mercoledì 12 novembre 2025

Semplice reliquia.


            Lei, Irma Neri, un’età che sfiora il mezzo secolo, orgogliosamente sola dopo che il suo ultimo fidanzato qualche tempo addietro si è rivelato poco per volta una persona quasi inconsistente per personalità, da qualche mese durante le nottate di sonno regolare dentro la camera da letto del piccolo appartamento dove abita, pur decisa e convinta nelle scelte della propria vita, ha iniziato ad avvertire delle voci che non riesce in nessun modo a spiegarsi. Inizialmente sono state quasi un brusio incomprensibile che nel buio del dormiveglia parevano provenire dall’appartamento accanto oppure da quello al piano superiore, ma dopo aver origliato a lungo appoggiando la testa in tutte le pareti della camera, Irma si è resa conto che non era così, e che quei tenui bisbigli provenivano esattamente dalla propria stanza. Così ne ha parlato con il suo medico, un dottorino giovane molto serio e preparato che ha cercato di rassicurarla, anche se lei, senza neppure in seguito parlargliene più, ha iniziato in quello stesso periodo ad acuire la propria attenzione, cominciando a percepire nel buio notturno anche delle parole quasi definite, pur immerse in frasi inconcepibili e confuse. <<Probabile>>, sembra che dica certe volte quella voce; oppure: <<indubbiamente>>, ed anche <<domani>>, e certe volte insiste a dire persino <<è inutile>>. Sembra proprio come se qualcuno tenga un dialogo con qualcun altro, che però non gli risponde, o magari risponde in altro modo, con dei gesti o chi sa come, evitando in certi momenti di emettere il più piccolo suono.

            Così lei ha provato ad amplificare alle sue orecchie quella voce inconcludente e per certi versi monotona, arrotolando un cartoncino in modo da farne un cono piuttosto rigido, di cui applicare ad un suo padiglione auricolare il foro piccolo, lasciando la parte più aperta libera di captare dall’aria della stanza ogni gemito ed ogni sillaba. Si è rapidamente resa conto di come la voce molto probabilmente stia leggendo qualcosa, forse un libro o anche qualche opuscolo, espressi però con una piccola enfasi, tanto da rendere anche indecifrabile a chi desideri riferirsi. Nella stessa giornata lei è passata da una farmacia ed ha acquistato dei tappi in gomma per le orecchie, sostenendo con il farmacista che i vicini di casa erano soliti provocare dei rumori molesti durante il suo sonno. Così ha cercato di disinteressarsi del tutto di quei bisbigli, di quei dialoghi, e di quella voce in gran parte incomprensibile, talmente presente però dentro alla sua camera da risultare quasi frutto di qualche magia. Per alcune notti le cose sono assai migliorate, ma la curiosità di ascoltare ancora quella strana presenza ha indotto Irma ben presto a togliere i tappi per tornare ad ascoltare la voce.

            Lei a questo punto si è resa conto immediatamente che quei suoni, quella forma verbale leggera ma diventata quasi un’abitudine, adesso sembra scomparsa. Perciò si è coricata nel proprio letto con una maggiore rilassatezza rispetto agli ultimi tempi, e in questo modo ha trovato un riposo migliore. Ma una delle sere seguenti, inizialmente quasi senza rendersene conto, ha compreso che la voce di nuovo era lì, da qualche parte, sempre con quel tono sommesso, delicato, quasi un brusio indefinito come si è sempre manifestato. Allora è tornata dal suo medico, giusto per spiegargli in ogni dettaglio di come si fosse convinta che c’era una voce nella sua mente, e che lei stesse perdendo giorno per giorno il proprio riposo e forse anche il senno. Il dottore, pur giovane ma con una certa saggezza, le ha spiegato con calma che tutto poteva dipendere dagli ossicini dentro al suo orecchio, che vibrando in maniera del tutto inconsueta avessero cominciato a proporre dei sottili rumori simili al bisbiglio di una persona. <<Ma io distinguo qua e là delle parole>>, ha detto Irma con fermezza. <<Non può derivare tutto quanto da ossa, cartilagini o flusso del sangue; dei leggerissimi rumori probabilmente è normale avvertirli all’interno della propria testa, ma non delle frasi composte, non delle parole significanti, decifrabili, del tutto simili a quelle di una qualsiasi persona che parla>>.

            Il medico si è grattato la testa, ha detto che avrebbe chiesto a degli specialisti se si fosse mai verificato nei loro pazienti un caso del genere, e poi le ha detto di usare i tappi per avere un riposo adeguato, nell’attesa di trovare un luminare della scienza in grado di sciogliere quell’enigma. Ed è stato in quel momento, fermandosi un attimo nel bagno dell’ambulatorio che Irma si è resa conto che in quel piccolo vano ricoperto da piastrelle bianche e molto silenzioso, la voce di sempre non c’era, e che quindi non era nella sua testa, e che quella non era esattamente la strada per scoprire quale fosse il suo inconsueto problema. Rientrata in casa ha spostato dei mobili, li ha allontanati dalle pareti, ed alla fine ha scoperto dietro un armadio che vi era rimasta una radiolina minuscola ancora collegata alla rete elettrica, sintonizzata su un programma di sole notizie, senza né musica né pubblicità. <<Una reliquia del mio fidanzato>>, ha subito pensato, e dopo un attimo naturalmente è scoppiata a ridere.

 

            Bruno Magnolfi

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