domenica 20 aprile 2025

Errore inestirpabile.


La sensazione più inevitabile è quella in virtù della quale in determinati momenti provi la certezza che ci sia sempre stata attorno a te qualche persona che silenziosamente, mentre ti guardava, o parlava con te, o pur standoti vicino mostrava persino una completa indifferenza per qualsiasi tuo comportamento, peraltro con un’espressione che si direbbe di fatto indefinibile, si mostrava del tutto convinta che tu nascondessi qualcosa di preciso tra i tuoi pensieri, come se tu racchiudessi un piccolo oggetto stretto dentro al palmo della tua mano, un insignificante minuto elemento pronto a dimostrare da un attimo all’altro le tue vere intenzioni. Probabilmente si può parlare addirittura dell’origine di ogni peccato, di quella piccola spina che forse c'è sempre stata dentro di te, ed è proprio quella che tu hai costantemente saputo di possedere tra le tue cose, e che hai nascosto con grande furbizia a chiunque, certe volte perfino a te stesso, pur di non essere costretto a rivelarne a chicchessia la natura. Oppure è soltanto il senso di colpa, quella piccola e dolorosa manifestazione di un comportamento inappropriato, inadatto, che forse addirittura deriva da quello sguardo accigliato con cui ti hanno guardato certe volte i tuoi stessi genitori fin da quando eri piccolo, oppure per quel tuo impellente bisogno, più tardi, di mostrarti sempre decisamente all’altezza di ogni situazione, anche quando non riuscivi a comprendere nulla, e ti sfuggiva persino il significato dei fatti che avvenivano proprio sotto al tuo naso. Permane qualcosa di indefinito dentro di te, qualcosa che hai tentato di mandare in avanti fidando sul fatto che ogni quesito prima o dopo si sarebbe certamente risolto, o che forse sarebbe giunto qualcuno a risolverlo al posto tuo, addirittura con una grande facilità.

Arrovellarsi adesso cercando di comprendere dove stia la spiegazione di tutto, non ti ha certo lasciato procedere molto: quel tuo problema è rimasto sempre costantemente lo stesso, incastonato tra le tue sensazioni più intime, come se risultasse impossibile darne una legittima e sospirata spiegazione, una semplice definizione della maniera per cui tu con semplicità hai imparato a convivere con quel nodo ben stretto, quel grumo intrigato, con evidenza incapace di essere sciolto, rimasto per sempre addensato, coeso, ben solido, fino ad immaginare di quello un elemento costitutivo e quindi attribuibile alla tua stessa personalità, al tuo carattere, insomma a te stesso, forgiato una volta per tutte attorno al tuo indiscutibile segreto. Già, perché di un segreto si tratta, di un lato nascosto di sé stessi non svelabile agli altri, amici o parenti che siano, ed è forse questo il succo fondamentale di te: l'incapacità manifesta di poter parlare con tutti in modo schietto e sincero. Sei rimasto per sempre a mostrare una parte finta di te, più per l’inesperienza ad essere vero, che per la volontà di raccontare in giro qualcosa di presumibilmente credibile.

Però sapevi già fin dall’inizio che prima o dopo tutto sarebbe giunto ad un punto finale, quello per cui vanno sciolte tutte le questioni rimaste insolute, e tu ritieni adesso di avere conservato dentro di te, più di ogni altro aspetto, una parte che d’improvviso appare ai tuoi occhi più importante del resto. Ma qui si pone il problema fondamentale: a chi spiegare i propri disagi, con chi parlare di cose così nascoste e ineluttabili, a chi definire i tormenti con cui hai dovuto attraversare quasi tutto il tempo della tua contorta esistenza; e poi, con quali parole tentare la decifrazione di questi tuoi umori, di questi tuoi dubbi, di queste incapacità manifeste che forse molto di te riescono a spiegare, ma soltanto a patto che chi ti sta generosamente ascoltando riesca anche a credere a tutte le giustificazioni che poni di colpo per scusare ogni tuo assurdo comportamento. Soltanto una persona speciale avrebbe potuto comprendere appieno ogni aspetto, e tu esattamente con quella avresti potuto allargare ogni remora, dichiarare tutto quanto, spiegare per filo e per segno quanto turbamento nascondono i tuoi gesti di oggi e le parole che usi per definire quel poco che appare di te allo sguardo degli altri.

Ancora ci credi, ci speri, ti mostri convinto, che esista veramente una persona del genere, anche se tutto sembra muoverti contro e dimostrarti che stai proprio sbagliando, che non troverai mai qualcuno che mostri il desiderio di starsene in silenzio ad ascoltare le tue ardite spiegazioni, o che non definisca quello che adesso tu chiami come un mucchio di sacrosante sciocchezze, degli elementi comuni in cui ti sei poco per volta attorcigliato e invischiato, e che poi ti hanno frenato nei tuoi slanci, non tanto per la loro conformazione, quanto per il valore esatto che sei stato capace tu stesso di dare a quelle semplici piccolezze, fino a giungere al punto di non poterne più fare a meno, e neanche giudicarle, nella tua intimità, come dei fondamenti. Liberartene appare così quasi impossibile, e affondando sempre di più nelle tue riflessioni puoi essere soltanto in grado di riconoscere un errore grande, iniziale, essenziale, e per di più inestirpabile.

 

Bruno Magnolfi

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