mercoledì 18 luglio 2018

Scarpe strette.

            
            Tutto è cambiato, dice lui. Non c'è più niente di interessante oggi, inutile addirittura essere venuti fino qui. Le palazzine di questa strada sono state quasi tutte ristrutturate, qualcuna addirittura demolita e poi ricostruita, e ormai non si riconosce più niente, neppure la casa dove abitavo quando ero piccolo. Ma in fondo cosa mi interessa del passato, dice alla fine ad alta voce; quello che conta è adesso, nient’altro.
Il suo amico lo guarda negli occhi, sa stare in silenzio quando la situazione lo richiede, poi prende un sorso della sua birra e lascia che lui vada comunque avanti con i suoi argomenti. Nel locale del quartiere in quel momento non c'è quasi nessuno, soltanto due ragazzi in un angolo che ridono ogni tanto, e poi il barista, che ha tolto anche la musica di sottofondo mentre sistema le sue cose dietro al banco.
Forse dovrei fare qualcosa, dice lui; prendere un’iniziativa, farmi venire una buona idea in testa, anche se so benissimo che è tardi anche per fare certi discorsi. Sono stato troppo tempo ad  immaginare che qualcosa di buono mi capitasse un giorno o l’altro, invece non è successo proprio niente, se non tante piccole cose quasi tutte di stampo negativo. Tutto è andato lentamente peggiorando per me, fa lui, ed io tante volte ho finto di non accorgermene neppure.
L’altro si guarda attorno, forse potrebbe dire adesso che anche per lui finora non è andata benissimo, però sta zitto, non vuole certo andare a mescolare tra loro certe faccende. Lui non dice quasi più niente, se non che quando si perde il lavoro e non si è più giovani diventa davvero difficile mettere a punto quale sia la cosa migliore da fare, ed anche piangersi addosso non è certo una strategia che possa servire.
Poi i due si alzano ed escono; avere tanto tempo libero porta a rimeditare continuamente parecchie delle tue cose, dice lui dopo una lunga pausa all’amico: continuo a riflettere su tutto quanto come se sapessi che in fondo a questo percorso doloroso fosse annidata in qualche modo la soluzione di tutti i miei problemi. Ma non è così: dovrò arrangiarmi, tirare la cinghia all’inverosimile, forse perdere la dignità e presentarmi da chiunque con il cappello sempre in mano; e poi chissà se tutto questo servirà davvero a qualche cosa.
Eccolo qua il mio passato, aggiunge; sta tutto dentro a queste scarpe che porto ai piedi: forse riusciranno ad andare ancora lontano, o forse no. Non c’è da farsi grandi illusioni, i pochi soldi che ho messo da parte poco per volta finiranno, e non avrò più nemmeno la possibilità di fare tante cose che mi parevano normali fino ad oggi. Il futuro mi appare avvelenato, dice ancora mentre si allontanano da quelle strade; devo farmene immediatamente una ragione, e ritrovare in qualche modo l’entusiasmo per riuscire comunque a sopravvivere.


Bruno Magnolfi

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