Prima
c’è un muretto, subito dopo un albero, ed infine la casa, senza possibilità di
alcun errore. Lui passa sempre lì davanti, accompagnato ogni volta da qualcuno
della sua famiglia, che in genere lo aiuta a percorrere la rampa di scale
quando esce, e poi lo tiene sottobraccio per tutto il tempo. Sta in silenzio
lui, e guarda sempre avanti a sé; cammina lentamente ma in modo regolare,
fermandosi ogni tanto, e dopo un po’ lascia che il suo accompagnatore gli chieda
se voglia restare ancora fuori a passeggiare, o se al contrario sia già
possibile rientrare nella loro abitazione. Lui fa un semplice gesto con la
mano, e allora rientrano; altrimenti produce un piccolo verso di sofferenza con
la gola, come se ancora non avesse preso tutta l’aria di cui sente il bisogno,
e così viene ripetuto ancora una volta, o magari anche due, quel piccolo
percorso lungo il marciapiede, prima di rincasare e sistemarsi di nuovo dentro
la sua stanza preferita.
Quando
invece è nel suo appartamento, lui parla e parecchio: dice spesso con parole
secche che cosa abbia notato di particolare quando è uscito fuori per la sua
piccola passeggiata, proprio come qualsiasi attento osservatore, e poi ripete
le sequenze che conosce meglio, e soprattutto quella del muretto, dell’albero e
infine della casa, perché sono gli elementi più importanti, quelli che stanno
sempre a fondamento di tutto il suo percorso. Il mondo nei suoi occhi forse
sembra ridotto a pochi elementi, per chi magari lo osserva da fuori con un
certo distacco ed anche con sufficienza, ma c’è invece molta sostanza in quei
suoi occhi attenti, più di quella che potrebbe sembrare.
Ci
sono delle grosse pietre regolari alloggiate nella terra nuda; stanno lì a
circondare il piede dell’albero, come per creare una piccola aiuola, e lui ne
conosce perfettamente sia le sfumature di grigio che la posizione, tanto che
quando un ragazzo ne aveva spostata una per gioco, lui si era abbassato, aveva
spinto in avanti con le mani quella fuori posto, e aveva ripristinato la
situazione precedente. Anche la casa accanto ha delle particolarità nascoste:
piccoli dettagli inseriti direttamente sopra la facciata, e che lui conosce
perfettamente, anche se non per un vezzo maniacale, quanto per esercitare anche
con se stesso la propria capacità di essere attento, capace, perfettamente
abile nelle attività di cui si interessa.
La
mamma, con la quale esce più spesso che con chiunque altro, lo controlla ogni
volta, ma senza guardarlo mai direttamente e neppure facendogli delle domande,
e lui, che adesso ha raggiunto quasi i quindici anni, conosce bene quelle
maniere, tanto da riuscire spesso ad eluderle, certe volte semplicemente
girandole le spalle, magari solo per osservare di nascosto qualcosa di cui è
interessato. Poi si mette a disegnare al suo tavolo, sempre con quel suo modo
essenziale, con una matita, senza colori né orpelli, delineando giusto gli
oggetti, e rendendo con un metodo del tutto personale, quelle sequenze precise
che prosegue a ripetere dentro di sé. Quei disegni sono il suo lato
comunicativo maggiore, naturalmente, e quella raccolta è tenuta in serbo con
molta attenzione.
Lui
mostra il disegno, qualcuno della famiglia lo guarda, ma senza che sfugga mai
da nessuno troppa emozione. Non è molto
bravo, questo è certo, però è assolutamente preciso, ed ogni tanto inserisce
nelle sue serie un elemento che nella realtà non si è mai visto. Per questo la
siepe tra l’albero e il muro è diventata motivo di studio da parte di tutti.
Poi si è chiarita ogni cosa: la siepe fa parte di un’altra sequenza, un gruppo
di altri elementi che stanno poco più avanti lungo la strada; una componente di
fantasia insomma, che definisce soltanto la sua voglia di superare una visione
diventata forse troppo monotona.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento