sabato 15 febbraio 2020

Giro di giostra.

          

            Pomeriggio. Lui entra nell'ufficio postale affollato e prende il numero per il turno allo sportello. Poi si libera un posto a sedere accanto ad una signora coi capelli probabilmente tinti ed il vestito sgargiante. "Sempre pieno di gente", fa lei. Lui si limita a sorridere, non sapendo cos'altro dire. I numeri scorrono lentamente sullo schermo di un grande visore, e le persone presenti, in maggioranza degli anziani, si alzano con regolarità dai loro posti e vanno a sistemarsi davanti ai vetri degli impiegati lungo il bancone. "Bisognerebbe non venire mai qua dentro", fa lui. Adesso è la signora che si limita a sorridere, forse per non apparire una chiacchierona. Lui tira fuori da una tasca alcuni fogli ed una busta, e si mette ad osservarli con attenzione, non sapendo cos'altro fare. Intanto ci sono delle persone che litigano in fondo alla sala, ma hanno almeno il buon gusto di non alzare troppo la voce, pur tenendo tra loro un evidente tono irritato. Lui vorrebbe alzarsi ed andarsene fuori per fumare una sigaretta, come già altri stanno facendo, però nel dubbio di dover intrattenersi con dei tabagisti insopportabili, resta seduto, in pratica senza prendere una vera decisione. "Ho il numero subito prima del suo”, dice lei, come fosse un destino già scritto. “Purtroppo io devo venire qui almeno una volta alla settimana", fa adesso la signora. Lui si volta un momento a guardarla, non volendo porre alcuna domanda da curiosi. "Sono vedova", aggiunge lei, come se questo stato giustificasse tutto.
            "Devo soltanto pagare una bolletta ed inviare una lettera", fa invece lui. "Ma se avessi saputo di dover perdere tutto questo tempo, probabilmente avrei rimandato". Poi qualcosa si muove, i litiganti adesso hanno quasi smesso di discutere, e sul visore sono scorsi in avanti diversi numeri, forse perché gli utenti di turno sono già andati via, però sono entrate diverse persone dentro la sala, quasi tutte insieme, come per un appuntamento preciso. Qualcuno dei nuovi arrivati poi si lamenta subito per l’attesa che si prospetta, ma tutti alla fine si piazzano buoni da qualche parte ad attendere. “Aspettare comunque non mi fa molta paura”, dice la signora interpretando l’argomento dei pensieri di tutti. “So essere paziente”. Lui si volta per un attimo a guardarla, come cercasse qualcosa in lei che le ultime parole gli hanno ricordato. “Non è poi così anziana”, pensa in questo momento; “avrà all’incirca la mia stessa età. Potrei averla già conosciuta da qualche parte”. Infine lui si alza e decide di andar fuori a fumare, visto che adesso gli argomenti con quella donna potrebbero diventare troppo personali e stringenti.
            Si accende subito una delle sue sigarette, e quattro o cinque tizi là attorno lo guardano come fossero delle mucche che ruminano, circondati dalla loro nube personale di nicotina. Lui si appoggia con una spalla ad un infisso dell’ingresso agli uffici, e guarda a terra, rendendosi conto con un certo disgusto che quel marciapiede è già pieno di mozziconi fumati. Quando torna ad alzare la testa gli pare che non manchi molto al suo turno, così rientra dentro dopo aver schiacciato con il piede il resto del suo tabacco. La signora di prima è ancora al suo posto ed adesso lo guarda, come per fargli capire che lo ha quasi aspettato, ma che anche lei adesso deve proprio alzarsi dalla sua sedia e presentarsi allo sportello. Lui l’osserva un momento avvicinandosi, poi le fa: “pare proprio che fra poco ci siamo”. Lei lo guarda con l’espressione un po’ triste, poi dice in un soffio: “è proprio vero; anche se a me adesso quasi dispiace”.


            Bruno Magnolfi    
        

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