lunedì 23 dicembre 2019

Rapidamente vita.


          

            Presto. Oggigiorno non si può certo permettere con indifferenza che per una sciocchezza qualsiasi si debba impiegare del tempo. Si deve affrettare ogni aspetto, tutto deve essere compiuto alla svelta, non si può gettar via le ore e le giornate con delle semplici cose per le quali è sufficiente impiegare appena qualche minuto. Lei scende le scale, è cosciente del suo leggero ritardo, ma forse non ha molta importanza, con pochi passi affrettati sarà subito là davanti al solito posto, dove di nuovo si è data appuntamento con Carlo, giusto per prendere con lui un semplice caffè, scambiare quattro chiacchiere di circostanza, forse decidere il giorno in cui andare insieme a teatro, e poi via, un breve saluto e di corsa verso gli acquisti da fare.
            Un sacco di cose da scegliere e da provare, impiegare il minor tempo possibile per riuscire a decidere la giacchina e la gonna che ha in mente, forse anche una camicetta, qualcosa comunque da spendere poco, proprio il minimo indispensabile. E ancora fare un salto al mercato, prendere pane, formaggio, la frutta e la carne, non più di una busta per tornare a percorrere tutta la strada a ritroso, fino a tornarsene a casa, evitando che le dita delle mani inizino ad indolenzirsi per tutto quel peso da sorreggere mentre cammina. Prepararsi qualcosa da mangiare, forse restando anche in piedi, mentre prosegue a consultare qualcosa tra il telefono ed il suo elaboratore portatile, naturalmente con un occhio sugli ultimi comunicati che intanto trasmette la televisione, prestando importanza solo alle cose di vero interesse.
            Quindi via, verso il lavoro, per attaccare subito con il turno pomeridiano, dove dentro la sala insieme ad altre venti persone bisogna rispondere con le cuffie a tutti coloro che hanno bisogno di informazioni, di dati, notizie, dettagli, però subito, adesso, immediatamente, perché non c’è un solo minuto da perdere, e va tutto risolto nel minor tempo possibile. Sinapsi che si attivano giusto in un lampo, parole che vengono lanciate a destra e a sinistra senza imbrogliarsi, espressioni del volto che oramai rinunciano persino a formarsi per lasciare agli occhi e alla bocca tutto l’impegno che serve al cervello per lavorare e conservarsi costantemente sotto pressione.      
            Nelle piccole pause che a volte si formano pensare qualcosa che valga per quel poco di tempo che resta della giornata una volta terminato quel turno, insieme all’orario del suo lavoro: tornarsene a casa, fare un salto da una sua amica, accettare un passaggio da qualche collega; scelte da fare, da architettare in un attimo, senza sbagliare un bel niente, prima di ritrovarsi a fare qualcosa che lei non avrebbe voluto, come una serata sbagliata, delle giustificazioni da dare, alcune spiegazioni da mettere avanti, moltiplicando frasi e discorsi che sembrano non essere mai sufficienti a risolvere tutte le cose e a mostrare la sua vera volontà.
            D’altra parte è questa la vita: riuscire a reggere il passo che tutto quanto prosegue a richiedere, mentre si seguita costantemente a comprimere tutto ciò che serve di meno, le cose che giorno per giorno si sono ridotte ad essere ben poco importanti, di cui forse ce ne importa di meno, così ininfluenti oramai che vanno a comprimersi, in un attimo appena, nella folla indifferenziata delle dimenticanze, un cumulo informe che forse dovremo riprendere in mano un giorno o quell’altro; d’accordo, ma non certo adesso.  

            Bruno Magnolfi

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