venerdì 18 aprile 2025

Differenti aspirazioni.


            L’appartamento non è grande, eppure in tanti anni è stato capace di nascondere ed assorbire un mucchio di oggetti di cui adesso forse ne è stata persa addirittura la memoria. Aprendo qualche cassetto poco usato escono facilmente fuori delle cianfrusaglie riposte là dentro più per non gettarle via immediatamente, proprio in considerazione del loro inutilizzo, che per la voglia sincera di concedere a questi rimasugli un’altra possibilità. Caterina si muove per casa con la testa persa dietro a qualche ricordo, e intanto va a riguardare gli angoli più tralasciati, forse con la convinzione di ripescare in questa maniera qualcosa anche di sé. Infine, entra dentro al ripostiglio, pieno di scatoloni dove anno dopo anno sopra gli scaffali si sono andati accumulando senza troppa razionalità gli avanzi di qualche idea mai sviluppata, e dove riordinare tutto quanto significa anche ripensare a molte cose ormai archiviate in mezzo alle attività più remote. Molto più facile sarebbe chiudere la porta e poi preoccuparsi d’altro, naturalmente, ma giungono certe volte anche dei giorni in cui si fa avanti la necessità di scavare tra i pensieri di un tempo, e qualcosa che si riesce a trovare seppellito in mezzo a mille altre cose ormai inutili, può essere addirittura capace di regalare ancora un’emozione.

            Vecchie riviste, vecchie fotografie, qualche capo d’abbigliamento dismesso, oggetti usati come talismani, e poi piccole scatole e borse fuori moda piene zeppe di altre cose ormai senza alcun significato attuale, ma che rimandano a tempi diversi, più spensierati, meno impegnativi forse, oppure affrontati in un modo meno preoccupato, capace di leggerezza, di aspirazione, e soprattutto di grandi entusiasmi. Caterina si rigira tra le mani tutto ciò che riesce a trovare, e di qualcosa facilmente sorride, ma di altri pezzi di memoria le viene da assumere subito un’espressione intristita, quasi sorpresa per non aver dato un seguito a quei rimandi a cui parevano tendere. Poi trova un paio di scarpine da neonato, memoria di un tempo lontano durante il quale capitava di scambiare questo tipo di regali, quasi come fossero un augurio, un’apertura al futuro, un desiderio di cambiamento, ed allora le viene da piangere, perché alla fine ben poco di quello che aveva desiderato fortemente a quell’epoca si è poi verificato. L’esistenza è costellata spesso di amarezze e di delusioni, riflette adesso che si sente incapace di avere ancora dei veri sogni, e poi cerca di confortarsi con quello che ha, con quegli scarsi segnali positivi che riesce ancora ad individuare attorno a sé.          

            Infine, rimette tutti gli oggetti che ha trovato nelle stesse posizioni in cui erano, e con un grosso sospiro richiude la porta di quel ripostiglio, lasciando all’oblio del non risolto quello che ha appena rivisto. Quando più tardi rientra in casa suo marito, ormai quasi all’ora di cena, trova Caterina così, con dei lacrimoni che ancora le scorrono sopra la faccia, e un’improvvisa incapacità di occuparsi delle semplici cose di ogni giorno, e di dedicarsi a quello che le ha riservato questo futuro in cui aveva tanto creduto. <<Che cosa succede?>>, le chiede lui appoggiando l’immancabile borsa e togliendosi la giacca e la cravatta. <<Niente>>, risponde lei. <<Soltanto un po’ di tristezza per tutto ciò che avrebbe potuto verificarsi, e che invece non è andato a buon fine. Magari proprio per colpa mia, forse perché non ho creduto abbastanza nelle potenzialità che tutti avevamo da giovani, diversi anni fa, e proprio adesso che le forze e gli entusiasmi non sono più quelli di un tempo, mi trovo soltanto capace di rammaricarmi non so neppure bene poi di che cosa>>. Il ragionier Carletti l’abbraccia, probabilmente il suo è solo un moto consolatorio, una maniera per allontanare quell’improvvisa tristezza, anche se tutto questo pone improvvisamente un enorme interrogativo in tutto ciò che anche lui è stato capace o incapace di fare, come se per chissà quanto tempo a questa parte non ci fosse mai stato un momento favorevole per mettere in mezzo una buona dose di autocritica, qualcosa in grado di aggiustare quella specie di tiro al bersaglio della propria esistenza.

            <<Ma tra poco c’è il parto di Monica>>, riprende a dire Caterina assumendo poco per volta un’espressione più consueta e sorridente. <<Noi dobbiamo essere felici per lei e insieme a lei, e smetterla di pensare che possono ancora esserci chissà quali sorprese dietro alle nostre giornate. Siamo così, il nostro migliorarsi dipende soltanto da quanto riusciamo a condividere con gli altri questa minima volontà, quest’allegria, questa spensieratezza che ancora conserviamo, senza lasciarsi abbrutire da una realtà che forse non era per niente quella che sognavamo>>. Suo marito si sente scosso, forse non aveva mai riflettuto a fondo su cose di quel genere, in ogni caso è contento che ci sia Caterina al suo fianco, capace di ricordargli che il loro è un mondo piccolo, incasellato in mezzo a miriadi di altri mondi, capaci di tenere in scacco qualsiasi differente aspirazione.

 

            Bruno Magnolfi     

Nessun commento:

Posta un commento