Una strana
calma la rende all’improvviso seria e riflessiva. Lei oggi ha preso un giorno
di permesso per non recarsi a lavorare, e nello svolgere quelle piccole cose di
cui deve occuparsi, ha riconosciuto in sé stessa un comportamento molto adatto
alla propria attuale situazione. Ha ripetuto per ben due volte la prova di
gravidanza, da sola in casa propria: la prima già la sera avanti, e la seconda la
mattina presto, appena alzata in piedi, e in ambedue i casi la risposta è
risultata, fuori da ogni dubbio, positiva. Allora si è seduta, ha sistemato
qualcosa dentro al suo appartamento, ancora prima che giungesse la domestica
che svolge le attività di pulizia e di riordino, oltre a prepararle talvolta
qualcosa da mangiare, ed alla fine ha indossato uno dei suoi abiti migliori, si
è pettinata con cura, si è osservata a lungo in uno specchio, e poi è uscita,
senza avere in mente un piano preciso per la giornata, ma provando il forte
desiderio di visitare subito un luogo molto adatto alla sua nuova situazione,
poco distante dalla sua casa. Fuori, tutto le è apparso subito identico a
sempre, anche se, immersa in un largo spazio di vegetazione, là in mezzo
all’erba verdissima e a qualche albero, si è subito aperta magicamente ai suoi
occhi la scuola materna, e lei ha costeggiato la ringhiera colorata di giallo,
ed ha osservato con una certa attenzione le finestre dell’edificio ad un solo
piano dai vetri coperti di carta colorata e di disegni, con alcune scritte
divertenti e chiassose. Si è soffermata senza farsi notare, ha atteso a lungo
fingendo di controllare qualcosa nella sua agenda, poi ha compiuto l’intero
giro dello spiazzo, fino a ritrovarsi di nuovo nel medesimo punto. La bella
giornata di sole invogliava sicuramente le maestre e i maestri di quei bambini a
permettere loro di uscire all’aria aperta, in quello stupendo giardino, e
difatti è accaduto così, tanto che qualche piccolo scalmanato tra quegli alunni
ha anche cominciato subito a correre e a lanciare dei brevi e simpatici
urletti.
Lei ha
fantasticato immediatamente nel proiettarsi in certe giornate future durante le
quali accompagnare suo figlio o sua figlia in quella medesima scuola, oppure in
un’altra simile, e lo scambiare qualche parola con gli insegnanti, e prima però
attendere con impazienza nei pressi del largo cancello l’ora prevista per
l’uscita degli alunni da scuola, e poi ritrovare quel senso di pienezza che
l’abbraccio con un bambino o con una bambina infonde in tutti i genitori, anche
se in questo caso si sarebbe trovata da sola a compiere tutte queste
operazioni. <<Solo per me>>, sembra già suggerire adesso ai maestri
e alle maestre della scuola; <<Senza alcuna necessità di dividere con
altri un affetto così importante e completo>>. Poi un maschietto si è
avvicinato alla ringhiera, e lei, senza farsi vedere troppo interessata, gli ha
sorriso, chiedendogli il nome. Il bambino l’ha osservata per un momento,
incuriosito, poi ha abbassato lo sguardo senza rispondere niente, ma senza
andarsene via e raggiungere gli altri compagni come sarebbe stato naturale.
<<Non vuoi dirlo?>>, ha insistito lei, tanto per misurare la sua
reazione. <<Carlo>>, ha detto alla fine quel piccolino, e lei gli
ha sorriso ancora di più, congratulandosi per il bellissimo nome. Si è
immaginata subito mille cose diverse e piacevolissime, poi ha lasciato che quel
bambino tornasse finalmente dai suoi compagni.
<<Devo
prendere decisioni, variare molte cose, prepararmi in tutto e per
tutto>>, ha pensato lei con decisione staccandosi da quel recinto
scolastico. Poi si è ritrovata a riflettere seriamente sulla possibilità di
cambiare città, ed andare ad abitare in qualche piccolo centro magari non molto
distante da lì, ma dove le persone forse mantengono ancora un comportamento maggiormente
comprensivo ed altruista, immaginando già fin da adesso le battaglie da
affrontare nei confronti di parenti ed amici, ma ha scartato quasi subito
l’idea, impaurendosi di una possibile improvvisa solitudine, così privata anche
di un pur minimo sostegno. <<Troppo pesante<<, ha subito deciso;
<<Eppoi avrò bisogno di un pediatra, di essere seguita nella gravidanza
da un medico, e di mettere a punto giorno per giorno tutto quello che serve per
facilitare le cose, e infine questo bambino o bambina che sia, deve nascere
qui, nella mia città, dove anche io sono nata e dove ho sempre vissuto>>.
Una volta a
casa avrebbe voluto subito telefonare a qualcuno, dare ad almeno una persona la
buona notizia, ed investire così della sua gioia chiunque in grado di
comprendere il proprio stato d’animo, ma poi si è frenata, doveva essere forte,
ha riflettuto, doveva tenere tutto per sé, adesso, senza lasciarsi sfuggire
neppure un accenno. Da domani avrebbe preso un lungo periodo di aspettativa dal
lavoro, e in seguito si sarebbe licenziata definitivamente, ne era già certa. Tra
poco sarebbero sicuramente iniziate le domande di tutti sul suo comportamento,
ma lei si sarebbe sentita tranquilla a quel punto, e tutto avrebbe preso un andamento
naturale, senza sobbalzi.
Bruno
Magnolfi
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