Sergio
rientra a casa e trova Renato piuttosto stravolto, che sull’immediato si
rifiuta persino di parlare, e dopo un attimo poi va ad infilarsi nella propria
stanza chiudendo a chiave la porta dietro di sé. L’altro lo lascia stare almeno
per un po’, fa le sue cose, si occupa della cena e anche di altre faccende, e
quando torna a chiedergli qualcosa, giusto per capire che cosa stia capitando, e
poi anche se è possibile sbloccare quella situazione, Renato oltre quell’uscio non
dà alcun segno, neppure un minimo tentativo per spiegare qualcosa del suo
comportamento. Così tutto va avanti per parecchio tempo, senza alcuna
variazione, tanto che Sergio sempre più preoccupato telefona ai genitori di
Renato spiegando con parole semplici il modo di fare del loro figlio. Non passa
molto tempo, giungono direttamente il padre e la madre, e Sergio naturalmente li
fa subito entrare in modo che adesso siano loro a cercare di farsi aprire la
porta da Renato e a farsi dire che cosa stia accadendo, ma purtroppo senza
risultati, considerato che lui ormai risponde a tutti soltanto urlando:
<<andate via!>>, <<lasciatemi stare!>>, ed altre cose di
questo genere. Il padre decide di interpellare il medico che lo ha preso in
cura poco tempo prima, il quale decide di andare sul posto di persona.
Infine,
Renato apre la porta, esce dalla sua stanza, va a sedersi su una poltrona del
salottino conservando un’espressione a dir poco distrutta, una faccia
impresentabile, lo sguardo perso, le mani che gli tremano. Il dottore decide di
dargli un calmante, e lui si lascia curare anche se non dice niente, non risponde
alle domande, non spiega nulla del suo comportamento, e continua a ripetere
solamente che vuole restare solo. Dopo un’ora trascorsa senza grandi risultati,
il calmante agisce, così sua madre e suo padre lo fanno coricare sul suo letto
e subito lui chiude gli occhi spossato, incapace di far altro che non sia
riposarsi e riprendere le forze. I suoi genitori se ne vanno, assicurano il
medico, e soprattutto Sergio, che torneranno domani mattina per vedere come
procedono le cose, e se a quel punto Renato sarà in condizioni di spiegare
qualcosa di sé, di ciò che gli è accaduto, del rivolgimento che gli è capitato.
La chiave della porta della sua camera naturalmente viene fatta subito sparire,
e Sergio si rende disponibile a controllare la situazione e a chiamarli ancora
nel caso se ne ravvedesse la necessità. Il giorno seguente torna suo padre per
spiegare che devono subito andare in una certa clinica dove hanno stabilito di sottoporre
per Renato alcune analisi, così lui remissivo si lava e si veste con cura, mentre
suo padre appronta una borsa con gli indumenti che possono servire.
Nella
clinica spiegano in fretta che lo terranno in osservazione per due settimane, poi
lo sistemano in una stanzetta disadorna, e quindi, a fine mattinata, viene ricevuto
da un medico psichiatrico che gli pone una serie di quesiti ma senza troppe insistenze.
Ormai Renato è perfettamente consapevole di aver combinato qualcosa di assurdo,
ed appare ancora più arrendevole, senza alcuna volontà di ribellione, lasciando
a chiunque si trovi attorno la possibilità di decidere tutto ciò che vuole su
di lui. Dalla sua mente, probabilmente, ha quasi rimosso il suo gesto crudele
nei confronti di Monica, e tutto quanto gli appare adesso solo come lo sfondo
annebbiato di una vicenda semplicemente sognata qualche tempo addietro. Lentamente
si lascia sprofondare in un’altra realtà che ugualmente non conosce e non
riconosce, e della quale in fondo appare molto disinteressato, quasi che le
prossime giornate farcite di tranquillanti e altre cure di quel genere, fossero
dedicate ad un diverso paziente, e non a lui. Non gli interessa neppure venire
a conoscenza del risultato di quella gravidanza che ha sfiorato il giorno
avanti, non gli importa sapere come stiano le persone coinvolte nelle sue
stranezze, prosegue a rinchiudersi poco per volta dentro sé stesso, quasi che
il suo mondo ormai fosse sempre più staccato da quello di tutti gli altri.
<<Renato>>,
gli dice il padre prima di andarsene e lasciarlo in mano ai medici; <<Cerca
di riprenderti, non proseguire ancora con questa depressione che non ti porterà
mai a niente di buono. Reagisci, guardati attorno, hai davanti tante cose che
ancora puoi fare e a cui puoi dedicarti, non devi fermare i tuoi pensieri su
una sola persona, oppure su un solo periodo tra tutti quelli che hai vissuto
fino adesso. Io e tua madre siamo pronti a darti un aiuto generoso in tutto ciò
che tu possa desiderare, ma il primo passo devi compierlo personalmente, e
mostrare anche a noi che ci tieni davvero ad affrontare le tue giornate in
piena coscienza ed in tutta sicurezza di te e delle tue capacità>>. Poi
lo abbraccia, e Renato forse proverebbe adesso un momento di sincera commozione,
così come in parte lo sta provando suo padre, ma resiste, desidera mostrarsi
freddo verso certi gesti, non vuole più in nessun caso farsi trascinare in attimi
troppo carichi di emotività.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento