Arrivato ad un certo punto, nel
proseguo delle riflessioni che generalmente tendo a non prendere neppure più in
considerazione per quanto mi appaiono subito oltremodo odiose, devo pur
abbassare i pugni ed accettarmi per come davvero io sono, anche se questo
equivale a dire che sto dichiarando in questo modo la mia generale sconfitta,
l'incapacità radicata nel guardare con chiarezza verso questo pur vicino
orizzonte temporale. Perciò, allo stesso tempo, devo anche confessare la mia inadeguatezza
nel variare o accelerare quei cambiamenti in atto su cui forse contavo prima o
dopo per almeno alcuni tra i comportamenti da me invece ormai adottati in
pratica da sempre. Torna normale, secondo il mio parere, pensare che le cose eseguite
in un certo modo, per almeno un po’ di tempo, necessitino in seguito della
medesima procedura per dimostrarsi definitivamente veri, evitando così anche la
scocciatura di riaffrontare ogni volta il loro decorso ormai decisamente
risaputo. Così guardo nel frigo, mentre sono in casa da solo come mi sta
capitando da diverse sere di fila, e mi rendo conto che lui è ancora maledettamente
vuoto, come uno stupido contenitore privo di qualsiasi senso, e che la luce della
lampadina che si accende al suo interno, adesso illumina ogni volta soltanto la
sua inutilità. Mi giunge sulla faccia con la forza quasi di uno schiaffo
l’evidenza di qualcosa su cui mi ero facilmente appoggiato da parecchio tempo:
il fatto che Renato, il mio caro coinquilino, si occupasse in prima persona e
per la maggior parte delle volte sia dell’acquisto dei generi alimentari
necessari in questa abitazione, sia della cottura nel forno o sui fornelli di
tutti quei prodotti e quelle materie prime stipate in modo ordinato negli
armadietti e dentro lo stesso frigorifero, attività ovviamente portate avanti
nelle ore canoniche prima della colazione, del pranzo e della cena.
Ritengo che sia inutile adesso
chiedere a lui delle spiegazioni: non gli interessa più sentirsi utile alla
casa, probabilmente non nutre più alcun interesse nel portare avanti quelle
piccole attività che parevano fino a pochi giorni fa ciò che più di altre
risultavano di sua particolare gradevolezza. Il suo rapporto con queste quattro
mura si è modificato in modo rapido, non c’è alcun dubbio, ed io che provavo la
soddisfazione di avere vicino a me una persona che si dedicava volentieri a
tutte quelle attività casalinghe che a me sono sempre risultate semplicemente
fastidiose, se non peggio, improvvisamente mi trovo purtroppo a dover adempiere
al posto suo a tutte queste sue odierne mancanze. Questo è l’elemento che
improvvisamente mi porta a riformulare totalmente il mio considerarmi inadatto
a svolgere attività specificatamente casalinghe, e che mi scuote da quella
inedia in cui mi sono sempre crogiolato. Mi chiedo se questa sia una svolta
definitiva che io in qualche maniera debba affrontare, o se al contrario il mio
coinquilino possa tornare presto sui suoi passi, rivedere con calma i compiti
che si era prefissato, e riprendere tali attività come faceva brillantemente
fino a ieri. In ogni caso è evidente, questo il punto, di come io debba
affrancarmi alla svelta dalla necessità di avere qualcuno nel mio appartamento
che si occupi regolarmente di tutte quelle cose che sono riuscito ad evitare
almeno fino ad oggi.
Forse, avrei dovuto parlare
maggiormente con lui in questo periodo, o almeno considerare meglio i suoi
crucci, e scambiare di più le mie opinioni ascoltando poi con interesse anche
le sue, in modo che si potesse costituire un collante più forte tra di noi, lui
con le sue manie, ed io con queste piccole scelte definite dalla mia
personalità. Adesso che scopro tutto questo, sono disposto però a rivedere
almeno in parte le mie idee, e persino ogni compito da affrontare in questa
casa, sempre che Renato sia favorevole a tornare sui suoi passi e riprendere in
considerazione la sua maniera di essere semplicemente il mio coinquilino. Lo
so, lo comprendo, come adesso stia passando un momento un po’ difficile, ma era
evidente che con quella donna con cui ha iniziato ad uscire da qualche mese non
avrebbe mai avuto vita facile: troppa personalità quella della sua collega di
lavoro per un individuo sempliciotto come lui, era chiaro fin da subito che le
cose rapidamente si sarebbero imbrogliate tra di loro. Ho anche cercato di
aiutarlo, di dargli qualche dritta, di spiegargli come sarebbe stato meglio
comportarsi, ma non credo che Renato in fondo abbia davvero accettato i miei
consigli.
Non credo sia così stupido da non
comprendere che alla prima frattura di un rapporto serio come quello che lui
desiderava instaurare insieme a questa donna, o si mette nelle condizioni di
cambiare qualche elemento fondamentale su cui poggia tutta la loro storia,
oppure è meglio dimenticarsi proprio di portarla ancora avanti. Ma in fondo a
me interessa poco, considerato che i miei problemi restano quelli dati dal
rientrare dal lavoro in una casa dove il frigorifero stesso sembra urlare il
suo vuoto esistenziale: dovrò far spesa, domani, non resta da far altro.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento