giovedì 6 ottobre 2016

Tutto qui.

            

            Con voce bassa, dopo averla osservata soltanto un attimo, lui dice subito che secondo il suo parere le cose in questo modo non stanno proprio andando nella maniera giusta, e che tra loro due probabilmente ci sarà bisogno al più presto di una riflessione seria ed il più possibile accurata, ancora prima di prendere qualche decisione importante, del tipo che in seguito potrebbe anche procurare ad ognuno un forte dispiacere. Non mi piace, aggiunge lui, che tu certe volte quasi mi eviti, oltretutto quando in corsia ci ritroviamo anche vicini. In fondo al lungo corridoio, nel piccolo pianerottolo proprio davanti alla finestra, loro due rimangono seduti come se fossero in una qualsiasi sala d'attesa, esattamente uno di fronte all'altra, senza mostrare, almeno in questo momento, alcuna fretta, anche se si sentono indubbiamente un po’ nervosi, sia per la loro situazione, sia per quanto si sono appena detti.
            Non hai capito quasi niente di me, sbotta lei d’improvviso; io vorrei soltanto restare in silenzio davanti ad un tramonto, per esempio; oppure andare a rivedere alcuni luoghi a cui mi sento legata: cose del genere, emozioni semplici magari da condividere in due. Poi restano in silenzio, lui osserva qualcosa sul muro che probabilmente non saprebbe neppure descrivere, e lei gli guarda le mani che paiono in questo momento muoversi leggermente, come animate da uno spirito proprio ed autonomo. Mi dispiace; certe volte vorrei proprio essere lontano da qui, dice lui; e sicuramente distante anche da questo miei modi nervosi, non fosse altro almeno per dimenticarmi di tutte le inutili idee che sono stato capace di avere fino adesso, compresa anche la coerenza che me le ha fatte tenere strette a me, anche durante tutto questo periodo così particolare.
Che cosa vuoi dire, fa lei, forse che saresti persino disposto a sganciare la zavorra e cercare di cambiare, se solo io ti stessi maggiormente vicina? Certo, fa lui, e se sono arrivato a dire tutto questo, ciò significa che le variazioni auspicate dentro di me sono già in atto, e che probabilmente ogni cosa si completerà in un breve lasso di tempo. Si certo, ma se dobbiamo rinviare tutto ad un periodo nebuloso che deve ancora arrivare, lo interrompe lei, con tutto l'ottimismo e la fiducia che ancora riesco ad avere, mi pare che non ci sia ancora molto da dirsi, se non rimandare tutto quanto proprio a quel momento, a quando ti sentirai davvero pronto, insomma; al contrario, a me interessa il presente, ciò che posso fare e su cui posso contare fin da adesso, senza alcuna attesa.
Va bene, fa lui, allora muoviamoci da qui e andiamo insieme da qualche parte, in modo che possa dimostrarti come le cose possono essere diverse da come adesso te le immagini. Così effettivamente si alzano, percorrono diversi corridoi, e dopo alcune rampe di scale della grande clinica ospedaliera, si ritrovano sul retro dell’edificio, senza peraltro avere incontrato nessuno. Hanno ancora il camice bianco, di fatto sono in servizio, ma senza preoccuparsene troppo raggiungono frettolosamente l’auto di lui al parcheggio dei dipendenti, ed una volta seduti, immediatamente si allontanano. Portami da qualche parte dove almeno possa baciarti, fa lei sottovoce, con un grande sorriso: adesso ne provo una voglia indicibile. Certo, fa lui, mentre con la mano sinistra cerca di spengere il cellulare che ha nella tasca, sia per evitare chiamate di servizio, che per non dover rispondere eventualmente a sua moglie, sempre pronta a telefonargli nei momenti meno opportuni. Lei al contrario appare più tranquilla: suo marito non la cerca mai, ed anche se è lei generalmente a chiamarlo, la maggior parte delle volte lui neppure le risponde.
Arriviamo almeno fino al fiume, dice lei. D'accordo fa lui, che intanto però pensa soltanto a come evitare il traffico lungo quei viali che stanno percorrendo.


Bruno Magnolfi

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