mercoledì 22 aprile 2020

Fiore per maggio.


          

            “Certo, ci si può anche convincere poco per volta che sia meglio così”, fa lei mentre spazza con attenzione il pavimento del suo piccolo laboratorio di ceramica, chiuso oramai da diverse settimane. Esattamente sopra quel fondo, che funziona naturalmente anche come negozio, c’è il suo appartamento, quattro stanzette al piano superiore, a cui si accede da una buffa scala interna a chiocciola, dove lei abita oramai da parecchi anni con la figlia adesso quasi maggiorenne, a seguito della separazione da suo marito avvenuta tanto tempo prima. La ragazza, seduta accanto alla parete su di uno sgabello di legno, cerca di seguire i ragionamenti di sua madre, anche se spesso le appaiono un po’ strani, inconcludenti, come se la donna cercasse sempre la maniera più surreale di riflettere le cose. La minuta esposizione del vasellame finito e decorato, e anche di tutti gli altri prodotti, costituita da molti pezzi sistemati sopra alcuni scaffali aperti in legno scuro accanto alla vetrina, praticamente è pronta per riaprire agli acquirenti, appena questo sarà possibile, ma il fermo dell’attività fino adesso ha portato tra loro due soltanto malcontento e ristrettezze.
            “In fondo non fa male ogni tanto fermarsi per ripensare tutte le proprie cose, cercando magari dentro di noi una nuova spinta per andare avanti”, dice ancora mentre sua figlia sorride, forse per alleggerire quegli argomenti che non vorrebbe mai affrontare. A volte ha anche provato ad aiutarla in quella sua attività, ma non si ritiene del tutto capace, troppo imprecisa, disattenta ai dettagli e anche alle forme. L’unica cosa a cui le piace star dietro è l’essicazione e la cottura in forno delle argille preparate da sua madre, cosa che viene fatta normalmente soltanto una volta alla settimana, a negozio chiuso; e poi certe volte stare dietro la cassa al pomeriggio, dopo la scuola, quando giunge qualche compratore. Le piace anche a lei, come a sua madre, disporre con calma tutte le cose del negozio, ma non le piace per niente pensare troppo al loro futuro. “Dobbiamo fotografare di nuovo alcuni pezzi di tutta la collezione”, fa la donna quasi per cambiare argomento; “e riguardare meglio anche le proposte della nostra pagina elettronica”. 
"Va bene", fa lei già con la testa da altre parti, mentre si ferma un attimo ad osservare un piccolo disegno decorativo su un pezzo di carta caduto sbadatamente a terra in quel momento. Si tratta di una specie di fiore stilizzato, un modello probabilmente da riportare sopra la ceramica. "Lascia stare", fa sua madre che l'ha vista raccoglierlo. "È molto bello", fa la ragazza osservandolo a lungo e studiandone i contorni. Sua madre allora appoggia quanto aveva in mano fino adesso e si avvicina a sua figlia. "Lo so", le fa; "non l'ho mai usato fino ad oggi, ma potrebbe anche essere un portafortuna, un simbolo di rinascita di tutta la nostra attività, così i prossimi oggetti potremo decidere di decorarli proprio con delle variazioni sui contorni di questo fiorellino". "Certo", fa sua figlia, "mi pare proprio il momento più adeguato per avere un pizzico di buona sorte, magari prima di dover chiedere di nuovo dei soldi in prestito a papà".
Perciò si mettono ambedue sul tavolo da lavoro per estrapolare la massima esemplificazione di quel disegno, ritracciandone a matita e con calma i petali ed il breve gambo, tanto che in breve riescono ad essere piuttosto compiaciute di quanto realizzato. "Ecco", fa la ragazza; "un fregio semplice, completo, e soprattutto sempre riconoscibile, quasi un nuovo marchio di fabbrica". Sua madre sorride, gira l'abbozzo di carta tra le sue mani più di una volta, e poi le fa: "allora mettiamoci subito all’opera, che tra poco dobbiamo essere pronte per riaprire". "D'accordo", fa lei, "in fondo, adesso che ci penso, mi sembra quasi doveroso ripartire proprio con un fiore".

Bruno Magnolfi

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