lunedì 4 giugno 2018

Futuro impossibile.



In giornate come questa vorrei fermarmi, dice con voce pacata l’uomo a sua moglie. Non essere stupido, fa lei, non ce lo possiamo certo permettere. Non dicevo questo, cerca di spiegarsi meglio lui, è solo che d’improvviso mi sembra quasi tutto inutile, un’assurda e continua corsa in avanti senza alcun significato e nessuno scopo da raggiungere. Va bene, fa lei, hai prodotto anche oggi il tuo solito ed inevitabile grido di dolore, adesso però torna con i piedi per terra e deciditi a fare quello che devi.
Il marito prende la giacca, saluta, esce di casa, cammina lentamente fino alla fermata del bus, poi si siede presso la panchina sotto una tettoia di plexiglas ed infine resta lì, come non avesse alcuna decisione da prendere. Quando transita il primo mezzo pubblico lui sale con indifferenza insieme agli altri che gli stanno accanto, anche se questa evidentemente non è la sua linea, ed una volta a bordo si sistema in piedi accanto ad un finestrino, tanto per guardare fuori le facciate delle case che se ne fuggono per conto proprio. Scorrono così davanti ai suoi occhi anche parecchie fermate dove la gente variegata scende e sale, infine l’autobus affronta alcune strade periferiche dove si notano con evidenza degli spiazzi d’erba incolta tra le case, ed anche qualche piccolo canneto spontaneo al bordo di certi piccoli fossati di acqua ferma lasciati perlopiù al loro destino.
L'uomo scende ad un certo punto, anche se non sa con precisione neppure dove si stia trovando, perché in fondo non gli importa molto sapere di essere in un posto preciso, gli basta come di perdersi in un luogo qualsiasi, e di affrontare qualcosa che non vuole neppure immaginare in questo momento. Cammina per un po’ da quelle parti, osserva le poche cose degne di nota di quel quartiere, infine incontra un ragazzo che lo guarda con curiosità, come fosse un alieno caduto sulla terra non per propria decisione. Infine lui si ferma, immagina di osservarsi da un punto distante da  sé, come se tutto fosse una specie di disegno panoramico in cui rimane immobile un semplice uomo piccolo che non riesce neppure ad uscire del tutto dall’immagine, limitandosi a scorrere soltanto lungo i bordi, e cercando dentro di sé la soluzione dell’enigma in cui si sente immerso. Poi torna sui suoi passi, ritrova la fermata dell’autobus e percorre a ritroso quasi senza pensarci tutta la strada.
Più tardi sua moglie gli chiede cosa mai gli sia successo in tutto il giorno, ma l’uomo non le sa spiegare niente, e l’unica cosa che riesce a dirle è che c’era un ragazzo davanti a lui, forse abbandonato a se stesso, da qualche parte lungo una strada qualsiasi, ed a lui è sembrato all’improvviso che tutto potesse essere soltanto in quel modo, senza più nient’altro a cui potersi riferire, nessun tema forte che guidasse il suo cammino, nessuna persona vera a cui credere ancora per sapere cosa fosse meglio per il futuro di tutti quanti.


Bruno Magnolfi



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