lunedì 11 gennaio 2016

Futuro presente.

          

            Si dice che qualcosa tra breve verrà sicuramente modificato, ma ancora nessuno riesce a descrivere né quali siano nel concreto i cambiamenti che da qualche parte già si ipotizza, e neppure se a tutt’oggi ne siano stati previsti in qualche modo i termini specifici, visto che alla fine non si comprende affatto in quale misura questi porteranno come sembra delle vere e proprie variazioni. Lei scuote la testa, le viene persino da sorridere nel pensare a cose di quel genere; poi però accende la radio, canticchia il motivetto di una canzone molto nota che in questo momento stanno trasmettendo, e intanto, con tutta la calma necessaria, si prepara per uscire. Fuori il tempo è uggioso, lei cammina senza fretta sul marciapiede, perché le cose da fare in fondo sono le medesime di sempre, e quando intravede per strada la faccia simpatica del solito portalettere con la sua impeccabile divisa sulle spalle e la classica bicicletta tra le mani, nel medesimo momento in cui lo nota cosi indaffarato nella consegna a domicilio delle bollette e anche di qualche opuscolo di pubblicità, lo saluta subito con grande calore, forse perché le sembra adesso quasi un'assurdità o un'ironia che qualcuno come lui porti ancora avanti quel suo compito, mentre tutto appare con chiarezza sull'orlo di grandi e radicali cambiamenti.
L'uomo la vede, si sfiora il cappello con gesto consumato, poi abbassa subìto gli occhi sul pacco di carta e di buste che tiene nella sua borsa capiente, ma infine si ferma, come raggiunto da una riflessione superiore a tutto ciò di cui al momento si sta occupando. Come sta? Le chiede guardandola con interesse ed assumendo un’espressione seria da navigato conoscente di quasi tutte le persone di quel quartiere popoloso, anche se in giornate come questa probabilmente gli dovrebbe bastare giusto lo scambio di un semplice saluto con qualcuno che passa. La donna torna a guardarlo, e con un sorriso leggero gli mostra anche senza usare delle parole la risposta che le è propria. Sono preoccupata, a dire il vero, arrischia però subito dopo. Serpeggia uno strano nervosismo, spiega, un disagio come dire diffuso, una voglia di nuovo del tutto indefinibile. E' proprio così, dice l'uomo un po’ sottovoce, ormai è diventato difficile anche scambiare due parole come stiamo facendo noi due proprio in questo momento. C'è un'aria di sospetto tra tutte le persone, nessuno sembra avere più neppure la voglia di sbilanciarsi in gesti definiti oppure in affermazioni nette. Persino il mio semplice suonare il campanello di casa per una consegna è visto da qualcuno quasi come un atto deprecabile. Tutti quanti appaiono ritirati dentro al proprio guscio, nascosti, quasi senza possibilità di essere scalzati in qualche modo nei loro atteggiamenti.
La donna lo guarda, anche lei prova per quanto detto un malessere soffuso, quasi una febbre: qualcuno sicuramente non condivide perfino il suo fermarsi a chiacchierare lungo la strada, e lei sa di avvertire anche quel giudizio pesante sopra di sé, come se tutta la libertà fosse definita soltanto da pensieri ordinari e anche poco meditati. Infine si scrolla queste idee, ed anche se non lo crede dice in fretta all’uomo, tornando anche a sorridere, che tutto prima o dopo si sistemerà, che è soltanto questione di tempo e di un po’ di pazienza, così il portalettere le lancia un saluto e riprende subito i suoi compiti, distogliendo lo sguardo ed allontanandosi. Ma non è semplice come sembra, pensa lei immediatamente: ci vorranno chissà quanti anni, chissà quanta fatica, per ritrovare la stessa serenità di qualche tempo addietro; e forse, anche ritrovandola, senza dubbio non sarà mai più la stessa cosa, non faremo ancora le stesse riflessioni, non saremo più assolutamente gli stessi, e dovremo probabilmente adattarci a qualcosa di estremamente nuovo che pur non piacendoci per niente, non ci concederà neppure alcuna alternativa.


Bruno Magnolfi

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