sabato 26 aprile 2025

Meschinità.


Sergio aveva ripensato qualche volta alla vicenda del suo coinquilino, con quella donna piuttosto interessante ma sicuramente poco adatta per stare assieme ad uno come lui. Ricordava adesso di averla incontrata appena un paio di volte, per combinazione, ma anche così a prima vista ne era rimasto colpito piuttosto favorevolmente, al punto che, ricordandosi, dopo parecchi mesi, di avere annotato da qualche parte il suo numero di telefono, e di essere anche a conoscenza del suo stato avanzato di gravidanza, aveva deciso tutt’a un tratto di chiamarla, non foss’altro che per sapere come le andassero le cose, e naturalmente porgerle gli auguri, in assoluto senza assolutamente far trapelare niente di tutto ciò a Renato, che da molto tempo, oltre ad avere sicuramente sofferto per la brusca interruzione del loro rapporto, in sua presenza non era più nemmeno stato in grado di nominarla. <<Sono Sergio, un amico, vorrei parlare con Monica Moroni, per favore>>, aveva subito dichiarato all’apparecchio dopo la risposta impersonale della cameriera, ma accortosi della titubanza con cui quella gli si stava rispondendo, aveva proposto, se proprio in quel momento non fosse stato il caso di disturbarla, di telefonare magari in un giorno diverso. <<Sergio; un amico di Renato>>, aveva ripetuto a voce alta come per ricordare bene quei nomi a lei sconosciuti la governante di Monica, che in quell’attimo si trovava seduta sul divano poco lontana dall’apparecchio, e quindi in grado di comprendere perfettamente il caso in questione. Difatti, dopo appena un istante, aveva fatto cenno di passarle la chiamata, e così l’altra le aveva portato il ricevitore. <<Buonasera>>, si erano detti quasi all’unisono ricordando di non avere tra loro troppa familiarità. <<Sto bene>>, diceva adesso Monica con calma, così come diceva a tutti coloro che le chiedevano notizie del suo stato. <<Soltanto leggermente preoccupata, visto che oramai manca davvero poco al parto>>.

Sergio riusciva in certi casi a mostrarsi molto affabile e cortese, anche grazie all’esperienza lavorativa che portava avanti da diversi anni, e così anche in questo caso, nel parlare con la donna, riusciva senza alcuno sforzo ad essere piacevole, a dire cose garbate, e a non porre delle domande poco adatte a quel frangente. Monica sorrideva delle cose carine che ascoltava, e le pareva che tutto fosse al meglio possibile. Poi si salutavano, evitando quasi obbligatoriamente di parlare di Renato, anche se alla Moroni forse avrebbe fatto piacere ascoltare qualche notizia su di lui. Riagganciavano i telefoni dopo gli auguri di rito, ma dopo qualche minuto l’apparecchio di Monica tornava già a squillare. <<Sono ancora io>>, riprendeva Sergio mostrandosi dispiaciuto per l’inconveniente e usando però lo stesso tono esatto di pochi istanti prima. <<Mi è venuto a mente di chiederti il permesso, nel caso io incrociassi Renato già stasera, oppure anche domani, di riferirgli il succo di questa telefonata, e magari dirgli come tutto proceda, come ti senti, come stai preparandoti alla nascita>>. Monica allora lasciava scorrere qualche attimo, quindi diceva con fermezza: <<Ma certo, in fondo non ci siamo mica bisticciati. L’interruzione del nostro frequentarci è derivata da alcune differenze di carattere tra noi che anche lui stesso in qualche maniera ad un certo punto ha dovuto riconoscere. Perciò, sentiti assolutamente libero di informarlo di tutto ciò che credi, magari così puoi anche fare qualcosa di apprezzabile nei suoi confronti>>. Quindi loro due chiudevano definitivamente la comunicazione, e Monica tornava a sedersi con maggiore comodità tra tutti i cuscini del divano.

Sergio invece, immobilizzato davanti al tavolo di casa, restava qualche attimo a riflettere, e dopo essere tornato nella sua stanza ed aver acceso l’elaboratore sopra al piccolo scrittoio, si concentrava al massimo sulle pratiche necessarie per il giorno seguente nel mandare avanti il suo lavoro. Rientrava Renato con un paio di buste della spesa, si fermava in cucina per sistemare la roba in silenzio e con gesti ormai metodici, e quindi si fermava un momento per comprendere il motivo per cui la voce del suo coinquilino non fosse ancora giunta, come suo solito, per salutare il suo rientro. Sergio con lentezza, alle sue spalle, si appoggiava leggermente alla porta, osservava i suoi gesti sopra al tavolo e nel frigorifero, poi diceva soltanto: <<Ho sentito Monica>>, come se questa a tutti gli effetti, fosse la notizia più importante di tutta la giornata. Renato si voltava, forse sorpreso, senza commentare le parole ascoltate, e l’altro proseguiva: <<Sta bene, tra qualche settimana partorirà, le cose procedono in modo regolare, al telefono mi è sembrata persino felice di quanto le sta accadendo>>. Poi si muoveva nella stanza, Sergio, fino a giungere al fianco di Renato, giusto per osservare meglio la sua espressione: <<Non ha fatto cenno a te, ha detto soltanto che tra voi due non c’era compatibilità, e ha ribadito che la fine della frequentazione tutto sommato è stata un bene per ognuno, considerato che le cose non potrebbero mai essersi aperte al punto di prospettare un vero futuro assieme>>. Renato allora si bloccava, tra i pensieri, e quindi diceva: <<Il suo tradimento però non poteva essere più meschino di così>>, e poi più nulla.

 

Bruno Magnolfi

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