venerdì 13 gennaio 2017

Silenzio naturale.

            

Vorrei abbassare la voce io per primo, dice Luigi; e naturalmente mi piacerebbe lo facessero anche gli altri. Parlare soltanto per sussurri, riferirsi essenzialmente a chi ci è più vicino, e scegliere con calma ogni parola da pronunciare, in modo da sprecarne il numero minimo possibile. C'è troppo rumore in giro, tutti dobbiamo impegnarci ad abbassare i toni, e rendere maggiore dignità a quei suoni che purtroppo restano appena sullo sfondo, quasi incapaci per propria natura di farsi ascoltare ed apprezzare dalla maggior parte delle persone. Non ci trovo il minimo senso in tutto questo, dice il suo collega e amico di sempre. Le cose si livellano da sé, senza interventi esterni. Il vento tra gli alberi puoi apprezzarlo soltanto se ti trovi da solo in mezzo a un bosco. Tra la gente comune certe cose divengono impossibili.
Ci sono delle volte, dice ancora Luigi, che il nostro parlare si fa inutile, del tutto insopportabile e anche dannoso; si sprecano opinioni su qualunque argomento, e spesso risultano dettate da un modo di pensare così superficiale da non avere quasi significato alcuno. Ma forse solo qua dentro tutto questo che sto cercando di farti comprendere ha davvero un senso, proprio sopra questo palco, dove ogni espressione deve essere pensata, elaborata, forgiata, come se il proseguo di qualsiasi piccolo o grande dramma che portiamo avanti, fosse affidato esclusivamente a certe inequivocabili parole chiave, ed a piccole frasi piene zeppe di significati, o certe volte persino a piccoli gesti, che riescono a rivestire anche da soli molto di più che qualsiasi grande discorso.
Tu Luigi vorresti forse portare il teatro nella vita quotidiana, dice l’amico, ma questo è già stato tentato molte volte, dando sempre risultati deludenti. Niente affatto, dice Luigi con un piccolo scatto; vorrei che si parlasse poco, si pensasse molto di più a che cosa dirsi, e si rendesse giustizia una buona volta ad ogni minima parola, usandola ognuna come pietra preziosa incastonata in un discorso. E’ il silenzio quello che vorrei, rotto soltanto in certi casi da qualcosa di importante, usato come base fondamentale di ogni giornata, ed in mezzo a questo silenzio lasciar sconfinare la riflessione attenta su tutto ciò da cui siamo circondati.
Qualcuno tossisce leggermente in terza o quarta fila, altri paiono annoiati da questo dialogo in fondo poco fruttuoso, ma ad un tratto una luce soffusa viene accesa in platea, meravigliando oltre al pubblico anche gli stessi attori. Una donna, in completo silenzio, dal fondo della sala si avvicina al palco, si ferma ai gradini che stanno ai lati ed osserva con tutta calma il palcoscenico. Luigi con un gesto eloquente la invita a salire, ma lei sembra restia, come non ci fosse niente che le interessasse veramente là sopra al boccascena. Allora è l'altro a scendere i gradini, avvicinarsi a lei, prenderla per mano, ed accompagnarla con gesto aggraziato fin sulle tavole del palco.
I tre si osservano, fingono una certa meraviglia pur continuando a non parlarsi, e infine sorridono, come non ci fosse niente di particolare nei loro atteggiamenti. Lei tira fuori un piccolo libro, quasi un opuscolo, e lo mostra a tutti, come se là dentro fosse raccolto tutto ciò che ci sarebbe di importante da dire in quel momento; così Luigi lo prende, ne apre una pagina praticamente a caso, e con stupore sembra comprendere subito l’importanza di ciò che vi sta scritto. Ovviamente, dice riferendosi alla donna e anche all’amico; poi chiude il libro e lo consegna nelle mani di quest’ultimo, affinché anche lui ne scruti qualche pagina. Ovviamente, dice subito anche l’amico, quasi con lo stesso timbro della voce. Quindi tutti e tre sorridendo si prendono per mano, ed il sipario si chiude lentamente.


Bruno Magnolfi

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