martedì 6 maggio 2025

Carica emotiva.


            Sergio rientra a casa e trova Renato piuttosto stravolto, che sull’immediato si rifiuta persino di parlare, e dopo un attimo poi va ad infilarsi nella propria stanza chiudendo a chiave la porta dietro di sé. L’altro lo lascia stare almeno per un po’, fa le sue cose, si occupa della cena e anche di altre faccende, e quando torna a chiedergli qualcosa, giusto per capire che cosa stia capitando, e poi anche se è possibile sbloccare quella situazione, Renato oltre quell’uscio non dà alcun segno, neppure un minimo tentativo per spiegare qualcosa del suo comportamento. Così tutto va avanti per parecchio tempo, senza alcuna variazione, tanto che Sergio sempre più preoccupato telefona ai genitori di Renato spiegando con parole semplici il modo di fare del loro figlio. Non passa molto tempo, giungono direttamente il padre e la madre, e Sergio naturalmente li fa subito entrare in modo che adesso siano loro a cercare di farsi aprire la porta da Renato e a farsi dire che cosa stia accadendo, ma purtroppo senza risultati, considerato che lui ormai risponde a tutti soltanto urlando: <<andate via!>>, <<lasciatemi stare!>>, ed altre cose di questo genere. Il padre decide di interpellare il medico che lo ha preso in cura poco tempo prima, il quale decide di andare sul posto di persona.

            Infine, Renato apre la porta, esce dalla sua stanza, va a sedersi su una poltrona del salottino conservando un’espressione a dir poco distrutta, una faccia impresentabile, lo sguardo perso, le mani che gli tremano. Il dottore decide di dargli un calmante, e lui si lascia curare anche se non dice niente, non risponde alle domande, non spiega nulla del suo comportamento, e continua a ripetere solamente che vuole restare solo. Dopo un’ora trascorsa senza grandi risultati, il calmante agisce, così sua madre e suo padre lo fanno coricare sul suo letto e subito lui chiude gli occhi spossato, incapace di far altro che non sia riposarsi e riprendere le forze. I suoi genitori se ne vanno, assicurano il medico, e soprattutto Sergio, che torneranno domani mattina per vedere come procedono le cose, e se a quel punto Renato sarà in condizioni di spiegare qualcosa di sé, di ciò che gli è accaduto, del rivolgimento che gli è capitato. La chiave della porta della sua camera naturalmente viene fatta subito sparire, e Sergio si rende disponibile a controllare la situazione e a chiamarli ancora nel caso se ne ravvedesse la necessità. Il giorno seguente torna suo padre per spiegare che devono subito andare in una certa clinica dove hanno stabilito di sottoporre per Renato alcune analisi, così lui remissivo si lava e si veste con cura, mentre suo padre appronta una borsa con gli indumenti che possono servire.

            Nella clinica spiegano in fretta che lo terranno in osservazione per due settimane, poi lo sistemano in una stanzetta disadorna, e quindi, a fine mattinata, viene ricevuto da un medico psichiatrico che gli pone una serie di quesiti ma senza troppe insistenze. Ormai Renato è perfettamente consapevole di aver combinato qualcosa di assurdo, ed appare ancora più arrendevole, senza alcuna volontà di ribellione, lasciando a chiunque si trovi attorno la possibilità di decidere tutto ciò che vuole su di lui. Dalla sua mente, probabilmente, ha quasi rimosso il suo gesto crudele nei confronti di Monica, e tutto quanto gli appare adesso solo come lo sfondo annebbiato di una vicenda semplicemente sognata qualche tempo addietro. Lentamente si lascia sprofondare in un’altra realtà che ugualmente non conosce e non riconosce, e della quale in fondo appare molto disinteressato, quasi che le prossime giornate farcite di tranquillanti e altre cure di quel genere, fossero dedicate ad un diverso paziente, e non a lui. Non gli interessa neppure venire a conoscenza del risultato di quella gravidanza che ha sfiorato il giorno avanti, non gli importa sapere come stiano le persone coinvolte nelle sue stranezze, prosegue a rinchiudersi poco per volta dentro sé stesso, quasi che il suo mondo ormai fosse sempre più staccato da quello di tutti gli altri.

            <<Renato>>, gli dice il padre prima di andarsene e lasciarlo in mano ai medici; <<Cerca di riprenderti, non proseguire ancora con questa depressione che non ti porterà mai a niente di buono. Reagisci, guardati attorno, hai davanti tante cose che ancora puoi fare e a cui puoi dedicarti, non devi fermare i tuoi pensieri su una sola persona, oppure su un solo periodo tra tutti quelli che hai vissuto fino adesso. Io e tua madre siamo pronti a darti un aiuto generoso in tutto ciò che tu possa desiderare, ma il primo passo devi compierlo personalmente, e mostrare anche a noi che ci tieni davvero ad affrontare le tue giornate in piena coscienza ed in tutta sicurezza di te e delle tue capacità>>. Poi lo abbraccia, e Renato forse proverebbe adesso un momento di sincera commozione, così come in parte lo sta provando suo padre, ma resiste, desidera mostrarsi freddo verso certi gesti, non vuole più in nessun caso farsi trascinare in attimi troppo carichi di emotività.

 

            Bruno Magnolfi    

Nessun commento:

Posta un commento