mercoledì 5 dicembre 2018

Pugno inspiegabile.



Lui sta fermo sul marciapiede. Finge di leggere qualcosa che tiene con apparente interesse tra le sue mani, anche se in realtà, non sapendo prendere una decisione, cerca soltanto di perdere tempo e di concentrarsi su come sia meglio comportarsi nei prossimi minuti. Ciao, gli dice un ragazzo che lo conosce da sempre mentre passa sopra al marciapiede di fronte. Lui gli risponde di malavoglia soltanto con un cenno, quasi scacciando da sé quell’incontro casuale, forse anche senza importanza, ma che infine gli fa decidere di non andare per niente davanti al negozio di Clara. Lei non è stata precisa l’ultima volta che loro due si sono visti, e non gli ha dato nessun appuntamento per farsi rivedere, forse immaginando che in qualsiasi momento per lui sia possibile arrivare facilmente fino alla merceria, piazzarsi là davanti, magari poco prima dell’orario di chiusura, ed attendere la sua uscita inevitabile. Ma Tommaso non vuole certo mostrarsi a tutto il paese mentre staziona come un fesso là davanti a quella bottega, quasi non riuscisse più a vivere senza incontrarsi con quella ragazza, come se non fosse capace di gestire le cose in un’altra maniera, come una stupida forzatura, quasi un obbligo quell’aspettarla all’uscita, che peraltro non lascia alcuna libertà di scelta neanche per lei, ed è per questo che se anche gironzola per le strade pensando solo a Clara, cerca di evitare il passaggio da quelle parti.
Perciò svolta per le vie minori che circondano tutto quel quartiere centrale, osserva attentamente ogni cosa che incontra nel suo camminare, riflette cercando di ponderare al meglio tutti i dettagli che devono essere presi in considerazione, ed alla fine, proprio all’angolo con la strada principale del centro abitato, avvista parcheggiata proprio la macchina di Clara. Non è sicurissimo che sia proprio la sua, però gli sembra impossibile che possa essercene una così uguale a quella che lui già conosce, così strappa velocemente un foglietto tra quelle quasi inutili carte che tiene regolarmente dentro le tasche, e scrive un saluto indirizzato a lei con una matita, lasciando il messaggio piegato sotto ad un tergicristallo. Poi se ne va, anche se gli pare di non aver completato perfettamente l’opera come vorrebbe: domani sarà la medesima cosa riflette, mi dovrò inventare ancora qualcosa; così dopo pochi passi torna subito indietro, riprende lo stesso foglietto e scrive sul retro che il giorno seguente l’aspetterà proprio a quell’angolo, lì dove adesso staziona l’automobile, perché deve dirle qualcosa di estremamente importante.
Non c’è qualcosa di così fondamentale da dirle ad essere sinceri, però nello spazio temporale di un’intera giornata qualcosa si farà pur venire alla mente. Quindi se ne va verso la piazza: può fermarsi dai soliti ragazzi a fare due chiacchiere, bere una birra con calma, ed infine rincasare senza problemi. Ma quando arriva proprio nei pressi delle panchine dove tutti stanno seduti, si accorge che c’è Renato che gli sta andando incontro con passo minaccioso. Gli si para davanti, lo guarda, e senza neppure aprire la bocca per dirgli qualcosa, gli sferra un pugno in piena faccia, facendolo cadere a terra indolenzito e con un rivolo di sangue sopra le labbra. Tommaso incredulo si rialza con calma, gli altri lo guardano senza aiutarlo, quindi si asciuga lentamente la bocca con il suo fazzoletto; poi se ne va, senza trovarci niente da dire.


Bruno Magnolfi



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