giovedì 3 dicembre 2020

Oscuramento.

 

         

 

            C’è un mistero dietro al groviglio inestricabile di figure che si affacciano ogni tanto sullo schermo, senza neppure un’apparente ragione precisa. Come se qualcosa avesse preso ad esercitare una funzione propria all’interno del suo elaboratore regolarmente collegato alla rete e per tutto il resto perfettamente funzionante. Come se al posto delle descrizioni che si potrebbero fornire quando si cerca di rappresentare qualcosa che si vede, o che si ricorda, oppure che si immagina, gli apparati elettronici avessero iniziato a mostrare per conto proprio un’interpretazione quasi personale delle parole e dei pensieri utili a caratterizzare una narrazione; ma non continuamente, questo no, soltanto a volte, probabilmente solo quando qualcosa di forte sembra suscitare la loro sensibilità.

            LUI osserva tutto quanto quasi con indifferenza, come se niente di anormale in fondo lasciasse semplicemente scorrere le immagini, o magari le generasse, immediatamente sotto la superficie dello schermo. “Qualcosa non risponde come dovrebbe”, pensa per un momento senza preoccupazione alcuna, come se ci fosse soltanto un banale problema elettrico, come una spina che non è stata inserita bene, o cose di quel genere; poi lancia il programma per la pulizia della memoria, tanto per provare, e nell’attesa di un rapido risultato positivo si alza dalla sua postazione per controllare comunque i cavi e le risorse a cui la sua unità appare collegata. Niente di diverso dal solito, nota con tranquillità; niente che almeno esteriormente possa indicare un vero problema.

Le figure, nonostante tutto, proseguono ogni tanto a svolazzare come farfalle davanti a LUI ed ai suoi occhi, peraltro con dei tempi propri, incalcolabili, al punto che diventa veramente difficile affrontare delle conversazioni video operative con qualcuno tra i suoi interlocutori, perché mostrare con indifferenza delle apparizioni strane sullo sfondo, è qualcosa che appare evidentemente fuori luogo. Certo non si può far decadere ogni impegno lavorativo soltanto per il malfunzionamento di una sciocchezza del proprio elaboratore, così LUI esce dalla sua stanza per un attimo, e tornando con le braccia ingombre, posiziona sul suo tavolo, per poi accenderlo immediatamente, un vecchio portatile piuttosto lento e anche privo di qualche programma non essenziale, ma che comunque in questo difficile momento può sostituire in qualche modo la sua macchina di fiducia.

Niente da fare, dopo appena un attimo anche questo schermo inizia a dare i medesimi problemi, come se la trasmissione dei dati avvenisse in maniera eguale per tutti gli elaboratori collegati dentro quella stanza, quasi che all’interno della sua piccola abitazione si fosse accasato un folletto capace di produrre figure e colori a proprio piacimento. Telefona, si scusa per la mancata partecipazione alla videoconferenza, aggiunge che ha dei seri problemi informatici in questo momento, poi riattacca e si prende una pausa meditativa spegnendo tutto. “Non posso permettere che una stupidaggine del genere mi metta sotto scacco”, pensa con un certo nervosismo. Ma dopo un momento torna davanti alle sue macchine, ne riaccende una di scatto ed appena accertato il verificarsi del medesimo problema, inizia a schiacciare i tasti assolutamente a caso, come se per una combinazione casuale e magica di impulsi si potessero risolvere le cose. Lo schermo allora si fa buio, e niente d’improvviso sembra più funzionare, se non una piccola spia verde che indica l’accensione regolare della macchina, nonostante tutto, e di tutto il sistema.

“Va bene”, dice LUI allora, con voce piuttosto alta, come per avvertire il folletto immaginario dell’avvenuta vittoria dei suoi scherzi sulla propria razionalità, la stessa con cui di fatto ha sempre cercato di affrontare tutte le sue cose fino ad oggi. Quindi si alza dal tavolo, si guarda attorno, e poi con passo lento arriva fino all’ingresso accanto alla porta di entrata, allorché osserva il quadro elettrico in cui passano tutti i collegamenti elettrici presenti nell’appartamento, ed infine spegne di colpo l’interruttore generale, provocando un totale oscuramento di ogni apparato e di ogni lampada di casa. Poi, con la fioca luce che giunge dall’esterno tramite una finestra, va a sedersi sopra una poltrona, senza decidersi per il momento a fare altro.

 

Bruno Magnolfi

 

 

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