Sergio aveva ripensato qualche volta
alla vicenda del suo coinquilino, con quella donna piuttosto interessante ma
sicuramente poco adatta per stare assieme ad uno come lui. Ricordava adesso di
averla incontrata appena un paio di volte, per combinazione, ma anche così a
prima vista ne era rimasto colpito piuttosto favorevolmente, al punto che,
ricordandosi, dopo parecchi mesi, di avere annotato da qualche parte il suo
numero di telefono, e di essere anche a conoscenza del suo stato avanzato di
gravidanza, aveva deciso tutt’a un tratto di chiamarla, non foss’altro che per
sapere come le andassero le cose, e naturalmente porgerle gli auguri, in
assoluto senza assolutamente far trapelare niente di tutto ciò a Renato, che da
molto tempo, oltre ad avere sicuramente sofferto per la brusca interruzione del
loro rapporto, in sua presenza non era più nemmeno stato in grado di nominarla.
<<Sono Sergio, un amico, vorrei parlare con Monica Moroni, per
favore>>, aveva subito dichiarato all’apparecchio dopo la risposta
impersonale della cameriera, ma accortosi della titubanza con cui quella gli si
stava rispondendo, aveva proposto, se proprio in quel momento non fosse stato
il caso di disturbarla, di telefonare magari in un giorno diverso.
<<Sergio; un amico di Renato>>, aveva ripetuto a voce alta come per
ricordare bene quei nomi a lei sconosciuti la governante di Monica, che in quell’attimo
si trovava seduta sul divano poco lontana dall’apparecchio, e quindi in grado
di comprendere perfettamente il caso in questione. Difatti, dopo appena un istante,
aveva fatto cenno di passarle la chiamata, e così l’altra le aveva portato il
ricevitore. <<Buonasera>>, si erano detti quasi all’unisono
ricordando di non avere tra loro troppa familiarità. <<Sto bene>>,
diceva adesso Monica con calma, così come diceva a tutti coloro che le
chiedevano notizie del suo stato. <<Soltanto leggermente preoccupata,
visto che oramai manca davvero poco al parto>>.
Sergio riusciva in certi casi a
mostrarsi molto affabile e cortese, anche grazie all’esperienza lavorativa che
portava avanti da diversi anni, e così anche in questo caso, nel parlare con la
donna, riusciva senza alcuno sforzo ad essere piacevole, a dire cose garbate, e
a non porre delle domande poco adatte a quel frangente. Monica sorrideva delle
cose carine che ascoltava, e le pareva che tutto fosse al meglio possibile. Poi
si salutavano, evitando quasi obbligatoriamente di parlare di Renato, anche se
alla Moroni forse avrebbe fatto piacere ascoltare qualche notizia su di lui.
Riagganciavano i telefoni dopo gli auguri di rito, ma dopo qualche minuto
l’apparecchio di Monica tornava già a squillare. <<Sono ancora
io>>, riprendeva Sergio mostrandosi dispiaciuto per l’inconveniente e
usando però lo stesso tono esatto di pochi istanti prima. <<Mi è venuto a
mente di chiederti il permesso, nel caso io incrociassi Renato già stasera,
oppure anche domani, di riferirgli il succo di questa telefonata, e magari
dirgli come tutto proceda, come ti senti, come stai preparandoti alla
nascita>>. Monica allora lasciava scorrere qualche attimo, quindi diceva
con fermezza: <<Ma certo, in fondo non ci siamo mica bisticciati. L’interruzione
del nostro frequentarci è derivata da alcune differenze di carattere tra noi
che anche lui stesso in qualche maniera ad un certo punto ha dovuto
riconoscere. Perciò, sentiti assolutamente libero di informarlo di tutto ciò
che credi, magari così puoi anche fare qualcosa di apprezzabile nei suoi
confronti>>. Quindi loro due chiudevano definitivamente la comunicazione,
e Monica tornava a sedersi con maggiore comodità tra tutti i cuscini del
divano.
Sergio invece, immobilizzato davanti
al tavolo di casa, restava qualche attimo a riflettere, e dopo essere tornato
nella sua stanza ed aver acceso l’elaboratore sopra al piccolo scrittoio, si
concentrava al massimo sulle pratiche necessarie per il giorno seguente nel
mandare avanti il suo lavoro. Rientrava Renato con un paio di buste della
spesa, si fermava in cucina per sistemare la roba in silenzio e con gesti ormai
metodici, e quindi si fermava un momento per comprendere il motivo per cui la
voce del suo coinquilino non fosse ancora giunta, come suo solito, per salutare
il suo rientro. Sergio con lentezza, alle sue spalle, si appoggiava leggermente
alla porta, osservava i suoi gesti sopra al tavolo e nel frigorifero, poi
diceva soltanto: <<Ho sentito Monica>>, come se questa a tutti gli
effetti, fosse la notizia più importante di tutta la giornata. Renato si
voltava, forse sorpreso, senza commentare le parole ascoltate, e l’altro
proseguiva: <<Sta bene, tra qualche settimana partorirà, le cose
procedono in modo regolare, al telefono mi è sembrata persino felice di quanto
le sta accadendo>>. Poi si muoveva nella stanza, Sergio, fino a giungere
al fianco di Renato, giusto per osservare meglio la sua espressione:
<<Non ha fatto cenno a te, ha detto soltanto che tra voi due non c’era
compatibilità, e ha ribadito che la fine della frequentazione tutto sommato è
stata un bene per ognuno, considerato che le cose non potrebbero mai essersi
aperte al punto di prospettare un vero futuro assieme>>. Renato allora si
bloccava, tra i pensieri, e quindi diceva: <<Il suo tradimento però non
poteva essere più meschino di così>>, e poi più nulla.
Bruno Magnolfi
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