordinariamente anche molto lontane dal suo mestiere. In fondo non c’è proprio niente di male se uno come lui divaga per qualche minuto dai pensieri che normalmente lo assillano. Si tratta di fantasticare, di uscire momentaneamente con il pensiero da quegli uffici, allontanare la testa dai compiti di sempre, forse soltanto per evitare la trappola del troppo lavoro, di quello stare sempre con la mente pressata dagli impegni che spesso superano come numero quello che sembra essere il semplice necessario.
Poi c'è sempre un momento in cui tutto torna prepotentemente di fronte, e basta una porta sbattuta, la parola di qualcuno che vuole farsi ascoltare, in qualche caso anche un oggetto mal riposto che cade non del tutto casualmente da un ripiano, ed ogni cosa sembra crollare in un attimo, per riportare subito alla mente le attività ordinarie, ed a lui anche quel suo mestiere consueto, quegli indiscutibili rapporti di lavoro ormai ben assodati con le persone da cui è circondato ogni giorno. Il titolare dell'impresa, che si vede di rado, ultimamente non gli ha chiesto più niente a proposito dei rapporti con gli operai, ed il geometra da qualche giorno sembra impegnato in attività piuttosto distanti da quei problemi, quasi non avesse più tempo per le pallide sciocchezze, come sicuramente pensa, che sembra stiano tanto a cuore al suo assistente di cantiere.
A lui in fondo non interessa, a volte gli pare addirittura che gli operai lavorino meglio e di più se non hanno attorno i propri dirigenti d’impresa. Ha battuto persino una mano sulla spalla ad un caposquadra, non più tardi di due o tre giorni fa, ed era la prima volta che faceva una cosa di quel genere. L'altro lo ha guardato appena per un attimo, e con il suo leggero sorriso è parso voler momentaneamente annullare tutta la distanza istituzionale che c'e tra di loro, lasciando emergere un profilo più umano per tutt’e due. All'assistente è sembrato di avere fatto un gesto importante, e forse anche perfino giusto, qualcosa che mostrava in un certo modo persino la crepa che in qualche caso può apparire più evidente proprio dentro a quei loro uffici aziendali, dove tutto deve trovare un suo svolgimento e anche una propria spiegazione, e non ha voluto aggiungere nulla, proprio per non annacquare con delle stupidaggini di rito, ciò che pareva sufficientemente schietto e quasi normale.
In ogni caso comprende benissimo che non possono certo scaturite da un semplice gesto le precisazioni e i chiarimenti che paiono oramai sempre più necessari all’interno della loro ditta, ed il clima in cantiere è naturalmente rimasto quello della vigilanza armata. Il geometra sostiene che è salutare per tutti tenere gli operai così, piuttosto sotto pressione, e all'assistente di cantiere in fondo non importa proprio un bel niente: a lui basta che tutto fili liscio con tutti, fare sempre in modo di non trovarsi a dover difendere una posizione che magari non sente neppure come propria. Il suo ruolo a volte è sfuggente, lo sa bene, e la cerniera che forse dovrebbe rivestire affrontando i suoi compiti, qualcosa che probabilmente non comprenderà mai fino in fondo. Poi resta immobile di nuovo, seduto alla sua scrivania, un'altra volta ancora, come spesso accade, allontanando lentamente la testa da quei pensieri e da tutto ciò che ne può derivare; e quando infine torna a guardare con una certa speranza il quadrante dell'orologio, sa che tra poco, anche per oggi, sarà certamente terminata anche quella giornata di lavoro. Il resto poi si vedrà.

Bruno Magnolfi

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