In certe serate si fanno vedere anche le due sorelle,
presso il solito circolino dove tutti i ragazzi trascorrono il tempo, in genere
lasciandosi andare a delle battute di spirito piuttosto scontate, o restando
semplicemente seduti davanti ai tavolini di plastica, con una lattina di birra
in una mano, e conservando una calma quasi proverbiale, adatta per prenderne un
sorso ogni tanto, naturalmente solo per farla durare più a lungo. Stanno
ai margini della compagnia, e nessuno si è mai
preoccupato di sapere se loro due siano veramente sorelle; di fatto non si
assomigliano quasi per niente, però ridono spesso all’unisono, come mostrando
una medesima sensibilità. Non parlano mai in quei pochi minuti in cui si
trattengono lì, però ascoltano gli altri, sorridono, si guardano in giro, come
fossero semplicemente due timide, trattenendosi ogni volta dal dare ogni minima
spiegazione possibile sulla loro origine e sulla propria famiglia. Insieme poi
si alzano, dicono ciao, quindi se ne vanno, senza neppure consultarsi fino a
quell’attimo stesso.
Qualche volta sono ben vestite, truccate, con i capelli
legati ed in perfetto ordine, però di un colore diverso l’una dall’altra.
Qualcuno dei ragazzi che per caso si è trovato a seguirle per un pezzo di
strada, sostiene che parlano molto tra loro, e sembra anche di argomenti
importanti, come si interessassero di problemi sociali, oppure di politica, o
anche di affari di stato. Nessuno ha mai compreso che corso di studi
frequentino, e se qualcuno lo chiede ad una delle due, loro si mettono subito a
ridere, sfuggendo così alla domanda. Infine una dice: “ci sono argomenti di cui è difficile parlare
pubblicamente”. Così uno incalza subito colei che ha parlato, e le fa: “però
qui non siamo in un luogo veramente pubblico, visto che siamo sempre i medesimi
a ritrovarci a questi tavolini”. Loro ridono adesso. Poi l’altra fa: “forse
sarebbe necessario conoscersi meglio prima di affrontarli”. I ragazzi
sorseggiano la birra, perplessi; a nessuno viene a mente di controbattere.
Qualche sera più avanti poi, le sorelle tornano a farsi
vedere. I ragazzi non si sentono del tutto in vena di sciogliere quegli enigmi
che per natura si portano dietro, così le salutano e basta, senza parlare di
niente, ed anzi restando a lungo tutti quanti in un completo silenzio. Una però
dice qualcosa all'orecchio dell'altra, come si consultassero prima di un
intervento già concordato. Poi l'altra fa: "non siamo veramente sorelle;
una di noi due è stata adottata diversi anni fa dai nostri genitori. Ma non fa
alcuna differenza, possiamo scambiare facilmente i nostri ruoli". I
ragazzi rimangono ancora in silenzio, in un colpo solo queste due hanno
chiarito quasi tutti i dubbi che circolavano sulla loro identità, ed anche se
qualcuno si sente curioso su quale potrebbe essere davvero la figlia naturale,
tutti però prendono un sorso di birra senza aggiungere nulla. Infine loro vanno
via, con un semplice ciao, un sorriso usuale, e i loro modi consueti e precisi,
quasi sincronizzati tra tutt’e due. "Ci hanno preso in giro", fa uno
dei ragazzi. "Secondo me non c'è una sola parola di verità in quello che
dicono". “Non ne capirei il motivo”, fa un altro con convinzione.
La sera seguente le sorelle tornano ancora nel circolino,
ma pur passando proprio davanti a tutti i ragazzi, adesso neppure si fermano,
come se tutto quello che potevano aver avuto da dire a quella combriccola che
si ritrova a quei tavolini, lo avessero in qualche modo già detto, e da adesso
in avanti ogni altro discorso si mostrasse solamente una ripetizione. “Vedi
come sono”, fa uno; “adesso si vergognano di aver chiarito le cose con noi”.
Poi prende un sorso di birra. “Non credo”, fa un altro; “a me sembra che la
loro fantasia le abbia portate a costruirsi un mondo di favola, ed ora sia
diventato difficile per loro farlo combaciare con la realtà di ogni giorno”.
Nessuno dopo questo ha da aggiungere altro, neppure quando le sorelle ripassano
per andarsene chissà verso dove, perché le parole per tutti i ragazzi appaiono
all’improvviso semplicemente superflue.
Bruno Magnolfi
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