martedì 18 novembre 2014

Diversi nemici.

          

Qua attorno ci sono sicuramente i nemici, dei pazzi assassini, dice lui sottovoce parlando tra sé, mentre affila il viso strabuzzando leggermente i suoi occhi, quasi a mostrare la maschera proprio di coloro che teme. Magari quelli mi osservano nell'ombra, senza essere visti, ed aspettano soltanto il momento migliore per colpirmi alle spalle. Non ho paura, dice ancora con convinzione, con voce adesso più forte, perché ho la piena consapevolezza che tutti quanti non siano altro che dei semplici vigliacchi, e non appena saprò dimostrare che riesco a tener testa alle loro stupide azioni, fuggiranno tutti a gambe levate per tornarsene diritti da dove sono venuti.
Mettendosi ad osservarlo, lo si può notare muoversi nervosamente lungo il corridoio, in genere restando sempre lontano dalla finestra sul fondo, come fosse quella la fonte dei pericoli, e quando passa davanti al piccolo specchio appeso sul muro, si capisce che evita persino di guardarsi, proprio perché sa che là dentro, in tutte le immagini riflesse, si possono annidare proprio alcuni degli elementi che lui cerca il più possibile di evitare.
Sto benissimo, dice subito ad un anziano vicino di casa le poche volte che quello va da lui per sincerarsi sulle sue condizioni. So difendermi, sostiene, ed ho intenzione di guardare dritto in faccia chiunque arrivi fin qui ad affrontarmi. L'unico problema sono questi angoli oscuri, gli anfratti, i nascondigli  insidiosi che tengono celati alla vista i veri pericoli infidi, i nemici, gli individui assetati di sangue.
Prima di aprire la porta di casa all’inquilino che abita al suo stesso pianerottolo, e che ormai è l’unico ad andarlo a trovare, mette sempre in opera mille stratagemmi, cercando dapprima di capire se sia davvero la persona che conosce quella che gli bussa alla porta, e poi se per caso non sia accompagnato da qualcun altro; e quando infine lo lascia entrare, si vede senz’altro che non ne è del tutto contento.
Per prudenza o circospezione lo tiene in piedi nel corridoio, in quei pochi metri quadrati dove lui stesso trascorre la maggior parte del tempo. Ho avvertito anche stamani i sottili rumori che provocano gli assassini, gli dice. Strisciano chissà dove, cercano di entrare dalle finestre, magari di farsi largo tra la gente comune per cercare la vittima giusta. Ma io lo so che sono loro il vero nemico, dobbiamo fronteggiarli con tutte le forze che abbiamo. 
Il vicino lo ascolta, poi gli rivolge delle domande banali, e alla fine va via, raccomandandogli come sempre di bussare alla porta, nel caso avesse bisogno di qualcosa. Lui chiude subito l’uscio alle sue spalle, poi controlla con attenzione ogni angolo della cucina e della camera da letto, prima di tornare nel corridoio. Resta fermo in ascolto per qualche minuto, nel caso avvertisse dei rumori sospetti, poi alla fine si siede sull’unica seggiola.
Lo specchio è ancora al suo posto: lui è quasi tentato di girarlo dalla parte del muro, pur di non doverlo più neanche vedere, ma darebbe così la possibilità a tutte le immagini contenute là dentro di nascondersi comodamente alla vista. Così lo copre, semplicemente, mettendoci un asciugamano sopra e quindi girandolo tutto attorno alla cornice. Poi aspira l’aria con maggiore soddisfazione. Nessuno uscirà da là dentro almeno stasera, dice tra sé; devo riuscire a tamponare le possibilità del nemico, sbarrargli la strada, rendergli impossibile qualsiasi comportamento. Solo così sarò sicuro di non avergliela mai data vinta.


Bruno Magnolfi

Nessun commento:

Posta un commento