mercoledì 18 novembre 2020

Neanche una sola parola.


Nel condominio la conoscono tutti. Una ragazza timida in apparenza, ma che sa nascondere, almeno così dicono alcuni, una personalità contorta, poco comprensibile, certe volte sfuggente. Lungo le scale, quando scende dal suo appartamento, tiene lo sguardo basso, raggiunge rapidamente l’uscita e poi, senza mai indugiare, se ne va lungo la strada, evitando di intrattenersi a parlare con qualcuno del vicinato che magari la conosce da sempre e la saluta con enfasi ogni volta che lei attraversa la soglia del portone perennemente spalancato. “Ciao Silvia”, dice qualche volta con voce profonda al suo passaggio anche un amico della sua infanzia che lei conosce da sempre ma non ha mai frequentato, e Silvia accenna un sorriso e poi basta, proseguendo con decisione per il luogo verso cui è diretta, senza tentennamenti, come se ogni distrazione fosse soltanto una perdita di tempo. Non le piacciono le persone che si fermano là, sul marciapiede, a parlare per ore del più o del meno, a malignare su coloro che conoscono, a dare giudizi su tutti quelli che capitano da quelle parti. La ritiene una proibizione di libertà quel loro guardare anche verso di lei con insistenza, e poi spiccicare sottovoce aggettivi più o meno appropriati, per sentenziare i loro pensieri come fossero frutto di grande saggezza.   

Poi dimentica tutto e raggiunge rapidamente la fermata del bus, ne attende l’arrivo e si lascia portare generalmente fino al capolinea, in quella strada dove risiede suo padre, in una piccola casa da solo, separato com’è costretto a vivere da quasi vent’anni, ed ultimamente preda di un profondo stato di depressione che spesso lo lascia per intere giornate privo di qualsiasi volontà, abbandonato privo di forze sopra una sedia, senza fare niente né vedere nessuno, se non appunto sua figlia, che gli porta se può qualche novità, e che lo sprona ad uscire, a prendersi cura di sé, a curare in qualche maniera quel suo disagio. La mamma non ne vuole sentir parlare di lui, ritiene di aver sbagliato tutto a sposarsi quando era giovane, e l’unica cosa di cui non si pente è quella di aver avuto una figlia, a suo parere perfetta, anche se forse un po’ troppo ombrosa. Per Silvia vivere con sua madre non è stata una scelta, ed appena le sarà possibile sa che andrà via da quell’appartamento immerso in un condominio che sente così freddo e distante. Poi però rientra a casa ogni volta e subisce quella quotidianità quasi in silenzio, senza mai affrontarla davvero, lasciando che tutte le cose scorrano il più possibile senza mettersi mai di traverso.

Ma stasera incontra sul bus quel medesimo ragazzo che conosce da sempre, lo stesso che a volte la saluta, e lui si avvicina subito a Silvia con dei modi cortesi, pacati, quasi gentili, anche se poi resta in silenzio accanto a lei, quasi intimidito, praticamente senza chiederle niente, come provando la sottile paura di recarle qualche disturbo. Lei, mentre stanno ambedue in piedi come molti altri passeggeri, osserva le mani di lui aggrappate ai sostegni di quel mezzo pubblico, ed improvvisamente le appaiono calde, belle, sicuramente forti quando serve, ma adesso dolci, morbide, quasi da stringere. Neppure lei ha voglia di parlare, ma adesso prova piacere nello starsene lì insieme a quel ragazzo, ed alla fine loro due rimangono in questa maniera per tutto il viaggio, fino a quando non scendono, giunti ormai nel loro quartiere, per prendere a piedi con passo calmo quell’ultimo piccolo pezzo di strada necessario per tornarsene a casa. Silvia gli dice senza mezzi termini che non le piacciono quelle persone che stazionano sempre davanti al portone a parlare con tutti, ed il ragazzo le sorride per questo, comprendendo appieno il suo punto di vista, e forse ricambiando in parte quel suo sentimento. “Ma non stasera”, le dice difatti in un soffio; e quando sono ormai vicini al loro condominio, lui dolcemente le prende la mano, ed attraversando la soglia del solito portone, nessuno tra tutti quelli che sostano là anche stasera si prende la briga di dire loro qualcosa, nemmeno una semplice, sola parola.  

 

Bruno Magnolfi



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