La scelta
dei colori di uno scialletto, pur apparentemente solo un elemento marginale
nell’ambito dell’acquisto di un capo di vestiario assolutamente accessorio
all’interno di ciò che si decide di indossare, proprio per il suo non essere
essenziale, diventa immediatamente il dettaglio più vistoso ed importante
quando si decide di farne sfoggio, e per questo motivo una volta presa la
decisione giusta, diventa irritante scoprire alla cassa del negozio nel quale
ci stiamo servendo che la proprio carta di credito non è più abilitata agli
acquisti. Caterina si sente mancare, è esterrefatta, non comprende cosa mai
possa essere accaduto, ma alla fine trova una scusa plausibile, lascia il capo
nelle mani della commessa ed infine esce dall’esercizio, decisa a recarsi
immediatamente allo studio di suo marito per chiedere spiegazioni. È la metà di
un pomeriggio qualsiasi, lei si trova da sola, ed è proprio quella la neutrale fascia
oraria che da sempre dedica a sé stessa, tanto da permettersi di girellare per
qualche negozio, pur non compiendo mai, specialmente negli ultimi tempi, delle
spese minimamente rilevanti. Ma suo marito non c’è nello studio, che anzi
appare chiuso e sprangato, come se fosse ormai sopravvenuto l’orario prefissato
per il termine delle attività giornaliere. Caterina si sofferma un momento a
riflettere, poi, senza scomporsi, e cercando di ritrovare il più possibile la
calma, si incammina senza troppa fretta verso la sua utilitaria, sale sopra,
avvia il motore, e si dirige verso l’abitazione di Monica, al fine di sfogarsi,
possibilmente, almeno con lei.
Ancora
prima di giungere davanti al suo palazzo, però, le telefona, soprattutto per
non essere troppo invadente, e l’altra le risponde immediatamente, anche con
una certa allegria nella voce, dicendole che può tranquillamente passare, che
si trova in casa, che non la disturba affatto, ed è anzi molto contenta di
vederla. Caterina parcheggia, si lascia aprire il portone dall'usciere solerte di
quell’edificio che peraltro la conosce da tempo, ed entra infine nell’ascensore
schiacciando il pulsante dell’ultimo piano. <<C’è qualcosa che mi sta sfuggendo
completamente>>, riflette. <<Per la carta di credito può essere una
qualsiasi sciocchezza elettronica, pur antipatica, risolvibile rapidamente; ma
per quanto riguarda l’atteggiamento di Monica al telefono, tale che non ricordo
di averla mai sentita così espansiva e gioviale né con me né con altri,
probabilmente mi manca qualche dettaglio che forse adesso riesco a sapere
direttamente da lei, con un po’ di fortuna>>. Quando si aprono le porte
dell’ascensore l’altra è lì che l’attende, abbracciandola ed invitandola ad
entrare e subito dopo a mettersi comoda, offrendole del tè con dei pasticcini -deliziosissimi-,
che l’altra naturalmente accetta con grande piacere. <<Dobbiamo
festeggiare>>, le dice. <<Ho deciso di lasciare il mio posto di
lavoro, o perlomeno di prendermi subito un periodo di aspettativa durante il
quale riflettere bene su questa decisione che però mi sembra sempre più
irrimandabile. E da quando ho messo a punto questa idea mi sento bene, leggera,
senza l’ansia noiosa che ho provato in questi ultimi anni>>.
Caterina
non sa che dire, ovviamente le torna difficile mettersi nei panni dell’amica,
che al contrario di lei può contare su un discreto patrimonio lasciatole in
eredità dai genitori, tale da permetterle un’esistenza senza preoccupazioni
economiche, ma in questo caso vorrebbe argomentare qualcosa attorno alla
giornata vuota, alla mancanza di uno scopo, all’inedia, almeno in certi casi,
soprattutto se privata di un’occupazione stabile, di un fine determinato, anche
se in fondo riesce solo a restare in silenzio, per metà sbalordita nell’aver
ascoltato quelle parole, e per metà quasi invidiosa di quanto deciso da Monica.
Così sorride, si complimenta per la scelta, e pur comprendendo che il divario
tra loro due si può mostrare anche più ampio nel periodo prossimo, decide di condividere
senza riserve, almeno in apparenza, quella sua scelta. <<Così potremo
vederci anche più spesso>>, dice di colpo, alla ricerca almeno di un
tratto positivo anche per sé stessa in tutto ciò. <<Con chi ne hai
parlato?>>, le chiede dopo una breve riflessione. L’altra la guarda,
comprende che quello sia un campo minato, e che d’ora in avanti dovrà stare
molto attenta alle proprie parole. <<Con nessuno>>, le risponde;
<<Anche se da un po’ di tempo avevo iniziato a recarmi sempre più
malvolentieri in ufficio, e quindi i colleghi forse non rimarranno troppo
sorpresi>>.
A Caterina
torna inverosimile avere degli stupidi problemi con la carta di credito, al
cospetto di decisioni importanti come quella della sua amica, ma deglutisce
cercando di farsi passare quel lieve malumore, alla stessa maniera di quando da
piccola era capace di sentirsi diversa da tutte le bambine, solo per non avere
la stessa bambola che tutte loro sembravano possedere. Poi si alza, decide di
uscire, di trovare la soluzione ai propri problemi, ed anche se non ha avuto la
possibilità di sfogarsi per avere fatto la figura della stracciona in un
negozio dove è conosciuta, ugualmente ritiene che per oggi tutto sia ormai stato
definito, e che dovrà soltanto parlare un po’ con suo marito, il ragioniere.
Bruno
Magnolfi
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