Lei, Irma
Neri, un’età che sfiora il mezzo secolo, orgogliosamente sola dopo che il suo
ultimo fidanzato qualche tempo addietro si è rivelato poco per volta una
persona quasi inconsistente per personalità, da qualche mese durante le nottate
di sonno regolare dentro la camera da letto del piccolo appartamento dove
abita, pur decisa e convinta nelle scelte della propria vita, ha iniziato ad
avvertire delle voci che non riesce in nessun modo a spiegarsi. Inizialmente
sono state quasi un brusio incomprensibile che nel buio del dormiveglia
parevano provenire dall’appartamento accanto oppure da quello al piano
superiore, ma dopo aver origliato a lungo appoggiando la testa in tutte le
pareti della camera, Irma si è resa conto che non era così, e che quei tenui
bisbigli provenivano esattamente dalla propria stanza. Così ne ha parlato con
il suo medico, un dottorino giovane molto serio e preparato che ha cercato di
rassicurarla, anche se lei, senza neppure in seguito parlargliene più, ha
iniziato in quello stesso periodo ad acuire la propria attenzione, cominciando
a percepire nel buio notturno anche delle parole quasi definite, pur immerse in
frasi inconcepibili e confuse. <<Probabile>>, sembra che dica certe
volte quella voce; oppure: <<indubbiamente>>, ed anche <<domani>>,
e certe volte insiste a dire persino <<è inutile>>. Sembra proprio come
se qualcuno tenga un dialogo con qualcun altro, che però non gli risponde, o
magari risponde in altro modo, con dei gesti o chi sa come, evitando in certi
momenti di emettere il più piccolo suono.
Così lei ha
provato ad amplificare alle sue orecchie quella voce inconcludente e per certi
versi monotona, arrotolando un cartoncino in modo da farne un cono piuttosto
rigido, di cui applicare ad un suo padiglione auricolare il foro piccolo,
lasciando la parte più aperta libera di captare dall’aria della stanza ogni
gemito ed ogni sillaba. Si è rapidamente resa conto di come la voce molto
probabilmente stia leggendo qualcosa, forse un libro o anche qualche opuscolo, espressi
però con una piccola enfasi, tanto da rendere anche indecifrabile a chi desideri
riferirsi. Nella stessa giornata lei è passata da una farmacia ed ha acquistato
dei tappi in gomma per le orecchie, sostenendo con il farmacista che i vicini
di casa erano soliti provocare dei rumori molesti durante il suo sonno. Così ha
cercato di disinteressarsi del tutto di quei bisbigli, di quei dialoghi, e di
quella voce in gran parte incomprensibile, talmente presente però dentro alla
sua camera da risultare quasi frutto di qualche magia. Per alcune notti le cose
sono assai migliorate, ma la curiosità di ascoltare ancora quella strana
presenza ha indotto Irma ben presto a togliere i tappi per tornare ad ascoltare
la voce.
Lei a
questo punto si è resa conto immediatamente che quei suoni, quella forma
verbale leggera ma diventata quasi un’abitudine, adesso sembra scomparsa. Perciò
si è coricata nel proprio letto con una maggiore rilassatezza rispetto agli
ultimi tempi, e in questo modo ha trovato un riposo migliore. Ma una delle sere
seguenti, inizialmente quasi senza rendersene conto, ha compreso che la voce di
nuovo era lì, da qualche parte, sempre con quel tono sommesso, delicato, quasi
un brusio indefinito come si è sempre manifestato. Allora è tornata dal suo
medico, giusto per spiegargli in ogni dettaglio di come si fosse convinta che c’era
una voce nella sua mente, e che lei stesse perdendo giorno per giorno il
proprio riposo e forse anche il senno. Il dottore, pur giovane ma con una certa
saggezza, le ha spiegato con calma che tutto poteva dipendere dagli ossicini
dentro al suo orecchio, che vibrando in maniera del tutto inconsueta avessero
cominciato a proporre dei sottili rumori simili al bisbiglio di una persona.
<<Ma io distinguo qua e là delle parole>>, ha detto Irma con
fermezza. <<Non può derivare tutto quanto da ossa, cartilagini o flusso
del sangue; dei leggerissimi rumori probabilmente è normale avvertirli
all’interno della propria testa, ma non delle frasi composte, non delle parole significanti,
decifrabili, del tutto simili a quelle di una qualsiasi persona che
parla>>.
Il medico
si è grattato la testa, ha detto che avrebbe chiesto a degli specialisti se si fosse
mai verificato nei loro pazienti un caso del genere, e poi le ha detto di usare
i tappi per avere un riposo adeguato, nell’attesa di trovare un luminare della
scienza in grado di sciogliere quell’enigma. Ed è stato in quel momento,
fermandosi un attimo nel bagno dell’ambulatorio che Irma si è resa conto che in
quel piccolo vano ricoperto da piastrelle bianche e molto silenzioso, la voce di
sempre non c’era, e che quindi non era nella sua testa, e che quella non era
esattamente la strada per scoprire quale fosse il suo inconsueto problema. Rientrata
in casa ha spostato dei mobili, li ha allontanati dalle pareti, ed alla fine ha
scoperto dietro un armadio che vi era rimasta una radiolina minuscola ancora collegata
alla rete elettrica, sintonizzata su un programma di sole notizie, senza né
musica né pubblicità. <<Una reliquia del mio fidanzato>>, ha subito
pensato, e dopo un attimo naturalmente è scoppiata a ridere.
Bruno
Magnolfi
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