venerdì 28 febbraio 2025

Passeranno le difficoltà.


            Con la mente completamente sgombra da pensieri negativi, Mauro Anselmi sale rapidamente le scale del palazzo comunale riservato agli impiegati per la gestione dei Servizi Sociali, poi scorre il largo corridoio del secondo piano cercando sopra le porte degli uffici il nominativo a cui è meglio riferirsi secondo il parere di Monica, ed infine si ferma: Renato Nesti, indica una delle targhette là sopra, così bussa leggermente all’uscio socchiuso, ed infine entra, sfoderando un normale saluto ed un largo sorriso. <<Salve signor Nesti>>, dice subito di fronte alla scrivania che gli viene indicata, ingombra di carte e di inserti; <<Mi ha consigliato di chiedere di lei la sua collega Monica Moroni, da poco tempo associata alla nostra piccola organizzazione di volontariato che si chiama “Oltretutto”; io sono Mauro Anselmi e sono venuto qua per indicare le coordinate bancarie dell’associazione, il conto corrente su cui inoltrare il versamento che l’Amministrazione Comunale ci ha voluto riservare per aiutarci nei nostri scopi statutari>>. Renato lo guarda, non dice niente, non gli chiede neppure di sedersi tanto resta stupito, perché ha compreso perfettamente chi sia questo personaggio che si ritrova davanti, e che sembra addirittura abbia iniziato da qualche tempo a frequentare la propria fidanzata, anche se finora non ha compreso a che titolo. Qualcuno tra i corridoi degli uffici lo ha messo da poco tempo al corrente di come la sua Monica sembra sia stata vista con lui in qualche locale, oppure a camminare sui marciapiedi del centro città, o anche in macchina, insomma sempre in giro, e tutto questo naturalmente lo ha quasi gettato nel panico. <<Va bene, Anselmi, si sieda e mi faccia vedere la documentazione relativa>>, gli dice secco.  

            Poi annota qualcosa, controlla le carte, inserisce i codici forniti, e quindi si alza per fotocopiare i documenti. Un suo collega lo guarda con attenzione, come avesse compreso benissimo il disagio in cui all’improvviso sembra sia caduto Renato. Forse lui avrebbe la voglia impellente di chiedere a questo Mauro qualcosa di preciso riguardo i suoi rapporti con Monica, ma si trattiene, in fondo non ha alcun diritto di porre delle domande puramente personali, e poi sulla base solo di avvistamenti e di pettegolezzi, così cerca di trattare questo individuo che si è ritrovato davanti nella maniera più professionale possibile, alla fine dicendogli soltanto: <<Adesso è tutto a posto; può andare>>. L’altro si alza, ringrazia con gentilezza, ed infine saluta con cortesia, poi trattenendo le sue carte sotto un braccio prende la porta, e quindi se ne va. Ma Renato attende solamente una manciata di secondi, e poi di scatto, rispondendo a qualcosa che gli sale dal profondo e lo rende in un attimo quasi impetuoso, lo raggiunge nel corridoio, ma soltanto al fine di chiedergli se sapesse per quale motivo Monica, la sua collega d’ufficio, lo ha indirizzato proprio da lui. In realtà vorrebbe sapere un sacco di altre cose, ma questa domanda gli pare già un ottimo inizio. <<Mi ha solo detto che è proprio lei che si occupa di cose del genere>>, risponde l’altro sorpreso.

            Renato resta ammutolito, probabilmente dovrà riflettere a lungo su questa vicenda, e soprattutto dovrà comprendere meglio che cosa stia accadendo alla sua vita, e anche a quella di Monica; in ogni caso pensa sull’immediato che senz’altro dovrà discuterne con lei, un giorno dei prossimi, anche se sa già che lei darà poca importanza a tutte quelle cose che a lui invece appaiono essenziali, e che non otterrà dalle sue parole nessuna concreta spiegazione né un effettivo chiarimento. Poi rientra dentro al suo ufficio, perplesso e vagamente umiliato come si sente, e gli altri due impiegati presenti nella stanza, intanto, lo guardano, ma senza troppa insistenza, e soprattutto senza dirgli nulla, anche se è evidente il giudizio che in un attimo viene di colpo formulato nelle loro menti, e forse anche il parere che prima o poi dovranno in qualche modo suggerirgli, almeno in via amichevole e soprattutto con il tatto che serve, secondo cui l’impiegata Moroni non è una donna adatta a lui. Niente è compromesso, riflette Renato mentre cerca di affondare i suoi pensieri dentro al lavoro alla scrivania che deve portare avanti, ma già inizia a meditare, in questa stessa mattinata, di scendere al piano inferiore, andare alla sua scrivania, e chiederle di vedersi quella sera stessa, in modo che tutte le sue riflessioni che adesso sta vorticosamente mettendo a punto, le potranno essere poste di fronte. Alla fine, torna ad alzarsi per andare in bagno. Si guarda a lungo nello specchio, osserva ogni dettaglio della sua espressione, cerca accuratamente qualcosa nel proprio sguardo e nelle piccole minuzie del viso che scruta, soprattutto la capacità nascosta di mettere a punto una possibile strategia, o un’interpretazione, magari una maniera semplice ed efficace, per risolvere le cose tra lui e Monica; ma non trovando niente di tutto questo rientra svelto nella stanza per sedersi silenzioso alla propria scrivania. <<Passeranno le difficoltà>>, pensa in quell’attimo, e forse ritiene di esserne convinto.

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 26 febbraio 2025

Per sé stessa.


            Secondo Caterina, senza che ne abbia mai parlato con nessuno, sembra che suo marito ultimamente scambi sempre meno parole con lei, ed anche se nei confronti dei suoi clienti pare comportarsi del tutto normalmente, e insomma come si è sempre comportato, quando poi giunge la sera, dopo aver chiuso lo studio ed essersi probabilmente fermato in qualche localetto della zona per rilassarsi davanti ad una birra o un aperitivo, rientra a casa quasi senza più alcuna energia, con la faccia imbronciata, lo sguardo basso, senza la voglia appunto di dire più niente. A lei non interessa molto se in questo momento gli affari allo studio vanno piuttosto male e se ci sia da tirare un po’ la cinghia perché i clienti ormai pagano poco e poco volentieri; a lei basterebbe che in casa regnasse una maggiore serenità, e che svanisse una volta per tutte il senso di depressione che invece sembra da qualche tempo non volersene più andare. Aveva quasi pensato di adottare un cagnolino per rallegrare le proprie giornate, ma si è resa conto che la sua presenza si mostrerebbe poco conciliabile con il lavoro allo studio. Aveva anche riflettuto a lungo sulla propria possibilità di cercare un lavoro al di fuori dell’ufficio di suo marito, magari anche solo per qualche pomeriggio, perché in fondo, con l’esperienza maturata in tutti questi anni alla scrivania, le potrebbe risultare neanche troppo difficile trovare qualcosa di adatto alle sue esigenze, ma fino al momento in cui suo marito non deciderà di affrontare l’argomento soldi non desidera essere lei la prima a tirare fuori l’evidenza delle difficoltà.

            Ultimamente Caterina si è vista poco anche con Monica, ed anche se ritenendo d’essere abbastanza al corrente della sua recente simpatia con il suo collega d’ufficio, la decisione di affiancarsi proprio nello stesso momento anche alla associazione di volontariato di quel Mauro Anselmi, già fin dall’inizio non le è parsa molto chiara, tanto più che i suoi impegni adesso si sono fatti in questo modo senz’altro più densi ed impellenti. Ciò che le sfugge soprattutto è la comprensione del tipo di futuro che Monica sta decidendo e progettando per sé stessa, e soprattutto quale sia il motivo fondamentale che la porta da qualche tempo a coltivare certe conoscenze ed amicizie, anche se capisce bene che c’è qualcosa di importante nella sua mente che forse sta mettendo a punto poco per volta. Ha provato più di una volta a chiederle qualcosa in merito, ma ha trovato le sue risposte sempre molto evasive, vaghe, prive di una spiegazione esauriente. Poi, a metà mattina, alza improvvisamente il telefono e la chiama: <<Ciao, Monica>>, le dice subito con il suo tono allegro e incoraggiante. L’altra risponde sottovoce, dice che c’è in giro il capufficio in questo esatto momento, e a lei non piace sul posto di lavoro farsi trovare occupata in conversazioni private. <<Va bene>>, dice Caterina; <<Allora, vedersi al caffè al momento in cui esci dall’ufficio?>>. L’altra sembra soppesare la risposta da darle, ma alla fine dice soltanto: <<D’accordo, alla solita ora>>. Non è molto, pensa subito Caterina abbassando la cornetta, considerato che fino a qualche settimana addietro a Monica non le pareva vero poter scambiare qualche parola con la sua migliore amica, come tante volte l’aveva denominata; però è comunque già qualcosa.    

            Se ci pensa meglio, Caterina, trova tutta la situazione poco comprensibile, e forse addirittura un po’ strampalata: non si è mai sentito dire, o comunque le risulta piuttosto difficile che uno studio di commercialista attraversi un periodo di crisi economica, ad esempio, anche se forse, tra lei e suo marito, c’è stata qualche esagerazione con le spese di casa nell’ultimo paio d’anni, probabilmente alla ricerca della condotta di una vita un po’ troppo al di sopra delle loro reali possibilità. Non le risulta però al momento che il suo signor ragioniere abbia per questo contratto dei debiti o abbia chiesto dei prestiti bancari, anche se all’improvviso le sta prendendo il dubbio di non essere del tutto a conoscenza di tutto quello che suo marito abbia combinato negli ultimi mesi per cercare di raddrizzare i conti familiari e quelli dello studio Carletti. Forse il disagio da lui mostrato negli ultimi tempi deriva proprio da questo, e lei adesso non vorrebbe affatto ritrovarsi di colpo in una difficile e complessa situazione di cui anticipatamente non è riuscita neppure ad avere una pur vaga impressione. Avrebbe voglia di un consiglio su come comportarsi, se ci riflette meglio, ma la sua ritrosia a parlare con estranei dei propri problemi familiari è talmente forte da spingerla, riguardo ad argomenti di questo genere, a chiudersi in sé stessa, ad evitare certe materie di dialogo, almeno per quanto riguarda argomenti di quel genere. Potrebbe accennare qualcosa a Monica, se avesse più coraggio, ma anche questo aspetto al momento le torna del tutto impraticabile: forse in seguito, pensa adesso; al momento in cui magari comprenderà meglio quali intenzioni ci siano in lei, soprattutto per sé stessa.   

 

            Bruno Magnolfi

lunedì 24 febbraio 2025

Privo di ostacoli.


            Il telefono squilla a lungo, prima che qualcuno si degni di rispondere all’apparecchio. Alla fine, la zia di Monica è quasi sul punto di riagganciare, proprio nel momento esatto in cui invece sua nipote sta sollevando l’apparecchio. <<È un pezzo che non ti fai sentire>>, le dice subito con un leggero tono di rimprovero, dopo i primi convenevoli; <<Forse ti è accaduto qualcosa, o magari ci sono semplicemente delle novità che non conosco nelle tue giornate; ma non voglio apparire troppo curiosa, vorrei solo sapere che cosa ti sta succedendo, se è possibile, o se al contrario sono io che ho anche troppa immaginazione>>, dice alla fine sorridendo. Monica sorride a sua volta nell’ascoltare quelle parole, poi minimizza, spiega che ha soltanto avuto alcune cose di cui occuparsi ultimamente, e che si è iscritta ad una associazione di volontariato che si interessa di eventi culturali, e che in questo momento perciò sta aiutando altri volontari ad allestire una piccola mostra di ritratti in una galleria minore del centro città. <<Ma che interessante>>, dice la zia; <<Sono proprio contenta che tu abbia iniziato a tirarti fuori da quella specie di solitudine che sembrava caratterizzare ogni tua giornata; eppoi, essere passata ad occuparti d’arte e di cultura avrebbe sicuramente reso felice tuo padre, se fosse stato ancora tra di noi>>. Quindi parlano d’altro, Monica si informa sullo stato di suo cugino che vive e lavora da tanto tempo a Sidney, ed alla fine la rassicura dicendo che in un giorno di quella stessa settimana lei passerà per una breve visita a casa degli zii. Poi riagganciano.   

            Nel tardo pomeriggio ha preso appuntamento per recarsi alla galleria d’arte che ospiterà la mostra dell’associazione “Oltretutto”, e in questo modo avrà sicuramente anche la possibilità di parlare dettagliatamente con Mauro, e prendere accordi con lui sul proprio ruolo di volontaria da svolgere anche nei giorni a seguire, potendo mostrarsi assolutamente disponibile nel pubblicizzare la mostra che stanno allestendo, ad esempio, e probabilmente scambiando con lui anche qualche idea creativa che le gira in testa in questi ultimi tempi. Quindi, forse anche nello stesso retro del magazzino di quei locali della galleria, oppure all’interno della sua vettura, nel momento in cui la riaccompagnerà a casa, si farà sicuramente baciare da lui, con tutta la passione del caso, e Mauro si sentirà certo felice di questa sua disponibilità. Le piace il ruolo che si è scelta, trova che tutto sia molto semplice e persino divertente, ed anche se qualcuno potrebbe giudicarla immorale, a lei non interessa, perché in questo momento la cosa più importante di tutto il resto è riuscire il più possibile a sentirsi libera, sottratta a qualsiasi relazione definita. Le va bene vedersi con Renato, lui è gentile e sempre pieno di attenzioni, ma lei ha deciso che non può essere, quella tra di loro, una relazione esclusiva, anche se lui certo non immagina minimamente quello che lei sta pensando. La sua le sembra quasi una maniera per vendicarsi sull’intero genere maschile tramite quello che sta facendo, una volta tramontato il suo matrimonio così breve e sofferto. In ogni caso per Monica tutto sembra andare avanti in modo naturale, senza alcuna forzatura, ed il fatto di guardare gli uomini in questo modo nuovo, la fa sentire migliore, capace di essere assolutamente sé stessa, e soprattutto sciolta da qualsiasi obbligo.

            Non sente neppure la voglia di parlarne con qualcuno, di ascoltare altre opinioni in merito, di confidare quei suoi pensieri pur, agli occhi di molti, così stravaganti: sa per certo di aver preso delle decisioni a cui non desidera porre dei limiti, e le sue scelte adesso sembrano rafforzare ogni giorno di più i propri propositi. Le piace dire ogni tanto a Renato che non può incontrarsi con lui, che ha molte cose di cui occuparsi, degli impegni improrogabili, alcuni interessi da mandare avanti, oltre al lavoro, anche se poi non chiarisce mai quali siano tali impegni; a lei in fondo non interessa minimamente che cosa possa pensare di un tale comportamento un tipo persino troppo preciso come questo suo collega d’ufficio. Deve accettare i suoi modi, questo è il punto essenziale, almeno secondo il proprio parere, e solo in questa maniera lui potrà avere la possibilità di proseguire a vederla, a cenare con lei, e a dormire a casa sua, almeno qualche volta. In questa fase è essenziale per lei mostrarsi sempre sfuggente, specialmente con Renato, determinata a conservare una certa libertà da qualsiasi vincolo possibile, e tutto questo è quasi certa che lui stia lentamente cominciando a comprenderlo. Forse sua zia avrebbe molto da obiettare su una tale condotta, ma Monica è sicura che alla fine anche lei sceglierà di stare dalla sua parte, e di aiutarla quando ne avrà bisogno, perché a quel punto tutto quanto, una volta svelato, sarà qualcosa di estremamente importante e meraviglioso. <<Il punto di arrivo non è lontano>>, pensa lei spesso con spirito positivo: <<Sono sicura che le cose tra non molto andranno avanti perfettamente, e senza alcun ostacolo>>.    

 

            Bruno Magnolfi

venerdì 21 febbraio 2025

Verrà a piovere.


            La moglie cammina con il proprio passo cadenzato tenendo una mano leggera attorno al braccio di lui, dalle parti del gomito, ed anche se prosegue a restare in silenzio la sua mente oggi è occupata comunque da parecchi pensieri. Il marito ci tiene particolarmente a quella passeggiata lungo il fiume cittadino minore, attorno a cui si ergono alcune case storiche dalla elegante facciata in pietra, oltre ad una fila di vecchi alberi che propongono in qualsiasi stagione una pittoresca prospettiva. Poco per volta è diventata per loro una semplice consuetudine, quel percorrere il largo marciapiede al margine della strada affiancata alla spalletta che circonda l’alveo ora scarso d’acqua e in genere troppo grande rispetto alla stagione sempre un po’ asciutta che caratterizza quel corso fluviale, ed anche se normalmente non scambiano mai troppi discorsi, preferendo restare quasi sempre in silenzio, ugualmente quella camminata sembra sgomberare facilmente le loro menti da qualche preoccupazione di troppo. <<In fondo, sono rimasta molto contenta di averla conosciuta>>, dice di colpo invece la moglie dando per scontato il riferimento delle sue parole alla recente conoscenza della nuova amica del figlio; <<Anche se non credo sarà facile la relazione che stanno costruendo lei e il nostro Renato>>. Il marito non dice niente, si trattiene dal dare giudizi o pareri che forse sarebbero, secondo le proprie convinzioni, un po’ troppo affrettati in questo momento. Questa Monica, soltanto un paio di giorni più addietro, si era recata da loro per un caffè e per conoscerli, assieme al loro figliolo, e si era subito mostrata senza finzioni, come una donna pacata ma molto sicura di sé, poco incline agli scherzi e alla superficialità, ma soprattutto dando a vedere con decisione come per lei fosse proprio questo il momento più adatto per avere una relazione stabile nella sua vita, forse anche indipendentemente dalla persona da cui lasciarsi affiancare.

            La personalità di Renato, ai loro occhi e nell’inevitabile confronto tra i due, è così apparsa subito inferiore rispetto a quella di lei, con quei suoi modi impacciati e quasi pronti a variare facilmente anche soltanto nell’assecondare una riconosciuta volontà superiore alla propria, e nonostante i suoi genitori conoscano bene la sua personalità, e restando quindi sempre pronti a giustificare ogni suo comportamento, è subito parso loro quanto lui non sarebbe mai potuto riuscire davvero a contrastare il carattere di una donna proprio come lei, tanto da pensare che l’unica possibilità a lui favorevole, andando avanti le attività del loro fidanzamento, sarebbe stata quella di adeguarsi e di soggiacere ad una tempra assolutamente più forte e concreta proprio come quella di Monica. Per questo ambedue non erano rimasti del tutto contenti, anche se subito dopo, una volta rimasti da soli, si erano anche detti che forse ci vorrà un po’ di tempo, che magari le cose potranno aggiustarsi un po’ meglio, che in fondo anche Renato riuscirà nel proseguo a tirare fuori un carattere maggiormente adeguato alla situazione ed al caso. Però in seguito hanno evitato altre facili conclusioni, apparendo ogni discorso da affrontare, da parte di ognuno dei due coniugi e in merito a quella visita, assolutamente prematuro. Renato è sembrato molto innamorato, questo è certo, quasi perso in quello stare al fianco di Monica, anche se è proprio quello, con ogni probabilità, il vero problema di questa coppia, almeno secondo il parere appena accennato dai suoi due genitori.   

            Forse, quando lui aveva parlato con loro di Monica, qualche settimana più addietro, avevano tanto sperato di trovarsi di fronte ad una brava impiegata comunale, con una casa propria, senza difficoltà economiche, sincera e rispettosa dell’affetto dimostrato per lei dal loro Renato, anche se invece si sono trovati di fronte ad una persona con le idee molto chiare, piuttosto decisa nei suoi desideri, capace di scegliere senza tentennamenti quanto di meglio possibile per i suoi scopi, qualsiasi essi fossero. Qualcosa stride tra i due, avevano pensato sull’immediato quei genitori senza neppure riferirselo, anche però con la consapevolezza che la sintonia tra due persone più che mature come loro, si crea soltanto con il tempo e con le esperienze che possono riuscire a fare insieme. Intanto camminano, i due anziani genitori, ed anche se continuano a pensare a tutto questo, non intendono ancora affrontare del tutto quell’argomento, quasi che le parole più definite che potrebbero forse tirar fuori, diventassero di colpo un macigno troppo pesante da spingere. <<Mi piacciono questi pomeriggi non ancora troppo primaverili>>, dice lui come per alleggerire tutti questi pensieri, e sua moglie sorride, quasi a sottolineare che la loro esistenza portata avanti con un grande equilibrio e con la consapevolezza di guadagnare ognuno dall’altra ogni giorno un pezzetto di rispetto in più da consacrare al tavolo della condivisione, potrebbe sembrare quasi un esempio adesso per il loro figliolo. <<Forse qualcosa ci smentirà>>, dice poi sottovoce al marito. <<Magari già in questa stessa serata verrà a piovere, probabilmente; e noi non sapremo neppure renderci conto di come sia stato naturale, da questo momento in cui tutto sembra perfetto, giungere così facilmente a quell’altro>>.  

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 19 febbraio 2025

Rispettivi comportamenti.


            La serata era stata preparata con cura. Lei si era addirittura affidata ad un noto professionista di cucina per imbastire una cena deliziosa per due e non dover preoccuparsi di niente, se non tenere viva la conversazione al tavolo della sua vasta sala da pranzo imbandita con candele ed ogni altra suppellettile e stoviglia adeguata. Lui aveva compreso benissimo come la sua Monica tenesse in maniera speciale a quella cena così intima, e su consiglio anche del suo coinquilino, sicuramente più navigato di lui almeno per certe cose, aveva indossato il suo vestito migliore con una camicia ben stirata, e portato con sé uno splendido mazzo di fiori freschi, gesto che lei aveva mostrato subito di gradire molto. Poi si erano seduti, con calma, quasi immersi in un’atmosfera sospesa, pronunciando ogni parola quasi in un soffio, pressoché sottovoce, come due bambini, e sorseggiando un aperitivo leggero in quel lasciarsi andare ad una serata che era apparsa immediatamente così particolare. Renato inizialmente aveva avuto paura di sentirsi un po’ sotto esame, ma i modi garbati di lei lo avevano subito messo a proprio agio, lasciandolo sorridere a tratti per qualche accenno ai colleghi d’ufficio, o a qualche sciocchezza avvenuta negli ultimi tempi sul loro luogo di lavoro. Poi avevano parlato di quelle piccole e deliziose porzioni di piatti prelibati, di come era bello assaggiare nuovi accostamenti di sapore, e anche di sorseggiare dei vini così buoni e adeguati a tutto il resto.

            <<Mi piacerebbe che restassi a dormire con me, stasera>>, aveva detto Monica ad un certo punto, con espressione seriosa, forse anche per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco, e Renato le aveva preso la mano sopra alla tovaglia candida e aveva risposto semplicemente: <<Ne sarò felice>>. Il tempo poi era volato, in compagnia di una conversazione mai troppo seria, dove ciascuno dei due aveva tirato fuori i propri migliori pensieri, e soprattutto quelli più positivi ed ottimistici. Non avevano quasi per niente parlato del futuro, anche se qua e là era sembrato sempre pronto ad occhieggiare un qualche riferimento pur poco esplicito, ma ambedue avevano come evitato quel terreno minato, forse proprio per lasciare il senso di un forte presente alla loro serata, come se nei giorni a seguire nessuno dei due avesse dovuto iniziare a porsi, tra le comuni idee di sempre, qualcuno di quei pensieri che adesso con naturalezza sembravano appena presentarsi nelle loro menti, ma che tutt’e due preferivano sicuramente non affrontare. Il cuoco aveva sempre affidato ad una cameriera i propri piatti pronti, e lei era riuscita a servirli al tavolo in maniera impeccabile, fino al momento in cui, riassettata la cucina e completata ogni attività, ambedue avevano salutato con riverenza la coppia di evidenti innamorati, lasciandoli finalmente soli.

            Loro due, intanto, si erano già trasferiti sugli ampi divani confortevoli di una zona della stessa ampia sala, e quindi avevano proseguito con i loro discorsi poco impegnativi, adesso con un senso di intimità che pareva ad ognuno estremamente congeniale. Renato poi si era alzato, aveva servito un dito di liquore forte dentro a due bicchierini di cristallo, e quando Monica ad un tratto aveva detto che sarebbe andata a prepararsi per la notte, lui l’aveva seguita con lo sguardo, immaginando tra non molto di venire guidato da lei verso la sua camera da letto. Non provava disagio, gli appariva, quanto andava accadendo, una semplice conseguenza di ciò che aveva semplicemente sperato fino ad ora; per questo motivo, quando si era avvicinato lentamente ad un finestrone ad osservare la notte fuori da quel palazzo così elegante, si era reso conto in un attimo che era felice, e che tutto finalmente nella sua esistenza trovava un giusto percorso, quello che lui aveva sempre desiderato, e che la sua Monica era la migliore persona che lui avesse mai conosciuto. Lei era tornata sorridendo in vestaglia da notte, gli aveva preso la mano in silenzio e lo aveva guidato senza dire neppure una sola parola in una camera da letto meravigliosa e pronta ad accoglierli; quindi, gli aveva indicato la porta del bagno e la cabina armadio, e poi aveva spento le luci più forti, lasciando accese soltanto delle lampade fioche e ben schermate. Quando si erano immersi in mezzo alle lenzuola, lei si era lasciata abbracciare, e dopo poco aveva attirato Renato ancora più a sé, baciandolo e lasciandosi andare completamente.

Infine, dopo l’amore, si erano addormentati, anche con la consapevolezza di non avere da tornare in ufficio la mattina seguente, e i loro corpi erano rimasti avvinghiati, come se una specie di naturalezza fosse immediatamente subentrata tra le loro individuali abitudini, lasciandoli immersi nella meraviglia di condividere insieme anche quel sonno. Sembravano quasi simili nella loro rilassatezza, anche se i sogni che probabilmente a quel punto stavano passando nella mente di ciascuno apparivano sicuramente diversissimi, calcando le differenze intenzionali che fra qualche tempo in avanti avrebbero preso a marcare i loro rispettivi comportamenti.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 17 febbraio 2025

Giusta o sbagliata.


            Sono tutti uguali, e probabilmente potrebbero pensare sempre le stesse cose monotone mentre cerco di spiegarmi. Ma io coi miei discorsi li incalzo, li guardo dritti negli occhi, non permetto loro di distrarsi mentre tento costantemente di non farli riflettere mai su qualcosa di diverso da quello che io fortemente desidero, ed anche da tutto ciò che io riesco ad instillare poco per volta nelle loro menti troppo calme e troppo lente per una persona decisa e preparata come me; e quindi la sicurezza, la tranquillità, la serenità, diventano immediatamente i temi che funzionano da semplice caposaldo di tutto ciò che dico, senza che direttamente risultino mai citati. Quando rallento con le parole è solo per permettere la formulazione nelle loro teste di alcune domande fondamentali che io tanto desidero, e per le quali ho già pronte tutte le risposte più adeguate, quelle che non permettono a nessuno a quel punto di sfuggirmi, e che sorprendentemente a loro invece appaiono le cose più intelligenti e perspicaci che riescono a cavare dal loro semplice concepire la giornata usuale che vivono e che desiderano in ogni modo conservare. <<Certo>>, dico a quel punto, <<avete tutto il diritto di immaginarvi anche una vita totalmente a rischio, ma non c’è nessuna buona ragione affinché tutto questo debba realmente accadere. Una valvola, un piccolo impianto, una spia che segnali un malfunzionamento, ecco quanto, ed ogni sonno nella vostra camera da letto diventa senza più preoccupazione alcuna>>. Già, riflettono a quel punto; con poco smettiamo di preoccuparci di molto, e anche subito, rispetto a quei piccoli problemi casalinghi a cui non abbiamo mai dato un gran peso.

            Così devono andare le cose: delegare a qualcuno che non siamo certo noi tutta la nostra inquietudine. Lasciare che sia un tizio esperto e ben riconoscibile ad addossarsi ogni possibile preoccupazione. A noi non rimane altro che goderci la giornata, senza pensieri, senza alcun altro intervento, stando molto lontani dai problemi che ci possono porre le brutte cose che sentiamo accadere ogni giorno da qualche parte. La nostra libertà è data da un muro solido che interponiamo tra la nostra tranquillità e tutto ciò che in un attimo potrebbe facilmente mettere in discussione questo sentimento, e la tranquillità finale è il maggior motivo trainante che ci porta a desiderare quella semplice sicurezza che il mondo d’oggi spesso ci rifiuta. Questi sono i pensieri finali dei miei clienti, quelle facili connessioni che nei loro cervelli poco sviluppati li fanno fortemente desiderare ciò che io propongo. Addirittura, mi ringraziano mentre firmano il contratto, ed è come se pensassero che il miglioramento delle proprie esistenze fosse già a disposizione in questo preciso momento, o comunque a portata di mano, pronto a giungere al loro domicilio senza alcuno sforzo, come una qualsiasi trasmissione televisiva, oppure come una pagina aperta sul loro terminale acceso.     

             Nessuno sforzo, nessun logoramento, il migliorare della propria condizione arriva subito, basta fornire adesso il proprio consenso, annuire di fatto a ciò che viene proposto nella sua intrinseca semplicità, nel suo meccanismo diretto, pronto a tener distante ogni attiva partecipazione. Poi rientra a casa Renato, così mi saluta, ma sembra preoccupato, come si fosse portato dietro dei seri problemi da risolvere. <<Ciao Sergio>>, dice in fretta, poi scompare nella sua stanza, quindi torna dopo pochi minuti, appoggia qualcosa in un angolo e sembra quasi voler camminare avanti e indietro per indebolire il suo stato d’animo innervosito da chissà che cosa. Lo osservo, non gli pongo alcuna delle domande che vorrei, lascio che ritrovi il proprio equilibrio, che si metta maggiormente a proprio agio, che si senta in condizioni almeno di scambiare due parole con me, sempre ne abbia voglia. Infine, entra nel bagno e vi rimane per un lungo tempo. Quando esce dice soltanto: <<Scusa, non ho voglia di parlare, credo che la cosa migliore per me sia che mi chiuda dentro la mia stanza e lasci che i miei pensieri si rimettano un po’ in fila>>. Gli faccio solo un cenno con la mano, come a stabilire che capisco benissimo, e che non c’è problema per me, può esattamente fare ciò che crede meglio, non sarò certo io a chiedergliene conto. Così resto da solo a finire la mia birra, e penso che il mondo sia composto da vinti e da vincitori, e certamente Renato non è certo tra questi ultimi.

            Però mi dispiace, dopo un lungo periodo trascorso durante il quale aveva mostrato un grande equilibrio, sembra proprio che adesso viva alternativamente una giornata sulle stelle e l’altra a terra. Impossibile aiutarlo, deve trovare da sé la strada giusta, anche nei confronti di questa donna che ha iniziato a frequentare. Il percorso sembra lo stesso che si instaura con i miei clienti, in quanto io riesco soltanto a suggerire loro qualche cosa, ma il percorso vero poi lo fanno da sé, sono loro che desiderano una maggiore sicurezza pur aleatoria, ed alla fine è la loro vera volontà che manifestano, fino ad essere estremamente contenti almeno di aver fatto una scelta, giusta o sbagliata come essa sia.

