Giacomo
cresce, e dato che sono trascorsi oramai alcuni mesi da quando è venuto alla
luce, forse sta già formandosi un’idea abbastanza precisa su queste persone
grandi che lo circondano e che appaiono tanto sicure di sé quando vengono certe
volte a fargli dei larghi sorrisi e a toccargli i piedini o le mani. Se potesse
già parlare direbbe sicuramente che è buffo vedere intorno una corte così
colorata di persone che sembrano nuotare come dei pesci tropicali dentro un
acquario; certi individui generalmente monotoni nei loro gesti, che imitano
sempre una specie di vocina sgraziata e innaturale quando si riferiscono a lui.
Verso la mamma, e quando è con lei, il suo pensiero invece è del tutto diverso:
lei lo ha tenuto con sé quando ancora si muoveva solo leggermente nel buio, e
Giacomo adesso però ne riconosce immediatamente la voce, i modi di fare,
l’odore, ed ogni espressione della sua faccia, che resta quella più
rassicurante di qualsiasi altra cosa, in un mondo dove probabilmente non c’è
mai da stare troppo tranquilli. Non c’è da avere paura, si sta bene quando
siamo circondati da affetto e da attenzioni, anche se probabilmente da qualche
parte sembra già annidarsi maliziosa qualche piccola fregatura che prima o dopo
sortirà sicuramente fuori a rompere almeno una parte di questo fantastico ma
momentaneo incantesimo.
Renato da
tempo è tornato ad abitare nella casa dei propri genitori, e in seguito ha
anche ripreso il suo solito mestiere di impiegato comunale; i colleghi lo hanno
abbracciato, o meglio hanno sbattuto con attenzione una mano sulla sua spalla,
come nel tentativo di congratularsi con lui per essere stato capace di uscire
da una situazione sicuramente difficile, che con tutta evidenza lo ha messo
alla prova, lo ha spinto quasi con cattiveria verso i limiti più estremi delle
proprie certezze. Nessuno gli chiede niente di troppo preciso, almeno per
adesso, e lo accolgono semplicemente come se il suo fosse un ritorno che tutti attendevano,
e con grande interesse rivolgono a lui qualche domanda, pur con estrema semplicità:
<<Come stai? Come va? Hai bisogno di qualcosa?>>, e Renato risponde
cercando di sminuire la sua importanza, tirando fuori la sua solita timidezza, senza
mai usare molte parole, anche se le domande che gli altri impiegati gli pongono
servono soltanto a farlo parlare e a vedere come reagisce al cospetto dei
colleghi e del suo luogo di lavoro dove dovrà ricominciare a trascorrere
parecchie ore di ogni santa giornata. <<Mi sento bene, adesso>>,
dice Renato alla fine; <<Non so neanche spiegare che cosa mi sia successo
in tutto questo periodo, però sono sicuro di sentirmi bene in questo momento,
ed è la cosa per me più importante di tutte>>.
Trascorrono
diversi giorni e tutto sembra riprendere l’andamento di sempre, tanto che a
Renato, durante un giorno qualsiasi, una volta terminato il suo orario
lavorativo e dopo essere uscito dal suo ufficio, viene voglia di fare una
semplice telefonata a Monica. <<Ciao, non voglio disturbarti>>, le
dice subito con voce bassa, <<però vorrei chiederti scusa, con il
profondo del mio cuore. So di avere compiuto qualcosa di assurdo e di riprovevole,
anche se mi trovavo al momento in una condizione di completa
irrazionalità>>. Monica annuisce, lo lascia parlare, lo ascolta,
comprende che forse non c’è alcun bisogno di conservare contro di lui un
risentimento che forse non ha neppure mai provato del tutto. Ed alla fine
restano quasi senza parole, ascoltando per un attimo il flebile ronzio della
linea telefonica. <<Se vuoi, puoi venire a vedere mio figlio>>, gli
dice lei all’improvviso, in uno slancio improvviso di generosità che anche lei
non si sarebbe aspettata mai di proporre fino ad un attimo prima. Renato
accetta, salirà sopra l’ascensore che porta fino all’appartamento di Monica nel
pomeriggio del giorno seguente, le assicura, e poi la ringrazia, più volte, e
infine aggiunge soltanto, misurando con un lieve tremore ogni parola, che ne
sarà assolutamente felice.
Poi, ognuno dei due riaggancia
l’apparecchio. Anche Monica adesso si sente bene; le pare persino che il suo
gesto di generosità sia qualcosa che lei prima o dopo doveva pur avanzare, e in
ogni caso sente di non provare alcun timore adesso da parte di Renato, che le
sembra anzi abbia assolutamente compreso e addirittura accettato in pieno la
situazione attuale. Però in fondo lui resta il padre naturale di Giacomo, anche
se non ne è consapevole, e quindi è assolutamente giusto che lui veda con i
propri occhi ciò che in fondo è parte di sé. Prima o dopo qualcuno forse noterà
anche una certa somiglianza nei tratti somatici di Renato con questo bambino,
ma sarà solamente un caso, la combinazione fortuita di geni e di ormoni, niente
di concreto da considerare o smentire da parte di Monica. L’umanità alla fine è
composta da strane coincidenze, e qualcuno forse può leggere all’interno della
propria fantasia ciò più gli appare con maggiore evidenza che ad altri, ma non
sarà certo questa lettura delle cose a cambiare neppure di una virgola ciò che
è stato già definito. Giacomo è un bambino nato da sua madre, e non si può
certo contraddire una verità così manifesta.
Bruno Magnolfi
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