sabato 8 marzo 2025

Eternamente riconoscente.


            <<Mi sento afflitto>>, confesso a Sergio dopo che lui è rientrato a casa salutandomi con la sua solita spavalderia. <<Sono giorni che Monica non si fa sentire, ed oggi che ho preso il coraggio a due mani, insieme ad una pratica da protocollare pur di scarsa importanza, e sono sceso al piano dove lei lavora per incrociare almeno il suo sguardo, mi hanno riferito i colleghi di stanza che oggi non si era presentata in ufficio, e non aveva neppure precedentemente spiegato il motivo della sua assenza. <<Ho annuito, non c’era altro da fare, ho depositato le scartoffie che avevo con me, ho salutato gli altri, poi sono risalito lentamente fino al mio ufficio, senza domandarmi che cosa stesse realmente succedendo>>. Ho pensato che, magari, nella tarda mattinata, probabilmente mi avrebbe chiamato, ma Monica non si è fatta sentire, ed io sono rimasto in silenzio a rigirare ogni pensiero possibile dentro la mente. <<Mi è presa la voglia, appena uscito dal lavoro, di prendere la mia macchina ed arrivare fin sotto casa sua, suonarle il campanello, domandarle se c’era qualcosa che non andasse, ma poi non ne ho avuto lo spirito per farlo davvero, così sono rientrato in casa cercando di farmi passare questa malinconia che mi è presa>>. Sergio gira dentro al piccolo soggiorno, mi guarda, scuote la testa, poi dice: <<Devi imparare a disinteressarti di più delle donne. Hanno i loro segreti, le loro piccole cose da fare, tu non puoi stare sempre nel mezzo a cercare di interpretare la più piccola mossa che fanno. Lascia loro la possibilità di respirare, di svolgere qualcosa che non vogliono stare a spiegarti, e vedrai che tutto andrà meglio>>.

            Vado in cucina, tiro fuori qualcosa dal frigorifero, chiedo al mio coinquilino se una frittata per cena gli può andare bene, e lui annuisce, così inizio a preparare tutto quello che serve. <<Stasera andiamo a bere una birra da qualche parte, sempre che ti vada>>, dice lui riprendendo i suoi soliti modi allegri e accomodanti. <<Va bene>>, faccio io, poi mi dedico alla cucina. Più tardi entriamo in un locale dove non sono mai stato, e noto che ci sono delle ragazze che fingono di non fare caso a nessuno, ma sicuramente sono lì anche per farsi guardare. Rifletto che probabilmente sono io che continuo a cercare di dipingere la realtà così come la vorrei, sbagliando completamente, visto che tutto appare differente dai miei gusti. Ci sediamo, la musica è alta, non si riesce quasi a parlare, Sergio spande sorrisi all’intorno, e qualcuno adesso lo guarda. Ci prendiamo due birre medie doppio malto, poi lui si alza per fare un giro tra i tavolini. Quando torna dice che possiamo sederci insieme a due ragazze che stasera sembrano proprio da sole e che lui ha già rivisto là dentro, anche se non le conosce, così ci trasferiamo dalla parte opposta del locale mentre io sento la testa che ha già iniziato a girarmi. Urliamo, quasi, solo per fare le presentazioni, e Sergio dice subito che possiamo farci portare una bottiglia di vino buono, così loro ridono, ed anche a me inizia ad andarmi un po’ meglio.

            Lui attacca a parlare all’orecchio di una delle due che dice di chiamarsi Serena; perciò, io mi avvicino all’altra e le chiedo di che cosa si occupi durante la giornata. Lei dice con franchezza e sbuffando che fa la commessa in un grande negozio di profumeria e affini, ed io spiego subito che anche la mia attività è piuttosto grigia e monotona nell’ufficio dove lavoro. <<Sei fidanzato?>>, chiede Stefania di colpo, tanto per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, ed io, dopo qualche titubanza, rispondo di no, che non lo sono. <<E tu?>>, le chiedo io per pura cortesia, visto che sono poco interessato a quell’argomento; ma lei risponde che ha una storia complicata alle spalle, che ancora non si è chiusa del tutto, ma probabilmente nei prossimi tempi troverà la sua giusta fine. <<Come tutti, d’altronde>>, riprende a dire; <<chi non è un po’ incasinato al giorno d’oggi>>, mi fa. Annuisco, mi pare quasi che questa ragazza abbia già compreso più di quello che le ho detto, e che certe volte, come sostiene Sergio, non ci sia bisogno di usare tante parole per comprendersi bene. Lei poi aggiunge qualcosa di divertente, ed io rido anche se non ho compreso bene le parole che ha detto. Penso che in fondo io debba soltanto rilassarmi maggiormente, e magari evitare che i pensieri negativi proseguano a navigarmi dentro la testa. Sono cosciente di aver bevuto ancora, e che alla fine, quando ho provato ad alzarmi dalla sedia, mi sono sentito girare tutto il locale attorno a me.

            Stefania mi accompagna fuori, quando vede che barcollo, <<giusto per prendere una boccata d’aria>>, le dico, e all’improvviso provo il terrore che mi voglia baciare o cose del genere. Niente di tutto questo invece, però mi sorregge, ed io all’improvviso le sono grato, eternamente riconoscente.  

 

            Bruno Magnolfi

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