Mancando
appena un mese al parto, nonostante la governante abbia accettato adesso di
restare sia di giorno che di notte a casa di Monica, sua zia passa molto spesso
a farle delle visite, e certe volte si incrocia anche con Caterina, che non
manca mai di farsi trovare lì, almeno da quando sembra aver trovato il suo
scopo principale nel tornare ad osservare, e poi a ridisporre con attenzione dentro
gli armadi e nei cassetti, i corredini, i giocattoli, le tutine, e tutto quanto
occorrerà al bambino una volta venuto alla luce. Poi, una volta da sola con
Monica, la zia senza alcun preambolo le chiede nuovamente e d’improvviso,
abbassando la voce come per la rivelazione di un segreto, delle notizie sul
padre del nascituro, e sua nipote le sorride, piega il capo, poi le risponde
semplicemente: <<Non c’è, ci sono solo io per questo piccolo. Perché è la
mamma che ha importanza, solo lei, ed io farò in modo che il mio bambino fin
dai primi giorni della sua vita non provi mai alcuna mancanza>>. Poi parlano d’altro, in fondo sua zia è
contenta della scelta di Monica, le pare quasi che questa ostinazione
nell’ignorare il padre del bambino, sia come una riscossa da parte di tutte le
donne della loro famiglia. Lei stessa, per non parlare dei genitori e dei
nonni, non ha avuto una vita facile con suo marito, e neppure ha avuto un grosso
aiuto nel tirare su giorno per giorno quel figlio che adesso ormai è grande e residente
all’estero, tanto da essersi ritrovata spesso da sola con quel bambino in braccio,
tanti anni prima. È il destino di ogni maternità quello di trovare prima o dopo
attorno a sé una solitudine profonda, spesso data dall’incapacità maschile a
misurarsi seriamente con quel forte cambiamento di qualsiasi precedente modello
quotidiano, e spesso confortata solamente dalla dolcezza quasi indifesa di un neonato
improvvisamente reale e meraviglioso nella sua semplicità.
Scatta spesso,
dietro questi aspetti, la solita solidarietà femminile, ed è proprio anche su
tutto questo che conta adesso Monica, preparandosi mentalmente al parto, ben
sapendo che i mesi che verranno da ora in avanti non si presenteranno certo tra
i più semplici. La zia le parla della sua esperienza, di quello che lei stessa si
è trovata ad affrontare, e di quel briciolo di sensazione negativa che può dare
quel sentirsi soli ad affrontare dei momenti così delicati, ma poi comprende
che nella testa di Monica regna adesso una consapevolezza ed una volontà che
lei ai suoi tempi forse non aveva, e sulle quali non poteva quindi fare alcun affidamento,
e che probabilmente ora calcano con determinazione una forte diversità tra le
loro singole esperienze. Monica in ogni caso cerca di non mostrarsi mai troppo
sicura di sé, nonostante il positivo aspetto economico su cui può contare, grazie
naturalmente a quella serie di investimenti redditizi lasciati in eredità dai suoi
genitori, che in questo momento si mostrano come un enorme supporto alla propria
situazione. Però sa perfettamente, se desidera avere dalla sua parte le persone
che la stanno sostenendo, che non deve mai mostrarsi ai loro occhi troppo decisa
e anche sicura di sé, proprio per non perdere quella solidarietà su cui può fare
leva, anche soltanto per gli aspetti della sua condizione psicologica e del
proprio umore generale.
Certe volte
lei si trova a considerare il proprio atteggiamento un po’ troppo egoistico, e soprattutto
privo di attenzione verso gli altri, però sa perfettamente che il suo stato di
gravidanza avanzato non può permetterle un comportamento molto differente. Il
suo scopo principale è quello di ottenere dentro sé stessa, ed anche attorno a
sé, quella serenità che probabilmente le è mancata in altri periodi della
propria vita, e per raggiungere e conservare questo importante stato, adesso si
sente assolutamente pronta a tutto. La sua governante ultimamente la circonda
di attenzioni, gestendo addirittura anche le telefonate che giungono spesso
nella casa di Monica, fornendo con gentilezza le informazioni che vengono
richieste da amici e da conoscenti della famiglia Moroni e anche suoi personali,
evitando di disturbarla e di passarle direttamente le chiamate, anche se a lei,
una volta informata, fanno sempre piacere quelle dimostrazioni di affetto e di
vicinanza. Il momento è radioso, non ci possono essere altri aggettivi per
definirlo, e Monica non riesce più neanche ad immaginarsi qualcosa che in
questo periodo possa davvero mancarle, o che manifesti la propria assenza
appena questo bambino avrà aperto i suoi piccoli occhi.
<<Sono
felice, zia>>, dice all’improvviso. <<Senza rendermene neppure conto,
tutto quanto delle mie giornate sta subendo un’attrazione irresistibile verso
il prossimo futuro. Non so pensare ad altro, non riesco neppure ad immaginare
qualcosa di diverso da questo semplice generare una vita nuova, della quale con
desiderio riesco a proiettare già nella mia fantasia i prossimi anni, tutti i
piccoli periodi che caratterizzeranno la sua crescita. Non chiedo altro, adesso;
soltanto questo>>.
Bruno
Magnolfi
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