La governante di Monica, nella sala
d’attesa d’ospedale, naturalmente mette subito al corrente Caterina di quanto è
accaduto poco prima con il signor Nesti, e lei, giunta fuori dalla sala parto
in trepidazione per l’impellente lieto evento dell’amica, praticamente rimane
di sasso nel rendersi conto di come in poco tempo le cose tra loro due si siano
degradate ad un punto tale da portare Renato a compiere un atto così vigliacco
come le stanno spiegando. L’infermiera, quando era arrivata la puerpera, aveva
subito chiesto a Monica che cosa le fosse accaduto a quella mano fasciata così
malamente fino a lasciare affiorare sulla garza una larga chiazza di sangue
raggrumato, ma lei aveva risposto che durante le prime doglie, nella confusione
del momento, aveva semplicemente sbattuto l’arto nella maniglia d'una porta di
casa sua. La gravidanza adesso sembra comunque che proceda bene e in fretta, e
Monica viene fatta sistemare da lì a poco sul lettino della sala parto, in
quanto oramai manca davvero poco. <<Non riesco neppure a credere che cosa
sia passato per la testa a quel Renato nel momento in cui ha colpito Monica,
una donna spossata per la lunga gravidanza, immersa e confusa nel suo stato di
gestante, e poi una persona così fragile come lei, indifesa, che non può aver
mai fatto niente di male a nessuno, tantomeno ad uno come a quel Nesti che a
me, per essere sinceri, non è mai piaciuto. Probabilmente è impazzito, o forse
il suo egoismo lo ha portato per assurdo ad infierire quasi casualmente su chi
gli aveva spiegato da tempo che la loro storia non aveva alcun futuro>>,
dice Caterina. La governante annuisce, anche lei non sa cosa pensare di quel
comportamento, peraltro così improvviso e inaspettato.
Caterina poi telefona immediatamente
a suo marito per spiegargli quello che sta succedendo: <<Forse dovrà
essere denunciato alle autorità, quel Renato>>, gli dice lei senza mezzi
termini. <<Ci sono tutti gli estremi e le aggravanti per riuscire a
fargli avere una bella lezione dalla giustizia>>. Il ragioniere però
taglia corto, e dice che adesso chiuderà immediatamente lo studio per
precipitarsi anche lui in quel reparto maternità dove lei si trova. Trascorre
un po’ di tempo senza che giungano nuove notizie, ma alla fine esce l’ostetrica
dalla sala parto e dice con un gran sorriso che adesso il bambino è nato, e che
è andato tutto bene. Caterina piange, probabilmente le pare una notizia
meravigliosa pur in mezzo a tanti sentimenti confusi, e in quel momento giunge
suo marito ad abbracciarla e a sostenerla, quasi fosse nato un loro figlio.
<<Ogni decisione spetta a Monica>>, dice lui dopo qualche minuto.
<<Noi, come semplici amici, possiamo soltanto darle dei moderati
consigli, o meglio riflettere a fondo sui fatti accaduti, e poi cercare assieme
a Monica quale sia la soluzione migliore per ottenere la piena tranquillità
delle cose. Nient’altro; le relazioni con le persone che ha attorno sono un suo
appannaggio, e quindi anche le decisioni da prendere o meno in funzione di
quanto è accaduto, soltanto una sua prerogativa indiscutibile>>.
Caterina si ricorda ad un certo
punto di avvertire anche gli zii di Monica, e anche loro si mostrano felici del
lieto evento e dicono subito che verranno il prima possibile in ospedale.
Giungono poi altre persone raggiunte chissà come dalla notizia, con qualche
mazzo di fiori e soprattutto l’emozione di felicitarsi per il nuovo nato, anche
se Monica ed il suo bambino vengono trasferiti in una camera a cui
momentaneamente non è possibile avere accesso, e dove staranno per un paio di
giorni a riposare e a trovare la misura del loro primo approccio. Giunge la
sera, e tutto viene rimandato alla giornata seguente, quando forse sarà
possibile finalmente vedere il bambino, e così tutti con calma e con aria
allegra e senza pensieri lasciano il reparto, sicuri che qualcosa di bello è
avvenuto ancora, indipendentemente dalle cattiverie spesso gratuite del
mondo.
Il giorno seguente ci sono tutti
quanti nella cameretta di Monica a far festa, e lei si mostra felice,
raggiante, anche se il bambino deve stare per ora nella sua culla insieme agli
altri nuovi nati. Questa immagine comunque allontana dalla testa di ognuno
qualsiasi problema o preoccupazione: c’è un futuro per quelle piccole manine,
c’è un mondo nuovo davanti a quei piedini che sembrano finti per quanto
appaiono minuscoli, e quegli occhietti che sembrano per il momento non
accorgersi di niente chissà quante cose vedranno che nessuno oggi neppure
immagina. Monica poi si alza dal suo letto, ringrazia ogni persona che è venuta
a rallegrarsi, sorride, si lascia abbracciare, spiega a tutti quali sono stati
i momenti più difficili e quali quelli più intensi. La sua piccola ferita sopra
la mano ormai è superata, soltanto una sciocchezza, niente di cui fare neanche
menzione, un incidente stupido che non ha proprio avuto e non avrà alcun
seguito.
Bruno Magnolfi
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