Mancano
ormai pochi giorni, il medico ha ribadito di nuovo che nonostante l’età della prossima
mamma, certamente un po’ avanzata, tutto procede bene, e che appena ci saranno
i primi segnali Monica dovrà allertare immediatamente un’autoambulanza per
andare a partorire nel reparto maternità dell’ospedale cittadino, dove verrà
seguita al meglio possibile. Lei trascorre le ore seduta sulla solita comoda
poltrona, limitandosi a leggere dei libri e fare ogni tanto qualche passo
dentro il proprio appartamento, lasciando ogni piccolo impegno casalingo alla
sua brava governante sempre molto disponibile. Poi qualcuno suona il
campanello, qualcuno che sicuramente conosce sia il portiere del palazzo che il
codice numerico per poter parlare al videocitofono. È già il tardo pomeriggio,
e a quest’ora neppure Caterina generalmente viene a farle una visita. La
governante chiede chi sia all’apparecchio, non riconoscendo la faccia dentro lo
schermo, e la risposta netta è: <<Renato>>, senza altre parole.
Monica dopo un attimo di perplessità dice di farlo salire, in fondo le fa
persino piacere che lui abbia finalmente trovato il coraggio per farsi vivo, e
probabilmente questa sarà l’ultima volta che riuscirà a vederla senza il suo bambino.
Lui prende l’ascensore e sale rapido fino all’attico, poi varca la porta tenuta
aperta dalla governante con una certa titubanza; quindi, raggiunge Monica nella
sala luminosa dove lei soggiorna. Le porge un timido saluto, le chiede le
solite cose di cui si parla in questi casi, e Monica con lui cerca di essere
gentile, forse un po’ distaccata, come se non ci fosse mai stata quella piccola
storia tra di loro. Renato stenta persino nel mettersi seduto, si vede che è
nervoso, che sta facendo una cosa che probabilmente gli è costata molta fatica.
L’osserva
per un attimo, in silenzio, poi allontana subito lo sguardo da lei, e ripete
questo comportamento più volte, come se avesse qualcosa da dire ma non si
decidesse ad esprimersi. Alla fine, senza preavviso, tira fuori di tasca il suo
temperino, e con gesto brusco affonda la punta di quel coltello nella mano di
Monica, appoggiata sopra al bracciolo. Lei urla, il sangue zampilla, la
cameriera corre, tutto sembra improvvisamente stonato, e Renato corre via, apre
la porta dell’appartamento e si getta giù lungo le scale, saltando tra i
gradini dopo aver rimesso il coltello dentro una tasca. La ferita di Monica
sanguina, ma non è grave: viene tamponata in fretta e dopo poco mostra che si
tratta solo di una coltellata leggera, che non ha fatto grossi danni alla mano,
anche se lei prosegue ad urlare, e poi piange, si dispera, forse si rende conto
all’improvviso di qualcosa che senz’altro aveva sottovalutato. Dopo poco il rivolo
di sangue sgorgato smette di uscire quasi del tutto, la governante tenta una
fasciatura ben stretta, ma proprio in quel momento, forse per lo spavento
provato, Monica sente che il suo bambino si muove dentro di lei, che vuole uscire,
che è giunta l’ora.
Viene
chiamata l’autoambulanza, intanto lei si distende sopra al divano, la
governante prende rapidamente tutte le cose che potranno servirle per il parto,
e alla fine giungono gli infermieri e il medico con una barella, pronti a portarla
con loro e a rassicurarla. Monica però prosegue a piangere, non si sarebbe mai
aspettata qualcosa del genere, indubbiamente si sente ferita, oltre che nella propria
mano, che comunque continua a farle male, anche nell’orgoglio, come se Renato con
un solo gesto fosse stato capace di violare la sacralità del momento che
l’attende. In sala parto le cose procedono piuttosto bene e spedite, tutti si
prodigano per far nascere Giacomo, e lui con tutta l’energia di un bambino che desidera
venire alla luce, non si fa certo attendere, piccolo e meraviglioso come solo i
neonati possono essere. Caterina giunge in ospedale trafelata, avvertita dalla
cameriera di Monica, però resta fuori dalla stanza dove è stata portata la
puerpera con il suo bambino per riposare, e allora lei piange, è felice, non sa
neppure in quale maniera manifestare tutta la sua gioia. Poi inizia a
telefonare a tutti coloro che conoscono Monica, naturalmente anche a sua zia, e
anche all’Anselmi di cui aveva annotato il numero, e tutti si rallegrano, hanno
dolci parole di felicitazioni. Forse, pensa Caterina che non sa ancora niente
di quanto accaduto, sarebbe il caso di avvertire perfino Renato, anche se poi lascia
a Monica questa incombenza, magari nei giorni a seguire.
Infine, nel
corridoio del reparto maternità, si fa vedere anche la governante di Monica, rimasta
indietro a sistemare la casa, saluta Caterina con slancio e poi la mette subito
al corrente di quanto accaduto nel loro appartamento. <<Da non
credere>>, dice lei. <<Forse Renato è impazzito. Forse dovremmo
denunciare il suo gesto alle autorità competenti. Forse ci sarà persino da
preoccuparsi per i giorni in cui Monica e Giacomo torneranno a casa propria.
Però adesso dobbiamo sorvolare su tutto questo. Perché adesso questo momento è tutto
e soltanto di questo bambino>>.
Bruno
Magnolfi
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