Il cruccio, che si è via via
installato nella mente di Renato, sembra non voler più abbandonare i suoi
pensieri, qualsiasi altra faccenda lui abbia da sbrigare. È ormai un malessere,
un’incapacità dolorosa a comprendere che cosa stia effettivamente succedendo, e
quale sia per lui la maniera migliore di comportarsi per reagire a tutto
questo. Vorrebbe tanto in cuor suo trattare quell’argomento che lo assilla, con
una maggiore leggerezza, quasi una certa superficialità, ma il suo carattere
non gli concede alcuna tregua, e lo tiene imprigionato in un corto circuito
riflessivo che peraltro non propone in sé nessuna accettabile risposta. Per
tutta la mattina in ufficio ha proseguito a lambiccarsi il cervello, a darsi
risposte strampalate a domande ripetitive e inutili, ma infine, raggiunto
l’orario della pausa per il pranzo, quando i suoi colleghi di lavoro erano già
tutti usciti e Renato si trovava praticamente da solo tra le stanze e i
corridoi, ha preso il suo telefono, e con coraggio ha chiamato Monica.
<<Ciao Renato>>, fa
subito lei con tono neutrale. <<Lo so che ti stai già chiedendo che cosa
mi sia accaduto. Purtroppo, ho deciso almeno per il momento di non riprendere a
lavorare. Tu sai che ho una rendita economica che mi concede la possibilità di
questa scelta, ed io credo proprio di aver deciso di lasciare il mio posto di
lavoro a qualcuno che ne abbia più bisogno. D’altra parte, non mi sento certo
realizzata nel ruolo che rivesto in ufficio come semplice passacarte o poco
più, e quindi credo proprio che in queste condizioni sia necessario per me
stessa fare con forza e decisione un passo indietro>>. Renato ascolta,
già immaginava una risoluzione di quel genere, ma la cosa che più gli interessa
in questo momento è capire quale sia il futuro per loro due. <<Ed io e
te?>>, chiede alla fine con un leggero filo di voce. Monica fa una pausa,
parla con qualcuno che probabilmente è lì con lei, forse la sua governante, poi
gli dice secca: <<Per questo tema è meglio vedersi di persona, ed
affrontarlo in maniera corretta e sincera, e adesso al telefono non è proprio
il caso di farlo>>.
<<Ma certo>>, dice lui,
<<è proprio quello che desideravo proporti, incontrarci cioè, e cercare
di mettere a fuoco le cose che non vanno, e magari quello che troviamo giusto
da salvare tra di noi>>. Lei fa un’altra pausa, poi dice soltanto:
<<Se ti andasse, potremmo vederci al caffè letterario, anche domani
pomeriggio se non hai altro da fare, dove ci sono diversi ambienti per starsene
in piena pace a parlare seduti davanti a un tavolino>>. Renato resta
perplesso, poi si mostra d’accordo, pur senza entusiasmo, così la saluta in
fretta e poi chiude la comunicazione. Insieme non hanno mai frequentato quel
locale, e forse a lei lo ha fatto conoscere ultimamente quel Mauro Anselmi con
cui si è messa ad uscire qualche volta, e questo ovviamente non gli piace. Non
è tanto che provi della gelosia per la presenza di questa ambigua amicizia
nelle giornate della sua Monica, quanto il fatto certo che la presenza di
questo tizio tra i pensieri di lei abbia modificato velocemente il suo modo di
pensare, i suoi stessi comportamenti, tanto da renderla più dura, più distante,
più convinta di sé.
Comunque, mentre scende le scale del
vecchio palazzetto nel quale sono stati ricavati gli uffici comunali, lui resta
consapevole adesso di sentirsi addirittura più leggero e rilassato, avendo in
mano almeno un appuntamento chiarificatore. Suo padre direbbe subito che questa
non è una donna adatta a lui, incapace come sembra di prendere delle decisioni
nette, e di perseguire addirittura una strada che non appaia confusa e
tortuosa. <<Domani saprò tutto>>, sembra ripetersi lui mentre
raggiunge gli altri impiegati in una tavola calda dove vanno spesso, ed anche
se a tutto quanto seguiranno forse delle risposte negative, così come già cerca
di disporsi con il proprio atteggiamento, capace come si sente di accettare
anche una improvvisa e bruciante delusione, almeno saprà di avere finalmente
delle certezze sulle quali poter fare affidamento. <<Magari è soltanto un
periodo burrascoso, per Monica>>, pensa mentre attraversa la strada su un
passaggio pedonale; <<Potrò accondiscendere sull’immediato alle sue prese
di posizione, se si pone il caso, e in seguito forse, tra un mese o due o anche
di più, magari potremo riprendere a frequentarci di nuovo>>.
<<È vero quel che si dice, che
la Moroni non tornerà più a lavorare con noi?>>, gli chiede subito un suo
collega dentro al ristorante mentre resta seduto masticando delle polpette con
patate. Renato prova per un attimo una profonda indecisione, ma infine risponde
con fermezza che ancora non sa neppure lei che cosa sia più conveniente fare. L’altro
non insiste con le domande, forse rendendosi conto di metterlo troppo a
disagio, ma lui sa per certo che tutte le congetture possibili verranno fatte
alle sue spalle appena lui si allontanerà da loro.
Bruno Magnolfi
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