venerdì 30 ottobre 2015

Salvezza insperata.

            

            Uscendo dal locale dove per più di un’ora si è intrattenuto con alcuni conoscenti a bere diversi bicchierini, giusto per trascorrere in qualche modo quella lunga serata ordinaria e quasi inutile, lui adesso non si sente neppure perfettamente in sé, pur riuscendo ancora a camminare quasi diritto e a vedere piuttosto ben definiti sia la strada che il marciapiede di fianco, le cui pietre umide appaiono fortunatamente rischiarate dai lampioni che indicano anche tutto il percorso in direzione della sua piccola abitazione poco distante. Si ferma, una volta apprezzato il fresco della sera e l’aria tersa, quindi incamera un profondo respiro quasi normalizzatore del suo stato, e infine si avvia.
            Non c’è niente di male nel fare un po’ di baldoria ogni tanto, pensa ad alta voce mentre prosegue a camminare. Per istinto, ma non senza un briciolo di preoccupazione, affonda le mani dentro le tasche del cappotto alla ricerca della chiave del portone, già pregustando il suo rientro tra le mura domestiche, ma in mezzo alla stoffa nessun oggetto del genere sembra presente in questo momento. Gli è sufficiente una breve e sofferta ricognizione mentale per rendersi conto di come tutto il suo mazzo di chiavi, così importanti adesso, sia probabilmente rimasto dimenticato magari sopra al tavolo di casa, oppure addirittura nella tasca della giacca indossata al mattino, che adesso è naturalmente riposta dentro l’armadio. In ogni caso l’ora è ormai tarda, e le possibilità per rientrare al suo domicilio appaiono all’improvviso estremamente difficili.
            Ciò nonostante, lui prosegue imperterrito a camminare nella medesima direzione, quasi riponendo così tutte le sue speranze in un qualche miracoloso avvenimento, ma anche immaginando di trovare tutto il coraggio che gli serve per suonare il campanello alla sua odiosa vicina di casa, convincerla della sua sventura, e infine chiederle la possibilità di lasciarlo salire sopra al terrazzino confinante, e da lì, sporgendosi pericolosamente, permettergli di saltare fino alla sua finestra, ammesso naturalmente che questa sia rimasta aperta. Con questi pensieri continua a camminare, pur rallentando leggermente l’andatura ad ogni passo, e in un primo tempo riesce quasi a convincersi come tutto possa davvero andare a buon fine in quella situazione, ma quando ormai è in vista del condominio dove abita, le sue speranze all’improvviso precipitano in maniera quasi definitiva. 
E’ tardi, le finestre sono tutte buie, la sua vicina sicuramente già a letto, e soltanto disturbarla adesso a lui pare un’impresa. In più, nella giornata seguente, coloro che lo conoscono sapranno che il loro vicino chissà come si è trascinato fino là completamente ubriaco, e che senza alcun criterio ha avuto l'impudenza di interrompere la calma e la rispettabilità di un intero condominio, ridendo sguaiatamente per strada assieme a chissà quali amici di bevute, e svegliando tutte le persone ammodo nel pieno della notte. Una persona sgradevole, diranno; uno verso cui non si può più rivolgere neppure un saluto cortese; una figura da isolare e da allontanare al più presto, proprio per evitare in futuro ulteriori sconvenienze del genere. Diranno subito che è stato visto poco sobrio ogni sera, e chissà da quanto tempo a questa parte, che è un tizio ignobile, e soprattutto non merita niente, neppure un minimo di tolleranza da parte di chi lo conosce anche solo di vista.
Con questi pensieri giunge disperato ad appoggiarsi al portone, lo accarezza, osserva i pulsanti dei campanelli così a portata di mano, cerca il nome della sua vicina, anche se uno sgomento improvviso lo prende. Allunga un dito tremante, è quasi sul punto di fare quel passo irreversibile, quando invece si ritrova ad infilare la mano dentro la tasca, quasi con un gesto di orgoglio. Ed ecco, incredibilmente, la sua chiave è proprio lì, in una semplice piega di quella stoffa dove prima non aveva cercato; è salvo, indubbiamente, anche se soltanto per questa volta.


Bruno Magnolfi

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