 

            Bruno Magnolfi  

venerdì 14 febbraio 2025

Positivi suggerimenti.


            Lui si osserva lentamente le mani mentre resta fermo nella sua macchina ad attendere che Monica lo raggiunga. Mauro è sposato da quasi cinque anni, ma questo non gli impedisce di pensare ad un’altra donna come Monica Moroni e di essere gentile e quasi galante con lei, fino al punto di invitarla a stare al suo fianco durante una serata alla buona ma piuttosto alternativa in cui si può assistere ad una serie di monologhi teatrali all’interno di un piccolo scantinato dove si beve e si può anche consumare qualche tramezzino. Lei si è lasciata subito convincere, soprattutto perché si sente incuriosita da quello a cui potrà assistere, e poi è attratta da un mondo che non conosce affatto e dalle persone che sondano la qualità delle cose, piuttosto che soffermarsi su elementi eccessivamente superficiali. Quando lei giunge sotto casa, Mauro scende subito dall’auto e ancora prima di aprirle lo sportello la saluta con un abbraccio e con grande calore, anche perché desidera mostrarle la sua riconoscenza per aver fatto accedere la sua associazione ad un piccolo finanziamento a fondo perduto da parte dell’Amministrazione Comunale, bando pubblico di cui lui sventuratamente non era venuto a conoscenza. Monica è piuttosto elegante, profumata, con i capelli raccolti in una coda che la rende giovanile e solare, e lui si sente immediatamente attratto da lei, tanto da sentirsi molto fortunato per aver fatto la sua conoscenza. <<Si tratta di un piccolo palco su cui si avvicendano alcuni attori dilettanti che leggono o recitano dei pezzi scelti e molto particolari>>, le chiarisce meglio. <<Il luogo è frequentato da persone che cercano qualcosa di diverso dal solito, ma ci sono state delle serate in cui tra il pubblico si sono notati anche registi e attori affermati>>.

            Monica sorride, le piace sentirsi coinvolta in qualcosa che non conosce, e Mauro è sicuramente una persona adorabile, di un tipo che non ha mai frequentato. <<Non vorrei metterti in imbarazzo con la mia presenza, se c’è qualcuno che magari ti conosce in questo locale>>, gli dice. Ma lui semplicemente alza le spalle e sorride mentre prosegue a guidare la sua auto, fino a quando non giungono in un luogo dove è possibile parcheggiare. <<In certi ambienti ognuno pensa ai fatti propri, almeno per certe cose>>, le dice prima di scendere. <<Anzi, questa è una buona occasione per presentarti a qualcuno dell’ambiente>>, aggiunge. Quindi scendono, percorrono un tratto a piedi lungo una piccola strada deserta della città vecchia, poi lui si ferma, la guarda un momento e la costringe quasi a fermarsi di fronte a lui. Poi la bacia, tanto per farle comprendere quanto gli piace stare con lei. Monica lo lascia fare mentre Mauro la stringe, ed anche se lei non mette molta intensità in tutto quanto, si capisce bene però che le piace molto quanto sta accadendo tra loro due. Quindi guardandosi ridono di niente, come fossero ancora dei ragazzi, ed infine quasi correndo scendono quei pochi gradini fino a giungere davanti ad una larga porta vetrata che sembra racchiudere all’interno un luogo colmo di luci e di colori vivaci.

            <<Certe volte vengono recitati dei brevi pezzi classici e conosciuti, ma nella maggior parte dei casi sono testi inediti, spesso scritti direttamente da chi viene qui a leggerli e ad interpretarli>>. Si siedono, non c’è molta luce tra i tavolini, ordinano qualcosa ad un cameriere distratto, poi si guardano attorno. <<I temi trattati sono i più vari, ma quasi sempre in queste serate si raccontano i sentimenti e i pensieri di personaggi sfortunati, privi di risorse, dimenticati da tutti, impigliati nelle più diverse sventure a cui normalmente ci può predisporre l’esistenza ordinaria>>. Monica si guarda ancora attorno: forse anche il suo personaggio privato potrebbe figurare tra quelli che si avvicendano su quella pedana, pensa, anche se il suo riscatto sicuramente gli renderà tra non molto la dignità che ha sempre meritato. <<Nella descrizione di queste semplici vicende>>, prosegue Mauro, <<spesso emerge la necessità di esprimere i propri pensieri, e poi una grande sensibilità rispetto agli insoliti temi trattati, tanto che ne emerge il desiderio profondo di una cultura diretta, popolare, priva dei condizionamenti del mercato e del successo ad ogni costo>>.

            Monica sopra al tavolo gli sfiora un braccio e sorride: si sente bene, a suo agio, tutto d’improvviso le appare vicino, familiare, piacevole e a portata di mano, come se in mezzo alle storie che vengono narrate di fronte a sé non sfigurasse affatto anche la sua, quella di una donna convinta e consapevole della propria forza interiore. Un tizio poi si avvicina, saluta Mauro, si fa presentare Monica, dice in fretta che le cose non stanno andando molto bene, ma la speranza in un futuro migliore, almeno in ambienti come questo, non morirà mai, e lei gli annuisce, è d’accordo, dobbiamo tutti credere fermamente che le cose possono sempre migliorare, sembra quasi desideri suggerirgli.     

 

            Bruno Magnolfi      

martedì 11 febbraio 2025

Semplicemente da accettare.


            <<Io non so bene come raccontarlo quello che penso; però ho l’impressione che qualcosa non stia andando come dovrebbe>>, dice di colpo il signor Nesti a sua moglie mentre è impegnato a sfilarsi di dosso il giaccone al rientro dalla sua solita passeggiata del mattino, tipica per un uomo ormai pensionato da diversi anni e senza grandi passioni, proprio come lui. La signora Marisa lo guarda, interrompendo ciò che sta facendo in quel preciso momento, e per un attimo si sente sbalordita di fronte a quelle parole, tanto che immagina per un attimo che gli sia accaduto qualcosa di spiacevole durante il periodo in cui suo marito è stato fuori, oppure che abbia incontrato qualcuno in grado di instillare con furbizia nella sua mente dei pensieri così negativi. Va verso di lui come per aiutarlo ad alleggerirsi del soprabito, ma ancora prima di toccarlo gli pone una domanda che è come la somma e il riassunto di tutto quello che le sta transitando dentro la testa: <<Che è successo?>>, gli fa quasi senza voce, e intanto gli osserva la faccia, gli occhi, l’intera espressione, come se persino da questi semplici dettagli potesse rapidamente interpretare qualcosa per aiutarla a capire. <<Mi pare che il nostro Renato si stia infilando in una vicenda che prima o dopo non riuscirà a controllare, tutto qua. Sicuramente questa Monica è ritenuta sul lavoro una brava impiegata, ed è sicuro che loro due si vogliano bene, che aspirino senz’altro a farsi una famiglia, a dare un seguito costruttivo al loro frequentarsi, ma io ho l’impressione che in questa vicenda ognuno dei due abbia sottovalutato qualcosa, e che tutto quanto, in seguito, non andrà come probabilmente credono di aver previsto>>.

La moglie sistema il capo di abbigliamento nell’armadio dell'ingresso, poi riprende ad occuparsi delle proprie cose, in silenzio, ma riflettendo bene sulle parole che ha appena ascoltato. Il signor Nesti ha lavorato negli uffici comunali in passato, e proprio per questo, ma anche tramite suo figlio che dopo il diploma è riuscito ad inserire tra gli impiegati quasi al posto suo, conosce ancora qualcuno là dentro, così ha preso delle informazioni senza fare neppure troppe domande, ed è stato capace facilmente di sapere diverse cose sui comportamenti di questa Moroni di cui sembra invaghito il suo Renato. <<Non sono sicuro di niente>>, aggiunge ancora; <<Però non voglio neanche giungere a sorprendermi di qualcosa che non avevo neppure sospettato>>. Lui è un uomo preciso, che cerca sempre di avere un’immagine chiara delle cose. La signora Marisa non commenta, forse si ritiene più semplice e diretta di suo marito, e secondo lei sarà sufficiente un’occhiata esauriente, la prima volta che le capiterà di guardare dritto in faccia questa donna, per comprendere immediatamente quali intenzioni abbia e quanto sia possibile e opportuno affidarle alla fine il loro unico figlio.

In seguito, i due coniugi sembrano quasi chiudersi in un ostinato silenzio su questo argomento, forse soltanto perché quello che c’era stato da dire con il loro rapido scambio di opinioni ormai se lo sono già detto, ma a quel punto squilla il telefono di casa, e nel momento in cui la signora Marisa alza la cornetta e risponde per capire chi sia a chiamare, le viene subito da sorridere, come se fosse giunta immediatamente una buona notizia. <<Ciao, Renato>>, dice nel microfono, come se ormai avesse tutto quanto sotto al suo controllo, e poi getta uno sguardo rapidissimo verso suo marito, a sincerarsi che lui stesse ascoltando quella conversazione che sembra adesso la diretta conseguenza del breve dialogo che lei ed il suo signor Nesti hanno appena affrontato. Lui si avvicina per ascoltare meglio, la moglie risponde che senz’altro, sarebbe una bella cosa, e che prendere un caffè è senza dubbio poco impegnativo per chiunque, ma già un primo passo sufficiente per una conoscenza da approfondire maggiormente in seguito. Poi la signora Marisa torna a guardare un momento suo marito, ed infine saluta suo figlio prima di riagganciare. <<Era Renato>>, dice subito. <<sabato verrà da noi, accompagnato da quella Monica Moroni, a prendere un caffè, nel pomeriggio>>.

Il signor Nesti sull’immediato non commenta: da un lato ritiene razionalmente che tutto adesso si svolga nella maniera più adeguata, ma all’improvviso però gli pare che tutto sia anche un po’ troppo affrettato, come se lui, per i suoi gusti, avesse necessità di un tempo più dilatato per meditare meglio su quanto sta succedendo. Però non dice niente di tutto questo alla sua Marisa, e l’unico giudizio che gli viene da esprimere è dato dal fatto che forse loro due non sono ancora pronti per le inevitabili modifiche alle abitudini assodate a cui sono affezionati da molto tempo. <<Lo vedremo sempre meno>>, dice come per porre avanti a sé una sorta di gelosia con cui sicuramente avranno da fare i conti nel prossimo periodo. Sua moglie abbassa lo sguardo, riflette, ma sa già che tutto quanto accadrà nel tempo a venire sarà per lei semplicemente da accettare.    

 

Bruno Magnolfi

sabato 8 febbraio 2025

Scarsa contentezza.


            Il martedì generalmente è la giornata con l’orario più lungo per gli impiegati dell’Amministrazione Comunale, che ritornano sulle scrivanie nel pomeriggio a svolgere le loro mansioni a seguito della normale mattinata, e Renato Nesti, dopo una breve telefonata interna al piano inferiore del palazzo verso la collega Monica, si è accordato per andare a pranzo con lei in un localetto poco distante dal luogo di lavoro. <<Vieni con noi a mangiare?>>, chiede a lui in tarda mattinata un collega di stanza con una certa malizia, immaginando la probabile risposta. <<No, grazie>>, risponde difatti Renato con orgoglio. <<Mi vedo con Monica Moroni del primo piano, andiamo insieme probabilmente al Caffè dei Forti, abbiamo già prenotato un tavolo>>. Il collega annuisce, ci pensa ancora un momento, poi fa: <<Ma allora sembra sia proprio una cosa seria la vostra>>. Renato non risponde, a dire la verità si sente personalmente molto soddisfatto ultimamente di quel riuscire a farsi vedere in giro con lei, anche se ancora non si sente del tutto sicuro di poter dire a voce alta che Monica è la sua fidanzata. Lei è ancora un po’ sfuggente, almeno certe volte, anche se ormai lascia che le cose tra loro due vadano avanti senza tanti intoppi. Renato Nesti ovviamente è felice di come si sta sviluppando la storia tra di loro, ma anche dopo averne riparlato con Sergio, il coinquilino con cui divide il proprio appartamento da quasi tre anni, ha deciso di non essere più troppo ansioso come agli inizi, e di non forzare mai le cose con lei, per nessun motivo.

            In ogni caso, soltanto sapere di sedersi tra poco con Monica, di guardarla negli occhi e di poterle parlare di tutto quello che gli sembra più appropriato alla situazione, e soprattutto di ascoltare la voce pacata di lei mentre racconta le sue piccole cose di ogni giorno disegnando con brevi frasi il proprio presente, e mettendo avanti le opinioni, i pensieri, le idee, senza mai riferirsi al passato, come fa sempre, o a cose troppo importanti, ma soltanto tenendo in piedi una conversazione leggera, senza troppo impegno, tutto ciò fa sentire Renato una persona fortunata, quasi immerso in una favola. Osserva l’orologio, ormai sta contando persino i minuti che lo separano dal loro incontro, quindi si alza dalla sua scrivania, va nel corridoio dove in questo momento non c’è nessuno, osserva per un attimo qualcosa al di fuori dei grandi finestroni luminosi, e quando torna a sedersi al suo posto di lavoro, sente d’improvviso, con la fiducia che sempre conserva chi spesso sente di essere un grande ottimista per gli accadimenti del futuro, che tutto andrà bene nel prossimo periodo, e che le cose poco per volta si sistemeranno in coerenza con i desideri suoi e soprattutto della sua Monica. Niente potrà andare storto, pensa ancora mentre si siede; niente.

            I suoi due colleghi di stanza sorridono, forse comprendono perfettamente che cosa stia passando nella sua mente, e ritenendosi persone posate, con una famiglia formata ciascuno, ormai fuori da quei giochi che stanno invece avvinghiando Renato Nesti, ritengono che i suoi pensieri e le sue emozioni giungano un po' troppo in ritardo per una persona come lui di quasi quarant’anni. Ma dietro alle loro espressioni leggermente ironiche forse c’è anche la supposizione che il loro collega stia come inserendo, in una storia leggera e banale, proprio come sembrerebbe quella iniziata da poco con la Moroni, una esagerata capacità emozionale, e forse persino delle eccessive aspettative. Magari, dicono a volte tra loro mentre sono intenti alla pausa del caffè, al Nesti manca proprio il senso del limite, considerato che secondo il parere di tutti lui sia capace di prendere qualsiasi cosa anche troppo sul serio, persino le sciocchezze più evidenti, e che forse in Renato risulta del tutto assente la percezione esatta del ridicolo. Perciò lo prendono in giro, senza una esagerata malizia, ma cercando in questa maniera anche come farlo ritornare ogni tanto con i piedi sulla terra di tutti quanti.

            Infine, giunge l’orario di pausa pranzo, e Renato indossa la giacca con una calma quasi forzata, controlla di aver tutto nelle tasche, ed infine si avvia al piano inferiore, cercando di respirare regolarmente e di affrontare quei gradini con tutta la normalità di cui è capace. Ma dopo aver sceso soltanto il primo scalino, torna indietro, e si dirige nel bagno, dove velocemente si lava energicamente le mani e controlla che sulla sua faccia o nei capelli non ci sia niente che non sia del tutto a posto. Infine, riprende la discesa, e trova Monica sul vasto pianerottolo mentre sta parlando di chissà che cosa con una delle sue colleghe, tanto che si ferma ad un paio di metri di distanza per non disturbarle, e nell’attesa che loro due abbiano terminato. <<Viene anche lei a pranzo con noi>>, dice con determinazione Monica Moroni, e Renato, se anche non si sente improvvisamente del tutto deluso, in ogni caso non riesce ad essere molto contento della novità.

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 5 febbraio 2025

Giudizio decisivo.


