martedì 17 dicembre 2019

Aggiornamento di stato.

           

            La televisione continua a ripetere da stamani le medesime notizie, forse nel caso in cui qualcuno si fosse distratto, magari mostrando una evidente incapacità a lasciarsi debitamente informare. Nel corridoio degli uffici pubblici lui continua a cercare una specifica bacheca chiusa con delle vetrine, in cui gli hanno spiegato esserci affissi degli elenchi cartacei riportanti probabilmente anche il suo nome, in qualità di iscritto al nuovo corso di aggiornamento peraltro del tutto necessario per continuare a svolgere il proprio mestiere. Il problema di fatto è che il corridoio appare lunghissimo, con le pareti coperte di avvisi e di variegate bacheche, ed anche affollato di persone probabilmente alla ricerca di qualcosa che le riguardi, ed in questa  baraonda a lui non pare di vedere nulla che sia riferito alla sua situazione.
            Chiede a qualcuno nel caso in cui si trovasse davanti ad una persona nelle sue stesse condizioni, ma nessuno sembra neanche dargli troppo retta, forse soltanto per l’indole legittima di non evidenziare le proprie cose ad uno sconosciuto. Lui perciò dopo mezz’ora si stufa, da’ per scontato che la bacheca e l’elenco ci siano da qualche parte, e che il suo nome sia riportato in calce là sopra, per cui se ne va, senza preoccuparsi di altro. Lo chiamano poco dopo al telefono portatile, quando è già uscito lungo la strada, e gli chiedono senza mezze misure quale numero gli sia stato assegnato nell’elenco del corso di aggiornamento. Lui dice che non lo sa, ma dalla reazione che ottiene dall’altro ricevitore capisce che non è stata una buona idea rispondere così.
            Perciò decide di rientrare negli uffici pubblici, ma prima si ferma in un locale per un caffè, tanto per concedersi una pausa. Qualcuno al bancone del bar dove si è appoggiato, dice con calma che ci sarà da arrabbiarsi sul serio uno di questi giorni, e che coloro i quali tirano le fila della situazione generale, hanno deciso che tutti quanti devono possedere una propria posizione definita. Quando lui infine rientra nel lungo corridoio pubblico degli uffici, molte persone se ne sono ormai andate, e regna adesso una certa calma, tanto che viene subito in avanti un usciere volenteroso per fargli presente quale sia la vera bacheca che lo interessa, e di cercare esattamente là sopra il proprio nome. In un elenco infinito scritto in caratteri minuscoli, appare, nell’ordine alfabetico con cui è stato stilato, anche il suo nome difatti, con a fianco, divergendo dagli altri, la dicitura "inevaso". Il portiere, rimasto alle sue spalle, gli consiglia di andare subito al piano superiore per chiedere chiarimenti, e lui sale frettolosamente la scala di marmo fino a ritrovarsi davanti ad uno sportello con un impiegato occupato a svolgere delle timbrature.
            Attende, poi dice "scusi", timidamente, e l'altro con fare scocciato gli chiede che cosa desideri, ma proprio nel momento in cui lui cerca di spiegare ciò che gli sta succedendo, l'altro si volta per scartabellare qualcosa in uno schedario, quindi torna allo sportello, e mentre pronuncia le parole "ripresentare domanda debitamente compilata", gli allunga un foglio di carta scritto con bei caratteri e firmato presumibilmente da qualche profilo superiore di quegli uffici, riportante le stesse esatte parole. Poi l'impiegato chiude la feritoia attraverso cui gli parlava, e sparisce nelle stanze sul retro, lasciandolo solo. Evidentemente qualcosa non è stato fatto come avrebbe dovuto, pensa lui, e mentre va a riprendere le scale per scendere al piano sottostante trova l'usciere di prima che a gesti lo indirizza verso una piccola e ripida scala di servizio, tramite la quale lui si ritrova direttamente sulla strada, senza alcuna spiegazione aggiuntiva. Così torna a casa, e la sua televisione, rimasta accesa forse per svista, sembra ancora ripetere le medesime cose di prima, anche se adesso è una donna che legge con voce melodiosa le varie notizie.


            Bruno Magnolfi
       

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