<<Non
so>>, dico io mentre proseguo a sfornare le carte e i documenti che
servono per mettere in regola l’associazione; <<Non dovrei neppure esprimere
delle opinioni personali, essendo parte in causa, però indubbiamente la
burocrazia che sta dietro al volontariato non incoraggia certo le persone che desiderano
impegnarsi in questo campo>>. Mauro Anselmi mi osserva con questa
espressione del viso tra il serio e il sorridente; quindi, mette una rapida firma
dove adesso gli ho indicato, poi dice, semplicemente: <<Ragioniere, è
evidente che c’è una regia dietro, messa su con sommo studio per frenare gli
entusiasmi di chi ancora crede nel settore senza scopo di lucro>>. Io lo
guardo per un attimo, avrei mille idee da esporre che mi girano da tanto tempo
dentro la testa, ma ho imparato ad usare la cautela nelle mie espressioni, dopo
tanti anni di mestiere da commercialista. Però questo ragazzo mi è simpatico,
si vede subito che difficilmente si riesce a frenare i suoi propositi,
tantomeno per un po’ di documenti che deve produrre a nome della associazione a
cui presiede. <<Se anche in molti attorno hanno delle idee opposte a
quelle che professi, queto non significa che proprio le tue siano quelle
sbagliate>>, aggiunge. Sorrido, lui utilizza i miei servizi anche se probabilmente
io rappresento una parte della realtà che non gli piace. Ma questo non
significa che io non riesca a comprendere il suo punto di vista e in qualche
modo a condividerlo.
Poi lui infila
tutti i fogli dentro una busta di plastica e si alza, mi stringe la mano, dice
che per i prossimi adempimenti dell’associazione si comporterà senz’altro con
maggiore precisione; quindi, mi saluta ancora col suo simpatico sorriso e infine
se ne va. Quando esce dal mio ufficio sento che si ferma per qualche momento a
parlare con mia moglie che sta al bancone dell’altra stanza per la normale
segreteria. So benissimo cosa vorrebbe farsi spiegare Caterina da lui se
soltanto potesse porre delle domande più dirette: quali siano i suoi rapporti
con Monica, che cosa sia successo negli ultimi tempi tra loro due, di quale
intensità sia adesso la loro conoscenza, ora che lei ha cessato di lavorare negli
uffici comunali, ma naturalmente non può certo chiedergli niente che solo si
avvicini a questi argomenti, e difatti dallo spiraglio della porta socchiusa
sento la voce dell’Anselmi che dice in fretta che ormai è da un pezzo che Monica
non si fa più viva all’associazione, e così chiude la questione. Quel che mi
appare certo è che lei in poco tempo sia diventata un vero enigma riguardo ai
rapporti con le persone che frequenta, o che frequentava fino a poco fa, e la
curiosità di mia moglie è diventata talmente forte da non permetterle niente di
intentato.
Più tardi, poi,
usciamo assieme dallo studio, io e Caterina, come non facciamo neppure troppo
spesso, e dopo aver chiuso a chiave la serranda che dà direttamente sul marciapiede,
ci incamminiamo verso casa nostra quando ormai si è fatta ora di pranzo. Come
la vedi questa faccenda?>>, chiedo all’improvviso a mia moglie, tanto che
lei potrebbe tranquillamente rispondermi: <<Quale faccenda?>>.
Invece attende un momento, forse fa una pausa riflessiva, poi dice soltanto:
<<Poco per volta comincio a comprendere il punto di vista di Monica. Sarà
madre, tra poco, questo è certo; e non ci sarà un padre, perché siamo tutti noi
chiamati a svolgere il ruolo di padre per questo bambino, tutti noi che la
conosciamo e siamo disposti a sostenere la sua scelta>>. Quindi restiamo
in silenzio, saliamo sulla nostra auto e in pochi minuti arriviamo fino a casa.
Non c’è altro da dire, rifletto; Monica ci ha messo tutti di fronte ad un fatto
compiuto, ed anche se non si può essere troppo d’accordo con la sua scelta,
alla fine ha ragione: chi vuole può stare dalla sua parte ed aiutarla, e compiere
insieme a lei questo percorso; e chi non accetta il suo modo di vivere questa
sua gestazione, è libero di allontanarsi da lei, di farsi da una parte e non
intralciare la sua strada.
Più tardi,
dopo che io e mia moglie ci siamo seduti a tavola, ed aver mangiato giusto degli
affettati e un po’ di frutta, sento Caterina nella stanza accanto che apre una
telefonata: <<Ciao Monica>>, dice con voce tranquilla; <<Come
vanno oggi le cose?>>. L’altra probabilmente risponde spiegando le
piccole cose che le stanno accadendo considerato il suo stato attuale, ed io
che soltanto immagino le parole con cui si spiega questa donna coraggiosa e
determinata, mi sento improvvisamente un po’ commosso. <<È vero>>,
penso trattenendo a stento le lacrime; <<Lei sta per partorire un figlio
nostro, un bambino a cui noi probabilmente saremo tutti legati come a nessun
altro. È un piccolo miracolo quello che sta per avvenire, ed era così facile
realizzarlo che a nessuno di noi sarebbe mai venuto in mente. Rinsalderà le
amicizie e le conoscenze, e ci farà sentire davvero vivi, utili, disposti a
lottare per il bene di un gentile piccolo frutto d’amore e di grande altruismo.
Bruno
Magnolfi
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