            <<Mi sembri cambiata, ultimamente>>, dice Caterina all’amica Monica, mentre in auto stanno recandosi insieme verso un elegante centro commerciale periferico per curiosare in qualche negozio di abbigliamento. <<Più sfuggente, meno chiara con le tue parole, pare a volte che tu cerchi costantemente di nascondere qualcosa>>. L’altra sorride mentre prudentemente prosegue a guidare. <<Sicuramente nelle ultime settimane aver scoperto nel collega Renato Nesti una persona così carina e disponibile ha forse smosso qualcosa dentro di me, però non starei a vedere dietro questo fatto chissà che cosa>>, spiega l’altra senza minimamente cambiare l’espressione leggera e divertita. <<Non capita niente di particolare>>, la rassicura alla fine, sto solamente guardando attorno a me qualcosa che fino a poco fa probabilmente non avevo voglia di vedere>>. Caterina resta in silenzio; lei, ad essere sincera, ha detto così, tanto per parlare, perché in realtà si sente preoccupata per tutt‘altro motivo, ma di questo non desidera proprio discorrere, né con Monica né con altri, visto che i suoi leggeri sospetti sui comportamenti di suo marito l’hanno portata ormai ad immaginare di tutto, senza però aver compreso esattamente quali siano i veri motivi che lo convincono a chiudere lo studio durante alcuni pomeriggi di ogni settimana, e ad assentarsi indisturbato. Un’amante aveva sospettato all’inizio. Ma dopo qualche giorno ha accantonato quasi del tutto questa idea, anche considerando che i loro rapporti non sono affatto cambiati, ed anzi lui in diverse occasioni si è mostrato verso la moglie persino più affettuoso che mai, proprio nel corso di quest’ultimo periodo di tempo.

            <<Mio marito ha detto di spendere poco>>, dice poi Caterina come se questa fosse una buona battuta di spirito, in considerazione anche delle generose disponibilità dell’amica. <<Ma io gli ho subito spiegato che certe cose ci vogliono, in fondo lavoro in un ufficio al pubblico, non posso certo andare vestita senza un certo riguardo, nella stessa maniera come lui cambia camicia e cravatta ogni giorno, perché alla fine l’immagine dello studio di commercialista la forniamo esattamente noi due, nella maniera come riusciamo a mostrarci ai clienti. Lui poi ha alzato le spalle cambiando discorso. Non gli ho certo detto che a me spendere piace, ma lui questo comunque se lo è sempre immaginato>>. Monica ride, poi cercano uno spazio dove arrestare la macchina nel vasto parcheggio di superficie, ed alla fine, spento il motore, prendono le loro borsette e scendono dal mezzo. <<Mi chiedevo il motivo per cui voi due non avete mai preso in considerazione l’impegno di mettere al mondo un figlio>>, dice poi Monica con naturalezza, mentre camminano. L’altra si prende una pausa, come per riflettere bene su quanto deve spiegare, e infine dice: <<Lui è sempre stato molto impegnato con il suo lavoro: per mio marito è l’attività fondamentale della sua vita, e così non ci abbiamo mai neppure pensato, poi gli anni sono trascorsi in fretta, e adesso oramai è un po’ troppo tardi>>.

            Monica si ferma un momento, poi si soffia il naso con un fazzoletto di carta, ed infine riprende a camminare con la medesima naturalezza di prima. <<D’altronde tirare su dei figli deve essere un impegno molto gravoso, qualcosa che ti cambia la vita in modo radicale>>, dice come a sé stessa. Intanto raggiungono il largo varco vetrato del centro commerciale, ed entrano nel grande edificio con l’impressione di poter alleggerire immediatamente i loro argomenti. <<A me servirebbe una giacchina nuova da indossare quando sono allo studio>>, dice subito Caterina. Monica non ribatte nulla, ma non ha neppure pensato a che cosa le potrebbe servire, e in ogni caso sa già che si lascerà tranquillamente guidare dal caso e da quanto saranno bravi i commessi a proporle degli acquisti. Quando entrano nel primo negozio di abbigliamento firmato seguono la positiva sensazione che emana da una vetrina ben allestita, con dei manichini composti in posizioni insolite, quasi la ricostruzione di alcune istantanee particolari.

            Quando tornano ad uscire hanno ambedue acquistato qualcosa, mostrando una certa soddisfazione per i capi scelti: Caterina per aver trovato ciò che più o meno desiderava, l’altra per aver accondisceso ai desideri della sua amica, ed aver preso qualcosa che le possa comunque servire, anche se non ne sentiva del tutto la necessità. Avrà bisogno di Caterina, pensa adesso Monica. Dovrà riuscire a tenerla sempre dalla sua parte, farle capire al momento opportuno quanto importante per lei fosse il suo disegno complessivo già dagli inizi, specialmente nell’attimo stesso in cui in molti vorranno soltanto prendere le distanze dai suoi comportamenti. Comunque, è fuori di dubbio che persista una solidarietà femminile superiore a qualsiasi critica, pensa ancora lei mentre tornano sorridendo alla loro macchina parcheggiata, e su quella sarà sempre possibile per Monica fare un certo affidamento. Probabilmente si dimostrerà proprio Caterina il suo principale sostegno, pensa ancora mentre apre la vettura, quando i giorni si faranno duri e difficili, e senza mostrarsi troppo adulatrice nei propri comportamenti verso la sua amica, riconosce adesso a sé stessa che l’importanza del suo giudizio, al momento in cui ci sarà proprio bisogno di esprimerlo, sarà decisivo.

 

            Bruno Magnolfi    

lunedì 3 febbraio 2025

Persona differente.


            Lui cammina per strada, utilizzando comunque un passo sufficientemente veloce per non sembrare un qualsiasi sfaccendato, o privo di impegni. Quasi ogni pomeriggio fa così, chiude il suo studio verso le quattro, quando sua moglie ormai è a casa o insieme a qualche amica a spettegolare; trattiene in fondo alla mano la sua immancabile cartella quasi vuota, e poi prende per la via meno frequentata, rispondendo inizialmente a qualche saluto, e in seguito sprofondandosi nei propri pensieri. Il medico, d’altronde, gli ha detto chiaramente che la vita sedentaria sta minando seriamente la sua salute, e lui ha approfittato subito di questa specie di prescrizione per muoversi almeno un po’, e camminare così fino a non sentirsi completamente stanco, cioè all’orario di rientrare a casa per la cena. Ma non è questo il vero motivo che lo ha portato a questa scelta. Fino a qualche tempo fa lo studio del ragionier Carletti svolgeva un ruolo di consulente per l’assessorato al lavoro e al personale dell’Amministrazione Comunale della città, e questa era la fetta più pesante e corposa del suo lavoro. Ma dopo le elezioni locali si è rapidamente cambiato sindaco e giunta, ed i suoi servigi sono diventati improvvisamente non necessari. D’altra parte, è vero che oggi ci sono in giro degli studiosi, dei grandi economisti, degli individui commercialisti laureati con tanto di studi superiori svolti a Parigi o in Inghilterra, ed un consulente come lui, semplicemente ragioniere diplomato, è diventato ai loro occhi del tutto superfluo. Ma la ragione più profonda lui sospetta che sia da accreditare al suo lontano passato di vago simpatizzante politico per la parte avversa a questa Amministrazione Comunale, per cui adesso non può far altro che accettare i fatti.

            Il lavoro del suo studio è diventato così quello di occuparsi delle semplici dichiarazioni dei redditi di qualche negoziante del quartiere, e gli ultimi acquisti tra i nuovi clienti sembrano essere soltanto certe associazioni di volontariato con mille dubbi fiscali ma spesso anche prive di risorse, e per questo motivo delle cattive pagatrici. Ma il ragioniere non si perde d’animo, cammina e riflette intensamente su quello che gli è possibile attivare per riprendere un po’ di quota, anche se uno dei giorni a venire dovrà iniziare inevitabilmente a parlarne con sua moglie, la sua segretaria, avanti che lei si accorga del suo perder tempo nei pomeriggi, e spiegarle in poche parole che lo studio non sta andando del tutto a gonfie vele, e che qualcosa dovrà essere ripreso in esame nella loro vita lavorativa e coniugale. Sarà quello probabilmente il momento più doloroso della sua carriera, e lui farebbe di tutto per allontanarlo, anche se è ben consapevole della realtà. Intanto cammina, e così lascia alle spalle qualcosa che non desidera affrontare, e se incontra qualcuno che conosce può ancora dimostrare, vestito in completo grigio e cravatta colorata, di recarsi ad un appuntamento di lavoro là vicino, lungo qualsiasi strada si trovi a passare, testimone la sua immancabile cartella per i documenti.      

            Andavano bene le cose quando convinse sua moglie a lasciare l’impiego presso il Comune, e in seguito a sostituire nel suo studio la segretaria dell’epoca di cui si era mostrata un po’ gelosa. Adesso avere quello stipendio per la loro famiglia sarebbe proprio l’ossigeno che è venuto a mancare poco per volta, e per quanto riguarda la sua attività potrebbe mandare avanti le poche pratiche anche da solo. Se soltanto avesse avuto uno sguardo più attento forse ora non si troverebbe in questa situazione. Poi il ragioniere incontra una persona che conosce, che lo ferma, che gli chiede qualcosa della sua attività e delle sue conoscenze in ambito tributario. Lui spiega ben poco, cerca di rimanere sul vago, e sta quasi per dire che ha un appuntamento, e che adesso deve proprio andare, ma l’altro insiste: <<Dobbiamo tutti piegarci ai nuovi dettami dell’attuale giunta>>, dice subito quello sorridendo, come fosse perfettamente a conoscenza delle difficoltà in cui versa il suo studio di commercialista, e lui resta senza parole per un attimo, poi dice: <<Ma certo, è l’unica maniera per uscire da questa situazione>>, mormora senza troppa convinzione.

            Poi si salutano, e il ragioniere riprende la stessa direzione conservando il passo di prima, anche se al momento avrebbe proprio voglia di sedersi e di riflettere meglio a quelle parole che ha ascoltato. In fondo non sarebbe un’abiura vera e propria dare una pedata al suo scarso impegno politico di quando era molto più giovane, pensa. Magari è più semplice di quanto possa sembrarmi in questo momento: <<Si tratta di farsi vedere qualche volta nel Palazzo Comunale, di mostrarsi sorridente e disponibile, forse di prendere una tessera del partito di maggioranza e recarsi a qualche riunione indetta sui temi più vicini al mio lavoro>>. No, non è difficile, anche se si tratta certamente di fare qualche compromesso, ma ne va di mezzo la sua attività, è evidente, e questo non può dimenticarlo. Poi si siede sopra una panchina, guarda per un attimo qualcosa sul muro che ha di fronte, e quando torna a rimettersi in piedi, sa che nelle sue scarpe sta camminando una persona già differente.

 

            Bruno Magnolfi      

sabato 1 febbraio 2025

Proprio stupenda.


Sono fermo presso la mia scrivania di lavoro, seduto come sempre sopra la poltroncina rivestita di stoffa rossa e le rotelle girevoli alla base, con gli avambracci distesi sul piano chiaro e semilucido ingombro ai lati da cartelle, fogli e documenti quasi tutti spillati tra di loro, e nella mia immobilità osservo lo schermo luminoso del terminale di fronte a me, senza avere particolari reazioni. Mi sento spossato, senza entusiasmi, incastrato tra alcuni pensieri che non mi portano più oramai da alcuna parte, ed è come se quasi non riuscissi a vedere niente, e le cose da fare di fronte a me e la mia stessa occupazione di impiegato amministrativo del Comune non mi fornisse più alcuno stimolo. Lascio trascorrere i minuti cercando di resistere alla voglia di prendere la cornetta del telefono e di chiamarla, ora, semplicemente, in questo stesso momento, oppure alzarmi dal mio posto di lavoro e scendere rapidamente la scalinata di questo vecchio palazzo fino a giungere davanti alla sua scrivania, e poi osservarla per un lungo momento, paralizzarmi quasi di fronte a lei, e infine chiedere a Monica se per lei sia ancora possibile conservare a lungo questa specie di indifferenza verso di me. Ma non devo farlo, devo rispettare i suoi tempi, attendere che tutto riprenda un comportamento più abituale, senza alcuno strappo, privo perciò di richieste e di nodi da sciogliere.

Mi alzo lentamente, cerco di scrollarmi di dosso la sensazione che tutto stia come sbriciolandosi senza che io possa fare niente, poi vado al bagno, mi sciacquo la faccia, lavo le mie mani, infine mi osservo un momento nello specchio. Sembra una tortura dover attendere che qualcosa accada; pare che io debba perdere per forza quell’entusiasmo che mi ha provocato rapidamente quel frequentarla per questo poco tempo che abbiamo avuto a nostra disposizione. Vorrei trovarmela di fronte soltanto per chiederle che cosa sia che riesce a trattenerla dal farsi ancora viva, dal darmi un segno, dal mostrare la volontà di vedermi nuovamente, di stare ancora con me, di darmi un nuovo appuntamento; non so spiegarmi questo suo lasciare che i giorni lenti e cadenzati e le ore che li costituiscono aprano un varco così amaro e insopportabile nei miei desideri; ma devo resistere, mi ripeto mentre guardo la mia faccia quasi stralunata. Devo essere indifferente a queste lunghe pause, e tanto più sarà dura la mia attesa, tanto più sarà dolce la sua voce al telefono quando alla fine chiamerà. Non devo dare importanza a questo comportamento che lei riesce a tenere: sicuramente le torna naturale, senz’altro non sta minimamente pensando di sottopormi a una tortura; è il suo modo di fare, la sua maniera di tenere sempre con tutti una certa distanza, forse per prudenza, per timidezza, o magari soltanto per evitare gesti affrettati, che in fondo non servono mai a niente.

Mi convinco, torno nel mio ufficio, i colleghi mi gettano un’occhiata senza dirmi niente, ed io riprendo in mano le scartoffie, ripercorro mentalmente quanto stavo facendo fino a poco fa, poi scorro rapidamente le cose che ho lasciato a mezzo, e poco per volta ricomincio a svolgere con calma il mio lavoro, applicandomi a quelle documentazioni, pur con uno sforzo, ma ritrovando tutto ciò a cui poco prima stavo dando un compimento. Non devi pensare a lei, sembra ci sia scritto da qualche parte su qualcuna di queste carte che tengo adesso davanti agli occhi; non devi farti distrarre ancora da qualche riflessione senza senso, che non porta mai assolutamente da nessuna parte. Non è cambiato niente da quando ho preso a frequentare Monica; sono lo stesso, sono la medesima persona, e ciò che sto portando avanti è solo il mio lavoro, a cui devo applicarmi con tutto me stesso durante questo orario, senza mettere altre cose di mezzo. Mi calmo, riprendo pienamente il controllo di tutto quanto, Monica è distante, non è al piano sottostante di questo stesso edificio. Poi suona il telefono interno sopra la mia scrivania. È lei, mi parla come se fosse la cosa più normale di questo mondo, chiede di vedermi, sempre se mi va, magari di passare da lei dopo il lavoro, a casa sua, anche se riconosce che sono diversi giorni che non ci sentiamo, e forse dobbiamo parlare un poco di noi due.

 Rispondo che va bene, che va benissimo, che anche io avevo in mente la stessa idea precisa, ma poi mi freno, ricordo in un lampo che avevo deciso di fare maggiormente il riservato, di farmi desiderare, di essere meno disponibile con lei, ma ormai è fatta, non posso certo rimangiare le mie stesse parole, perciò dico soltanto: <<Ci vediamo a casa tua nel tardo pomeriggio, come sempre>>. Penso che probabilmente passerò un momento dal fiorista lungo la strada, le prenderò un mazzolino, qualcosa di simpatico e di colorato, e forse anche una bottiglia di vino buono, tanto per festeggiare una serata forse come tutte, ma che per me improvvisamente sembra stupenda.

 

Bruno Magnolfi