mercoledì 23 gennaio 2019

Brutte persone.




Lo ha notato quasi immediatamente, di poco avanti a sé, una volta uscito da casa e incamminatosi lungo la strada. Tra le ombre del tardo pomeriggio spesso non è facile rendersi conto di cosa sia un piccolo oggetto scuro che sguscia, che si insinua tra le auto parcheggiate, che si nasconde alla vista di tutti: forse un gatto, uno di quei tanti che girano intorno ai caseggiati camminando sulla cima dei muretti e attraversando le sbarre dei cancelli e delle recinzioni, per poi rientrare nella casa di qualche vecchia che li accudisce e che li fa dormire su una sedia impagliata o sulla poltrona; o anche un semplice pezzo di giornale magari, mosso dal vento freddo di queste sere invernali, sfuggito di mano a qualche passante poco attento, o gettato via da chi non è interessato a lasciare pulite le strade e le piazze della propria città.
Renato si è sentito subito incuriosito da quella macchia di sporco mobile e quasi incomprensibile, quasi fosse ai suoi occhi una chiara dimostrazione di diversità, una differenza palpabile, una variabile insolita, all’interno di un panorama cittadino spesso anche troppo ordinato, fatto e finito, regolamentato da ordini troppo precisi, costituito secondo una logica insopportabilmente esatta, almeno per il suo modo ribelle di vedere le cose. Così si è avvicinato lentamente, badando a non produrre rumori, stando ben attento a dove appoggiare le suole delle sue scarpe, e scorrendo con molta calma il marciapiede di quella strada deserta; ed ha aperto gli occhi nell’oscurità della sera precoce, fino a cogliere ogni più piccola sfumatura di ciò che andava osservando, all’erta per ogni rumore avvertibile.
Poi, un piccolo cucciolo di cane dal mantello chiazzato, finalmente, è uscito con rapidità allo scoperto, scodinzolando verso di lui e fermandosi vicino ai suoi piedi, sprovvisto di collare e senza niente che lo rendesse in qualche modo identificabile.  Renato gli si è avvicinato ancora di più, gli ha fatto una carezza, lo ha trattenuto un momento con sé, ed il cucciolo si è mostrato subito riconoscente di quelle attenzioni, pur magro, denutrito, sporco, probabilmente privo di padrone e perfino di un posto dove andare a rifugiarsi la notte. Non ha avuto bisogno di convincerlo troppo, il cane appena lui si è mosso gli è andato subito dietro, come se riponesse proprio in Renato tutta la fiducia per il suo futuro. Allora lui lo ha preso in braccio, lo ha accarezzato e se lo è portato fino a casa, deciso a tenerlo con sé.
Gli amici più tardi gli hanno fatto corona sulla piazza insinuando qualche immancabile battuta di spirito nel vederlo presentarsi al ritrovo delle panchine con quel cucciolo trattenuto da un guinzaglio un po’ estemporaneo, ma Renato si è mostrato felice del suo nuovo amico da sfoggiare tra i compagni di sempre, quasi fosse quello che segretamente aveva sempre desiderato. Lo ha visto così Clara, passando in modo quasi distratto attraverso la piazza, e salutando tutti da lontano con un semplice gesto: e le è piaciuto molto rendersi conto di come dietro a quei ragazzi mezzi sbandati, privi di un interesse preciso, poco inclini ad integrarsi con gli altri, forse si rannidasse una sensibilità addirittura insospettabile, e di come quel Renato, osservato da un particolare punto di vista, alla fine non fosse affatto una brutta persona.


Bruno Magnolfi


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